Non è raro aprire le nostre panoramiche sulle nuove birre italiane con intere linee parallele, come nel caso del progetto Gene annunciato di recente dal birrificio Zero.5 (pagina Instagram). L’obiettivo è applicare metodi produttivi innovativi e al contempo lavorare sul lievito e sui luppoli, operando, per quanto possibile, direttamente con i fornitori delle materie prime senza intermediari. La linea al momento si compone di tre birre: Carbonio (4,5%), una Session IPA realizzata con malti Pils, Pale (Golden Promise) e avena e luppolata con Galaxy e Citra, usati anche nel triplo dry hopping; Uranio (8,3%), una Double IPA in salsa New England, con un grist piuttosto articolato (Extra Pale, avena, Chit Malt e frumento, oltre a una piccola percentuale di destrosio) e luppoli Citra, Mosaic, Galaxy, Nelson Sauvin e Nectaron; Cobalto (6,3%), infine, una New Zealand IPA brassata con luppoli Riwaka, Superdelic e Nectaron, provenienti direttamente dalla Nuova Zelanda, e un blend di due diversi lieviti (uno inglese e uno del New England). Se siete curiosi di assaggiarle sappiate che proprio in questi giorni dovrebbero essere disponibili in diversi locali di Roma e non solo.
A proposito di Roma, sempre in questi giorni dovreste trovare attaccata alle spine di alcuni pub della città una creazione inedita nata sull’asse Bruxelles-Vicenza. Si tratta della Piccola Saison (4,5%), una Bière de Coupage prodotta dal birrificio Siemàn (sito web) per i 10 anni de La Tana (sito web), importante locale birrario della capitale belga. Andrea Filippini di Sieman e Valerio Bannoni de La Tana hanno deciso di creare un blend tra una Table Saison giovane, affinata in acciaio e generosamente luppolata, e una birra a fermentazione spontanea affinata in botti di rovere per 18 mesi. Il blend, realizzato con ingredienti 100% italiani, è stato poi arricchito con le uve Garganega che Sieman coltiva sui Colli Berici. Il risultato è una birra scorrevole ma anche complessa, in cui la freschezza della Saison giovane sposa la complessità della fermentazione spontanea. Il nome dello stile – se così possiamo definirlo – indica proprio la miscela di una birra giovane con una più matura, secondo una tecnica brassicola comune a molte culture europee.
Abbiamo citato l’uva e la ritroviamo come ingrediente distintivo nella nuova Real IGA Gose (7%) del birrificio Mastio (sito web). Come per le altre Real IGA del produttore marchigiano, anche in questo caso il mosto d’uva (Montepulciano) è fornito dalla limitrofa Cantina Saputi, ma aggiunto a una base in stile Gose. L’acidità tipica dello stile tedesco è raggiunta grazie al metabolismo di un batterio lattico omofermentativo, inoculato nel mosto d’uva per 48 ore; successivamente sono stati blendati il mosto d’uva e quello di birra e la fermentazione alcolica è stata effettuata scegliendo un ceppo neutro. Per la parte salina, invece, è stato impiegato sale rosa dell’Himalaya. La Real IGA Gose si presenta di colore aranciato con un’intrigante schiuma rosata, un aspetto dipendente dai tempi di conferimento del mosto d’uva, che avviene tra uno e tre giorni dalla pigiatura quando il suo colore è ancora tendente al porpora. La birra è rinfrescante, facile da bere ma anche molto peculiare, grazie al contributo dell’uva e alle tipiche note da Gose. Merita menzione la componente acida, molto morbida ed educata.
La Tana di Bruxelles chiaramente non è l’unico locale che festeggia quest’anno il suo decimo anniversario. Nelle scorse panoramiche abbiamo segnalato anche il compleanno del Mosaik (sito web) di Catania, raccontando la birra che Croce di Malto ha realizzato per l’occasione. A quella produzione celebrativa ne vanno in realtà aggiunte altre due, brassate da altrettanti birrifici italiani. La prima è la Alte-Hexe (5%), una classica Schwarz nata dalla collaborazione con Ballarak (pagina Facebook) di Palermo e luppolata con varietà Hersbrucker e Perle. È una bevuta semplice ma appagante, caratterizzata da note tostate e di panificato che risultano perfette per gli accostamenti coi taglieri di formaggi locali proposti dal Mosaik. La seconda novità è la Green Lights (4,5%) frutto dell’amicizia con il birrificio Hilltop (sito web): una Session IPA snella per chi ama le bevute più luppolate, per la quale è stato scelto un mix calibrato di Mosaic, Simcoe, Equinox e Sabro.
A proposito di collaborazioni di stampo luppolato, recentemente il birrificio Nama Brewing (sito web) ha annunciato la Freedom Run (7%), interessante novità nata dalla partnership con il birrificio romano Rebel’s (sito web). È una West Coast IPA di filosofia moderna, prodotta sì con solo malto d’orzo (Pils e Pale), ma con luppoli provenienti tanto dagli USA (Mosaic) quanto dalla Nuova Zelanda (Riwaka, Motueka, Rakau). È quindi una birra con un amaro molto percepibile e un corpo scorrevole, in cui il profilo aromatico è decisamente spostato sulle componenti tropicali, supportate da sfumature agrumate e resinose. Il birrificio la consiglia in abbinamento a carne alla griglia, burgers e pulled pork… chissà che non l’abbiate bevuta proprio durante le grigliate di Pasquetta!
E dopo tante luppolate chiudiamo con una birra totalmente diversa, che appartiene al filone delle Pastry Stout, scure alcoliche e muscolari, brassate con ingredienti “da pasticceria” e spesso affinate in botte. L’identikit è rispettato pienamente dalla Fudge Club (9%), rilasciata di recente dal birrificio romagnolo Noiz (sito web). La ricetta prevede infatti l’impiego di lattosio e caramello salato, mentre la maturazione in legno è simulata con l’aggiunta di chips di rovere imbevute di Bourbon. Il risultato è una birra dal colore nero corvino, contraddistinta da aromi di caramello, vaniglia, crema pasticciera e caffè e leggere pennellate di cacao. In bocca è dolce e salata ed esibisce una consistenza vellutata, prima di lasciare spazio a richiami al Bourbon. Un dessert liquido che regala una bevuta calda, piena e appagante.