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Oltre i confini dell’artigianale: quando le birre collaborative coinvolgono grandi birrifici

Quello delle birre collaborative รจ un fenomeno sempre molto diffuso, tanto in Italia quanto all’estero. Questa tipologia rappresenta circa il 20% delle creazioni inedite prodotte nel 2023 dai nostri birrifici – per un dato piรน preciso vi rimandiamo al report di Whatabeer che pubblicheremo nelle prossime settimane – risultando quindi piuttosto diffusa nel segmento artigianale. Spesso perรฒ questa soluzione travalica i confini del segmento craft e approda nel mondo delle birre industriali o semi-industriali, come accaduto di recente con la birra realizzata da Weihenstephaner in partnership con St. Bernardus. Parliamo dunque non di piccoli microbirrifici, bensรฌ diย  due produttori di dimensioni medio-grandi, peraltro piuttosto iconici per i movimenti brassicoli di appartenenza (rispettivamente quello tedesco e belga). Una notizia che ha creato un certo clamore nel settore, ma che non รจ il primo caso del genere.

La birra collaborativa tra Weihenstephaner e St. Bernardus si chiama Braupakt Blonde Ale (6,5%) ed รจ la sorella minore di un’altra Braupakt uscita alcuni anni fa. In quell’occasione il birrificio tedesco collaborรฒ con lo statunitense Sierra Nevada per realizzare una Weizen in chiave americana, luppolata con le varietร  Chinook e Amarillo. In questo caso invece siamo al cospetto di una Belgian Blond Ale brassata unendo il know how e gli ingredienti a disposizione dei due birrifici: luppoli dal Belgio, coltivati nelle vicinanze di St. Bernardus, lievito di Weihenstephan, malti dalla Baviera e acqua del comune d Freising. La partnership non nasce dal nulla, poichรฉ St. Bernardus รจ da tempo il distributore di Weihenstephaner in terra belga. Vi risparmiamo le dichiarazioni ufficiali dei portavoce dei due birrifici, perchรฉ non aggiungono molto di rilevante al contesto.

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Ha invece senso ripercorrere altri esempi di birra collaborative che hanno coinvolto almeno un birrificio di grandi dimensioni. Rimanendo in Germania, nel 2007 il birrificio Schneider (sito web) annunciรฒ la Tap 5 Meine Hopfen-Weisse (8,2%), realizzata in collaborazione con il birrificio Brooklyn (sito web) di New York. Garrett Oliver di Brooklyn e Hans-Peter Drexler di Schneider si incontrarono per dar vita a una Weizenbock brassata con 50% di malto di frumento e 50% di malto d’orzo, nonchรฉ luppolata (anche a freddo) con le varietร  Hallerauer Tradition e Saphir. La birra riscontrรฒ un grande successo, tanto che รจ stata riproposta negli anni successivi ed รจ ancora oggi disponibile sul mercato.

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Nel 2018 fece ancora piรน scalpore la partnership tra due antichi birrifici di Irlanda e Belgio. Guinness (sito web) e Timmermans (sito web) annunciarono infatti la loro Lambic & Stout (6%), ottenuta miscelando tre birre giร  presenti sul mercato: Guinness West Indies Porter, Guinness Special Export e Timmermans Oude Kriek. รˆ dunque una birra che fonde gli aromi di cioccolato e torrefatto tipici delle birre scure con la spiccata nota di ciliegia delle Kriek. Se Guinness รจ un’azienda che non ha certo bisogno di presentazioni, qualche riga รจ opportuno spenderla per Timmermans, uno dei pochi produttori di Lambic oggi attivi in Belgio. Sebbene l’attuale nome sia stato adottato solo nel 1911, testimonianze di un’attivitร  produttiva risalgono addirittura a fine XVII secolo. Dopo un periodo buio, caratterizzato dal lancio di molti Lambic addolciti artificialmente (e in parte susseguente all’acquisizione da parte di John Martin), Timmermans ha ripreso a realizzare Oude Kriek e Oude Gueze a partire dal 2009. Anche questa collaborazione fu facilitata da una situazione preesistente, poichรฉ se non andiamo errati Guinness รจ distribuita in Belgio proprio da John Martin.

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Non meno eclatante fu la birra che Brewdog (sito web) annunciรฒ poco piรน di due anni fa, prodotta in collaborazione con il birrificio trappista olandese La Trappe (sito web). Seguendo una formula che, come abbiamo visto, รจ molto diffusa, la Practise What You Preach (10%) fu immaginata fondendo il patrimonio brassicolo dei due produttori: come stile base fu individuato quello profondamente belga (e trappista) delle Quadrupel, a cui venne aggiunto un tocco di Scozia grazie all’impiego di miele d’erica. Nonostante non fosse la prima collaborativa di un birrificio trappista – in precedenza erano uscita le due Sinergia di Tre Fontane con Spencer (la prima) e Rochefort e Westmalle (la seconda) – si trattรฒ comunque per un birrificio trappista di un curioso passaggio nel mondo “laico” della birra, considerando anche quanto รจ chiuso l’ordine cistercense della stretta osservanza.

Di esempi ce ne sono ancora, ma quelli citati sono particolarmente eloquenti. Difficile capire se il fenomeno delle birre collaborative sia in crescita o in declino nel mondo – spoiler: in Italia รจ in crescita – ma sembra una soluzione a cui i birrifici ancora si affidano volentieri, non solo quelli di impostazione artigianale.

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, รจ giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. รˆ organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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2 Commenti

  1. Concluderei dicendo che Swinkels famiglia olandese che ha in distribuzione/ proprietร  marchi come Rodenbach, La Trappe, De Molen, Palm, eccโ€ฆ da gennaio distribuirร  Brewdog anche sul suolo italiano, quindi anche quella รจ stata unโ€™anticipazione!

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