La panoramica di oggi sulle nuove birre italiane risulta in parte influenzata dal recente passaggio in calendario di Halloween, festa ormai pienamente acquisita anche in Europa e che rappresenta un valido strumento di marketing per i microbirrifici. Non è un caso che in questo periodo compaiano diverse Pumpkin Ale, come l’inedita Sinister Noise di Eastside prodotta con un blend cinque spezie, oltre alla zucca, per ricreare le suggestioni della classica Pumpkin Pie di tradizione americana. È dunque un’interpretazione molto “statunitense” di birra alla zucca, con note di cannella in evidenza e sfumature legnose e rustiche derivanti dall’impiego di luppolo Northern Brewer. Da provare anche se la festività è passata da qualche giorno.
Ha un nome decisamente più diretto la seconda birra di Halloween del gruppo, realizzata dal Birrificio Gambolò e battezzata Cimitero 13, che è in realtà l’indirizzo stesso dell’azienda: una Pumpkin Ale era perciò quasi scontata! Anche in questo caso dovremmo essere al cospetto di una birra alla zucca nettamente aromatizzata, in particolare con zenzero. La serata di presentazione si è ovviamente tenuta sabato 29 ottobre, ma la Cimitero 13 sarà presumibilmente ancora disponibile per qualche settimana.
Cambiamo totalmente genere con la nuovissima Pulp (3,9%) del Birrificio della Granda, che l’azienda definisce come “apricot sour beer”. Si tratta infatti di una Berliner Weisse prodotta con albicocche del Piemonte – tra le quali la prestigiosa Tonda di Castiglione di Saluzzo – secondo una tendenza abbastanza diffusa di “ammorbidire” e arricchire queste varianti acide delle birre di frumento tedesche con l’aggiunta di frutta. Dopo la Lips lanciata all’inizio dell’estate (una Gose) il Birrificio della Granda si misura con un altro stile birrario di nicchia, mostrando una lodevole attenzione per le tradizioni brassicole europee. Da segnalare l’etichetta della Pulp, realizzata dal grafico torinese Fabio Garigliano.
Dalle albicocche passiamo alle pesche, introducendo la nuova stagionale del birrificio calabrese A Magara. La Merendella (5,2%) prende il nome dalle omonime pesche nettarine coltivate in un ristretto areale tra Vibo Valentia, Lamezia Terme e Catanzaro. La birra è chiara con riflessi arancio, molto profumata e intensa, asciutta e con un finale poco amaro e lievemente aspro e fresco, riconducibile alle caratteristiche del frutto. È nata per l’autunno, ma non è difficile immaginarla perfetta anche per i mesi più caldi; chissà che non diventi una produzione fissa…
Interessante è l’ultima nata dal Birrificio Oltrepò, che abbina lo stile Stout alle aromatizzazioni con miele. L’Astuta (5,5%) è infatti una tipica “scura” di stampo anglosassone che viene prodotta con l’impiego di miele di melata, ottenuto da api che si nutrono della secrezione di piccoli insetti che a loro volta si cibano della linfa delle piante. L’ingrediente insolito, proveniente da una piccola azienda agricola locale, esalta le note di caramello che si fondono con quelle più classiche di caffè, cacao e vaniglia. Sicuramente da provare, anche solo per l’originalità della ricetta.
E finiamo questo trionfo di legami con il territorio con la Pignoletta (4,5%), nuova creazione del birrificio Kauss di Piasco (CN). Come per la birra di A Magara, anche qui il nome corrisponde esattamente all’ingrediente particolare previsto dalla ricetta: il mais Pignoletto, una varietà di nicchia destinata principalmente alla creazione di polenta e biscotti e che implica lavorazioni lunghe e dispendiose. Il mais apporta alla Pignoletta un corpo esile e scorrevole e un’ottima secchezza, tutte caratteristiche che valorizzano la bevibilità di questa birra. Presentata a inizio ottobre, rappresenta anche un modo per supportare i pochissimi produttori di mais Pignoletto rimasti operativi tra Cuneo e Piasco.