Iniziamo una nuova settimana con una panoramica sulle novità dei birrifici italiani, che vede come primo protagonista Extraomnes. Il produttore di Marnate (VA) è sempre molto attivo e ha in serbo un paio di produzioni inedite molto interessanti. Cominciamo dalla Zang Tumb Tumb (7,5%), che prosegue nell’idea di concentrare l’attenzione sugli equilibri della fermentazione – obiettivo già perseguito dalla recente Gist – in accompagnamento a una luppolatura non invadente. Il lievito quindi è osservato speciale e per questa ricetta il buon Schigi ha impiegato un mix particolare che prevede anche il famigerato Brettanomyces Bruxellensis Trois, che in realtà non è un vero e proprio bretta ed è in grado di regalare sfumature fruttate suadenti (fragolina stile Fantome) se impiegato ad alte temperature e in condizioni di scarsa ossigenazione.
Il nome dell’inedita a firma Extraomnes è un omaggio al manifesto del Futurismo di Marinetti, movimento che secondo Schigi (ma non solo) è stato ingiustamente bollato come “di destra”, quando invece era molto rivoluzionario indipendentemente dagli schieramenti. La rivoluzione (anzi l’auspicio) che vuole portare con sé la Zang Tumb Tumb è una riscoperta dell’eleganza e della ricchezza organolettica di una birra in un momento in cui si guarda solo all’impatto momentaneo monocorde. Il pensiero finale di Schigi è un parallelismo con il mondo del vino:
Siamo in un’epoca simile a quella che è stata la barrique nel mondo del vino anni 80/90… sono fiducioso che il futuro sarà di birre fini e senza orpelli e sovrastrutture.
E questo senza dover rinunciare a produzioni più “modaiole”, come nel caso della collaborazione con Vento Forte risalente a inizio maggio. Come si può leggere su Malto Gradimento, dall’incontro tra i due birrifici è nata una Session Ipa, per la quale Extraomnes ha curato principalmente la parte relativa al lievito e Vento Forte quella al luppolo. Sono due produttori con filosofie e gamme molto diverse tra loro (quasi agli antipodi azzarderei), quindi sarà interessante assaggiare il frutto di questa cooperazione.
L’Italian Grape Ale del giorno è la Genesi del Birrificio dell’Eremo, la cui “genesi” – per l’appunto – è iniziata circa due anni fa. La base è quella della Blanche della casa (Saggia), cui viene aggiunto mosto di Verdicchio nella fase di bollitura. Dopo 3 mesi di maturazione in acciaio, la birra viene imbottigliata e messa a riposare sottosopra, così che il lievito si concentri nel collo della bottiglia. Dopo un anno si procede alla sboccatura (con cui si rimuove il lievito) e all’aggiunta del liqueur d’expedition (un distillato della Saggia), quindi alla nuova tappatura. È un procedimento complesso che chiaramente si ispira al mondo dello Champagne e che in Italia abbiamo già visto per alcune produzioni analoghe, prima fra tutte l’Equilibrista di Birra del Borgo.
Procede a suon di collaborazioni anche l’ascesa di Canediguerra, birrificio molto giovane ma già entrato nel giro di “quelli che contano”. La prima novità si chiama Volpediguerra ed è stata realizzata insieme a Cervesa Guineu, uno dei birrifici più importanti nell’emergente scena brassicola spagnola. La Volpediguerra viene definita una Session Rye Ipa, quindi una Ipa leggera brassata con una percentuale di segale, che dovrebbe contribuire con un profilo piacevolmente rustico e rinfrescante.
La seconda collaborazione di Canediguerra si è concretizzata addirittura con un birrificio armeno: Dargett. Il risultato è l’Armenia Invicta, un’Imperial Ipa (8,5%) dal sapore decisamente politico, essendo stata pensata come un tributo ai soldati armeni che difendono i confini nazionali dopo i recenti episodi bellici – non vorrei sbagliarmi, ma credo che la vicenda si riferisca alla fine della tregua tra Armenia e Azerbaigian per la sovranità del Nagorno-Karabakh. In termini puramente organolettici, invece, aspettatevi una birra con un profilo maltato importante, ma anche con un amaro deciso (90 IBU) e un penetrante aroma di luppolo. Per berla, purtroppo, bisognerà fare visita al birrificio Dargett.
E continuiamo con le collaboration brew per spostarci presso il birrificio Hibu di Burago di Molgora (MB), che la scorsa settimana ha ospitato Reto Engler del birrificio svizzero Docteur Gab’s. Il birraio elvetico ha realizzato, insieme a Raimondo Cetani, una Light Ipa – altra definizione, e probabilmente più corretta, di Session Ipa – che chiaramente punta sulla valorizzazione dei luppoli, ma senza sacrificare la freschezza e la bevibilità. La novità sarà disponibile solo in fusto nei locali di Hibu o nei pub affiliati.
Chiudiamo questa ampia parentesi di Ipa e sue derivate per annunciare l’ultima nata nel Birrificio della Granda, che si ispira alle produzioni salate di Lipsia. La LIPS (4,3%) è infatti definita una Italian Gose, quindi una birra che prevede una percentuale di malto di frumento (oltre al classico d’orzo), spezie e soprattutto sale, ingrediente che la rende rappresentante di uno stile unico al mondo. Agrumata e leggermente acidula, è ovviamente pensata come antidoto alle calde giornate estive.
Come riportato su I Cavalieri di Malto, a fine maggio il birrificio Sti Malti di Carinola (CE) ha presentato la sua ultima creazione in una serata di abbinamenti birra – cibo promossa dall’associazione Alta Gradazione Torrese presso il Pub 27. La novità si chiama Sta Belga (8%) e può essere considerata una Belgian Strong Ale sui generis, poiché rispetto al modello di riferimento tende a chiudere in maniera più secca, bilanciando così la dolcezza iniziale. Se non vado errato è la sesta produzione che entra nel catalogo Sti Malti, dopo le tre di debutto e le due subentrate in corso d’opera (Sta Sciroccata e Sta Notte).
Grazie mille per la menzione!
Confermo che Sta Belga è la sesta nata in casa Sti Malti.