Con la giornata di ieri è andato definitivamente in archivio anche quest’anno il tradizionale appuntamento con Birre sotto l’albero. La manifestazione romana dedicata alle produzioni natalizie si è confermata un successo incredibile, mostrando quanto interesse ci sia per le kerstbier e in generale per la birra artigianale. Ma anche quanta voglia avessero appassionati e curiosi di ritrovarsi in un evento capace sempre di regalare un’atmosfera unica, di festa, goliardia e divertimento. Forse mai come quest’anno l’iniziativa ha visto radunarsi tanti birrai, esperti e birrofili di tutta Italia, riuniti in una città che può vantare un’offerta brassicola impareggiabile e che Birre sotto l’albero ha voluto inglobare in maniera ancor più estensiva. Con risultati che tutti hanno potuto apprezzare in questi giorni.
La ricchezza di contenuti di Birre sotto l’albero è tale che sembra passato un secolo dall’evento dell’antivigilia, tenutosi giovedì scorso presso La Martuccia di Palestrina. Il locale di Lino Lucarelli è stata una delle new entry della manifestazione e ha avuto l’onore di ospitare la degustazione di pre-anteprima, con la presenza di birrifici del calibro di Lambrate, Birrificio Italiano, Brewfist, Stavio e Vento Forte e dell’amico Marco Tripisciano di Mondobirra. Purtroppo non sono riuscito a partecipare ma mi è stato raccontato di un grandissimo evento di apertura, il modo migliore per tuffarsi nell’atmosfera di Birre sotto l’albero.
Non ho mancato invece uno degli appuntamenti di anteprima, che si sono tenuti venerdì. In ballo c’erano Barley Wine e Stavio, ma per diversi motivi sono riuscito a visitare solo il secondo, altra novità dell’edizione 2014 della manifestazione. Come previsto da Stavio c’è stato il delirio puro, grazie alla presenza di alcuni personaggi poco raccomandabili dell’ambiente 🙂 . Tra una chiacchiera con amici vicini e lontani e un’applauditissima performance di Pensieri e Parole di Battisti – poi un giorno vi racconterò cosa significa improvvisare una specie di Karaoke dietro il bancone di un pub 😛 – ho avuto anche modo di bere qualcosa di interessante: tra gli assaggi più graditi segnalo Kriek dei Puffi (Black Barrels) e Birrozzo del Babbà (Stavio).
Sabato e domenica la mia destinazione non poteva che essere il triangolo delle meraviglie, rappresentato da Ma che siete venuti a fà, Bir&fud e Open Baladin. Come sempre è lì che si è svolto il vero e proprio festival, sebbene anche quest’anno fossero previsti due eventi “costola” in provincia: al Golden Pot di Guidonia e al Cerevisia Vetus di Ceccano. Dalla mattina fino a notte fonda i tre locali capitolini hanno proposto alla spine tante kerstbier italiane e straniere, oltre a una marea di chicche brassicole. Tra queste grande attesa era riposta nella Stille Nacht di De Dolle, al punto che il Macche è stato letteralmente preso d’assalto all’apertura del primo fusto. A me non ha fatto impazzire: molto giovane, con una dolcezza esasperata e un taglio amaro finale poco armonizzato con il resto. Non la peggiore Stille Nacht della storia, ma parecchia lontana dalle migliori edizioni della birra. Da riassaggiare tra qualche mese…
Chiaramente la Stille Nacht non è stata l’unica birra che ho bevuto nel fine settimana. In realtà quest’anno il numero dei miei assaggi è stato al di sotto dei precedenti, sia perché i due locali di via Benedetta sono stati pieni di gente per gran parte del tempo, sia perché l’età comincia a farsi sentire 🙂 . Nonostante abbia mancato molte produzioni – che mi riprometto di provare nei prossimi giorni – posso dichiarare che la mia birra preferita in assoluto è stata la Kerst Reserva di Extraomnes, una natalizia perfettamente belga, equilibrata, complessa ma anche facilmente bevebile a dispetto dell’alto contenuto alcolico. Una vera delizia.
In generale il livello delle birre è stato piuttosto alto, tuttavia mi sembra che le produzioni che abbiano destato il maggior interesse siano state quelle “normali”. Per una manifestazione incentrata sulle birre di Natale è un aspetto curioso, ma è innegabile che nelle ultime edizioni il peso delle non kerstbier è cresciuto notevolmente. Ovviamente non si può pretendere che i clienti vadano avanti per ore a consumare birre da doppia cifra alcolica (o poco meno), ma i tempi in cui l’unica birra defaticante era l’immancabile Tipopils (o una Keller della Franconia) sembrano definitivamente passati. D’altro canto il numero delle “bocche da fuoco” è cresciuto sensibilmente ed è impensabile che a ogni via sia attaccata una natalizia. Quindi vada per questo assetto meno monocorde.
A proposito del numero di spine maggiori rispetto al passato, ero curioso di verificare l’impatto di Birre sotto l’albero sul rinnovato Bir&fud. La scomparsa di alcuni spazi vitali ha reso meno agevole gli spostamenti nella prima sala, spingendomi in alcuni casi a rinunciare a chiedere una birra. Anche l’assenza del vecchio pre-dehors si è secondo me ripercossa sulla manifestazione, perché è venuta meno la presenza di un luogo in cui nelle precedenti edizioni tendevano a sostare birrai e appassionati. Il risultato è stata la percezione di un evento più dispersivo rispetto al passato, sebbene poi fossimo tutti nel raggio di una trentina di metri. Ma è chiaro che nel momento di massima affluenza questo piccolo dettaglio ha avuto il suo peso.
E poi, in condizioni fisiche ormai compromesse, ieri ho partecipato a uno degli atti finali di Birre sotto l’albero: la degustazione Nomad vs Birra del Borgo che si è tenuta presso la Taberna di Palestrina. Il locale di Marco Valente ha infatti chiuso la manifestazione, al pari dei romani Birra + e Buskers. La serata è stata davvero speciale, per tanti motivi: abbiamo assaggiato in anteprima nazionale tre birre del nuovo progetto australiano di Leonardo Di Vincenzo, abbiamo provato una chicca eccezionale come la Sedicigradi in anfora – che utilizza un 20% di birra fermentata in questo particolare recipiente – e abbiamo brindato alle prossime festività con l’irrinunciabile 25dodici. Il tutto è stato accompagnato dalla sempre straordinaria cucina della Taberna, che questa volta ha alternato piatti tipici australiani con preparazioni della tradizione abruzzese.
E così anche questo Birre sotto l’albero va in archivio. È stata un’edizione grande come non mai, per birre presenti, locali partecipanti e – se non vado errato – litri di birra spillati. Ma soprattutto è stata la solita occasione di rivedere tanti amici che, magari perché abitano lontano, difficilmente si ha l’occasione di incontrare durante l’anno. La nostalgia per questi fantastici giorni è già viva in ognuno di noi: non rimane che aspettare la prossima edizione. Nel frattempo non potremo fare altro che ringraziare chi ha reso possibile tutto ciò.
Com’è stato il vostro Birre sotto l’albero? Cosa avete bevuto di buono?
In questi casi si ringrazia 😉
Grazie Andrea.
E di cosa… grazie a te per la Kerst!
Verissimo.
Birra di dimensioni titaniche.
Da lacrima.
Sugli altri locali non mi sbilancio perchè sono rimasto troppo poco per dare un giudizio, ma al Buskers posso affermare con una certa sicurezza che la Pannepot di Struise e la Double IPA di Schonramer hanno vinto su tutte..
Comunque evento magnifico, ripagato il costo del viaggio e della stanza senza dubbi.