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Free Lions, Stavio e Itineris: tre rappresentanti del boom dei birrifici nel Lazio

Nel panorama birrario nazionale il Lazio ha sempre rappresentato una realtà piuttosto particolare. In qualche modo può essere inserito tra le regioni pionieristiche per il movimento artigianale, poiché risale al 1995 l’inaugurazione di uno dei primi microbirrifici d’Italia: Turbacci a Mentana. Da lì in poi chiunque avrebbe profetizzato una valanga di nuove aperture, considerando anche la vicinanza di una piazza piena di opportunità come Roma. Invece per lungo tempo la situazione è rimasta stagnante: in dieci anni il numero di birrifici si è assestato solo a un totale di 6, mentre nel resto della nazione comparivano come funghi. Questa strana tendenza si è invertita solo nel recentissimo periodo: secondo Microbirrifici.org i produttori laziali attivi sono ora 15, di cui ben 6 inaugurati nel 2011 – in pratica in un anno ha aperto un numero di birrifici pari al decennio 1995-2005. Per scoprire meglio cosa sta accadendo nel Lazio, oggi andremo alla scoperta di tre nuovi protagonisti: Free Lions, Stavio e Itineris.

Free Lions ha aperto i battenti a settembre 2011, rappresentando la realizzazione del sogno che il birrario Andrea Fralleoni aveva covato per molto tempo. Il birrificio si trova a Tuscania, comune del viterbese tanto piccolo quanto ricco di storia e attrazioni culturali. Solitamente chi si lancia in queste avventure ha due possibilità: dedicarsi alla birra nel tempo libero come “secondo lavoro”, oppure lasciare tutto e gettarsi a capofitto nella propria creatura. Andrea ha scelto coraggiosamente la seconda strada, abbandonando – se non ricordo male – il suo precedente lavoro nel settore informatico.

Foto: Ejelo

Attualmente Free Lions produce cinque birre. La Rivale è una Golden Ale molto bevibile, brassata con luppolo East Kent Golding; la Morgause è una Bitter molto “british” che punta all’equilibrio tra componenti dolci e amare; la Neverending è una “extra” Stout, caratterizzata da profumi e aromi decisamente intensi; l’Area 51 è in stile American Pale Ale e utilizza, ovviamente, luppoli statunitensi. La quinta birra dovrebbe essere disponibile a breve: si chiamerà +39 e sarà una Blanche prodotta con soli ingredienti italiani. Se ne volete sapere di più restate in ascolto, poiché a breve pubblicherò un post con le impressioni sui miei assaggi di Free Lions.

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Da un birrificio vero e proprio passiamo a una beer firm, cioè a un birrificio senza impianto di produzione. Sto parlando di Stavio, creatura nata dall’iniziativa di Marco “Marcio” Meneghin (già birraio di Bauscia e Revelation Cat) e di Luca Parisi (conosciuto dalle parti del Ma che siete come Luca Colonna). Anche se la partenza è stata molto cauta, i due hanno in mente grandi progetti: acquistare un impianto di proprietà quanto prima, aprire un pub/ristorante annesso, produrre materie prime in proprio. Delle tre l’ultima idea può sembrare la più difficile, ma in realtà Marco e Luca hanno già seminato 3 ettari d’orzo che sarà maltato sotto la loro supervisione e hanno iniziato una coltivazione sperimentale di luppolo.

Al momento Stavio ha rilasciato due birre: Flhop e Critical, con quest’ultima che dovrebbe essere disponibile proprio in questi giorni. La Flhop è una sorta di Blond Ale belga che utilizza però luppoli tedeschi (Hersbruker e Perle da aroma); la Critical invece una IPA – ma Marco preferisce definirla American Red Ale – con una parte maltata non sovrastata dai luppoli Simcoe e Citra. A breve sarà anche disponibile la Stupid Monkey (Stout) e una Tripel brassata con miele di un’azienda agricola viterbese. Infine sono già stati prodotti alcuni esperimenti a fermentazione spontanea, denominati Birrozzi.

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Concludiamo questa carrellata con il birrificio Itineris di Civita Castellana, anch’esso in provincia di Viterbo. Nasce dal sogno di Claudio Conti, che a metà degli anni 2000 si ritrovò a entrare in contatto con la vivace realtà birraria di Lombardia e Piemonte. I primi contatti furono col Lambrate di Milano e San Paolo di Torino, prima di conoscere Lelio Bottero e Maurizio Cancelli. Grazie al primo acquisì le competenze organizzative e pratiche, con il secondo le conoscenze tecniche e più meramente brassicole. Dopo alcuni anni di esperienza, avvalorati dai corsi Unionbirrai e da un praticantato presso il B&C, Claudio poté realizzare ciò che desiderava da tempo: tornare nella sua terra e iniziare a fare la sua birra.

Le produzioni di Claudio nascono da una filosofia ben precisa, che intende ricalcare i grandi stili birrari senza addentrarsi in sperimentazioni particolari. Attualmente la gamma conta 4 produzioni: l’Amerina è una Belgian Pale Ale con aromatizzazione da Blanche (coriandolo e bucce d’arancia), la Cimina una classica Weizen, la Francigena una Tripel calda e speziata, la Nativity una birra di Natale non troppo alcolica, né aromatizzata. Per informazioni aggiuntive consultate il sito del birrificio.

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Avete provato qualcuna di queste novità laziali?

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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13 Commenti

  1. La Neverending è una stout eccezionale, mi è piaciuta anche la Rivale, mentre l’Area 51 non mi affatto convinto.
    Comunque tra i birrifici emergenti del Lazio ci metterei anche il Turan!

  2. Un commento che c’azzecca poco con il resto se posso permettermi: ma avete notato come la gran parte di chi apre un nuovo birrificio, citando l’articolo “abbandonando – se non ricordo male – il suo precedente lavoro nel settore informatico”???

    Come informatico … come devo interpretare il trend?? 🙂

    Possiamo pensare a soluzioni informatiche nel processo di produzione?? 😀

    p.s. altra cosa che non c’entra niente: ringrazio Turbacci per avermi introdotto al mondo della birra artigianale!!

    • Eheh l’ho notato sì e volevo aggiungerlo, poi ho lasciato perdere anche perché mi pare di averlo già scritto parlando del Bi-Du (anche Beppe Vento lavorava nel settore prima di diventare birraio).
      Anche io da informatico mi pongo le tue stesse domande 🙂

  3. Nulla togliendo a Turbacci per l’importanza storica…vado leggermente OT se Andrea mi perdona…una cosa che non tollero e mi fa istantaneamente diventare talebano è il Doppio Malto nella tipologia delle schede della birra…da un craft non l’accetto.

    • D’accordo con te, non bisognerebbe mai usare certe espressioni, neanche quando si teme di non farsi capire dal consumatore.

  4. Ciao Andrea, non ricordo di averne già parlato (nel caso chiedo scusa), ma dalle parti di Latina segnalo il Birrificio Pontino (venerdì prossimo faranno una presentazione ufficiale del birrificio e di alcune loro birre presso un beer-shop al centro di Latina). La scorsa estate invece ha aperto i battenti il brew-pub Antica Dogana a Terracina. Sembra che anche da queste parti il deserto cominci a sparire… 🙂

  5. io ci sono stato quest,estate e da quei signori(mamma ,papa,e i due fratelli
    dicendo che venivo da milano ho avuto un accoglienza piu che famigliare
    grazie di cuore
    pietro

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