Quanto è importante il nome per un prodotto? Ovviamente tanto e spesso la soluzione migliore è quella più immediata, così banale da risultare geniale. Ne sanno qualcosa i birrifici Busa dei Briganti (sito web) e War (sito web), che recentemente si sono uniti per dare vita alla nuovissima Drink Me (2,8%), una luppolata definita XXS IPA a causa del suo tenore alcolico estremamente contenuto. Birre del genere sono tecnicamente non facili da realizzare, dunque prezioso è stato il contributo di BarthHaas X, che ha suggerito l’impiego in formato Spectrum e Incognito dei luppoli Citra, Mosaic ed El Dorado, comunque aggiunti anche come classici pellet. Per la fermentazione è stato invece usato un blend di lieviti solitamente impiegato per Hazy IPA, quindi attendiamoci una birra tendenzialmente velata, estremamente profumata e dalla bevuta agile e morbida. La Drink Me dovrebbe essere disponibile proprio in questi giorni.
Restiamo nell’ambito delle collaborazioni tutte italiane per introdurre la Tuttifrutti (3,8%), realizzata dal birrificio Altotevere (sito web) in partnership con Edit (sito web). Per il birrificio umbro si tratta della prima creazione acida con frutta e per l’occasione non ha voluto lasciare niente di intentato: la ricetta prevede l’aggiunta di purea di mango e del succo di 12 differenti frutti (arancia, mela, ananas, limone, uva, frutto della passione, albicocca, banana, guava, papaya, pesca e lo stesso mango). Il risultato è una birra perfetta per l’estate, anche grazie alla gradazione alcolica molto leggera, in cui la potenza della frutta è bilanciata dall’acidità finale, utile anche per pulire il palato e suggerire un nuovo sorso.
La Tutti Frutti non è l’unica Sour Fruit Ale lanciata di recente da un produttore umbro. La settimana scorsa, infatti, il Birrificio Amerino (sito web) ha annunciato le due new entry della linea Experience, dedicata proprio alle birre acide con frutta. La prima è la Ginepro, Limone & Pepe rosa (3,3%), che conferma la prevedibile tendenza del periodo per le birre low alcohol. È facile da bere e molto dissetante, equilibrata grazie alla buona valorizzazione dei malti. Il limone è inserito durante la fermentazione, mentre il ginepro e il pepe rosa sono aggiunti in diverse fasi del processo produttivo. La seconda novità è la Amarena & Grue di cacao (4,7%), che celebra l’intrigante incontro tra i due ingredienti speciali. Le amarene, aggiunte in quantità rilevanti (120 kg) durante la fermentazione, dominano il profilo aromatico e ben si fondono con l’acidità, lasciando tuttavia emergere piacevoli sfumature di cacao.
Dopo luppolo e acidità apriamo una doverosa parentesi sulla bassa fermentazione, grazie a due creazioni inedite provenienti da altrettanti birrifici. La prima si chiama Slap! (4,9%) ed è stata annunciata di recente dal birrificio Bonavena (sito web). Viene definita una Italian Keller non perché reinterpreta lo stile in chiave nostrana – cioè sulla falsariga di quanto avviene con le Italian Pils – ma perché il malto è totalmente di prodotto in Italia (varietà Pils, Vienna e Monaco). La ricetta infatti è piuttosto classica, con la fermentazione a opera di un lievito di origine francone allevato in casa e una luppolatura tradizionale con varietà Tradition e Rottenburger della famiglia bavarese Locher-Hopfen di Tettnang. Il nome della birra è stato deciso da un concorso indetto tra i clienti del birrificio.
L’altra bassa fermentazione di giornata è la Hausbier (4,8%) del marchio milanese Picobrew, presentata in occasione del Picheese Fest di fine maggio. Il modello di riferimento è quello delle birre quotidiane della Franconia, non definite in maniera precisa e che assumono nomi variabili in base alle consuetudini dei diversi produttori (Zwickel, Landbier, Keller, Ungespundet, Urtrunk e via dicendo). I punti in comune sono una certa velatura all’aspetto, un tono tendenzialmente rustico (con immancabili “puzzette”), una base maltata non irrilevante e una chiusura piuttosto amara ed erbacea. In particolare Picobrew definisce la sua “birra della casa” un’alternativa più maltata alla Eger, cioè la sua Italian Pils.
E concludiamo la carrellata odierna ancora con uno stile di stampo tedesco, ma questa volta ad alta fermentazione. Recentemente infatti il Birrificio Sociale Bagolò (sito web) della provincia di Verona ha annunciato la Kolosso (5%), una Kölsch che, per motivi di protezione del nome, è giustamente definita German Ale. Il modello però è proprio quello delle birre chiare di Colonia, che qui viene riproposto con una certa attenzione all’equilibrio tra la parte maltata e quella luppolata e la giusta valorizzazione delle componenti aromatiche. Chiude lievemente amara con un corpo leggero e un’elevata bevibilità. La ricetta prevede malto Pils da orzo coltivato in loco, una frazione di frumento maltato e luppolo Hallertau. In attesa che si completi l’allestimento dell’impianto di produzione, Bagolò ha prodotto la Kolosso ancora come beer firm appoggiandosi all’Agribirrificio Sorio di Gambellara (VI).