In un momento in cui gli anni ’80 sono tornati di moda grazie a prodotti come Stranger Things, il frizzante mondo della birra potrebbe cavalcare l’onda proponendo birre che ricordano nel gusto gli snack della nostra infanzia. È forse ciò che ha pensato quel volpone di Schigi, che non hai mai nascosto la sua perversione per il junk food, quando ha ideato la ricetta della Bounty Killer (9,6%), ultima new entry del birrificio Extraomnes. È definita un’Imperial Coconut Porter ed è realizzata con fave di cacao e polpa di cocco essiccata, giocando espressamente con le reminiscenze aromatiche del Bounty, sebbene le sfumature olfattive arrivino a ricordare quelle del Galak, la barretta di cioccolato bianco che molti di voi avranno conosciuto in altri tempi. Polposa e setosa in bocca (c’è una percentuale di malto d’avena), è intensa ma non stucchevole, grazie a una delicata acidità proveniente dal cacao. Il resto della descrizione ci catapulta direttamente in un dolce passato:
La birra che gli Oompa-Loompa adorerebbero, e dove Augustus Gloop affogherebbe.
La Bounty Killer è stata presentata sabato scorso presso Extraomnes Bier & Cibo, il locale ufficiale del birrificio.
In occasione dei suoi 10 anni il Birrificio Menaresta ha lanciato una birra celebrativa, battezzata Otella ed etichettata come una sorta di Kriek. Ciò che cambia rispetto alle acide alla ciliegia del Pajottenland è la fermentazione spontanea, qui sostituita da una base Ale realizzata con l’aggiunta di polpa di carruba. La fermentazione è avvenuta in botti di legno con il contributo di Brettanomyces e, una volta conclusa, è stata aggiunta una quantità generosa di amarene. Di colore ambrato carico con sfumature rosso rubino, l’Otella restituisce un ventaglio aromatico ricco e complesso, con note di cioccolatino alla ciliegia, sherry e frutta rossa e toni ossidativi e una punta di acidità proveniente dal passaggio in legno. Dalla descrizione mi viene in mente un Mon Chéri, tanto per rimanere in tema di cibi intramontabili.
Prosegue a suon di New England IPA la vena creativa del birrificio Crak, che continua a sfornare novità a ritmo incessante. L’ultima inedita si chiama Green Grape (8%) ed è in realtà una birra molto particolare, che sarebbe più opportuno definire un’Italian Grape Ale perché ricorre all’impiego di mosto di uve Moscato giallo dei colli Euganei. A parte questa peculiarità , ma tutt’altro che trascurabile, la ricetta segue il modello delle “juicy” del produttore veneto, con una percentuale di avena nella base fermentabile, l’uso del lievito London Ale III e un ricorso massiccio a dry hopping con varietà Citra e Galaxy. Dettaglio non indifferente: la ricetta è stata messa a punto con il contributo di Other Half, uno dei birrifici americani più in vista al momento. Se volete assaggiarla sappiate che è disponibile giusto da qualche giorno.
Dopo le recenti vicissitudini interne – in particolare l’addio di Massimo Serra – il birrificio Free Lions torna con una nuova creazione battezzata Skullkiss. Prodotta non a caso in concomitanza con Halloween, è un’Imperial IPA che nelle intenzioni si muove tra gli estremi: forte ma bilanciata, amara ma accogliente. La storia che ha ispirato il birraio Andrea Fralleoni per la nascita di questa birra nasconde non solo il motivo del nome, ma anche le caratteristiche della ricetta:
L’idea mi è frullata in testa a Barcellona quando, nel cimitero del Poblenou, mi sono imbattuto in questa splendida opera in marmo. ‘El Petò de la Mort’ in catalano, o ‘El beso de la Muerte’ in spagnolo, raffigura uno scheletro alato che bacia un corpo esanime. Le emozioni che mi ha scaturito sono state subito contrastanti: paura e desiderio, attrazione e repulsione, scappare o restare… Mi è venuta voglia di creare una birra che avesse gli stessi sentori contrastanti: alcoolica ma equilibrata, amara ma avvolgente. E ho trasformato il Bacio della Morte in Skull Kiss.
Il giovane birrificio Godog di Jesi (AN) ha recentemente annunciato due birre completamente inedite, oltre alla versione Harvest 2017 della loro Pils is the new IPA. La prima novità si chiama Blue Velvet (7,1%) e rientra nella non diffusissima tipologia delle Robust Porter. La ricetta prevede l’uso di numerosi malti di media e medio-alta tostatura, che chiaramente apportano sfumature di cioccolato e nocciola e, in secondo piano, di vaniglia. L’impiego di rauchmalz regala una chiusura leggermente affumicata, mentre il luppolo si esprime soprattutto in aroma lasciando spazio in amaro ai malti scuri. La Sator arepo eccetera (7,1%) è invece una birra di dubbia interpretazione, così come l’incisione latina da cui prende il nome. Prodotta per il Natale, si ispira alle Dubbel per l’impronta del lievito, ma poi ricorre ad antiche tecniche medievali come l’aromatizzazione dell’acqua di mash con bacche di ginepro. Quest’ultimo ingrediente, oltre a rivelare la passione dei ragazzi di Godog per il gin di qualità , si lega a livello aromatico con i malti cara e la segale regalando suggestioni che “parlano di boschi e rituali antichi”.
Continuiamo e concludiamo con le alte gradazioni alcoliche, opportune con il freddo crescente di questo periodo, per presentare alcune novità dal Birrificio War di Cassina de’ Pecchi. La prima si chiama Olew (8%) ed è un’Imperial Stout che ostenta le immancabili sfumature di cacao amaro e cioccolato. La particolarità è che questa birra rappresenta la base per una linea parallela, battezzata HardWar e dedicata agli affinamenti in legno. Due sono le creazioni che finora hanno popolato il progetto HardWar: LAPH10 (8,3%), maturata in botti di whisky Laphroaig 10 con l’aggiunta di bacche di ginepro e sale di Maldon, e Demerata, maturata in botti di rum agricolo Demerata con l’aggiunta di uva sultanina.
Galak? Mi sa che lo snack ispiratore è il Bounty.
No invece è proprio il Galak, come specificato nella pagina Facebook del birrificio. Il riferimento è alla resa olfattiva, dove emerge soprattutto cioccolato bianco