Quello di oggi è l’ultimo post della settimana che scriverò su Cronache di Birra, perché da domani partirò alla volta della Slovenia per partecipare a un viaggio stampa dedicato alla scena brassicola locale. La mia assenza sarà compensata dagli articoli dei collaboratori del blog, nel frattempo sfrutto quest’ultimo spazio a disposizione per smarcare alcune segnalazioni di nuove birre italiane rimaste in sospeso. La prima arriva dalla Capitale, dove è di qualche giorno fa l’annuncio di una collaboration brew tra due dei giovani birrifici romani più interessanti in assoluto: Ritual Lab e Rebel’s. Da questo incontro è nata l’Imperial Pils (6,5%), che ovviamente si ispira al sottostile omonimo: una versione più muscolare (cioè più alcolica e luppolata) della classica tipologia nata a Plzen nel XIX secolo. Una birra che dunque gioca sull’equilibrio tra tradizione e modernità, aspetto confermato dalla luppolatura: accanto al nobile Saaz troviamo l’impiego della giovane varietà Hallertau Blanc. Presentata in anteprima da Birra + la scorsa settimana, merita menzione l’etichetta nell’iconico stile di Ritual Lab.
A proposito di collaborazioni, merita sicuramente menzione quella internazionale realizzata recentemente dai birrifici Crak (Veneto) e Nogne O (Norvegia). Come riporta il blog di Ales&Co, in realtà è la terza produzione frutto di questa partnership: dopo una IGA invecchiata in botte e una Wheat Ale con brett e pediococchi, è ora il momento della Neipa (7,6%), una New England Ipa. Di questo pseudo stile abbiamo parlato spesso recentemente e il carattere distintivo è la netta opalescenza che – in teoria – dovrebbe “sentirsi” anche in bocca con una particolare morbidezza. I luppoli utilizzati sono Citra, Galaxy ed Ekuanot, capaci di fornire un grande componente aromatica e un amaro molto elegante.
Crak è stato tra i 5 birrifici emergenti finalisti al recente Birraio dell’anno, così come il pugliese Ebers che entra nella rassegna di oggi con la sua nuovissima The Kick – in realtà è stata presentata il primo dicembre scorso, ma non sono riuscito a citarla prima di oggi. Lo stile di riferimento è quello “vago” delle Belgian Golden Strong Ale e, come riporta Angelo su Berebirra, il nome si riferisce al calcio che l’arcangelo Gabriele diede al diavolo secondo la vulgata cristiana, seguendo quel tema “diabolico” nato con la capostipite della tipologia: la Duvel.
Torniamo a Roma con la novità annunciata da Eternal City Brewing a inizio dicembre e battezzata Tre Scrocchi (8,3%). Lo stile di riferimento, quello belga delle Tripel, è tra i miei preferiti quando si sale di grado alcolico e si cerca calore in una birra. La ricetta prevista per questa creazione è particolare: la base fermentabile è composta da 3 diversi cereali (non solo orzo, ma anche avena e un pizzico di frumento), mentre come aromatizzazione è prevista l’aggiunta di miele millefiori dell’azienda Zorzi di Maccarese (RM). Per bere la Tre Scrocchi il luogo principe è chiaramente la tap room del birrificio, ma dovreste trovarla anche in diversi locali della città.
Continuiamo in questo ping pong tra l’Urbe e la Puglia per presentare la Disperatissima (4,8%), una Cream Ale – stile purtroppo poco diffuso in Italia – realizzata dal Birrificio Svevo per la birreria Hops in collaborazione con il Circolo dei Lettori di Andria. Abbandoniamo quindi le birre alcoliche incontrate finora per una tipologia molto più immediata, autoctona della cultura brassicola americana, che qui si esprime con profumi esotici e di frutta gialla, un corpo scorrevole e una chiusura secca e amara. Il legame con la letteratura è evidente, tanto che su ogni etichetta è riportato un diverso aforismo preso dalle opere dei grandi autori, selezionato in base al tema “speranza e disperazione”.
E concludiamo con un’ultima sosta in Puglia e più precisamente a Bitonto, dove il birrificio I Peuceti ha recentemente lanciato la sua Zaraffo. Qui tocchiamo il record alcolico di giornata, con un rotondo 10%, non poi così raro per lo stile delle Imperial Stout a cui questa birra appartiene. Possiamo considerarla però una versione “natalizia”, grazie all’aggiunta di spezie tipiche del periodo: cannella e scorza di mandarini locali. Un’ultima reminiscenza delle passate festività, che però varrà ancora la pena assaggiare per diverse settimane.
Due annotazioni: Ad assestare il calcio a Satana dovrebbe essere stato l’Arcangelo Michele e non Gabriele. Al birraio del micro “I Peuceti”, invece, vorrei consigliare di essere più generoso nell’utilizzo delle spezie, perchè bevendo la Zaraffo non si percepisce il benchè minimo sentore di cannella e mandarino.