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Bad Attitude, la prima artigianale "italiana" in lattina

Bad-Attitude-Craft-Beer-1Girando nella zona delle birre artigianali durante il recente Pianeta Birra, era possibile notare un grande stand giallo, allestito in modo originale (c’era persino uno spazio per la musica dal vivo) e riportante un nome mai sentito prima: Bad Attitude. Non avevo capito che si trattava di un nuovo audace progetto birrario, al punto che, come molti altri, snobbai tranquillamente lo stand per tutta la giornata di domenica. Poi il giorno successivo il buon Colonna mi fece notare che lo stand in questione era presidiato da Lorenzo Bottoni – vecchia conoscenza legata al Piccolo Birrificio di Apricale – e quel dettaglio bastò per attirare la mia attenzione. Mai avrei immaginato che lì avrei scoperto la novità più interessante di tutta la manifestazione.

Bad Attitude è il marchio di una birra artigianale in lattina, che sarà lanciata sul mercato a breve. Nel titolo di questo post ho usato le virgolette per identificarne la nazionalità, poiché formalmente la Bad Attitude è svizzera: è infatti prodotta presso l’impianto del Birrificio Ticinese, situato a Stabio, piccolo centro del Canton Ticino. Tuttavia per motivi di vicinanza geografica e culturale, possiamo considerarla una birra artigianale italiana a tutti gli effetti.

Ovviamente l’elemento più originale della Bad Attitude è la lattina. L’idea di utilizzare questo contenitore è centrale nel progetto, è addirittura il suo oggetto identificativo. Come il nome suggerisce, la Bad Attitude vuole essere un prodotto innovativo, deflagrante, polically scorrect – almeno nei confronti delle dinamiche che caratterizzano la birra di qualtà. Bad Attitude vuole puntare a stravolgere la concezione italiana di birra artigianale come prodotto d’elite, destinato ad affiancare il vino nelle enoteche e nei ristoranti.

Tra le tante birre che si autoproclamano buone abbiamo deciso di proporci secondo il nostro carattere. […] Facciamo fatica a sentirci a casa nostra in quello che è il panorama della retorica birraria e cerchiamo di essee originali nelle scelte che facciamo.

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Evidentemente c’è una grossa fetta di mercato inesplorato, fatto di chi ama bere una birra senza caricarla di connotazioni più o meno auliche. E’ su questo segmento che punta Bad Attitude e la lattina è lo strumento che utilizzerà per accedervi. Come abbiamo visto in passato, molti birrifici americani stanno rivalutando i contenitori di alluminio, tradizionalmente associati solo a prodotti di bassa lega a causa della loro difficioltà a mantenere le caratteristiche qualitative del proprio contenuto. Bad Attitude dunque prende spunto da questa new wave, ma l’ispirazione di stampo statunitense si ritrova anche in tutta la comunicazione relativa alla birra.

Una comunicazione di gran livello, diciamo francamente. Le lattine sono molto belle, il logo accattivante, lo stile moderno e affascinante. Tutto il resto è fatto con classe, spesso ci si dimentica persino che stiamo parlando di una birra artigianale italiana. I dettagli spesso fanno la differenza: prendiamo la brochure, realizzata come il booklet di un cd, in con continui rimandi alla cultura artistica e musicale degli Stati Uniti; o anche lo spazio per la musica live nello stand di Pianeta Birra, usato per far esibire alcuni gruppi e capace di rafforzare il messaggio legato al prodotto.

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Le birre realizzate sotto marchio Bad Attitude sono al momento due e anche il loro stile di appartenenza è un omaggio alla cultura americana. La Hobo è definita Double IPA, ma secondo me è molto IPA e poco double 🙂 . Non che sia un problema, anzi. E’ pensata come session beer per eccellenza, “per non richiedere eccesso di cognizione, per essere bevuta nei vagabondaggi serali lungo le strade”. E’ prodotta con l’impiego di cinque malti, oltre a segale (27%) e frumento (10%). I luppoli utilizzati sono americani (Amarillo e Cascade) e neozelandesi (Nelson Sauvin).

La seconda birra, che ho trovato davvero piacevole, è la Bootlegger,  è una Steam Beer piacevolmente luppolata.Prodotta con una piccola quantità di frumento e con luppoli Amarillo, Perle e East Kent Golding, è realizzata con lieviti lager fatti lavorare però a una temperaturatura più alta del normale (25° C). Una seconda fermentazione avviene in tank, prima del confezionamento. Come per la Hobo, la Bootlegger subisce una leggera filtrazione, che permette di eliminare i residui e di garantire una shelf life soddisfacente.

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Come avrete capito, si tratta di un progetto coraggioso, che può avere successo solo se sarà in grado di rovesciare le aspettative del consumatore medio nei confronti delle birre artigianali. In questo tentativo, il prezzo ovviamente giocherà un ruolo primario: se proposta a un costo contenuto, la Bad Attitude potrà sfondare realmente. Al contrario, rischierà di essere un flop clamoroso. Le premesse per un grande successo ci sono tutte, non resta che aspettare le prossime mosse per capire quali sorprese ci riserverà il futuro. Se ne volete sapere di più, consultate il sito web di Bad Attitude, dove è presente anche il bel filmato che riporto qui sotto. In bocca al lupo a questo coraggioso progetto!

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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48 Commenti

  1. scusa Andrea mi sa che la steam beer o california common che dir si voglia sia la Bootlegger che fa lavorare ad altre temperature i lieviti a bassa fermentazione

  2. Proviamola e poi vediamo, basta non avere pregiudizi.
    PS: coi casini che abbiamo con la svizzera per lo scudo fiscale ti trovi delle rogne a definirla “italiana”.

  3. Bravo Leo, diventerò l’importatore italiano di porta-lattine da bici 🙂
    Leggevo da qualche parte che pure tu hai la fissa per la fissa, sbaglio?

  4. Speriamo bene nel prezzo, ne ho assaggiata una anche io domenica e non era per niente male.
    Se devo esser sincero la vedo in maniera pessimista la faccenda del prezzo…speriamo di sbagliare. Anche se ho avuto un paio lattine n negozio e diciamo che non fanno un bel figurone confronto alle bottiglie…staremo a vedere.
    Ciao Mirko

  5. A me è piaciuta molto la Steam Beer, un po’ meno la IPA. Comunque il progetto è sicuramente interessante, credo che li contatterò.
    Ammetto di essere un po’ ignorante in materia di latte: qualcuno sa se la carbonazione avviene direttamente il lattina? E se si, sapete se ci sono dei pro o dei contro?

  6. Mirko il preconcetto sulla lattina c’è , si sa, da parte dei clienti, degli altri birrai ecc…

    tu negoziante gliele devi da spiegà…

    pensa te, avrei 400 cose da chiederti e mi permetto di insegnare 😉

  7. Scusate…forse sono troppo tradizionalista (e poco esperto)però mi da l’impressione che in lattina la birra artigianale perda prestigio…questa la mia modesta opinione

  8. Alessandro le tua opinione è condivisibile, ma personalmente credo che una birra artigianale debba essere buona, riconoscibile se ribevuta a distanza di 3 o 4 mesi (leggasi non diversa ogni volta che ribevo la stessa “etichetta”…) e fatta con ingredienti di prima scelta, poi sinceramente con il prestigio e l’alone di sacralità che ci siamo ritrovati attorno a sta bevanda mi ci lavo le…mani…
    non stiamo parlando nè di tartufo,nè di caviale, nè di oro

  9. “E comunque, anche se non siete d’accordo, riteniamo che non sia sempre la stessa bevanda”

    Vittoria!

    L’idea del progetto c’è tutta. Vediamo se il mercato italiano (e quello svizzero, perchè si tratta pur sempre di una birra svizzera) è sufficientemente pronto. In bocca al lupo!

  10. @Alessandro
    Ma magari la birra artigianale in Italia perdesse “prestigio” e tornasse a essere ciò che è sempre stata: una bevanda semplice (ma non per questo banale), buona, da bere in compagnia. Quando in Italia cominciò il boom della birra artigianale, quasi tutti i produttori seguirono l’esempio di uno dei pionieri (ovviamente Baladin, e qui ci ricolleghiamo alla citazione riportata da Mr Chiodi) e pensarono alla birra come prodotto da ristorante, più che da pub. Si perse gran parte del suo valore conviviale, con alcune evoluzioni aberranti che ben conosciamo.
    Quindi qualsiasi progetto che va in controtendenza a me garba parecchio. Speriamo che abbia successo…

  11. Fantastico Bottoni aka Marcos aka Matilde (per non dimenticare), con quella “semi-cit.” riesce a rosicare anche su una brochure. Teo! Uber alles!

  12. La birra artigianale, ma io parlerei più che altro di birra di qualità, deve stare nei pub: facciamo scendere dagli scaffali delle enoteche o degli alimentari/gioiellerie queste pretenziose bottiglie troppo simili a quelle dello champagne! Avete idea di quanto costi farsi disegnare e produrre una bottiglia ad hoc? Io non voglio pagare le bottiglie, ma il loro contenuto. Prendiamo esempio dai belgi e dagli americani: bottiglie semplici, spesso uguali, presumo le più economiche e diffuse sul mercato, poi etichette originali e prodotti di qualità. Tanto di cappello a quei mastri birrai italiani che non si sono fatti sedurre da questa vanità ma che della bottiglia curano più che altro il contenuto. E che infustano soprattutto. E non parlo soltanto da publican, ma da amante della birra. Riportiamo la birra di qualità nei pub, con tutta la sua valenza socializzante.

  13. Blindpigger e il Presidente hanno ragione : la birra di qualità può tranquillamente stare in una lattina. Io non voglio bottiglie bellissime e costose ma voglio bere buona birra che mi emozioni, che mi coinvolga.

  14. @Marchetto
    Lorenzo Bottoni è un birraio che ha delle idee che vanno oltre il fare la birra, che alla fine è un processo che anche un cercopiteco ben addrestato può svolgere con successo.
    Per come lo conosco avrebbe avuto sicuramente strade più facili, senza curve, rotatorie e sterrati per avere una carriera più semplice, ma si è sempre messo un po’ di traverso.
    Quella che tu chiami rosicata, io la chiamo piccola distinzione di campo.

  15. per quanto mi riguarda, il problema della lattina è riuscire a mantenere inalterate le proprietà della birra. da questo punto di vista, il vetro forse va meglio. che ne dite?

  16. @ i am hoppy
    In teoria la lattina garantisce un miglior mantenimento delle proprietà della birra, perché la protegge meglio del vetro dalla luce e dalle infiltrazioni di aria. Poi ha anche lati negativi, come una maggiore suscettibilità alle variazioni di calore. Ma in teoria, sarebbe persino meglio del vetro.

    Poi molto dipende dalla qualità della lattina. Con lattine di pessima qualità, ovviamente la birra tende a rovinarsi al contatto con materiali scadenti. Ma ormai esistono sul mercato lattine di nuova generazione, che aggirano questi problemi e che sono utilizzate in modo abbastanza diffuso in USA e Scandinavia

  17. @ Schigi

    Toh chi si rilegge! leggevo tempo fa di un tuo addio a cronache…ma forse mi sbaglio.
    Quali sono le idee del Bottoni oltre il fare la birra? io di iniziative lodevoli ricordo la birra per l’Abruzzo, quella di far fare una cotta ad un homebrewer e l’importare lambic.
    Mi sono perso qualcosa? per il resto come non ricordare la fantastica nua bionda e la nua ambrata!

  18. @Marchetto
    Ho chiacchierato con il Turco a Pianeta Birra e ho cambiato idea.
    Ma difficilmente chi non cambia mai idea riuscirebbe a capire, per limiti fisici.
    Hai citato tre lodevoli iniziative del Bottoni.
    Da sole basterebbero, ma c’è altro, se te lo sei perso…ciccia.

  19. Tornando IT e mi scuso con il moderatore.

    Ma “distinzione di campo” da chi? da cosa?
    Con il piccolo birrificio, in 6 anni di vita, cosa ha fatto di così drammaticamente innovativo?

    Aspettiamo di vedere questo nuovo crack birraio…

  20. ma non deve essere chissà quale crack, c’era una proposta di birra di qualità che in altri paesi come USA o paesi scandinavi funziona, ovvero la lattina (di nuova concezione, con film interno ecc…) che da noi mancava e si è cercato di andare in quella direzione.

    Se tu dovessi aprire un nuovo birrificio ora cercheresti di proporre qualcosa di inedito (funzionale ad una birra buona e si spera dal giusto prezzo) o ti limiteresti a riproporre casse acustiche,riad in Marocco,ecc..?

  21. Si ma vorrei capire perchè si definisce rivoluzionario il Bottoni, uno che va “oltre il fare la birra”. Poi vorrei capirne il prezzo. Perchè se costa come le altre, avere la lattina o la bottiglia da .33cl a me non cambia nulla.

    Se poi ci si allea con lui perchè spala guano contro i vari baladin, birra del borgo ecc… allora il discorso cambia.

  22. In Italia siamo un popolo (lo siamo davvero?) strano…io parlo per la mia esperienza di piccolo negozio a Roma…esclusi quelli che già sanno di questo mondo e delle caratteristiche delle birre artigianali, la maggiorparte quando entra, addirittura comprerebbe guardando le etichette…il “nostro” compito è cercare di cambiare il trend dei prezzi che dipende (post e post e post sono stati scritti) da diversi fattori.
    Io la vedo una buona idea, innovativa e se la birra che c’è dentro rimane intatta, buona ed a un prezzo vantaggioso, state sicuri che la proporrò a costo di regalarla per farla assaggiare…(è capitato già).
    Io penso che tutti vogliano bere bene a meno prezzo non ci vuole mica un genio.

    @blindpigger: non ho capito bene il tuo concetto…Per le birre belga non credo conti solo il fatto che la Kapittel ha un’etichetta rozza e una bottiglia normale per determinare quel costo…

    Quando dici “La birra artigianale, ma io parlerei più che altro di birra di qualità, deve stare nei pub: facciamo scendere dagli scaffali delle enoteche o degli alimentari/gioiellerie queste pretenziose bottiglie troppo simili a quelle dello champagne!” mi pare un po sballato. Se ci pensi, una saison dupont da 75cl la si trova dai 5 euro e qualcosa ai 6. Un 40cl lo trovo a 5 fissi se arriviamo a 40cl…

    Il problema è come smepre l’Italia e gli Italiani! Per il resto del mondo va bene tutto, etichette, bocce, lattine, riciclo vetro, pubblciità…

  23. @Mirko: infatti, io parlavo solo e solamente delle italiane e delle enoteche, non dei beershop: è ovvio che la birra deve stare anche lì. Il problema lo conosci meglio di me, è che gli italiani anni fa si sono PER LO PIU’ andati a posizionare sullo scaffale delle enoteche e cioè sul target dell’appassionato di vino alla ricerca di nuove “emozioni”. Per quello abbiamo bottiglie che sembrano Dom Perignon ecc.. Nel tuo beershop la faccenda è diversa, il consumatore può scegliere la bottiglia fica italiana a 12 euro magari accanto alla saison dupont a 5. E magari la saison è pure più buona della nostra di turno. Allora mi correggo: la birra deve stare nei pub e nei beershop ;). Quello che mi auspico (e che fortunatamente sta già succedendo) è che diventi sempre più chiaro che il target di riferimento della birra artigianale è cambiato, la base di consumatori è più estesa e consapevole. Per quanto riguarda la 0,40 a 5 euro, ti invito a berti una cosa da me, perchè se è vero che quando ho la saison dupont i margini sono un pochino più alti ( ma tu sai dall’esperienza bir&fud quali sono comunque i costi di gestione di un pub) altre birre alla spina che offro sempre ai fatidici 5 euro ti assicuro che hanno dei margini veramente ridottissimi. P.S. io ho anche la pinta inglese a 6 euro, che magari per chi beve molto può essere un piccolo risparmio.

  24. E ci devo venire si, magari insieme a Brooks!
    I costi di gestione di un pub “in generale” son alti, anche se poi dipende da pub a pub. Un’altra cosa che penso è che anche per un birrificio italiano i costi sono alti, differentemente da quelli belga…non so conoscendo molti birrai non mi sembrano navigare nell’oro (ed alcuni di loro non lo vogliono proprio).
    Il problema è anche che tra un birrificio e un beershop/enoteca di mezzo c’è sempre qualcuno e quello pure incide alla fine.
    Bah è da studiare la cosa, ma se la gente continua a bere in un pub generica una chiara a 5 euro la domanda è “Perchè abbassare i prezzi?”
    Te considera che nei ristoranti/pizzerie le bottiglie son vendute a 12/16 euro e mica le pagano il doppio!!! Però mi pare che non si rifiuta mai di prendere una bottiglia al tavolo anche quando c’è uan vasta scelta di spine…come si dice: valla a capì la gente!
    Ci vediamo presto dai, che porto un paio di bottiglie da aprire…

  25. aspetta dai no ti prego marcos stai fermo, almeno conta fino a dieci…..

    VA BEH 1,2,3.. STO PI…A …4,5,6…GROARR..7,8.. IM…..LE…9.10

    no dai ci parlo io aspetta.
    ciao marchetto sono lorenzo, parlo io perchè marcos è un po’ indelicato, sai com’è…

    io vedo le cose così:
    esiste un piano personale del business ed un piano comune.
    nel primo ognuno è libero di fare ciò che crede ed il mercato lo premierà o meno.

    ADESSO TOCCA A ME….GROARRRR. BLEAHHHHHHHH…….

    no dai aspetta vado avanti io che sono più diplomatico.
    allora dicevo, il piano comune rappresentato dal mondo “birra artigianale” è una cosa preziosa perchè riguarda tutti noi produttori.
    $e se Teo dall’alto della sua esperienza e dell’autorevolezza che ha si associa a chi fa piscio (scusa Schigi la citazione) e subito dopo sostiene che è la stessa bevanda, rischia di danneggiare tutti noi.
    trovo che l’affermazione ” è la stessa bevanda” fatta da Teo sia MORTALE per il nostro mondo.

    MA DAI NON LO VEDI CHE UN IDI….

    stai buono.
    ritengo Teo un grandissimo birraio ed un uomo di marketing fantastico.
    Ho qualche difficoltà per vissuto personale con Leonardo le cui capacità birrarie sono indiscusse ma con il quale faccio un po’ più fatica a trovare un punto di incontro.

    Ho sempre dichiarato il mio apprezzamento per i loro prodotti ed il loro operato imprenditoriale.
    Però quando le loro azioni nell’ambito pubblico sono a mio parere controproducenti per il nostro mondo mi permetto di dirlo.
    non ho mai criticato in alcun modo le loro scelte imprenditoriali solo quelle politiche.

    OK BASTA; MARCHETTO SEI UN …..XXXX….

    buono torna a cuccia.
    per quanto mi riguarda non ho mai preteso di essere un innovatore e rispondo in prima persona delle mie azioni. SEMPRE!!! e ne vado fiero.
    che poi sia necessario essere i primi in qualcosa non mi interessa, mi preme fare un buon prodotto ad un prezzo giusto.
    sai, il miglior complimento me lo ha fatto Colonna (con il quale peraltro ho avuto degli scazzi pesanti e forse anche un po’ sopra le righe da parte mia) convenendo con me che la mia birra è onesta. ecco ONESTO è un aggettivo che preferisco a innovatore, genio, etc..
    voglio essere onesto. e non appena vedrai i prezzi cui usciremo credo che non potrai fare altro che concordare.

    poi se vuoi invece sfottere, o provocare beh. devi impegnarti un po’ di più.
    sai mi hanno sempre spiegato che con i ragazzini impertinenti ed annoiati che rompono un pochetto bisogna o avere pazienza o dar loro un ceffone.
    per ora ho pazienza …

    poi se vorrai ti lascerò a marcos …

    per tornare in tema, la scelta del prodotto e del packaging che abbiamo fatto vogliono essere una differenziazione dal modo predominante di vivere la birra artigianale.
    credo siano maturi i tempi perchè la parola artigianale abbia a che fare solo con le modalità di produzione della birra e non sia più una parola vuota che serve solo a spuntare prezzi troppo alti.

    MARCHETTO…ADESSO TI VENGO A PRENDERE….E TI ROMPO…..
    XXXYTTTD@@@@

    Fine delle comunicazioni

  26. Non capisco perchè venga definita “italiana”, forse per via del birraio italiano?

    Beppe Vento ed il Bi-Du si posson forse considerare “ticinesi”?
    Secondo me no, perchè a parte il dialetto similare a livello mentalità già a Mendrisio cambiano molte cose, senza nulla togliere al bravissimo birraio comasco.

    Al limite definiamola birra “insubrica” per quanto relativo all’atto pratico possa risultare questo aggettivo,

  27. @Marcos

    La prossima volta chiama anche matilde!!!
    Torniamo “seri” (sempre di birette si parla nèh!)

    Qui si “discuteva” del fatto che tu hai “delle idee che vanno oltre il fare la birra”, io oltre a qualche iniziativa lodevole non ne ricordo di così trascendentali.
    Ma vabbè queste sono quisquilie!
    Io le tue nuove birre non le ho provate, spero siano buone ed a prezzi onesti! così siamo tutti più felici.
    Sinceramente delle tue vecchie produzioni (gli ultimi esperimenti in botte non li ho provati), escludendo la seson, non si poteva attribuire l’aggettivo “onesto”! quello più indicato era “inutile”!

  28. @ codasan
    concordo. non è italiana. e la cosa sinceramente non mi dispiace affatto.

    @marchetto
    sinceramente: ti aspetti che ti risponda?

  29. @codasan
    Non voglio certo appropriarmi come italiano di un progetto svizzero. L’ho definito italiano (tra l’altro con le doverose virgolette) perché c’è di mezzo Lorenzo, perché è una novità per il mercato italiano, perché non c’è poi così tanta distanza culturale tra Italia e Canton Ticino e, infine, perché come titolo del post era molto più intrigante 🙂

  30. @Andrea Turco
    Certo, così è sicuramente più intrigante, e poi ti va riconosciuto il doveroso virgolettato 😉

    Io avrei titolato così: ‘ La prima artigianale “nostrana” in lattina, ci han pensato… gli svizzeri.’

  31. provato la kurt,provato la bootlegger,la dude la two penny e ora la hobo…se queste erano creazioni di lorenzo bottoni, lore’ facci sapere dove atterri che ti seguiamo…nel mio beershop bad attitude è presente alla grande e a detta dei miei avventori ne sà…

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