Archiviato il primo concorso italiano del 2017 – mi riferisco chiaramente a Birraio dell’anno – è ora il momento di tuffarci con la mente a Rimini, dove a metà mese non solo si terrà Beer Attraction (ve ne parlerò dettagliatamente nei prossimi giorni), ma anche la nuova edizione di Birra dell’anno. Si tratta di un contest con un’impostazione e una filosofia ben diversa da quello di Fermento Birra: qui non si vota un birraio stile Pallone d’oro, bensì si giudicano (alla cieca) le birre provenienti da tantissimi produttori italiani, sulla base delle valutazioni effettuate da degustatori provenienti dall’Italia e dal resto del mondo, tra cui per l’ennesima volta avrò il piacere di comparire anche io. Quello di Unionbirrai è da sempre il più importante concorso italiano a tema e quindi, a un paio di settimane dalla sua conclusione, è interessante dare un’occhiata alle novità di quest’anno.
Il meccanismo è quello oliato nei passati 12 anni e comune ad altre iniziative analoghe: i birrifici iscrivono ogni birra in un determinata categoria tra quelle stabilite in partenza; i panel di giudici valutano specifiche categorie (5 o 6 per ogni panel); per ogni categoria viene redatto un podio finale. A grandi linee questa è l’impostazione della maggior parte dei concorsi, poi ognuno presenta delle varianti: ad esempio Birra dell’anno prevede un premio finale al birrificio che ha conquistato più riconoscimenti nelle varie categorie. Se volete conoscere nel dettaglio il regolamento vi consiglio di leggervi il relativo pdf.
Ma veniamo alle novità. La prima, abbastanza scontata, si riferisce alle birre ammesse al concorso. Rispetto alla dicitura delle scorse edizioni, quest’anno si aggiunge un esplicito riferimento al concetto di “piccolo birrificio indipendente” come da testo normativo contenuto nella Legge 154/2016, la famosa definizione legislativa di cui si è parlato per tutto il 2016. L’effetto primario è ovvio: Birra del Borgo è esclusa dal concorso, essendo stata ceduta lo scorso aprile alla multinazionale AB Inbev. Come detto l’estromissione era ampiamente prevedibile, ma non dimentichiamo che l’azienda reatina era stata incoronata Birrificio dell’anno non più tardi di due anni fa. Con la sua assenza si apriranno per gli altri partecipanti alcuni spiragli nelle categorie in cui Birra del Borgo era particolarmente forte, soprattutto nelle Italian Grape Ale.
Tante le novità riguardanti le categorie, che come ogni anno sono state rimaneggiate in base all’andamento dell’edizione precedente. Innanzitutto la riformulazione ha portato a un deciso incremento delle stesse, che passano da 26 a 29, per il piacere di noi giudici 🙂 . Un lavoro di affinamento è stato effettuato sulle tipologie di ispirazione tedesca, con le Kölsch che sono state finalmente separate da Vienna, Marzen e Dunkel e inserite nella nuova categoria “Chiare e ambrate, fermentazione ibrida, basso grado alcolico”. La dicitura sottende però che nello stesso gruppo compaiono anche California Common e Altbier, che a livello organolettico sono assai differenti. D’accordo che questi tre stili sono vagamente accomunabili a livello di fermentazione, ma non è facile per chi valuta dover giudicare birre assai diverse tra loro. Di contro va detto che una categoria interamente dedicata alle Kölsch (e ancor di più alle California Common o alle Alt) sarebbe risultata composta da un numero troppo esiguo di produzioni per essere probante.
Nella grande famiglia delle IPA è stata confermata la categoria delle English Ipa (non tollerato l’uso di luppoli non anglosassoni), ma soprattutto si è provveduto a dividere in due classi differenti gli stili delle American Pale Ale e delle American Ipa: un provvedimento auspicato da tanti e suffragato, immagino, anche dall’alto numero di birre iscritte facenti capo a questi due stili. Rimane poi la categoria “residuale” della famiglia, definita Specialty Ipa e nella quale rientrano tutte le varianti sul tema (Black Ipa, White Ipa, Belgian Ipa, ecc.). Da notare che curiosamente qui sono considerate anche “APA e American IPA fermentate con lievito da bassa fermentazione”.
Passando agli stili di stampo belga, benvenuta è la suddivisione delle Blanche dalle Blond e Belgian Pale Ale, che lo scorso anno condividevano la stessa categoria, non senza destare perplessità. Nelle categorie “fuori standard”, invece, non si notato cambiamenti: abbiamo birre speziate, affumicate, affinate in legno, alla frutta, alle castagne, acide e al miele, oltre alle confermatissime Italian Grape Ale che quest’anno dovrebbero essere tantissime. Direi che è la migliore formulazione di categorie di sempre per Birra dell’anno, resa possibile anche grazie al numero di produzioni iscritte che dovrebbe essere cresciuto anche quest’anno. Identici anche i criteri di aggiudicazione del premio Birrificio dell’anno, con la specifica della differenziazione dei podi che negli ultimi due anni ha beffato Baladin.
Per il resto è tutto confermato, con Kuaska che rinnoverà la sua presenza come presidente di giuria. La premiazione si terrà sabato 18 febbraio durante il già citato Beer Attraction, ma personalmente sarò a Rimini già mercoledì sera per procedere con gli assaggi di valutazione. Come sempre, cresce l’attesa per scoprire le migliori birre italiane. Secondo voi chi emergerà dalla dodicesima edizione di questo ormai storico concorso?
Mi chiedo perchè non si usino le categorie bjcp..
Ben vengano comunque le nuove distinzioni..
Perché probabilmente sono troppe rispetto ai tipi di birre iscritte, con la conseguenze che in alcune categorie ci sarebbero pochissime birre. Da qui la necessità di accorparle.