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Nuove birre da Alder, PBC, Edit, Malcantone, Karma e De Lab Fermentazioni

Dopo un periodo di infatuazione nei confronti delle New England IPA, i birrifici italiani sembrano essere tornati sull’interpretazione dello stile tipico della costa occidentale degli Stati Uniti. Le luppolate di stampo “hazy” non sono scomparse, ma è evidente un certo ritorno di fiamma per le West Coast IPA – ammesso che l’interesse sia mai scemato. Appartiene proprio a questo sottostile la nuovissima Point Loma (6,5%) del birrificio Alder, con cui apriamo la panoramica di oggi sulle novità dei produttori italiani. Il modello di riferimento è proprio quello della costa del Pacifico: netta secchezza, amaro pronunciato, base maltata delicata ma presente e tradizionale luppolatura americana agrumata, floreale e balsamica. Oltre all’immancabile lievito neutro (ceppo US), la ricetta prevede l’impiego di malti Pils, Golden Promise e Cara e luppoli Amarillo, Cascade, Simcoe e Citra, impiegati sia in bollitura che in dry hopping. Una classicissima West Coast IPA, con la garanzia di un nome infallibile come Alder.

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Sono due invece le novità annunciate dal Piccolo Birrificio Clandestino (sito web) un paio di settimane fa. La prima si chiama Make IPA Clear Again (6,7%) e appartiene all’emergente filone delle Cold IPA, con cui il produttore toscano è il primo a cimentarsi in Italia. Spiegheremo le caratteristiche di questo stile in un prossimo articolo, intanto sappiate che la ricetta prevede fiocchi di riso in aggiunta al normale malto d’orzo (per alleggerire il corpo) e l’impiego di varietà di luppolo di nuovissima generazione (Pahto, Ekuanot e Idaho 7), usati sia in bollitura che a freddo. È una birra che esalta al massimo la componente luppolata – è realizzata in collaborazione con Barthhaas X – mantenendo una straordinaria facilità di bevuta e chiudendo con un amaro marcato. L’altra new entry si chiama invece Give And Take It Easy (4,5%) ed è una Coffee Porter brassata in partnership con la torrefazione D612 di Firenze. Gli intensi aromi di torrefatto e cioccolato al latte si fondono con leggere note floreali provenienti dalla varietà di caffè utilizzata (una monorigine brasiliana), estratta a freddo così da non apportare elementi acidi o amaricanti. Conclude il profilo un corpo snello e vellutato, ottenuto anche grazie a una percentuale di avena.

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Si conferma estremamente attivo il birrificio Edit (sito web) di Torino, che tra nuovi progetti e birre inedite sembra non volersi più fermare. L’ultima creazione si chiama Blanche Noise (4,5%) ed è una rivisitazione all’italiana delle classiche Witbier del Belgio. Il concetto però non cambia: siamo al cospetto di una birra di frumento generosamente speziata, che al posto degli ingredienti speciali della tradizione (coriandolo e scorza d’arancia amara) ricorre a fiori di camomilla, pepe lungo del Bengala e scorze di mandarino. Il risultato è una birra dalla bevuta scorrevolissima e ricca di spunti aromatici, in cui il lieve amaro dato dai mandarini bilancia la dolcezza dei cereali e della camomilla. Molto particolare la lattina, che aggiunge all’ormai solita cromia cangiante un elemento tattile assolutamente innovativo. L’illustrazione vuole tradurre in immagine il rumore bianco, da cui il nome della birra.

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Si chiama semplicemente Doppelbock (8%) la novità che il birrificio Malcantone (sito web) ha annunciato a metà gennaio, ampliando ulteriormente il suo assortimento di ottime basse fermentazioni. Come da tradizione del produttore emiliano, la ricetta rimane fedele al modello di partenza e preferisce evitare inutili personalizzazioni. Quindi aspettiamoci una classica birra invernale di stampo tedesco, di colore marrone scuro e contraddistinta da una netta intensità aromatica. Ovviamente fa della potenza la sua cifra stilistica, ma cerca di evitare le derive stucchevoli di certe interpretazioni dello stile presentando un ventaglio aromatico piuttosto ampio: non solo caramello, ma anche uva passa, frutta secca e frutti rossi. Se siete amanti del genere o se volete (ri)scoprire questa interessante tipologia, tenetela d’occhio.

Inseriamo un’Italian Grape Ale nella carrellata odierna presentando la nuova Baccanale (10%) del birrificio campano Karma. La ricetta parte dalla Sumera, la Tripel della casa, e prevede l’aggiunta di mosto d’uva Ingannapastore. Si tratta di un antichissimo vitigno tardivo a bacca bianca, autoctono della zona di Alvignano (CE) e dei comuni limitrofi, che oggi è in via di estinzione. Il mosto è stato fornito dall’azienda agricola La Sagliutella di Alvignano, conosciuta per i suoi vini Primo Santagata, e le caratteristiche dell’uva si sono sposate perfettamente con la struttura della birra. La Baccanale è piena, avvolgente, moderatamente dolce e delicata amara nel finale, con note fruttate e di erbe aromatiche e un inevitabile carattere vinoso. È disponibile in bottiglia nel doppio formato da 33 cl e 75 cl.

Concludiamo la nostra panoramica con un’altra Doppelbock, annunciata recentemente dalla nuova realtà De Lab Fermentazioni. La birra di chiama Baphomator (7,2%) e a differenza di quella di Malcantone mantiene la tradizione del suffisso -ator tipico di questo stile – fu utilizzato dall’apripista Salvator di Paulaner e poi ripreso da molti altri birrifici di tutto il mondo. Disponibile in lattina, è come da previsione una birra forte e avvolgente, che tende a esaltare la resa aromatica dei malti (di provenienza tedesca) pur mantenendo una relativa facilità di bevuta. Perfetta da gustare in queste fredde serate invernali, magari mentre contemplate la bella etichetta “pagana” in perfetto stile De Lab Fermentazioni.

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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4 Commenti

  1. Mario Cipriano sarà molto contento di vedere che oltre a sbagliare l’assegnazione della provincia, è stato anche modificato il nome del paese. Si tratta in realtà di ALVIGNANO (CE) 😉

  2. […] Nella panoramica di martedì scorso sulle nuove birre italiane abbiamo citato la Make IPA Clear Again del Piccolo Birrificio Clandestino, che lo stesso produttore toscano definisce la prima Cold IPA italiana. Se questo passaggio ha solleticato le vostre antenne di appassionati, allora sappiate che è giunto il momento di approfondire il discorso ed entrare nel dettaglio della nuova variante di IPA proveniente dagli Stati Uniti, dove il sottostile ha cominciato a diffondersi all’inizio dello scorso anno. Nonostante il loro nome, le Cold IPA non hanno nulla a che fare con la temperatura o le modalità di servizio. Piuttosto rappresentano un modo alternativo per raggiungere l’obiettivo ricercato da tanti birrai: esaltare al massimo gli aromi del luppolo, impostando il resto della ricetta (ingredienti e tecniche produttive) intorno a questo scopo e garantendo nel frattempo un buon livello di bevibilità. Sono destinate a diventare la “next big thing” del movimento craft internazionale? Cerchiamo di capirlo. […]

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