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E voi chi avreste votato come giovane emergente a Birraio dell’anno 2018?

Come probabilmente saprete, nel corso del prossimo fine settimana si terrà a Firenze l’evento dedicato a Birraio dell’anno, il concorso che ogni anno viene indetto da Fermento Birra. Da qualche edizione al premio generale se ne affianca uno dedicato ai giovani birrai emergenti, che sulla carta rappresenta un riconoscimento “minore”. In realtà per me ha una valenza molto importante e sicuramente è più interessante di quello dedicato ai senior, per il quale i nomi si ripetono con noiosa (e talvolta ingiustificata) costanza di anno in anno. Al contrario il premio Birraio emergente propone ogni volta nomi nuovi, consentendo così di aprire una finestra sulle giovani leve del settore, che spesso mostrano un livello qualitativo di primissimo ordine. Come sempre dedichiamo un pezzo ai profili dei cinque birrai finalisti, presentati secondo l’ordine proposto dalla manifestazione.

Giorgio Masio – Altavia

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Quella a cavallo tra Liguria e Piemonte è una zona che ha sempre regalato grandi soddisfazioni al movimento italiano della birra artigianale. A rinnovare questa felice tradizione è arrivato nel 2016 il birrificio Altavia, situato in località Badani, provincia di Savona. Grazie al talento del giovane birraio Giorgio Masio, l’azienda si è da subito imposta all’attenzione degli osservatori, seguendo con costanza un processo di crescita che l’ha portata a diventare una delle migliori realtà aperte di recente in Nord Italia. Un’ascesa ancor più sorprendente se consideriamo che Altavia evita di seguire le mode e allinearsi alle ultime tendenze del mercato: la filosofia produttiva, infatti, ruota intorno ai concetti di aderenza agli stili tradizionali e di facilità di bevuta, che per Giorgio rimangono stelle polari da seguire indipendentemente dalla natura della ricetta e da elementi accessori comunque presenti, come l’idea di territorialità o il ricorso a materie prima coltivate in loco. Per tutte queste ragioni la sua è una seria candidatura alla vittoria finale.

Luca Tassinati – Altotevere

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Per chiunque possieda una beer firm è fondamentale programmare l’acquisto di un impianto di proprietà il prima possibile. Questo cambio di status è talmente importante che spesso viene vissuto come un’occasione per intraprendere una strada completamente nuova, talvolta modificando persino il nome dell’azienda. È ciò che è accaduto con Crak – nato dalle ceneri della beer firm Olmo – ed è la stessa soluzione individuata da Luca Tassinati e dai suoi soci, che nel 2016 effettuarono questo passaggio ribattezzando la loro beer firm Monky Beer in birrificio Altotevere. Al di là del cambio di nome, i vantaggi furono da subito evidenti e permisero al birraio di mettere in mostra tutte le sue capacità nel destreggiarsi tra tradizionali stili di origine europea e nuove tipologie di provenienza americana. Nonostante la sua giovane età, oggi Altotevere è uno dei produttori più solidi del Centro Italia – è situato a San Giustino, in provincia di Perugia – e uno dei marchi che contribuiscono all’ottima nomea di cui gode l’Umbria brassicola.

Adriano Giulioni – Babylon

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In questi anni di militanza nell’ambiente della birra artigianale ho avuto il piacere di seguire l’ascesa di alcuni birrifici sin dai loro primissimi passi. Uno di questi è il birrificio Babylon di Folignano (AP), aperto nel 2016 ma il birraio del quale conoscevo già da molti anni. Adriano Giulioni, al pari dei suoi soci, si è infatti formato nell’ambiente birrario capitolino, che ovviamente è stato fonte di stimolo e confronto per la realizzazione della sua successiva avventura. Babylon mi ha colpito per l’ottima fattura delle birre di debutto, come la Babylon Pils, la Shinobi Stout e la Salaria; poi ha confermato le sensazioni iniziali con le creazioni seguenti, che hanno indagato nuove frontiere – ad esempio la linea Erasmus, dedicata a birre acide con la frutta. Oggi Babylon è una delle migliori realtà delle Marche, nonché uno dei giovani birrifici più interessanti a livello nazionale. E chissà che questo processo di crescita non culmini con la vittoria di domenica sera…

Alessandro Sanna e Federico Bianco – Bellazzi

Incontrare Bellazzi nella categoria dei giovani emergenti lascia sorpresi: in effetti il marchio è operativo sin dal 2013, ma ha acquisito lo status di birrificio a tutti gli effetti solo in tempi recenti. Nessuna sorpresa quindi nel trovarlo in finale alla prima occasione: in questi anni Alessandro Sanna e Federico Bianco non solo si sono fatti conoscere per l’elevato livello qualitativo delle loro produzioni, ma anche per aver creato una dedita comunità di bevitori nella periferia est di Bologna, una delle città italiane con più attitudine birraria in assoluto. La gamma di Bellazzi si muove tra stili e modelli assai differenti tra loro, mostrando la capacità di Alessandro e Federico di confrontarsi sia con tipologie classiche, sia con ricette inusuali, magari arricchite da ingredienti non convenzionali. Un marchio che, nonostante la lunga militanza, ha ancora molto da dire in futuro. Magari già a partire dal prossimo weekend…

Umberto Calabria – Jungle Juice

Lo scorso anno il premio Birraio emergente regalò grandi soddisfazioni alla scena brassicola romana, incarnate dalla vittoria di Giovanni Faenza di Ritual Lab e dal terzo posto di Riccardo Di Profio di Rebel’s. Quest’anno toccherà a Umberto Calabria di Jungle Juice tenere alto il “vessillo imperiale”: una continuità che dimostra quanto di buono è accaduto a Roma negli ultimi anni sotto il profilo produttivo. E il birrificio di via del Mandrione rientra di diritto in questa valida new wave capitolina, grazie non solo al talento di Umberto – capace di muoversi con competenza tra stili di ispirazione angloamericana e tipologie di stampo belga – ma anche a una costante predisposizione verso il rinnovamento, non solo produttivo. Elementi che si ritrovano nell’identità visiva, nel fermento che si respira nella tap room, nelle tante iniziative con cui il marchio ha creato una giovane base di fedeli consumatori. E alle fondamenta di tutto c’è l’alto valore delle creazioni di Umberto, che ne giustificano la seria candidatura alla vittoria finale.

Questi quindi sono i profili dei cinque birrai che domenica sera si sfideranno per la vittoria finale. Da notare che, coerentemente con quanto accaduto nelle ultime due edizioni, la maggior parte di loro proviene da regioni del Centro – Sud Italia. Un elemento molto interessante, che ormai non può più essere archiviato come una singolarità statistica ma che mostra una tendenza consolidata. I motivi possono essere diversi – la raggiunta saturazione della scena settentrionale, la maggiore visibilità di cui godono i produttori dove c’è poca concorrenza, l’influenza che sono in grado di esprimere alcune realtà del Mezzogiorno – ma in ogni caso confermano come la qualità produttiva sia ormai sviluppata in gran parte del nostro paese. Considerazioni a parte, non rimane che rivolgere a voi la fatidica domanda: chi avreste votato come Birraio emergente? Prima di rispondere ricordate il regolamento: dovete indicare tre nomi in ordine di preferenza e considerare come valore aggiunto la costanza qualitativa nel tempo e la capacità di eccellere sia con le bottiglie che con i fusti.

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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11 Commenti

  1. Birra Bellazzi
    Jungle Juice
    Altavia

    anche se la lotta è dura per me e in più mi piacerebbe che ci fosse una modifica del regolamento per permettere di premiare Ca del Brado in futuro.

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