Oggi si festeggia San Patrizio, una ricorrenza molto sentita da noi appassionati di birra. L’edizione 2021 del St. Patrick’s Day si porta dietro una sgradevole sensazione di deja-vu: esattamente come lo scorso anno, molti di noi saranno costretti a festeggiare tra le proprie mura domestiche, sognando magari di trovarsi tra le vie di Dublino o anche solamente al bancone del pub di fiducia. Non bastano però le restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria a frenare la nostra smania di onorare un’occasione così solenne, quindi faremo buon viso a cattivo gioco stappando qualcosa di adeguato alla situazione. Come saprete in questo giorno speciale si è soliti brindare a suon di Stout, stile strettamente legato all’Irlanda di cui San Patrizio è patrono; tuttavia volendo ampliare il nostro raggio di azione alle birre “nere” in generale, è possibile orientarsi su tante alternative offerte dalla cultura brassicola internazionale. Vediamo insieme le principali.
Schwarz
Chi l’ha detto che gli stili “scuri” sono solo ad alta fermentazione? Le Schwarz rappresentano la violazione a questa presunta regole e non potevano non appartenere alla cultura brassicola di riferimento per le Lager: quella tedesca. In particolare sono tipiche di alcune regioni della Germania sud-orientale (Turingia, Sassonia e l’immancabile Franconia), ma come tutte le tipologie tradizionali locali sono sempre più difficili da reperire. Il nome Schwarzbier significa letteralmente “birra nera”, sebbene la gradazione cromatica sia tra il marrone e il marrone scuro, talvolta con riflessi rubino. Sono birre dal corpo abbastanza leggero, in cui si distinguono note di caramello, cioccolato e tostato, e risultano piuttosto secche, chiudendo con un amaro elegante e con sfumature erbacee e speziate derivanti dal luppolo.
Black IPA
Tra le mille varianti di India Pale Ale moderne non poteva mancare quella scura, incarnata dalle Black IPA – sì beh il nome lascia poco spazio alla fantasia. Nonostante il loro colore nero, la regola vuole che il classico contributo dei malti speciali (tostato, torrefatto, cioccolato, ecc.) sia piuttosto limitato, così da lasciare spazio alle tipiche note aromatiche dei luppoli americani (resinoso, agrumi, ecc.). Questa sorta di dissonanza tra vista e gusto è esattamente alla base della sfida insita nella produzione delle Black IPA, quindi non è un caso che questo sottostile sia nato quasi come un gioco tra gli homebrewers americani prima di diffondersi tra i “pro” e quindi travalicare i confini statunitensi. Dopo una breve e repentina ascesa, la loro fama ha cominciato a scemare con la stessa velocità e oggi trovare una Black IPA sul mercato non è più così scontato come fino a qualche anno fa.
Porter
In questa rassegna non potevano mancare le Porter, considerate in qualche modo le antenate delle moderne Stout. Lo stile emerse con forza in Inghilterra durante la Rivoluzione Industriale, configurandosi come primo prodotto di massa a incarnare la lunga tradizione britannica di birre scure (“brown beer”). Le Porter si diffusero principalmente a Londra, ma erano bevute anche in altre parti della Gran Bretagna e persino all’estero. Un falso mito da sfatare è che queste birre nacquero come alternativa al three-threads, un comune mix di diverse birre alla spina; in realtà erano una tipologia già diffusa in Inghilterra (una particolare birra “stale”, da invecchiamento) che in quel preciso momento storico ottenne un grande successo. Le Porter cambiarono più volte connotati nel giro di pochi decenni, tanto che è impossibile risalire alle precise caratteristiche di questo stile, nonché stabilire delle nette differenze con le moderne Stout. Le Porter che conosciamo oggi sono infatti il frutto del processo di recupero (cosciente o meno) dei birrai odierni, che le hanno riportate in vita dopo che la loro estinzione lasciò spazio alle Mild e, appunto, alle Stout.
Tmavé
Con l’espressione Tmavé si indicano le tipiche birre scure della cultura brassicola ceca, solo vagamente simili alle Schwarz di origine tedesca. Sono prodotte in modo tradizionale con ammostamento per decozione, capace di esaltare le note tostate e di nocciola provenienti dai malti e di conferire rotondità alla bevuta grazie anche a una certa quantità di zuccheri residui. Chiaramente ci sono anche le classiche sfumature tostate provenienti dai malti scuri, mentre non è raro incontrare una presenza importante di diacetile – croce e delizia delle birre ceche, con l’asticella che si sposta da una parte all’altra degli estremi anche in base alla percezione personale nei confronti di questo composto. Trovarle in Italia è molto difficile e anche in patria non sono certo disponibili a ogni angolo. Però appartiene allo stile Tmavé una delle birre storiche di Praga: la famosa “scura” del birrificio U Fleku, destinazione turistica non prettamente birraria.
Imperial Stout
Le (Russian) Imperial Stout nacquero come uno delle tante variazioni sul tema delle Stout, ma nel tempo hanno acquistato un’identità tutta personale al punto che negli anni si sono sviluppati dei sottostili propri. Il nome deriva dalla storia secondo cui questa incarnazione più muscolare della tipologia trovò particolare successo tra gli zar dell’Impero russo, così da diventare un ottimo prodotto da esportazione per i birrifici britannici. Anche in questo caso il merito della loro riscoperta (e reinvenzione) è da ascrivere al mercato craft americano, decisamente attratto dalla potenza (alcolica e aromatica) delle Imperial Stout. Una loro variante moderna prevede l’aggiunta di ingredienti da pasticceria e (spesso) passaggi in botte. Se volete concludere degnamente San Patrizio prima di lasciarvi sopraffare dalla fatica alcolica, ora saprete cosa stappare questa sera.