Tre nuove birre, totalmente diverse tra loro, annunciate nel giro di poco più di 24 ore. Non sappiamo se è un record, ma è con il recente trittico del birrificio Alder che si apre la nostra consueta rassegna sulle creazioni inedite dei birrifici italiani. La prima novità a firma Marco Valeriani si chiama Big Bollner (11%) ed è una Imperial Stout con adjuncts, che rischia di diventare un must have per tutti gli amanti del genere. Come il nome suggerisce è una sorta di upgrade della Bollner, la Sweet Stout che l’azienda brianzola presentò circa un anno fa. La base dunque è quella di un’Imperial Stout con lattosio, realizzata tramite double mash (malti inglesi e un 25% di fiocchi di avena) e con l’aggiunta di vaniglia Bourbon e fave di cacao Ecuador Nacional Acriollado – un’aromatizzazione prevista anche nella Bollner. Il risultato è una “scura” densa e vellutata, complessa e articolata, che il birrificio definisce “da condivisione”. A differenza della maggior parte delle produzioni di Alder, questa birra è confezionata in bottiglie da 50 cl (e ovviamente in fusto).
La seconda novità è di tutt’altro genere ed è stata battezzata Elmore (8%). In questo caso siamo al cospetto di una Double IPA brassata con malti tedeschi e inglesi e luppolata con varietà Galaxy e Mosaic (quest’ultima anche in versione Cryo). Limpida e succosa, la Elmore si distingue per un corpo medio e un amaro delicato, con una buona struttura maltata che accompagna le intense note di pesca, passion fruit e ananas. Infine la terza new entry si chiama Polo Turbo (7,2%) ed è prodotta in collaborazione con il birrificio Crak (sito web). Appartiene allo stile delle American IPA, interpretato però in chiave hazy, ed è contraddistinta da freschi aromi di pompelmo, mango, frutto della passione e sfumature di frutta rossa. In questo caso i luppoli impiegati sono Strata, Galaxy, Mosaic e Simcoe.
È una collaborazione anche l’ultima novità annunciata a inizio dicembre da Eastside (sito web). In questo caso però i compagni di cotta non sono dei birrifici, ma tre importanti locali italiani, peraltro ben distribuiti a livello territoriale: Scurreria di Genova (pagina Facebook), Artisan di Roma (pagina Facebook) e Bluebeat di Lecce (pagina Facebook). Da questo incontro allargato è nata la Pesi Massimi (9%), una Tripel interpretata in chiave moderna, almeno per quanto riguarda la luppolatura: la scelta è infatti ricaduta sulla varietà Ekuanot, il cui peculiare profilo fruttato e agrumanto immaginiamo fondersi in maniera ottimale con le classiche note di esteri e fenoli provenienti dal lievito di stampo belga. La Pesi Massimi è disponibile esclusivamente in keykeg da 20 litri, quindi è inutile che cerchiate bottiglie o lattine.
Si ispira invece alle tradizioni brassicole tedesche la Beerkenstock (4%), ultima nata in casa Bellazzi (sito web). Il birrificio la definisce una German Ale, espressione che spesso si usa in alternativa a Kölsch, poiché quest’ultima è coperta da un’indicazione geografica protetta e quindi inutilizzabile fuori dalla regione di appartenenza. Dunque la Beerkenstock è prodotta sul modello delle antiche alte fermentazioni di Colonia, con qualche variazione sul tema: il luppolo ad esempio è un Cascade di coltivazione italiana (fornito da Italian Hops Company) e impiegato in forma non essiccata. È una birra dorata, fresca e delicata, in cui si ritrovano note di cereali e toni erbacei derivanti dal luppolo fresco. La Beerkenstock è stata presentata la scorsa settimana durante un evento a tema con wurstel e crauti.
Negli ultimi tempi il birrificio La Casa di Cura (sito web) ha lanciato la sua linea Probiotic, che recentemente si è arricchita di una nuova creazione. La birra si chiama Candida (5%) ed è definita una Kombucha Sour Saison, perché tra gli ingredienti compare il fermentato di tè e inflorescenze di elicriso dell’azienda Orti Geometrici. La base è però quella di una Saison, con un grist composto da malto d’orzo e frumento (non maltato), oltre all’aggiunta di zucchero. Possiamo dunque immaginare il risultato finale non troppo distante dalle Farmhouse del passato (o del nuovo corso), con una base fermentescibile variegata, una contaminazione di lieviti selvaggi e batteri e un’aromatizzazione con spezie e piante locali. Il nome è presumibilmente un riferimento non solo all’aspetto della birra, ma anche al particolare lievito che entra spesso in gioco nella produzione della Kombucha.
Si chiama Kingston Falls (9,5%) la birra natalizia che il Birrificio Pontino ha voluto regalarsi nell’anno in cui cade il decimo anniversario dell’azienda. La ricetta si ispira alle classiche Kerstbier aromatizzate con spezie della stagione, tuttavia invece di prendere spunto dalle tradizioni culinarie del Nord Europa o degli Stati Uniti (in particolare i biscotti di pan di zenzero), i ragazzi del Pontino si sono lasciati guidare dalla cultura italiana. Ne è nata una birra che strizza l’occhio al panettone, prevedendo dunque l’aggiunta di cedro, mandarino, candidi e uva sultanina, il cui contributo aromatico è integrato dalla resa dei malti speciali e dello zucchero candito.
E non poteva mancare nella carrellata di oggi un omaggio agli stili tipici del Regno Unito. La Edward (6,2%) del Birrificio Oltrepò (sito web) si ispira infatti alle British Strong Ale, sebbene preveda un tocco decisamente personale grazie all’aggiunta di melata proveniente da alcuni piccoli produttori dell’Oltrepò Pavese. Di colore marrone scuro con riflessi rossi, a livello aromatico è caratterizzata dalla resa dei malti inglesi e ovviamente dalla melata, che restituisce note di caramello. Il nome nasconde un riferimento interessante, raccontato dal birrificio stesso:
Si riferisce a Edoardo II d’Inghilterra, famoso più che altro per i suoi disastri. La storiografia ufficiale narra che sia stato ucciso a Londra, impalato con tizzoni ardenti, ma nel 700 è stata trovata una tomba presso un eremo in Oltrepò con incisioni relative ai reali inglesi. E la leggenda narra di un gentiluomo inglese che negli ultimi anni del 1200 ha trovato rifugio nel castello di Auramala (ora Oramala, a pochi km da Valverde).