Nei prossimi giorni Cronache di Birra andrà in vacanza, ma prima ci sono da smarcare le ultime incombenze. Tra queste inseriamo anche l’ennesimo aggiornamento sulle nuove birre italiane, che nonostante il periodo continuano a uscire con una certa regolarità. Dunque aspettiamoci altre novità anche nei prossimi giorni: chiaramente non ci saranno articolo ad hoc da parte nostra, ma terremo comunque aggiornato il database di Beer Zone – a tal proposito ci saranno importanti novità dopo l’estate – e il relativo specchietto nella homepage di Cronache di Birra. Dopo la doverosa premessa, cominciamo a parlare di birra e lo facciamo con due recenti new entry del birrificio Ritual Lab di Formello (RM), partendo dalla Astro IPA (6,5%). Si tratta della terzogenita della linea Astro, che idealmente si inserisce tra la Astro Session IPA e la Astro Double IPA annunciate nelle scorse settimane. Aspettiamoci una luppolata in stile West Coast, con tutta la qualità alla quale ci ha abituato Ritual Lab in questi anni. Vale la pena sottolineare anche la bellezza delle etichette Astro, ancora più suggestive se ammirate una accanto all’altra.
La seconda novità di Ritual Lab è invece una collaborazione con Terre di Faul (sito web), altro birrificio laziale ma con sede a Viterbo. La birra di chiama Tutti Frutti (5,2%) e ovviamente la ricetta è caratterizzata dall’impiego di frutta: nello specifico troviamo un interessante mix composto da ciliegie, visciole, more e lamponi. È una birra acidula e rinfrescante, con un profilo aromatico intenso e fruttato e un colore acceso tra il rosa e l’arancione, assolutamente peculiare! Nel grist è presente una percentuale di frumento e avena. Una birra estiva a tutti gli effetti.
Due sono anche le recenti neonate del birrificio Chianti Brew Fighters (sito web). La prima si chiama La Cicala (4,5%) ed è una Golden Ale che si muove a cavallo tra Regno Unito e America: i luppoli provengono sia dall’Europa che dagli Stati Uniti, conferendo toni agrumati, erbacei e floreali ben sorretti dall’aroma di cereale dei malti. La Cicala è una birra fresca, serena e spensierata, ma non banale: esattamente ciò che dovrebbe essere una session beer. La seconda new entry si chiama La Vespa (5%) ed è il primo tentativo del birrificio toscano di confrontarsi con la tipologia delle Italian Pilsner. Scorrevole e rinfrescante, è caratterizzata da un dry hopping di luppoli europei che regala note erbacee in aggiunta a quelle maltate di panificato e miele.
È una collaboration brew anche la recente Gold Digger (5%), una Pacific Lager nata dal lavoro a quattro mani tra Nicola Rosa del veneto Busa dei Briganti (sito web) e Fabio Serra del sardo 4 Mori (sito web). I due birrifici hanno contribuito alla stesura e alla realizzazione della cotta mettendo in gioco le relative specializzazioni: dalla Sardegna arriva l’esperienza sulle basse fermentazioni, dal Veneto i malti agricoli da orzo coltivato in proprio e una dose generosa di luppoli neozelandesi. La Gold Digger nasce dalla base di una Keller con i tipici profumi di cereale crudo e accenni floreali, per poi ottenere una marcia in più dalle note di litchi, melone e uva spina provenienti dai luppoli dell’emisfero australe. Questa generosità aromatica è però ben bilanciata dalla chiusura amara, secca e asciutta, che ripulisce il palato e invita a un nuovo sorso.
Circa una settimana fa il Birrificio Lariano (sito web) ha presentato la sua ultima one shot, battezzata I.Do.No. (4,2%). Appartiene al filone delle Session IPA, che come prevedibile stanno impazzando in questa calda estate italiana. La particolarità è nell’uso di una sola varietà di luppolo, l’Idaho 7, che contribuisce alla definizione di un intrigante profilo fruttato, in cui si possono riconoscere agrumi (arancia, pompelmo), frutta tropicale (papaya) e frutta a polpa gialla (albicocca). È una birra da bere a volontà (ma con moderazione), rinfrescante e dissetante, ma ovviamente tutt’altro che banale. La I.Do.No. è disponibile esclusivamente in fusto, quindi potrete assaggiarla solo alla spina e per un periodo limitato.
È una Session IPA anche l’ultima nata in casa Agrilab (sito web), altro birrificio alle porte di Roma. La birra si chiama Olè (5%) per omaggiare il produttore dei luppoli: ad aver fornito il fondamentale ingrediente è stata infatti l’azienda spagnola Lùpulos Cantaleòn, che coltiva luppolo ecologico e certificato sulle rive del fiume Esla, nella provincia di Leòn, con soluzioni finalizzate alla sostenibilità ambientale. Al momento Lùpulos Cantaleòn propone le varietà di origine americana Centennial, Chinook e Cascade e proprio queste ultime due sono state utilizzate per realizzare la Olè. Una menzione va anche alla base dei cereali, perché il malto d’orzo è ottenuto da sole colture italiane (in parte proveniente direttamente dall’azienda agricola Agrilab) ed è presente una percentuale di avena in fiocchi per rendere la bevuta più morbida.
Lentamente, ma con una certa regolarità, il panorama brassicolo italiano continua a popolarsi di birre artigianali analcoliche. L’ultima new entry è quella del birrificio agricolo Jester (sito web) di Petritoli, in provincia di Fermo, che un paio di settimane fa ha lanciato la sua Jester.0 (0,4%). Per ridurre quasi a zero il contenuto alcolico non è stata adottata alcuna tecnica particolare: il birrificio si è “limitato” a preparare un mosto da 4 °P e poi a usare il lievito LoNa di Lallemand, progettato proprio per ottenere birre con un bassissimo titolo alcolometrico limitando molti dei problemi legati alla realizzazione di questo tipo di prodotti. La Jester.0 è inoltre una birra dal basso contributo calorico e biologica, grazie all’impiego di malto Pils coltivato dal birrificio stesso e luppolo certificato.
Concludiamo l’ultima panoramica della stagione con la neonata del giovane birrificio veneto Cerbero Brewing (pagina Instagram). La birra si chiama Oh Sì (5,3%) ed è un’American IPA realizzata sul modello delle luppolate della costa occidentale degli Stati Uniti. Le varietà impiegate sono Azacca e Idaho 7, la cui interazione da una parte conferisce intense note di frutta a pasta gialla, dall’altra una curiosa sfumatura balsamica che aggiunge un ulteriore layer aromatico. In bocca scorre morbida e conclude con un amaro elegante e non troppo marcato. Una birra che, come dichiara il birrificio, “ti trasporta immediatamente sulle coste californiane di inizio secolo”. La visione migliore per concludere l’ultima carrellata di novità birrarie prima della pausa estiva.