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Assaggi di… Birra Bellazzi

bellazzi-logoDopo diversi mesi torniamo a raccontare di alcune bevute “monografiche”, concentrandosi su una delle tante beer firm nate negli ultimi anni. Si tratta di Birra Bellazzi, azienda della provincia bolognese che presentammo su queste pagine a metà 2013. Nel marasma di marchi senza impianto sorti recentemente, Birra Bellazzi si è subito distinta per una grafica discretamente curata e un’attività costante sui social network e sul territorio. Aspetti che ogni beer firm dovrebbe seguire attentamente, anche perché alleggerita dagli investimenti più consistenti che invece sono tipici di un birrificio. Al contrario non sempre si riscontra una simile attenzione per tali componenti, al punto che è naturale chiedersi quale strada stiano intraprendendo certe realtà. Come detto, Birra Bellazzi per fortuna non rientra in questo triste novero, sebbene poi le buone premesse debbano essere confermate dalla qualità delle birre, attributo di gran lunga più importante. Beh, siamo qui per questo…

alley-hopBirra Bellazzi all’epoca uscì sul mercato con una birra, a cui se ne sono aggiunte altre due nei mesi successivi – tutte prodotte, se non sbaglio, da Retorto. La prima birra assaggiata (e prodotta) è stata la Alley Hop (8,5% alc.), un’Imperial IPA che nell’etichetta (e nel nome) omaggia il basket. Si presenta con un colore che sfuma dall’arancio all’ambrato e visivamente non passa inosservata una certa opalescenza, comunque nella norma. La schiuma risulta molto convincente: compatta, discretamente aderente e persistente, quasi esorta ad affondarci le labbra. Il naso appare molto fresco e intenso, con una prevalenza di frutta esotica riconducibile a mango e passion fruit, ma anche una presenza decisa di frutta a polpa gialla. Molto lontano si avverte un leggero sentore di diacetile, che tuttavia non disturba.

L’ingresso è caratterizzato da una dolcezza evidente di frutta, che resiste a lungo. Nonostante il contenuto alcolico il corpo si mantiene scorrevole (ma non sfuggente), accompagnato da una corretta carbonazione. Verso fine corsa torna protagonista la frutta tropicale e finalmente emerge l’amaro, che pur senza risultare violento, accompagna le percezioni con una marcata persistenza. Proprio la parte amaricante riesce a bilanciare la bevuta, ma senza prevaricare le altre caratteristiche e lasciando spazio all’aroma di luppolo. Un piccolo neo è rappresentato da un retrolfatto leggermente medicinale, che rovina un po’ i giochi proprio in zona cesarini.

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In generale l’Alley Hop è una buona Imperial IPA, molto gradevole. La parte aromatica è intrigante e con una giusta coerenza tra olfatto e gusto. Risulta di facile bevibilità anche grazie al modo esemplare con il quale l’alcool è celato. Apprezzabile anche la capacità di non cedere a facili estremismi nel finale, dove purtroppo non si riesce a chiudere in bellezza a causa di una pulizia non perfetta. Ma – sia chiaro – stiamo cercando il pelo nell’uovo per una birra davvero ben costruita.

jake_bellazzi

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La Jake (5,5% alc.) è invece un’American Pale Ale brassata con luppoli neozelandesi (Pacific Jade e Kohatu), che ovviamente la ricetta punta a valorizzare. Esteticamente è di colore arancio chiaro con riflessi dorati e una netta opalescenza, mentre la schiuma anche qui appare ottima, cremosa, persistente e caratterizzata da piccole bolle. All’olfatto non è intensissima, ma è facilmente riconoscibile una nota evidente di frutta esotica (papaia, mango). Si potrebbe pensare a un naso monocorde, invece troviamo anche miele, agrumi, caramello e un tocco appena pepato. Al palato si distingue subito per il dolce del miele e degli agrumi. La carbonazione è un pelo troppo decisa, appena nei limiti del consentito, e il corpo scorrevole. A metà corsa c’è un ritorno di agrumi e una delicata nota tropicale, prima del finale lungo arricchito da un discreto amaro, piacevole e persistente.

La Jake è un’APA nel complesso appagante, lontana dalla perfezione ma decisamente piacevole. Meraviglia il naso più timido del previsto, ma che probabilmente è voluto poiché questa birra dovrebbe rappresentare la “chiara base” dell’azienda. Più convincente in bocca, dove riesce a valorizzare i luppoli e a offrire un ottimo ventaglio aromatico. Molto ben bilanciata, anche qui senza estremismi. Piccola stonatura la carbonazione, ma alla fine non pesa sul giudizio finale.

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poster myboL’ultima nata in casa Bellazzi è la My Bo (6% alc.) che rispetto alle due sorelle maggiori rappresenta una sorta di cambio di direzione. È infatti classificata come Maybock, ma in realtà impiega lievito da Lager a temperature da California Common (quindi più alte del normale). Cromaticamente si posiziona tra l’arancio e l’ambra e mostra una buona limpidezza. La schiuma risulta di discreta fattura, abbastanza persistente e aderente alle pareti del bicchiere. Al naso emergono nette note di caramello e miele di castagno, che si fondono con sfumature fruttate (datteri) e leggermente rustiche (crosta di pane di segale). In bocca fanno capolino inizialmente sentori di mou e miele di castagno, mentre il corpo appare di media struttura e comunque non esile. A metà corsa subentra un fruttato interessante, che anticipa la comparsa dell’amaro, dapprima accennato a bilanciare, poi in crescendo con una piacevole nota finale, persistente.

Come da previsioni, la My Bo è una birra decisamente sui generis. Spesso esperimenti del genere regalano immense delusioni, invece in questo caso siamo al cospetto di un prodotto piacevole e intrigante. La parte maltata è ben valorizzata e l’uso particolare del lievito fornisce un interessante profilo fruttato, evitando nel contempo la comparsa di esteri fuori luogo. Lungi dall’essere una birra di facile approccio per i bevitori meno smaliziati, è tecnicamente ben fatta e in bocca evolve in modo interessante.

In conclusione i tre assaggi di Birra Bellazzi confermano la bontà del progetto. In un periodo in cui le beer firm sono viste come un male per il settore – non sempre a torto, per la verità – è bello scoprire che esistono alcune aziende che lavorano molto bene anche senza impianto di proprietà. Molto interessante è il modo in cui questi ragazzi hanno impostato le proprie ricette: le birre (almeno le prime due) strizzano l’occhio alle mode del momento, ma riescono a cavalcarle evitando estremismi e senza rinunciare alla bevibilità. La nuova My Bo invece dimostra una certa voglia di sperimentare, ma nel senso brassicolo più sano del termine.

Se ne volete sapere di più si Birra Bellazzi potete consultare il relativo sito web. Se invece avete modo di assaggiare le loro birre sono curioso di sapere cosa ne pensate…

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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14 Commenti

  1. Prima di tutto un dovuto grazie per l’attenzione concessaci! Apprezziamo ciò che hai scritto anche per la nota sull’acceso dibattito sulle beerfirm che non ci sembra qui il caso di riaprire ora ma che ovviamente non ci lascia indifferenti.
    Ci permettiamo di aggiungere che presto festeggeremo il nostro compleanno (il 29 maggio prossimo, qui trovate l’evento FB https://www.facebook.com/events/240593726137473/?fref=ts ) e che per l’occasione abbiamo una nuova birra, una versione diversamente luppolata della Jake chiamata, per motivi che solo chi sarà presente scoprirà, Jake Pimped Poppi Puppamela! Questa versione è molto più profumata e tropicale poiché usiamo il Nelson sauvin e il Galaxy e sarà la prima delle nuove uscite che programmiamo da qui all’autunno!
    Bella pe’ tutti!
    Bellazzi People

  2. Ho avuto il piacere di conoscere i ragazzi di bellazzi alla fiera di piacenza
    e devo dire che la MyBo è veramente una birra da tenere in considerazione 🙂

  3. Ho avuto modo di bere le birre di Bellazzi sia durante alcune “incursioni” nei pub di Bologna (Green river, Ranzani 13 e Lortica) che qualche tempo fa a Mastro Birraio Forlì (dove li particolarmente graditi visto il livello medio dei birrifici che era un po’ basso).

    A me la MyBo piace molto! Ma ho assaggiato la Alley Hop a pompa e lo trovata travolgente!!!

  4. Buone birre, soprattutto la Mybo che mi ha stupito perchè mi aspettato un dolcione senza anima invece… invece è molto interessante. La meno convincente è la Jake, mi piacerebbe assaggiare la versione del compleanno,sul loro e-commerce non c’è (magari dopo giovedì).
    Grafiche da paura!

  5. Birra Bellazzi…birra molto buona (la mia preferita è l’Alley Hop!) e gruppo simpaticissimo! Ci sanno davvero fare! Non mancherò al compleanno per assaggiare la nuova Jake!

  6. Grandissime le loro birre, la alley hop è fantastica ma non è l’unica anche le altre hanno una beva eccezionale e ricercata e non sono da meno. Sono davvero grandi questi ragazzi, hanno passione e umiltà, e un sacco di concretezza nei loro prodotti. Quando ci fate assaggiare qlc di nuovo? Siamo ansiosi… un grande in bocca al lupo x il futuro

  7. Ottime birre artigianali, nate da tanta passione e dedizione per creare qualità ed emozioni, provare per bere al top.

  8. Uno dei risvolti negativi della dieta che ho iniziato è non poter assumere alcuna bevanda alcolica e, in particolare, privarmi del piacere di sorseggiare una Birra Bellazzi ghiacciata.

  9. ….non solo buone birre ma anche tanto impegno e simpatia da parte di tutto il team!! Bell’esempio di cervelli italiani non in fuga e con tanta passione e voglia di fare!! Sosteniamoli!!

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