Cominciamo la panoramica di oggi sulle nuove birre italiane di Babylon, che è senza dubbio uno dei birrifici più attivi tra quelli aperti di recente in Italia. Ultimamente il produttore marchigiano ha annunciato un paio di novità, tra cui la sua prima collaborazione internazionale realizzata con i brasiliani di Daoravida. Come forse ricorderete proprio dal Brasile, e in particolare dallo stato di Santa Caterina, arriva uno degli stili “provvisori” introdotti dal BJCP la scorsa estate: quello delle Catharina Sour, birre assimilabili a Berliner Weisse più forti del normale e aromatizzate con frutta esotica. Una specialità con la quale lo stesso Babylon si confronta da sempre – la linea Erasmus è dedicata proprio a creazioni di questo tipo – e che ha perciò creato una sorta di affinità elettiva con i colleghi brasiliani. Il risultato è la Aruake Malabar (4,8%), acidificata con lattobacilli e caratterizzata dall’aggiunta di goiaba (guava) e cocco. Il due frutti lavorano in maniera complementare: il primo enfatizza l’acidità marcando l’aroma, il secondo bilancia con note dolci molto persistenti.
La seconda novità a firma Babylon si chiama Bandit (6,5%) ed è una Saison realizzata con pepe di Timut, pepe di Sichuan e pepe rosa, ma soprattutto con olio essenziale di pompelmo rosa. Quest’ultimo ingrediente prevede il ricorso a una tecnica innovativa e poco utilizzata in campo brassicolo, derivante dalla passione del birraio Adriano Giulioni per l’erboristica sviluppata insieme a Michele Isoldi. La Bandit è una birra di colore ramato, dai toni speziati e fruttati, secca e molto facile da bere nonostante la sua intensità aromatica. Sarà presentata ufficialmente domenica 18 novembre al Barley Wine di Roma in una serata in cui non mancheranno liquori e prodotti alimentari ciociari e ascolani.
Dai dintorni di Ascoli percorriamo qualche chilometro verso sud per fermarci in provincia di Perugia, dove troviamo un’altra giovane realtà molto interessante: il birrificio Altotevere. Dovrebbe essere disponibile proprio in questi giorni sul mercato l’ultima novità del produttore umbro, battezzata Hangover (10,5%). Il nome consiglia di tenere d’occhio l’alta gradazione alcolica, ma non sappiamo al cospetto di una bomba tutta muscoli. L’Hangover rientra infatti nella tipologia delle Double Blanche, versione più forte delle classiche birre di frumento belga, che non a caso il birrificio propone come produzione dedicata all’inverno. Coerentemente con lo stile di riferimento, la ricetta prevede l’aggiunta di coriandolo e scorza d’arancia, ma anche bacche di ginepro che forniscono freschezza e una leggera nota affumicata.
Attivissimo è anche il Birrificio del Vulture, che sforna novità con una costanza invidiabile. L’ultima creazione si chiama Drinkstruction (6,5%) ed è un omaggio alla band romana Southern Drinkstruction, di cui fa parte Frank Moretti, illustratore delle etichette del birrificio. Siamo al cospetto di una Fresh Hop realizzata con luppolo dell’azienda Italian Hops Company, ma, al contrario di molte birre realizzate con luppolo fresco, qui non siamo al cospetto di un’IPA (o sua variante). La Drinkstruction è invece una Saison, in cui il luppolo gioca sì un ruolo importante, ma non è protagonista assoluto. Una scelta che ritengo molto valida: spesso molti produttori si cristallizzano sullo stile IPA per le Fresh Hop, ma quasi sempre i risultati più interessanti si ottengono con tipologie dove non è tutto incentrato sul luppolo.
Un paio di mesi fa abbiamo raccontato il crescente interesse del mercato globale per le birre alla marijuana, che sta abbracciando non solo le multinazionali del settore, ma anche il segmento craft. Non è quindi un caso che recentemente il birrificio Sguaraunda di Pagazzano (BG) – realtà operante da una quindicina di anni – abbia lanciato la sua creazione alla canapa coltivata in zona. Come spiegato da Bergamo Post, la Weed Futura (5,8%) è una Vienna brassata in maniera tradizionale, ad eccezione dell’aggiunta dell’insolito ingrediente. La canapa, impiegata nella forma delle sue inflorescenze, apporta un gusto erbaceo e leggermente balsamico, che ben si sposa con la dolcezza dei malti. Dovrebbero essere una decina le birre artigianali alla canapa prodotte attualmente in Italia.
Scendiamo infine in Sicilia per presentare la Heracles del Birrificio dell’Etna, annunciata esattamente un mese fa. L’azienda ha aperto i battenti come beer firm nel 2013 e lo scorso anno ha acquistato un impianto di proprietà ottenendo lo status di birrificio a tutti gli effetti. Tutte le birre hanno nomi riconducibili alla mitologia greca e la Heracles non è da meno – corrisponde al semidio romano Ercole. La ricetta è quella di una Blonde Ale che prevede l’aggiunta di pistacchi verdi di Bronte DOP, per una birra con intense note fruttate e speziate, sfumature floreali e una deciso carattere di frutta secca. L’uso del celebre ingrediente locale potrebbe suggerirvi di ricorrere al termine “terroir”, ma ormai dovreste sapere che applicarlo alla birra ha poco senso. Giusto?