Quanti sono gli stili birrari presenti al mondo? È possibile ricondurli a nazioni precise e se sì a quali nello specifico? Immagino che molti di voi si siano posti domande del genere almeno una volta nella vita, scoprendo che trovare una risposta non è compito facile. I motivi sono diversi e dipendono da diversi fattori, come la scelta delle fonti di riferimento, le rapide evoluzioni del settore e la difficoltà nello stabilire criteri oggettivi. Tuttavia esiste una soluzione in grado di mettere tutti d’accordo, affidarsi cioè alle fondamentali Style Guidelines del Beer Judge Certification Program. Nonostante il BJCP affermi che questo documento è redatto a uso e consumo dei concorsi birrari, è indubbio che la sua completezza lo renda uno strumento che prescinde abbondantemente dal suo scopo primario. Basti pensare che l’espressione Italian Grape Ale, codificata nella revisione del 2015 per identificare il primo (quasi) stile italiano, è recentemente entrata tra i neologismi riconosciuti dalla Treccani.
Pochi sanno che molte utili informazioni delle Style Guidelines sono presenti nella parte finale del documento. Tra i vari elenchi alternativi degli stili, ad esempio, è presente quello su base geografica, che riconduce ogni tipologia al suo Stato di appartenenza. Questo semplice criterio mi permise qualche mese fa di riassumere gli stili birrari in base alle loro nazione di origine, creando una sorta di graduatoria mondiale. Ignorai quelle tipologie considerate “internazionali” – sono solo 3 e poco interessanti per gli appassionati – e le birre definite “Specialty”, che in questa classificazione sono già escluse dallo stesso BJCP. Considerai invece i cosiddetti “Local Styles”, cioè quelli candidati a diventare ufficiali e tra i quali rientrano proprio le Italian Grape Ale, e gli stili “provvisori” previsti dall’integrazione del 2018. Ne venne fuori un elenco interessante e molto variegato, che riassume il patrimonio brassicolo del nostro pianeta.
Ora ho voluto fare di più. Con il prezioso supporto creativo di Elisa Cherubini, ho trasformato quell’elenco in un’infografica che fornisce una visione ancora migliore della cultura birraria mondiale. Gli stili sono in totale 98 e sono graficamente associati alla loro nazione di appartenenza – in alcuni casi sarebbe più corretto parlare di “regioni”, come la Scandinavia. Lo stile usato per il nome di ogni stile riconduce alla “fonte” che lo cita. Potete scaricarlo gratuitamente in bassa risoluzione per consultarlo o condividerlo sui social, oppure acquistare il file in alta risoluzione per stamparlo (le dimensioni suggerite sono 70 x 50 cm). In ogni caso non potete modificarlo o utilizzarlo per fini commerciali.
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Di seguito l’elenco di tutti gli stili previsti dall’infografica.
Germania – 23 stili
- Munich Helles
- Festbier
- Helles Bock
- German Leichtbier
- Kölsch
- Helles Exportbier
- German Pils
- Märzen
- Rauchbier
- Dunkles Bock
- Altbier
- Kellerbier
- Munich Dunkel
- Schwarzbier
- Doppelbock
- Eisbock
- Weissbier
- Dunkles Weissbier
- Weizenbock
- Berliner Weisse
- Gose
- Lichtenhainer
- Roggenbier
Regno Unito – 22 stili
- Ordinary Bitter
- Best Bitter
- Strong Bitter
- British Golden Ale
- English IPA
- Dark Mild
- British Brown Ale
- English Porter
- Sweet Stout
- Oatmeal Stout
- Tropical Stout
- Foreign Extra Stout
- British Strong Ale
- Old Ale
- English Barleywine
- Imperial Stout
- London Brown Ale
- Scottish Light
- Scottish Heavy
- Scottish Export
- Wee Heavy
- Burton Ale
Stati Uniti – 21 stili
- American Light Lager
- American Lager
- Cream Ale
- American Wheat Beer
- Blonde Ale
- American Pale Ale
- American Amber Ale
- California Common
- American Brown Ale
- American Porter
- American Stout
- American IPA
- Specialty IPA
- Double IPA
- American Strong Ale
- American Barleywine
- Wheatwine
- Kentucky Common
- Pre-Pro Lager
- Pre-Pro Porter
- New England IPA
Belgio – 14 stili
- Flanders Red Ale
- Oud Bruin
- Lambic
- Gueuze
- Fruit Lambic
- Witbier
- Belgian Pale Ale
- Belgian Blond Ale
- Saison
- Belgian Golden Strong Ale
- Trappist Single
- Belgian Dubbel
- Belgian Tripel
- Belgian Dark Strong Ale
Repubblica Ceca – 4 stili
- Czech Pale Lager
- Czech Premium Pale Lager
- Czech Amber Lager
- Czech Dark Lager
Irlanda – 3 stili
- Irish Red Ale
- Irish Stout
- Irish Extra Stout
Scandinavia – 2 stili
- Baltic Porter
- Sahti
Austria – 1 stile
- Vienna Lager
Francia – 1 stile
- Bière de Garde
Australia – 1 stile
- Australian Sparkling Ale
Polonia – 1 stile
- Piwo Grodziskie
Argentina – 2 stili
- Dorarda Pampeana
- IPA Argenta
Italia – 1 stile
- Italian Grape Ale
Brasile – 1 stile
- Catharina Sour
Nuova Zelanda – 1 stile
- New Zealand Pilsner
Quindi apprendiamo da Cronache di birra che in Repubblica Ceca non si fanno Pilsner, ma Czech Pale Lager. Interessante.
Semmai lo apprendiamo dal BJCP e non da Cronache di Birra, visto che l’infografica segue la suddivisione e la nomenclatura delle Style Guidelines. L’ho scritto, basta leggere.
Sull’opportunità di utilizzare quella denominazione al posto di Pilsner mi sono già espresso a suo tempo in questo articolo https://www.cronachedibirra.it/media-libri-e-pubblicazioni/12547/novita-nuove-style-guidelines-bjcp/
L’ho scritto, basta leggere.
Se poi vuoi sottintendere altro, ti posso elencare tutti gli articoli in cui ho raccontato delle Pilsner e della loro origine. Anche in questo caso – pensa un po’ – l’ho scritto, basta leggere.
L’hai scritto tu questo?
Si tratta di un documento estremamente importante (qui in pdf), perché è considerato la Bibbia della definizione degli stili birrari,
Sì e allora? Non vuol dire che alcune scelte non siano criticabili.
Dai su Davide, Cipriano o Cerevisia, come preferisci che ti chiami. Hai fatto una magra figura, tanto per cambiare. Prova a occupare meglio il tuo tempo.
complimenti per il design. èer continuare critiche al bjgp, c’è da dire che molti stili sono varianti dello stile madre e che , specie quelli americani , sono territoriali. paradossalmente è piu stile la NEIPA che una american porter. Ma essendo formato per i concorsi homebrewer americani…..
Molto bella questa infografica, complimenti.
Riguardo al BJCP, non è perfetto si sa, forse perché alcuni stili sono difficili da conoscere in modo approfondito per i giudici USA. Sarebbe bello se si appoggiassero ai giudici europei per definire gli stili Europei ad esempio
Grazie Damiano. In Europa ci ha provato l’EBCU, ma secondo me con risultati ancora lontani (lontanissimi) dalla profondità delle Style Guidelines del BJCP.