Il calendario brassicolo di fine anno continua a riempirsi di novità interessanti, segno che i birrifici italiani stanno salutando l’inverno con una creatività particolarmente vivace. Tra omaggi agli stili classici europei, collaborazioni internazionali, ingredienti inusuali e sperimentazioni ai confini della tradizione, le ultime uscite mostrano un panorama variegato e in discreta salute. Dalle rivisitazioni stagionali alle interpretazioni più tecniche, passando per progetti che uniscono territorio, innovazione e contaminazioni culturali, la scena nazionale conferma la sua capacità di sorprendere. E anche questa settimana non mancano spunti degni di nota.
Busa dei Briganti
Negli ultimi giorni il birrificio Busa dei Briganti (sito web) ha annunciato due interessanti novità. La prima si chiama Foliage (6,9%) ed è un omaggio allo stile tedesco delle Bock, tipologia perfetta per questo periodo dell’anno. Il nome non poteva non celebrare il tripudio di colori che regalano i Colli Euganei, dove ha sede il birrificio, a cavallo tra l’autunno e l’inverno. La seconda new entry si chiama invece Jungsim (6,5%) ed è una Northern IPA – abbiamo scritto in passato di questo pseudo sottostile – frutto della collaborazione con il birrificio sudcoreano Seoul Brewery (sito web). È una luppolata piuttosto opalescente, secca e bilanciata, con aromi di pesca, mandarino e resina. Il nome (중심) significa “centro di gravità” o “punto di equilibrio”.
Eastside
La scorsa settimana il birrificio Eastside (sito web) di Latina ha presentato una birra molto particolare, battezzata Bianco Latte (5%). Il nome richiama lo stile di appartenenza, cioè quello delle Blanche belghe, ma anche il suo ingrediente speciale: la Bianco Latte, infatti, è brassata con un’aggiunta importante (10%) di siero di latte di bufala. Eastside ha così voluto sia omaggiare un prodotto legato strettamente all’identità pontina, sia utilizzare uno scarto nell’ottica dell’economia circolare. Il risultato è una Blanche classica – il resto della ricetta segue fedelmente il modello di riferimento – arricchita da una componente morbida del siero di latte, quasi pannosa. Per quanto l’ingrediente utilizzato sia non convenzionale, non è la prima volta che viene impiegato da un birrificio italiano: è già accaduto in due o tre occasioni e se non andiamo errati il primo birraio a sperimentarlo fu Sergio Landolfi di White Tree (oggi 082Tre), cugino proprio di Luciano Landolfi di Eastside.
Birrificio Sorio
L’ultima novità del Birrificio Sorio (sito web) si chiama Vanzega (4,5%), parola che in dialetto veneto indica la cena che solitamente viene offerta ai lavoratori dal datore di lavoro per festeggiare la fine di un progetto importante (costruzione di case, vendemmia, trebbiatura). Troppo facile allora l’accostamento con la storia delle Saison, offerte – vuole la leggenda – ai braccianti stagionali della Vallonia per ristorarsi dopo le lunghe e afose giornate nei campi. In questo caso però la birra viene definita Belgian Pale Ale piuttosto che Saison, perché il luppolo, impiegato nelle varietà Smaragd e Styrian Golding, svolge un ruolo da protagonista conferendo delicati sentori erbacei e speziati. Il risultato è una birra dall’amaro deciso, fresca e dissetante ma allo stesso tempo dalla profondità aromatica intrigante, che si evolve man mano che sale la temperatura nel bicchiere.
War e Rebel’s
Torniamo a occuparci di collaborazioni perché recentemente è stata annunciata la Mi-Ro (6,5%), contrazione di Milano suona, Roma risponde. Protagonisti sono infatti il birrificio capitolino Rebel’s (sito web) e quello meneghino War (sito web), che hanno unito le loro forze per creare una New England IPA densa e vellutata, contraddistinta da un’esplosione fruttata con toni tropicali e agrumati e una facilità di bevuta disarmante. Nel frattempo il birrificio War ha lanciato anche la Nitro (4,5%), una Irish Stout che rappresenta la prima birra artigianale italiana confezionata in lattina e dotata di widget. Con questo termine si indica un piccolo dispositivo che trattiene dell’azoto liquido, rilasciandolo quando si versa la birra per creare la tipica moltitudine di micro bolle che caratterizza l’effetto nitro. Per capirci è lo stesso meccanismo adottato da Guiness per le sue lattine. Si tratta di un salto tecnologico importante per la birra artigianale italiana, reso possibile grazie al supporto di Cime Careddu. Per questo motivo probabilmente in futuro dedicheremo un articolo ad hoc a questa interessante innovazione.
Ca’ del Brado
Il birrificio Ca’ del Brado (sito web) ha deciso di festeggiare il Natale 2025 con la bellezza di tre birre inedite, appartenenti alla linea The Wildest Can. Ognuna si caratterizza per un’aromatizzazione diversa, indicata nel nome: The Wildest Holydays – Biancospino e aghi di abete (6,2%), The Wildest Holidays – Vaniglia, cardamomo e scorza d’arancia (6,2%), The Wildest Holidays – Zenzero, cannella e anice stellato (6,2%). In tutti i casi la birra di partenza è una Red Ale acida, frutto di una fermentazione mista ottenuta lasciando maturare a lungo la birra nella cantina del birrificio. Inoltre nel grist è presente una percentuale di Grani Alti del territorio.
Dada
Concludiamo la panoramica odierna con un’altra collaborazione, quella tra i birrifici Dada (sito web) di Correggio (RE) e MC-77 (sito web) di Serrapetrona (MC). La birra si chiama Bernie Lomax (8,2%) – lasciamo a voi l’onore di capire l’omaggio cinematografico – ed è una Double IPA di stampo moderno, con un poderoso profilo aromatico dove emergono note di ananas, marmellata di arance, mango e pompelmo, tutte derivanti dai luppoli utilizzati (Krush, Citra, Sabro e Nectaron). Al palato è potente, nonostante la percezione dell’alcol sia piuttosto contenuta, e colpisce per l’equilibrio tra dolce e amaro, sebbene quest’ultimo (90 IBU) prevalga nel complesso. Nel finale risulta inaspettatamente asciutta e dunque relativamente facile da bere. La Bernie Lomax sarà presentata ufficialmente venerdì 12 dicembre su scala nazionale.












