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Il Birrificio Rurale cambia look, il Karma le sue bottiglie

Foto: La Bussola della Birra

Su Cronache di Birra dedico sempre spazio – quelle poche volte che ce n’è occasione – alle novità riguardanti la “presentazione” dei birrifici italiani, per capirci agli aspetti riguardanti packaging e design. Parole che spesso fanno storcere il naso, ma con le quali un’azienda deve prima o poi misurarsi appena vuole uscire da una dimensione puramente dilettantistica. Investire anche nell’aspetto estetico è secondo me sintomatico di un’attenzione al prodotto a 360°, che quasi sempre si ritrova anche in quello che c’è all’interno della bottiglia. Con queste premesse arriviamo alla notizia vera e propria: il birrificio Rurale è pronto a lanciare la sua nuova grafica coordinata.

Sebbene non ancora ufficializzato, il cambio di rotta in parte è già stato svelato in passato. In particolare il blog La Bussola della Birra ci ha raccontato di una nuova veste grafica allo stand del birrificio, presente tra gli espositori partecipanti alla passata edizione di Birrart. Ora al Rurale sono pronti per il lancio ufficiale del nuovo look, che avverrà a Roma durante l’attesissimo Birre sotto l’albero. Domenica 19 alle ore 15,00 siete dunque tutti invitati al bir&fud, dove saranno svelati il nuovo logo e le nuove etichette. Il mini evento è a ingresso libero.

Senza rivelare troppi dettagli sul nuovo look, sappiate che il logo ha subito profonde modifiche. A dire il vero è completamente cambiato: dite addio alla triste scritta su sfondo ovale e spighe stilizzate – lo ammetto, la vecchia versione mi faceva abbastanza schifo 😉 – e salutate il nuovo modello con colori pastello e un gallo stilizzato. Anche le etichette seguiranno il medesimo stile. Le ho viste ma per ovvie ragioni non posso rivelarle, però mi sembrano ben progettate e sono curioso di vederle sulle bottiglie.

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La vecchia (sopra) e la nuova bottiglia (sotto) di Karma

E visto che siamo in tema, segnalo anche che il campano Karma ha recentemente rivoluzionato il look delle sue bottiglie. Abbandonata la forma classica e le etichette poco caratterizzanti con il logo in primo piano (logo che non apprezzo molto, che ci posso fare…) a favore di una scelta più apprezzabile. La forma delle nuove bottiglie è inusuale e piuttosto intrigante, con il marchio dell’azienda in rilievo. L’etichetta è chiara e immediata: nome del prodotto a caratteri cubitali,  pochi colori, logo e nome del birrificio in piccolo, “texture” di sfondo a movimentare un po’ le cose.

Nella pagina trovate comparate due bottiglie di Lemon Ale, rispettivamente con il vecchio e il nuovo design. Parlando con Mirko sembrerebbe che l’operazione abbia fatto incrementare sensibilmente le vendite di birra Karma. Ottima scelta, quindi.

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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37 Commenti

  1. “Investire anche nell’aspetto estetico è secondo me sintomatico di un’attenzione al prodotto a 360°, che quasi sempre si ritrova anche in quello che c’è all’interno della bottiglia” parole sante!

  2. Con il cambio di forma delle bottiglie di Karma (più ricercato), c’è stata anche una variazione dei prezzi delle loro birre?
    Sarebbe interessante sapere se sono aumentate le vendite a prescindere della variazione di prezzo.

  3. @velleitario
    posso darti una risposta da publican…
    le vendite di karma sono aumentate, sensibilmente sia chiaro…ma la bottiglia attira e per quello che riguarda il prezzo non è cambiato di un centesimo…per lo meno a me e quindi non al cliente…
    bravo a karma, la bottiglia è davvero bella!
    inoltre vorrei far notare il bel gioco che ha fatto con le “texture” diverse per ogni tipo di birra che viste nell’insieme sono davvero “accattivanti”
    😀

  4. Le bottiglie sono carine e si differenziano dal formato usuale. Tuttavia quanto vetro viene impiegato che in realtà si potrebbe risparmiare? Personalmente non mi piace particolarmente dover pagare di più per il contenitore (es. avevo notato e già segnalato che la MyAnthonia da 75cl, che ha una bottiglia simile, costa paradossalmente di più al litro rispetto alle 33cl).

  5. Mah, le nuove bottiglie (nonché l’etichetta) di Karma mi ricordano più l’olio che la birra. Non me ne voglia Mario… ^^
    Mi pare comunque che i prezzi siano rimasti invariati, per quel che ricordo.

  6. Karma…Solo io preferivo la vecchia bottiglia più pratica, sobria ed elegante? Per quanto riguarda le etichette invece, farne di più brutte era quasi impossibile, quindi devo ammettere che sono leggermente migliorate.

  7. Se esistono i collezionisti di etichette è perché esistono belle etichette 🙂

    (poi magari “patiranno” per mettere in collezione etichette vecchie, e magari brutte, perché rare, ma questo è un altro discorso)

  8. @schigi, scusa, il freddo mi rende dislessico. Mi riferivo alla tua domanda e volevo in qualche modo dire che anche a me non piace che per aumentare le vendite di una birra basti cambiare il suo aspetto… Ma poi chi l’ha detto che l’aspetto di una birra sia suo contenitore? Allora la birra alla spina come si vende? Tutta quella manfrina sulla schiuma, le bollicine, la trasparenza, la non trasparenza, il colore…
    Queste super bellissime bottiglie, che hanno bisogno di scatoli enormi perchè basse e larghe e che pesano un accidente, aumentano il costo della birra perchè ne aumenta il costo del trasporto e l’ingombro in magazzino, a prescindere se il birraio che le adotta riesce a farti lo stesso prezzo di prima.

  9. @Eraldo
    E’ vero, anche la questione del peso non è da poco.
    L’altra cosa che mi chiedo è questa: se cambio le bottiglie e passo da un formato standard ad una bottiglia molto pesante con logo personalizzato in rilievo ecc. e mantengo lo stesso prezzo…vuol dire che prima avevo un margine molto ampio? 😉

  10. @Schigi

    ti ricordo che fare il birraio é una missione non un business e che il vero birraio artigianale italiano ha i pantaloni con le pezze al culo, i bilanci in rosso e che probabilmente, visti i bilanci ed il sistema creditizio italiano, per ingrandire gli impianti si fa finanziare dalla ‘ndrangheta

  11. Potremmo evitare le provocazioni troppo forti? Le organizzazioni criminali di cui sopra tendono a fare business dove ci sono i soldi veri, non il lavoro estenuante e poco retribuito di pochi appassionati.

    Stavamo parlando di bottiglie belle, pesanti e costose.
    Sul discorso del prezzo , @Schigi, sai meglio di me perchè mi pare tu abbia una micro adesso, che il prezzo di una bottiglia si compone in modo molto complesso, problematiche di maturazioni lunghe, rifermentazione, stoccaggio, distribuzione ecc. Ovviamente anche marketing, pubblicità e compagnia bella. Gli amici del Karma, avendo una bottiglia propria con tanto di logo in rilievo, staranno nel prezzo, sia rinunciando a qualche centesimo, sia perchè avranno un contratto di fornitura impegnativo con la vetreria il che implica per forza di cose un prezzo competitivo.
    Onore al coraggio di Karma dunque.

  12. e cmq la mia idea sulle confezioni è molto semplice. esistono anche le vie di mezzo fra le etichette fotocopiate e incollate a mano e le bottiglie in vetro di Murano. secondo la mia opinione la bottiglia deve sì avere un investimento ed essere gradevole, ma tale da essere quasi trascurabile sul costo totale. ovviamente il trascurabile dipende anche dal volume di produzione e quindi dal prezzo che ti fanno, come dici tu

    a mio avviso si riescono a fare ottimi confezioni prendendo vetri standard e studiando bene l’etichetta, che abbia una certa personalità. vedi (approfitto della presenza del Catalizzatore) quelle di Toccalmatto. fare un’etichetta brutta o bella costa più o meno la stessa cifra, forse per farla bella devi spendere qualche euro in grafico che col tempo ammortizzi (ma che ti fa aumentare le vendite). su certi formati ho sentito invece prezzi allucinanti e secondo me non ne vale la pena, e lo dico da consumatore, ma anche a nome di professionisti (perché poi lo vedi nel prezzo di acquisto e coi ricarichi le birre non te le acquista nessuno)

    ovvio che invece se lo fanno è perché molta gente compra invece la bottiglia. una delle battaglie è spiegare alla gente che la bottiglia non si può bere…

  13. non mi sembra che con karma sia il caso di parlare di bottiglie bellissime che fanno vendere solo per l’estetica…non sarà il miglior birrificio del mondo ma le birre sue si sanno far bere.
    E poi tutte ste pippe sul fatto che la bottiglia fa schizzare le vendite…o non le fa schizzare…soldi per le bottiglie spesi male…vetri….accordi commerciali….
    non ho capito se il mercato della birra artigianale in italia debba riempire le buste paga e le fatture con “affettuosità da parte del cliente” o con cifre in euri…
    come fa uno a vendere se non c’ha un filo di marketing o cmq una presenza discreta!?!?
    @ SCHIGI: scusa, tu non hai un birrificio o ho capito male? che fai tu? imbottigli con gli scarti delle vetrerie? bottigle con il collo a 30° e magari etichette di carta igenica e colla vinilica per farle star su?
    mah…. -______-*

  14. “non mi sembra che con karma sia il caso di parlare di bottiglie bellissime che fanno vendere solo per l’estetica…”

    dove l’hai letto? anche in questo caso è gradito il virgolettato

    io cmq (non ci voleva molto a capirlo) facevo un discorso generale

  15. scusami, con quello intendevo dire che con karma non si possa muovere questa “accusa” e che se bisogna stare a vedere quando questo tipo di packaging sia solo a discapito del cliente mi viene in mente subito l’articolo di qualche mese fa ( http://www.cronachedibirra.it/notizie/2590/dallestero-alcune-notizie-piu-o-meno-curiose/ )
    ma di esempi dove il packaging è davvero solo una trovata per far alzare le vendite c’è ne sono parecchi…il sacchetto che mantiene la temperatura della kronemburg…la bottglia “pulse” di non mi ricordo chi…ecc…ecc..
    cmq non la prendere come offesa che non lo era 😀 (non ci voleva molto a capirlo)
    e neanche a schigi che letto alla svelta il commento sopra potrebbe sembrare una provocazione…

  16. @WW

    non l’ho presa come un’offesa. sintetizzando: data una confezione dignitosa, meglio risparmiare qualche soldo che spenderne in più per averla chiccosa (conta il contenuto, non il recipienta). come già detto, se Karma (le poche volte che le ho incontrate me le ricordo buone) ha scelto un packaging costoso senza aumentare i prezzi vuol dire che ha margini piuttosto ampi (oppure che pensa di rientrare dalla maggiore spesa aumentando i volumi grazie al packaging… ragionamento plausibile ma che dubito FORTISSIMAMENTE sia stato fatto…)

  17. si, conta il contenuto…
    ma se posso permettermi (da ex universitario di sc.della comunicazione) dobbiamo vedere il “nostro” mondo come una sottocultura, non siamo di certo la cultura dominante in questo periodo (provo a tirare una analogia con il mondo della musica)… come ci insegna il movimento punk, ci stiamo ghettizzando e rimaniamo “fedeli alla linea” tutti per un disco pieno di bella musica, ma verrà il giorno in cui qualcuno (che già esiste nel mondo della birra) si venderà, avremmo spille da balia in copertina e qualche “zip” qui e là…criticheremo loro per lo sputtanamento, solo immagine e niente contenuti…
    ma non sarà mica grazie a questo che diventeremo una cultura di massa?
    (ritorno sul campo birra) non ti piace pagare qualche cent in più per la bottiglia? non la comprare!
    abbiamo tipo 200birrifici in italia…almeno uno che ci aggrada per come “suona” ci sarà! no?!?!

  18. come no, infatti tu sei incluso nel “abbiamo tipo 200birrifici in italia…almeno uno che ci aggrada per come “suona” ci sarà! no?!?!”
    non voglio dire che sono per chi cura solo l’estetica, ma che anche di questi ne abbiamo bisogno 🙂

  19. @WW

    io non ho mai cercato, neppure una sola volta, di insegnare il mestiere o dire cosa devono fare a birrai, publican o pro in generale. io parlo sempre a consumatori come me (per ovvie ragioni)

    se questa sia sottocultura m’importa ‘na sega (per citare un gruppo punk nostrano)… e a me personalmente non interessa che diventi una cultura di massa. a certe condizioni sì, altrimenti no grazie

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