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Dopo la degustazione, alcune curiosità sulle birre trappiste

Come ampiamente annunciato, ieri sera ho condotto la “degustazione trappista” al Maltese di Roma, dove sono andate in scena le tre fantastiche Westvleteren e un’Orval invecchiata in bottiglia per più di un anno. E’ stato un evento insolito, anche per i pochi posti disponibili: più che una degustazione a tutti gli effetti, è stata un’intima cena accompagnata da queste perle dell’arte brassicola mondiale. Abbiamo bevuto nell’ordine Orval abbinata a una quiche francese (mi sembra abbia un suo nome, ma la memoria non mi aiuta), Westvleteren Blond abbinata a una zuppa toscana (farro e funghi), Westvleteren 8 abbinata a formaggi (prodotti con birra e luppolo in fiori) e salumi e Westvleteren 12 abbinata a Sacher e Brutti ma buoni. Data l’eccezionalità dell’evento, ho pensato di dedicare il post di oggi al mondo delle birre trappiste, riportando alcune curiosità che forse non tutti conoscono. I più esperti probabilmente non scopriranno nulla di nuovo, ma ogni tanto è giusto fare divulgazione più “terra terra”, soprattutto su argomenti che incuriosiscono anche i neofiti.

  • Nel panorama delle birre trappiste l’Orval si distingue dalle sue “colleghe” per diverse peculiarità. Innanzitutto è la sola birra regolarmente commercializzata dal birrificio omonimo, unico caso tra tutti i trappisti. In secondo luogo si caratterizza per soluzioni produttive piuttosto insolite. Molti sapranno che è prevista l’aggiunta di brettanomiceti prima dell’imbottigliamento, ma forse non tutti sono a conoscenza che questa birra è realizzata con il dry hopping. Si tratta di una soluzione tecnica finalizzata a enfatizzare al massimo gli aromi di luppolo e che è diventata un’usanza molto in voga tra i birrai statunitensi. Per questa ragione è strano che sia associata a una birra così antica come l’Orval, ma bisogna pur sempre considerare che il dry hopping è diffuso da secoli. Per la cronaca, i luppoli utilizzati per la produzione dell’Orval sono Hallertau, Styrian Goldings e il francese Strisselspalt.
  • Una birra può fregiarsi del bollino “Authentic Trappist Product” quando rispetta tre criteri essenziali: è prodotta all’interno di un’abbazia trappista, la sua realizzazione è quantomeno supervisionata dai frati del monastero e la sua commercializzazione non deve prevedere scopo di lucro. Il venir meno di quest’ultima regola causò l’espulsione dal gruppo dei trappisti del birrificio De Koningshoeven, produttore delle birre La Trappe. Nel 1999, infatti, i frati strinsero un accordo commerciale con il gruppo Bavaria, violando quindi il principio di assenza di lucro. Dopo lunghe discussioni con l’associazione dei trappisti, nel 2005 il birrificio fu nuovamente accettato nel gruppo e oggi è l’unico birrificio non belga a poter affiggere il famoso esagono marrone sulle proprie bottiglie.
  • La prima Westvleteren bevuta ieri sera è stata ovviamente la Blond, la più tenue del lotto. Curiosamente fino al 1999 questa birra non esisteva: l’abbazia di St. Sixtus al suo posto produceva altre due birre, una scura da 6,2% alc. e una leggera da 4% alc. La seconda era quella destinata al consumo interno nel monastero – è consuetudine che tutti i birrifici trappisti producano una o più birre dal grado alcolico contenuto, normalmente non commercializzate e bevute normalmente dai religiosi durante la giornata.
  • L’usanza di produrre birra in un monastero può apparire stravagante solo in apparenza. Innanzitutto la birra è un alimento vero e proprio e può rivelarsi imprescindibile in periodi di astinenza dal cibo, come può capitare per pratiche religiose. In secondo luogo, la realizzazione di prodotti lavorati dalle materie prime è un modo di perseguire i dettami della vita monastica: utilizzare i frutti che ci dona Dio per creare qualcosa di altissimo livello qualitativo è un modo per rendergli grazie e onorarlo. Le birre trappiste hanno alti standard qualitativi anche per questo motivo.
  • Come molti sapranno i birrifici trappisti nel mondo sono solo sette. Questo non impedisce che ogni tanto compaia la notizia di qualche nuovo aspirante. E c’è persino chi si diverte a creare notizie false 🙂 .
  • E’ notizia delle ultime ore che le birre trappiste diventeranno dei francobolli. Se ne volete sapere di più, leggete cosa scrive Alberto Laschi nell’ultimo post di In Birrerya.
  • E concludiamo con un consiglio per i meno esperti di birra trappista. Conoscete la classica storia di chi si ritrova una strana bottiglia in cantina, arrivata chissà da dove, e decide di gettarla prima di scoprire che era un rarissimo vino? Ebbene, se un giorno in cantina vi ritrovaste con bottiglie da 33 cl non etichettate, che si differenziano solo per il colore dei tappi (giallo, verde e blu), vi consiglio di non buttarle nella spazzatura. Se proprio volete sbarazzarvene, mettetevi in contatto con il sottoscritto: sarò felicissimo di togliervele dai piedi 😛 .

Prima di chiudere ne approfitto per ringraziare e fare i complimenti a tutto lo staff del Maltese, che continua nella sua opera di divulgazione birraria con grande entusiasmo, e ai ragazzi di ADB Lazio. Sempre bello sapere che ci sono appassionati così decisi a comunicare le meraviglie del mondo della birra artigianale!

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Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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31 Commenti

  1. Ho segnalato la “e” finale in Wv Blond alla sezione dei Vlaams Blok di Roma, che prenderanno al più presto contatto con te. ;-))

    • infatti mi domandavo la stessa cosa. invecchiamento di un anno per un’orval recente non so cosa possa produrre di eclatante.

      CMQ non è detto che non ci sarà realmente qualche nuovo birrificio trappista; niente lo vieta.

      • Heee da provare , Le Orval oltre i tre quattro anni di invecchiamento sono strepitose, del resto come le altre, ad averne di vecchie, le beviamo sempre prima…ciao

    • Ogni tanto escono queste notizie su nuove trappiste. Quella Austriaca sembra però molto seria. Negli articoli in rete, sembra che possano ottenere il logo fra 4-5 settimane. Non capisco tutta questa fretta. Ho paura che stia diventando anche in questo campo un bel business.

      Staremo a vedere…..

      • Il nuovo birrificio trappista sembra definitivo.
        Io invece non capisco chi si oppone.
        Sicuramente molti vogliono sfruttare il business, ma è anche vero che basta rispettare i requisiti per farne parte (e non tutti hanno un monastero trappista a disposizione); l’associazione non nasceva per creare un circolo chiuso (come alcuni vorrebbero) ma solo per tutelare la filosofia di produzione.

        D’altronde i birrifici che producevano birra in passato erano molti di più e anche quelli che adesso consideriamo “storici” per qualche tempo avevano cessato tale attività.
        Anzi, spero che questa “moda” possa far rinascere molte altre realtà al momento defunte.

  2. chiamatemi Frà Brunone de Fulignu (lu centru de lu munnu)……preferisco i Francescani ai Trappisti…..

    Frati birrai al lavoro ne vedo pochi ultimamente…..forse solo a Westvleteren….o forse a Cascinazza…..da altre parti ho visto tanti bravi tecnici laureati in Ingegneria Birraria a Lovanio……

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