Oggi è l’ultimo giorno del 2018 e come di consueto è naturale ripercorrere i dodici mesi appena passati, ricordando magari i momenti più piacevoli. Per noi tali momenti si associano spesso a bevute particolarmente evocative, quindi risulta interessante mettere ordine ai ricordi e stilare un bilancio di quanto si è assaggiato nel corso dell’anno. Anche questa volta ho chiesto ai collaboratori di Cronache di Birra di pubblicare il loro resoconto, ma come sempre in una forma “leggera”: nessuna classifica in quanto tale, ma solo un elenco delle 5 migliori bevute nel corso del 2018 in ordine casuale, a parte la prima considerata il top assoluto e accompagnata da una breve spiegazione. I criteri non saranno solo di tipo qualitativo, perché in un simile esercizio mnemonico ad acquistare importanza sono anche gli elementi simbolici del momento. Chiaramente nella lista troverete tante birre italiane, ma non poche provenienti anche da Stati Uniti, Belgio e Inghilterra. Non mancheranno le sorprese e qualche “doppione” a indicare una concordanza di gusti. Magari anche con i vostri. Buon 2019 a tutti, ci risentiamo l’anno prossimo!
Andrea Turco
- Dark Star – Fremont Brewing (USA)
Ripercorrere un anno di bevute significa affidarsi sostanzialmente alle emozioni e a sensazioni non necessariamente gustative. A metà dello splendido viaggio estivo nel Pacific Northwest facemmo visita al birrificio Fremont di Seattle, dopo una stancante giornata passata a visitare la città e il quartiere omonimo. La meritata pausa, la bellezza del luogo, l’atmosfera evocativa del birrificio, la rilassatezza degli avventori e, non ultima, l’alta qualità delle birre ci fecero amare fin da subito il posto. Oltre alle ottime luppolate della casa, bevvi la Dark Star, una Imperial Oatmeal Stout di grande classe. Potrei menzionare altre soste di quel viaggio, come Great Notion a Portland o Rogues a Newport, ma dovendo compiere una scelta propendo per il birrificio di Seattle.
- Tripel De Garre – Van Steenberge (Belgio)
- Crazy Shot #6 Altbier – Mastino (Italia)
- Hausbier (a caduta) – Mukkeller (Italia)
- Albicoppe – Bionoc’ (Italia)
Alessandra Agrestini
- Nature Sambuco – Opperbacco (Italia)
Forse per i ragazzi di Opperbacco non è stata la migliore edizione degli Open Days, visto l’annullamento per maltempo. Ma per chi era arrivato da lontano per la festa, come me, i ricordi di quella serata, dell’ospitalità e della visita con degustazione per pochi intimi, hanno segnato il momento più bello del 2018. Con questa birra in particolare che mi ha emozionato, in quella occasione e ogni qualvolta ho avuto il piacere di riassaggiarla.
- American Hype – Lariano (Italia)
- Amitabh – Ofelia (Italia)
- Gallagher Stout – Hilltop (Italia)
- Il Tralcio – Birrificio del Forte (Italia)
Francesco Antonelli
- SPON I – Jester King (USA)
Per molti dirò una blasfemia, ma il Belgio non è il luogo birrario, per stili e cultura, che più mi emoziona. Forse anche per questo mi sono invece appassionato all’avventura SPON(taneum) del birrificio americano Jester King, che ha portato le birre a fermentazione spontanea fuori dal Pajottenland (non è l’unico né il primo, ma l’approccio è quello che ho gradito di più). In assoluto non è una birra migliore di diverse gueuze prodotte in Belgio, ma il livello è assolutamente comparabile e questo già stupisce. La ricorderò per anni (anche per il prezzo della bottiglia, ma questo è secondario).
- Hicks – St. Austell (Inghilterra)
- Atrial Rubicite – Jester King (USA)
- Bern – Mastino (Italia)
- Hausbier – Mukkeler (Italia)
Alessandra Di Dio
- Seizoen Bretta – Logsdon (USA)
Non amo il Brettanomyces quindi se questa birra sta in cima alla mia classifica c’è un perché (ed è grosso come una casa). È una Saison con bretta e succo di pera in rifermentazione in cui la contaminazione ha aggiunto profondità di gusto – soprattutto in termini di secchezza – e non ha sconvolto lo stile. È un birrificio di cui ho apprezzato diverse birre quest’anno, non solo wild.
- BB5 – Barley (Italia)
- The beer formerly known as La Tache – Ale Apothecary (USA)
- Nuda e Cruda – Birra Salento (Italia)
- Ligia – Birrificio Sorrento (Italia)
Anna Managò
- Park Day – Mother Earth (USA)
“I’d rather have a lager” è stato il mantra del mio 2018. In molti sembrano averla pensata allo stesso modo: chi per moda, chi per reale interesse e chi perché lo ha sempre fatto ma per lungo tempo è passato inosservato. Il mio incontro con Park Day di Mother Earth ne è una bella sintesi: bevuta dopo una settimana di ressa, pazzia e mediocrità birraria a Nashville, davanti a una cascata nel mezzo di una foresta in North Carolina. Gli Stati Uniti (e le birre) che piacciono a me.
- Keller Pils – Sierra Nevada (USA)
- Sparta Amber Lager – Bohem Brewery (Inghilterra)
- Goses are Red – Bruery Terreux (USA)
- Cuvée 2018 – Burning Sky (Inghilterra)
Roberto Muzi
- Saint Ni Touche – Trois Dames (Svizzera)
Una deliziosa sorpresa per il cuore e per la mente. Si presenta con colore arancio elettrico e schiuma inesistente, suggestiona con note acetiche verticali e nette, seguite da sidro e agrumi gialli, piccoli frutti rossi, zaffate liquorose. Sembra disdegnare e respingere, ma è fatta di una eterea intensità che invoglia ad assaggiare. In bocca è acida e fine, ha aromaticità e una “secchezza consistente” che spiazza e alla fine conquista. In buona sostanza, tutte le spiacevoli tipicità che potrebbero arrivare dai luppoli di una Double IPA invecchiata semplicemente non esistono, mentre si ravvisa il miglior contributo possibile da parte del legno: un elefante che cammina su un fil di ferro sospeso nel vuoto, un vero capolavoro artigiano. Da un piccolo birrificio svizzero di lingua francese che si dedica con risultati notevoli alle fermentazioni non convenzionali, alle contaminazioni e agli invecchiamenti in legno.
- Old Style Porter – St. Peter’s (Inghilterra)
- BB 10 – Barley (Italia)
- Birra Madre – Menaresta (Italia)
- Xyauyù 2013 – Baladin (Italia)
Niccolò Querci
- La Mère Vertus – Millevertus (Belgio)
Si tratta della Tripel del birrificio belga Millevertus, situato nella regione del Lussemburgo. Degustata più volte al Contrebande di Bruxelles. Colore arancio-ramato, schiuma biancastra, soffice e persistente. Aroma dolce di frutta sciroppata, al palato emerge una base maltata con sentori di miele e frutta sciroppata. La base etilica è corposa (9%) ma ben bilanciata. Il finale è secco e leggermente amarognolo. Il retrogusto caldo e avvolgente apre ad una seconda ordinazione.
Per quanto mi riguarda è stato un anno all’insegna della Germania
1 Original Leipziger Gose – Bayerische Bahnhof (Germania)
Andato a Lipsia con l’intento di assaggiarla spillata direttamente dal birrificio. Perfettamente bilanciata nelle sue componenti acide e salate, un piacere gustarla nei bicchieri originali sui banconi del tranquillo birrificio. Da bere a secchiate d’estate
2 Ungespundet – Mahr’s Bray (Germania)
3 American ambe ale – Rogue (USA)
4 Artic Sunstone – Amager Bryghus (Danimarca)
5 Sur Sorachi Ace – Tool (Danimarca)
va bene che i gusti sono personali ma con quale coraggio si può inserire tra le cinque birre migliori del 2018 la Nuda e Cruda di Birra Salento? è proprio vero allora che ormai in Italia se dici birra artigianale dici tutto ma anche niente. Medita Alessandro Di Dio…medita.
Giovanni per quale ragione la Nuda e Cruda non può essere inserita? Indicazioni tecniche, grazie.
Tra l’altro l’opinione di Alessandra come una delle migliori bevute del 2018 è condivisa sia dentro che fuori la redazione di Cronache di Birra.