Il birrificio Crak sta vivendo un momento d’oro. Dopo aver trionfato a Birra dell’anno come migliore produttore della competizione, recentemente ha inaugurato una nuova fase della sua evoluzione: Crak Farm, un progetto agricolo ben più ampio di quello precedente, capace di accogliere coltivazioni di luppolo, orzo, cereali, alberi da frutta, ortaggi e uva, oltre a ospitare una malteria, un apiario e un agriturismo. Come accaduto in passato, per celebrare questo traguardo Crak ha rilasciato quattro birre inedite “a tema”: Luppoleto (6,5%) è una West Coast IPA con luppoli Simcoe, Mosaic e Amarillo; Agriturismo e Malteria (7,5%) è una DDH Wheat IPA prodotta con farro e luppoli Enigma, Eclipse e Simcoe; Orto e Apiario (8%) è una Honey IPA realizzata con luppoli Talus, Nectaton e Citra, oltre ovviamente a miele; Vigneto (7%), infine, è una DDH IPA con mosto d’uva, luppolata con Citra, Nelson Sauvin e Riwaka. Del progetto in sé, molto interessante, probabilmente torneremo nei prossimi giorni.
Nonostante sia uno dei birrifici artigianali più “anziani” del movimento italiano, il birrificio Troll (sito web) raramente trova spazio nelle nostre panoramiche. Siamo dunque ben felici di introdurre la Che Grana! (5,9%), una Saison piuttosto sui generis, perché brassata con l’aggiunta di arancia dolce e bergamotto, ma soprattutto melograno. Proprio quest’ultimo, utilizzato nella forma di succo fresco, gioca un doppio ruolo: da una parte conferisce una leggera componente acidula, che amplifica la facilità di bevuta, dall’altra aggiunge componenti aromatiche inusuali, che ben si fondono con quelle dello stile di partenza e degli agrumi. Il risultato è una birra complessa e allo stesso tempo rinfrescante, facile da bere e decisamente appagante. Molto strategico l’impiego di una percentuale di malto di frumento, che contribuisce a esaltarne le rispettive peculiarità .
Sempre estremamente attivo risulta Nama Brewing (sito web), birrificio che da quando è nato lo scorso anno ha continuato a lanciare birre inedite a ritmi impressionanti. Così sono addirittura tre le new entry che raccontiamo oggi, tutte molto interessanti. La prima si chiama Black Country (4,2%) ed è una Best Bitter prodotta con una base maltata discretamente complessa (Golden Promise, Crystal T50, frumento e Carafa II) e lievito inglese. Curiosamente il luppolo è citato con l’espressione “Nama Blend”, cioè un mix della casa che evidentemente il birrificio non vuole rivelare. Il nome invece è un omaggio all’area industriale situata tra Birmingham e Wolverhampton, simbolo della classe operaia inglese. La seconda novità si chiama Mosaic (5,5%) e come prevedibile è una single hop realizzata con l’omonimo luppolo, impiegato in diversi formati (pellet, Cryo e Spectrum). La tipologia d’ispirazione è quella delle American IPA di stampo opalescente (lievito Vermont) e il profilo aromatico è immancabilmente caratterizzato da toni tropicali, agrumati e resinosi. Infine la Punk Rock Loser (6,5%) è una IPA moderna realizzata in collaborazione con il celebre birrificio svedese Stigbergets (sito web), in cui protagonisti sono i luppoli americani Citra, Strata e Centennial. Il ceppo di lievito è London Ale, mentre il grist è composto da malti “semplici” (Pale e Pilsner), ma anche da una frazione di avena in fiocchi e frumento. Insomma, siamo al cospetto di una Hazy IPA a tutti gli effetti.
Anche il birrificio Chianti Brew Fighters (sito web) si conferma molto attivo con due novità annunciate a fine febbraio. La prima si chiama La Bestemmietta (4%) e rientra nel filone “blasfemo” del produttore toscano, ma, come il nome suggerisce, qui siamo al cospetto di una Session IPA. Scorrevole, dissetante e sfacciata, La Bestemmietta si contraddistingue per una fresca luppolatura ottenuta con varietà americane. La Porter Coffee (5,3%), invece, parte dalla base di una classica Porter britannica per poi prevedere l’aggiunta di specialy coffee brasiliano monorigine Cascavel, torrefatto da Pacamara Coffee Lab di Montevarchi (AR) e aggiunto macinato e in cold brew a fine fermentazione. Il caffè naturalmente la fa da padrone in termini aromatici, ma è ben sostenuto da sfumature di cola, caffellatte, frutti a bacca rossa, fave di cacao e nocciola. Un’altra interessante creazione che segna l’incontro tra birra artigianale e specialty coffee.
Quella odierna è una carrellata avara di basse fermentazioni, quindi cerchiamo di correre ai ripari introducendo la Street Cow (6,7%), ultima nata nella sala cotte del birrificio molisano Kashmir (sito web). Lo stile di riferimento è quello delle Bock tedesche, interpretato in maniera piuttosto personale: se il grist è tendenzialmente in linea con le aspettative (malti Monaco, Pils, Aromatic e Black), la luppolatura risulta molto più personale, poiché realizzata con la varietà sperimentale HBC682. Di colore rosso con riflessi rubino, la Street Cow presenta un’abbondante e pannosa schiuma color crema. La bevuta risulta molto regolare, con note di pane leggermente tostato e nocciola al naso, mentre al palato le sensazioni sono dominate dalla ricchezza dei malti, con le sinuose percezioni tostate della reazione di Maillard.
Chiudiamo infine con l’Alta Marea (6%), realizzata dal Birrificio Lariano (sito web) per il distributore Spaccisti Birrai. Se conoscete la gamma del produttore di Sirano (LC), il nome della birra non dovrebbe suonarvi nuovo. Può essere infatti considerata la sorella ad alta fermentazione della Bassa Marea, l’ormai storica India Pacific Lager della casa, declinata però sullo stile delle American IPA. Di colore giallo paglierino e aspetto limpido, è una birra con un amaro deciso ma elegante e un profilo aromatico orientato alla frutta tropicale e agli agrumi grazie all’uso dei luppoli Simcoe, Vic Secret, Citra e Centennial. A differenza della Bassa Marea questa birra nasce come one shot, quindi se volete assaggiarla il consiglio è di non mancare la presentazione ufficiale che si terrà giovedì 16 marzo.