Lo scorso fine settimana il Birrificio Menaresta (sito web) ha organizzato il consueto evento Verguenza Days, manifestazione che prende il nome dalla birra di punta dell’azienda di Carate Brianza. Come ormai tradizione, l’appuntamento è stato arricchito dalla presenza di un paio di variazioni inedite sul tema della Verguenza. La prima è la Verguenza on Space (7%), una West Coast IPA realizzata in collaborazione con il birrificio Brewfist (sito web) e ottenuta immaginando un incrocio tra la stessa Verguenza e la Spaceman, cioè due delle birre luppolate più iconiche e influenti nella storia della birra artigianale italiana. La seconda novità è invece la Nano Verguenza (3,3%), definita una Table IPA perché caratterizzata da un basso tenore alcolico tipico delle Table Beer. Nonostante questa peculiarità , che facilita ulteriormente la bevuta, ostenta una luppolatura assai generosa con un profilo aromatico decisamente intenso. Altre due declinazioni di una birra che continua a essere un grandissimo evergreen.
Due sono anche le novità provenienti dal birrificio veneto Birrone (sito web). La prima si chiama Igati Igasen (10%) e naturalmente è un’Italian Grape Ale, ma piuttosto sui generis. Invece di prevedere l’aggiunta di mosto, infatti, è brassata impiegando succo d’uva, nello specifico del vitigno Garganega. L’ingrediente ne segna il profilo aromatico in maniera netta, ma senza travalicare i confini di ciò che riconosciamo come birra, e all’olfatto appare pulita e profumata. In bocca scorre bene nonostante l’elevata gradazione alcolica, anche grazie alla chiusura fresca e piacevolmente acidula. La seconda new entry è la Jam Session (4,8%), una Summer Lager di stampo moderno in cui i luppoli Mosaic, Citra e Simcoe creano gradevoli armonie supportati dall’amaro del Columbus e da una base di solo malto Pils. Inutile sottolineare che è una birra perfetta per rinfrescarsi durante le calde giornate estive.
Continuano invece a seguire la grande onda luppolata – è proprio il caso di definirla così – le novità del birrificio Liquida (sito web), produttore della provincia di Ferrara che sin dalla sua nascita si è concentrato su queste tipologie brassicole. L’ultima creazione del birraio Luca Tassinati si chiama La Grande Onda (6%) ed è un’American IPA brassata sullo stampo di quelle della West Coast, con l’aggiunta tuttavia di tocco di avena per conferire morbidezza oltre alla consueta secchezza finale. La base maltata è ovviamente molto leggera, ottenuta con malti Pils e Pale da orzo coltivato in Italia, mentre la luppolatura è il frutto del mix di tre varietà moderne come El Dorado, Ekuanot e Idaho 7. Il profilo aromatico è un tuffo tra suggestioni tropicali, con note che richiamano la papaya, il passion fruit e l’ananas.
Dell’incontro tra birra artigianale e cucina di alto livello avremo modo di parlare dettagliatamente nei prossimi giorni, intanto però registriamo l’interessante collaborazione due interessanti realtà calabresi: il giovane birrificio Funky Drop (sito web) e lo chef stellato Antonio Biafora del ristorante Hyle (una stella Michelin). Da questo incontro è nata la Garga (5,2%), una Saison piuttosto “rustica” prodotta con malto da orzo di Camigliatello Silano (CS) e un profilo di fermentazione molto deciso, sviluppato per massimizzare il contributo degli aromi terziari provenienti dal metabolismo del lievito. La Garga è una birra dal sorso asciutto e vivacemente carbonata, contraddistinta al naso da profumi di fieno ed erba sfalciata fino a leggere pennellate di cocco, mentre nel retrolfatto emergono più distintamente aromi di panificato, miele e spezie. Interessante la scelta di confezionare la birra in lattina, peraltro in tre versioni diverse: ognuna racconta leggende e storie del territorio di Funky Drop e Hyle.
Tra i birrifici che nel 2023 raggiungono traguardi importanti c’è sicuramente il pugliese B94 (sito web), che proprio lo scorso weekend ha festeggiato i suoi primi 15 anni di attività con un evento ad hoc. Per l’occasione è stata brassata la Alla Festa (6,2%), una birra celebrativa ispirata al filone delle White IPA. Nel grist è dunque presente una percentuale di frumento (nonché di avena) a integrazione del malto d’orzo, mentre la luppolatura di stampo americano (varietà Sabro, usata sia in bollitura che a freddo) è arricchita dalla generosa speziatura con scorza d’arancia dolce, pepe bianco e pepe rosa. È una birra fresca e dissetante ma anche piuttosto complessa, con un profilo aromatico caratterizzato da note fruttate, speziate ed erbacee. Al palato risulta moderatamente corposa, con un leggero sapore
di cereali accompagnato da accenti agrumati e toni tropicali (cocco). Conclude secca e mediamente amara, con un finale rinfrescante.
Concludiamo la nostra panoramica con una Pacific IPA, annunciata di recente dal birrificio Aimara (pagina Facebook) di Subiaco (RM). La birra si chiama Tago Mago (6,2%) ed è una sorta di omaggio all’estate da parte del produttore laziale. Protagonisti sono ovviamente i luppoli: in bollitura sono stati aggiunti Magnum e Nelson Sauvin, mentre in dry hopping – incredibilmente singolo in un periodo in cui vanno per la maggiore le DDH IPA – sono state impiegate le varietà Galaxy, Topaz e ancora Nelson Sauvin. La generosa luppolatura è sostenuta da una buona trama maltata, ottenuta anche grazie all’uso di malti Vienna e Monaco e a frumento maltato. L’aroma è spiccatamente tropicale, bilanciato dai malti e da un corpo morbido (c’è anche l’ormai irrinunciabile avena), mentre l’amaro finale asciuga il palato, lo ripulisce e lo prepara a un nuovo sorso.