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I birrifici laziali si riuniscono nell’A.BI. Lazio (Associazione Birra del Lazio)

Nel novembre del 2010 scrissi un articolo su quello che sembrava essere un fenomeno emergente nella scena italiana: la nascita di consorzi di birrifici locali. All’epoca quest’idea mi fu suggerita dalla quasi contemporanea presentazione di due enti geograficamente piuttosto distanti: il consorzio campano della birra artigianale e il network dei birrifici altoatesini. In realtà restarono due episodi isolati, che solo oggi trovano un seguito in termini di tendenza comune. Mentre scrivo, infatti, è in corso la conferenza stampa di presentazione di A.BI. Lazio, l’Associazione Birra del Lazio. Un nuovo consorzio dunque, che riunisce otto produttori della regione e che può avvalersi del supporto di soggetti piuttosto importanti.

Presidente dell’associazione è Leonardo Di Vincenzo, fondatore della Birra del Borgo e in prima fila per la costituzione del consorzio. Oltre al suo birrificio, aderiscono Turbacci, Birradamare, Atlas Coelestis, Mister Malto, Turan, Itineris e Free Lions. Nomi storici del movimento laziale, oltre ad alcune new entry molto interessanti, che recentemente hanno rimpolpato una scena locale rimasta quasi inalterata per anni. Obiettivo dell’associazione è promuovere la birra locale, intesa non come realizzata semplicemente da birrifici aderenti, ma in quanto rispondente a un preciso disciplinare di produzione. Disciplinare che, se rispettato, prevede la concessione d’uso del marchio collettivo Birra del Lazio.

Personalmente ancora non sono a conoscenza dei dettagli del disciplinare, ma da quanto ho avuto modo di capire grande attenzione sarà riposta nell’impiego, in forma prevalente, di malto e prodotti cereali destinati alla maltazione di origine laziale. Vi ricorda niente? Esattamente: siamo in un territorio analogo a quello della birra agricola, che prevede esattamente l’utilizzo di orzo di propria produzione. Un tentativo di autarchia produttiva che si riscontra anche nel primo frutto concreto di questa associazione: la “birra laziale condivisa”, sulla quale tornerò a breve.

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In apertura avevo parlato dell’appoggio di soggetti di un certo rilievo. Ebbene, a supporto delle attività dell’A.BI. Lazio troveremo enti del livello di Arsial (Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio), Assobirra e Coldiretti Roma. Inoltre, negli appuntamenti previsti dall’associazione durante la Settimana della Birra Artigianale, è da segnalare anche la collaborazione di Slow Food Lazio (e del blog Puntarella Rossa).

In molti di questi appuntamenti protagonista sarà La Zia Ale – nome orrendo, lo so… – che è, appunto, la “birra condivisa” di A.BI. Lazio. Una “Saison laziale” (quantomeno per i lieviti impiegati) prodotta interamente con ingredienti di origine regionale. Oltre all’orzo, che dunque dovrebbe provenire dal Lazio, anche il luppolo ha una carta d’identità analoga. Ma come è possibile se nel Lazio non esistono coltivazioni di luppolo? Presto spiegato: La Zia Ale in realtà non prevede luppolo (se non in quantità infinitesimali), bensì un “gruyt laziale”, cioè un mix di spezie e ortaggi locali come cicoria, tarassaco, puntarelle e altro.

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Se volete saperne di più su questa birra e su A.BI. Lazio, ovviamente la Settimana della Birra Artigianale iniziata oggi cade a fagiolo. Al riguardo vi consiglio di consultare gli eventi organizzati all’Enoteca Regionale Palatium e la conferenza di Arsial prevista per sabato prossimo.

E ora attendo i vostri pensieri. Nel frattempo ne approfitto per augurare a tutti buon inizio settimana, ovviamente Settimana della Birra Artigianale 🙂 .

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Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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77 Commenti

  1. A breve arriverà A.BI.PROVI, Associazione Birra Provincia di Viterbo, che dopo tremende lotte intestine tra gli innumerevoli soci che la compongono (3) si scinderà in A.BI.PROVIDAMOINSU Associazione Birra Provincia di Viterbo da Montefiascone in su, che comprenderà tutti i birrifici che ricadono nell’area a nord della ridente cittadina nota per l’Est est est; A.BI.PROVICIVITACAST Associazione Birra Provincia di Viterbo riservata unicamente ai birrifici del comune di Civita Castellana; A.BI.PROVITUSC, Associazione Birra Provincia di Viterbo riservata ai birrifici siti nel comune di Tuscania, fatta eccezione però per il territorio di colle quarticciolo, perchè il presidente e socio (unico) dell’associazione in quel luogo, da bambino, inciampò e sbattè la faccia su una cacca di mucca ancora tiepida.

  2. da ignorante, vorrei capire quali vantaggi economici e fiscali possa portare questa iniziativa ai birrifici che ne fanno parte. non mi pare di scorgere altri reali opportunità

    • Ti rispondo anche io da ignorante.
      Generalmente i consorzi e le associazioni di produttori non hanno solo scopi fiscali per loro ma hanno l’obiettivo di promuovere i propri prodotti in maniera congiunta. Il vecchio detto “l’unione fa la forza” in questi casi sembra funzionare.
      Pensa solo allo sforzo economico che un produttore deve sostenere per promuovere i propri prodotti e pensa invece se questo sforzo fosse diviso per 8. In un ipotetico evento puoi presentare 50 prodotti in un colpo solo invece che 5 o 6.
      Nell’ambiente vinicolo questo tipo di associazione è servito molto a promuovere i prodotti di qualità.
      inoltre avere un regolamento o dei principi comuni fa si che non si debba e possa mai scendere sotto certi livelli di qualità, e questo va a vantaggio sia del consumatore ma anche del produttore in termini di immagine.
      Claudio

      • sei un ottimista. io ricordo bene l’ectoplama CONSOBIR e ho qualche legittimo dubbio in più. per fini culturali si potrebbe usare ciò che già esiste, o coinvolgere un numero congruo di birrifici se proprio si deve fare qualcosa di nuovo. la forza dell’identità birraria laziale non mi pare di così forte impatto. e chi controllerà il disciplinare laziale? Assobirra? credo che le motivazioni vadano cercate altrove. lecite eh! in attesa di smentite…

      • Sì, però un regolamento e dei principi che ne sanciscano l’utilizzo di materie prime “laziali” non comporta certo un comune livellamento verso l’alto della qualità…Non credo di dire una fesseria se penso che il Borgo sia a livelli leggerissimamente più alti degli altri se parliamo di qualità, e che alcuni degli altri (il discorso è antipatico, lo so…) hanno avuto una certa discontinuità sempre rimanendo in ambito qualitativo…Ben venga se tutto questo viene messo a frutto per una crescita e un livellamento verso l’alto, come del resto ho notato apprezzando alcune novità durante Birre Sotto l’Albero

        Comunque avverto prima che non accetterò prese per il culo sul La Zia Ale durante la prossima partita…;-)

        • Dato per assodato che se ci si vuole divertire si fa altro, che i consorzi servono a catturare finanziamenti (non che i nostri birrifici ne becchino pochi, basti pensare a tutte le birre “territoriali” che si producono in Italia, in alcuni casi sono ottime ma molto spesso sono sopratutto propedeutiche a permeare il mercato gurmet e spesso ad abbattere il costo al litro per il birrificio in ragione dei sovvenzionamenti ricevuti per l’utilizzo di materie prime “locali”, che non si traduce però in un minor costo al litro per chi poi la compra, permettendo ai birrifici in questione di fare mark up). Mica sarà un caso poi che questo consorzio nasca poco prima dell’avvento di Etaly a Roma???
          Infine un disciplinare NON è sinonimo di garanzia qualitativa per il consumatore,prescrive come un determinato prodotto debba essere realizzato ma non garantisce che il livello finale dello stesso sia buono.

  3. Premesso che sono ignorante in materia e che sicuramente potrei dire una stupidata, ma io tutta questa voglia di “territorialità” non la capisco. Francamente questo “mix di spezie e ortaggi locali” proprio non convince, o meglio non vedo che bisogno ci sia di una birra laziale se nel Lazio non esistono coltivazioni di luppolo.
    La grandezza della birra artigianale a mio parere sta proprio nel fatto che un birrificio campano possa utilizzare un luppolo americano e dare vita a un prodotto universale.
    Comunque ripeto, il mio parere davanti all’esperienza e alla bravura dei mastri birrai coinvolti nell’iniziativa vale nulla, è solo la perplessità di un consumatore

    • Però non si conoscono ancora i dettagli. Non è detto che il loro disciplinare preveda necessariamente l’utilizzo di questo mix di spezie “autoctone”. Magari la La Zia Ale è solo un’apri-pista provocazione.

      • Sicuramente per quanto concerne i progetti futuri hai ragione, non sappiamo nulla. Io mi attengo a quanto letto per La Zia Ale e dalle indiscrezioni mi sembrerebbe la ricetta di un brodo vegetale o di una zuppa That’s Amore.
        Comunque ripeto, va a finire quasi sicuramente che non c’ho capito nulla io.

  4. o mamma mia…….mi pare una “brutta roba”…..cosa c’entra la birra in tutto questo?

    quasi quasi mi faccio una Associazione condominiale…..perchè c’è un mio amico che ha dei conoscenti molto in alto che si è fatto una coltivazione di orzo sul terrazzo di casa e ha deciso di fare un birrificio condominiale da terrazzo….sembra che diano dei grandi contributi per le coltivazioni di orzo in vaso…….tanto c’è una associazione che sponsorizza qualsiasi cosa tranne che si tratti di Agricoltura vera……..
    Io aprirò a breve un bordello agricolo…….! Lo slogan sarà “Puttana amica”……

  5. darsi un disciplinare per poter valorizzare prodotti locali non mi sembra un delitto di “lesa maestà”…..il fatto che una associazione cerchi dare vita DIVERTENDOSI, a qualcosa di diverso, ovviamente non è una cosa che possa essere amata….ma tant’è

    abbiamo deciso di farla, ci siamo trovati in sintonia e…..

    Riguardo il nome posso dire che non fosse stato scritto separato (e con senso compiuto), non avrebbe trovato l’unanimità 🙂

    Le coltivazioni di orzo distico nel lazio sono parecchie, la tuscia (che cicciopasticcio ha simpaticamente indicato come prima degli scissionist) iproduce una discreta quantità di orzo che poi viene inviato alle malterie…..perchè non provare ad utilizzarlo?

    quando sarà pronto e definitivo il disciplinare, vi invito a leggerlo (facendo finta che sia stato fatto dai belgi) e commentarlo….così pure lo statuto dell’associazione…..

    • Andrea, oltre a quanto dici che è sacrosanto, per chiarezza della discussione vorrei capire due cose: se associandovi (o consorziandovi) avrete qualche forma di vantaggio economico e/o fiscale (birrificazione agricola ma non solo ad. es.) e quali

      • Stefano, non c’è alcun vantaggio fiscale, ognuno resta con la propria “configurazione” aziendale ,fatto salvo che ognuno può, come la legge prevede e consente, trovare delle “configurazioni più vantaggiose” ma questo è valido per ogni birrificio sul territorio italiano.

        I vantaggi economici potrebbero derivare, invece, da sinergie e da disciplinari che possano garantire qualità e provenienza….ovviamente mentre la provenienza è certificata all’origine, la qualità bisogna “farla” e “mantenerla”….

        • lunghi da me dire che qualcuno fa cose illegali. se fossi un imprenditore sfrutterei tutte le opportunità che la legge mi consente

          niente birrificazione agricola all’orizzonte quindi? o forme agevolate di finanziamento et similia?

  6. Incredibile.
    Si assiste ad un processo aggregativo, piuttosto che distruttivo, e scoppia la guerra preventiva.

    Che cazzo c’entra Consobir?

    Bruno, perchè devi stroncare l’attuazione di una tua idea?
    Che le verdure sono un legante meno nobile delle paure complottiste?

    Credo che sia un bene per tutti se funziona.
    E ben venga chi copia e fa (eventualmente) meglio.
    L’unica cosa che dovrebbe fallire, per il bene comune, è il disfattismo.

    Auguri figlioli!!
    Fate vedere a questi gufi di che siete capaci!

    • Franco…nessuna nota polemica e nessun disfattismo…..assisto solamente alla scena che si presenta nel “territorio” della birra artigianale italiana con sentimenti contrastanti di preoccupazione e di divertimento…….

      Ci sono delle cose preoccupanti e delle cose ridicole……

      Nel caso in specifico preferisco rimanere sul divertito….vedo nascere una associazione locale di piccoli birrifici di cui non riesco a capire il senso…..con il patrocinio di Assobirra (Unione Industriali) e di Coldiretti (il più importante sindacato agricolo italiano)…..
      Cui prodest? Boh…..
      Uso di verdure tipiche del Lazio nella birra? Perchè?…….Se permetti questa cosa è veramente divertente…finalmente una Birra al Carciofo Romanesco?
      Potremo finalmente usare il famosissimo e mondialmente riconosciuto Orzo di Viterbo (?) o fare un profumatissimo Dry Meat-ing con la Porchetta di Ariccia……
      La Zia Ale potrebbe essere interessante solo nel caso in cui possa trattarsi di bella gnocca…..poi possiamo divertirci quento vogliamo a coniare nomi di questo tipo…. (ieri abbiamo fatto una collaboration brew con Andrea di Aleph Birra…dal nome Zio Selassie….inventando un nuovo stile …la Rastafarm House Ale…..in collaborazione con la Coldiretti di Addis Abeba…)…
      Se è buona bevetene in quantità…..se non è buona lavandinatela….
      La verità è che a parte la nota divertente della cosa ….non me ne pò fregà de meno….non credo che questo possa cambiare i destini della Birra Artigianale Italiana……nè l’Associazione..nè il mio pensiero…..

      PUFF!!!!!

      • Ma come.
        Ci sono degli indizi preoccupanti?
        E allora?
        L’unica cosa certa è che in una regione italiana dei produttori hanno deciso di trovare una forma di collaborazione.
        Sarà anche una paraculata tutto il verde che ci hanno messo dentro.
        Ma intanto si stanno incontrando. Parlano.
        Un passo in avanti rispetto al resto no?

        Credo un atteggiamento positivo, attenti agli sviluppi futuri possa essere l’approccio migliore.
        Della guerra preventiva ne ho piene le palle.
        Perchè la conseguenza è che nessuno si azzarderà a parlare o a fare qualcosa sapendo che da certi pulpiti arriveranno senz’altro valanghe di critiche.

        Non è quello che è successo ai nostri birrai indipendenti?
        Non si sono magicamente sublimati tutti i potenziali aderenti quando hanno visto che aria tirava? Che si era scatenato il putiferio solo al ventilare di una unione di birrifici un tantino più dinamica (ovviamente solo negli intenti, mea culpa) del vuoto pneumatico esistente?

        A proposito.
        Noto con piacere che il bravo Andrea Turco questa volta non esprime gli stessi dubbi dell’altra volta…

        Viva la rivoluzione!

        • Franco la differenza è che quella era (sarebbe dovuta essere anzi) un’associazione, questo è un consorzio. Con tutte le differenze del caso, che credo tu comprenda facilmente.

        • Franco….l’Associazione che fù ventilata sarebbe dovuta nascere da una scintilla del famigerato Catalizzatore….ma poi doveva essere una cosa partecipativa e democratica…..ed è abortita perchè in Italia geneticamente queste cose non possono funzionare…sai bene quello che è successo….in riunione tutti d’accordo a fare delle cose unitariamente e dopo pochi giorni tutti pronti ad andare per la propria strada ..chi per paura di inimicarsi qualche potente di turno…chi per spirito di “iniziativa” teso a conquistarsi qualche poltroncina da strapazzo o per voglia di apparire…..
          Anche questa Associazione/Consorzio non nasce dal Basso ..ma da una iniziativa di Leonardo e di Assobirra…….che trainano qualche piccolino/satellite……al fine probabile di beccare qualche soldino pubblico….tutto legittimo ma a mio modo di vedere non c’entra nulla con scopi molto più elevati e strategici che deve avere una Associazione di Categoria……
          Io c’ho provato ed è andata buca…non mi vergogno a dirlo…..

          Dall’altro lato continuo a pensare che le iniziative di questo tipo ed i Birrifici Agricoli non porteranno niente allo sviluppo positivo nè della cultura birraria nè dell’immagine della birra artigianale italiana…..anzi…..

          Buona Birra a Tutti.

  7. Si vabbé ma nel disciplinare ci mettete pure l’obbligo per i nostri “cari birrifici” di mantenere uno standard qualitativo medio costante o si continua random???No perché come mossa di marketing ci sta tutta ma poi tradurre le intenzioni in fatti è un pochino differente….

  8. Manuele Colonna a bere “La Zia Ale” è da servizio fotografico……chissà se in futuro non sarà un fan accanito, Indi pub forse vuol dire anche essere laziali in una città romanista e con soci romanisti….il nome mi piace molto, è provocatorio, ironico e markettaro. Ovviamente a questa scelta di marketing dovranno seguire i contenuti…e il tempo sarà galantuomo…..

    Se qualcuno desidera approfondire la conoscenza dei birrifici laziali e della Zia Ale venerdì’ sera al Palatium c’è una cena nella quale saranno abbinati ad ogni piatto tipico di cucina laziale un twin di birre del Lazio. Molte le novità e diverse le birre interessanti .

  9. Ad ogni domanda c’e’ la stessa risposta. Follow the money. I consorzi servono per catturare finanziamenti. Niente di male, spesso andrebbero persi altrimenti, ma non facciamo le verginelle parlando di DIVERTIMENTO please, che per divertirvi potete andare alle fraschette.

    • Questa risposta mi sembra faziosetta. Può essere vero che unendosi in consorzi/associazioni si riesca a beneficiare di alcuni fianziamenti, non faccio parte del progetto e non lo so, ma vedere catastrofi ovunque credo che conduca dritto dritto alla catastrofe vera e propria.
      Ti faccio un esempio: le detrazioni del 55% per i lavori di miglioramento alla classe energetica delle case per te è solo questione di soldi? Oppure al contempo si riesce a ridurre i consumi e a sviluppare tecnologie che altrimenti resterebbero privilegio di pochi? Questo per dire che non si può andare sempre e solo a scovare il vantaggio fiscale non andando a vedere se e quali altri vantaggi possa portare l’intera operazione.
      Andando in campo enologico, sai qual’è uno dei motivi per cui il vino di Frascati non viene mai considerato come prodotto di qualità? Perchè non esiste un consorzio che lo promuova come un solo prodotto e quindi ogni produttore si muove per conto suo vanificando gli sforzi

      • Lamia sara’ faziosetta ma la sua e’ un po’ coda di paglia. Ho detto solo che e’ legittimo e farebbero bene a prenderli, senza fare niente di illegale. Eviterei di tirare fuori il divertimento per favore. Quello che diceva lei sulle detrazioni non fa altro che dare ragione a quello che sostengo. I soldi li prenderebbe il consorzio e i vantaggi, forse e a medio termine, li avrebbero i consumatori e l’indotto.

      • Mentre quelli che fanno parte di un consorzio o rispondono a un disciplinare sono necessariamente prodotti di qualità??? Non scherziamo per favore, vini IGP/DOC/DOCG si trovano pure al supermercato (come pure alcune birre artigianali italiane ed estere) e non necessariamente sono buoni o di qualità.
        Il disciplinare è propedeutico a penetrare un certo tipo di mercato (aumentando il coefficiente di “territorialità” del prodotto, nel caso della birra artigianale), quello stesso mercato cui fanno riferimento buona parte dei birrifici italiani.

    • Appena riuscirò a catturare un finanziamento, come dici tu, te lo faccio sapere e nel caso potrò (come sto facendo ora IO), tenere i prezzi ancora più bassi….peccato non pensare che nel mondo c’è qualcuno che non pensa solo ai soldi ma anche ad altri aspetti…..ti posso garantire che guadagnavo e avrei guadagnato molto di più a restare dov’ero.

      • per principio, credo a uno che mi dice che non fa una cosa solo per soldi quando la fa gratis. parimenti, quando incontro qualcuno che mi dice che nella vita ama divertirsi, lavorare bene e sentirsi realizzato, ma che gli piacciono molto anche i denari, gli stringo forte la mano

        uno dei peggiori problemi italiani è questa ipocrisia. sembra che ci sia da vergognarsi se uno lavorando bene si arricchisce e che ci sia da arrabbiarsi se uno mette in dubbio il fatto che altri non siano mossi solo dalla poesia, ma dall’ineluttabile fine di far girare le banconote da un portafogli all’altro

        • Vedi Stefano, non è detto che se una cosa piace debba essere fatta gratis….conosco molti ex colleghi che da dirigenti guadagnavano molto bene ma hanno preferito andare in campagna a fare “agriturismo” e ti posso assicurare che il loro “tenore” di vita, per come lo si intende comunemente, è molto diminuito…ma la loro serenità non ha valore…..

          io non sono sicuro di essere così sereno, ma la scelta di lasciare un mondo che non mi piaceva più, pur consentendomi alcuni “svaghi”, per un mondo dove mi diverto (si amarillo, mi diverto, quando vuoi sei il benvenuto a passare del tempo da noi) l’ho fatta con la consapevolezza di voler cambiare….poi naturalmente cerco di far quadrare i conti e se posso, invece di pane e cipolla, tendo almeno al pane e porchetta :-)….
          Sui prezzi condivido la tua filosofia di voler far capire……

          • vado un attimo OT per puntualizzare una cosa. se i tuoi ex colleghi “neo-poeti” erano dirigenti, vuol dire che come minimo una 40ina di anni li avevano. come minimo. vuol dire che almeno un 15ina di anni di carriera se l’erano fatta. come minimo. e se erano arrivati fino alla dirigenza, prima della svolta poetica, un po’ di fieno l’avevano messo in cascina

            tutto lecito, magari un giorno lo faccio anche io. ma non dipingiamo come eroi, non ammantiamo questa scelta di poesia. perché farlo, si inserirebbe nelle medesime ipocrisie di cui parlavo sopra. forse qualche altro tuo ex collega più sfortunato che non è diventato dirigente è ancora la a tirare la carretta perché non può mollarla…

            io cmq chiedevo una cosa molto semplice. volevo sapere se questa associazione, oltre ai vari fini culturali e fraterni, preveda ora o nel prossimo futuro qualche forma di vantaggio in termini fiscali o economici, escluso ovviamente gli acquisti in comune e cose del genere, ma parlo di sovvenzioni pubbliche di qualche genere, finanziamenti agevolati, agevolazioni fiscali, costituzione di società agricole. tutto qua

            anche fosse, nessun problema. è solo per capire meglio la mossa associazionistica

  10. ah 5 € più iva sono prezzi bassi (per una 0.75 perciò un prezzo al litro di 6€ più iva)???? Non ce ne eravamo accorti…..

      • @ Bruno:No grazie, mi bevo una birra d’importazione (americana da 35 cl) o italiana (da 33 cl) allo stesso prezzo al litro (sul mercato se ne trovano parecchie) o anche inferiore, certo comprare un’APA da 0.75 a 10.50 € (prezzo allo scaffale) non mi sembra un buon affare.
        So benissimo che sei particolarmente sensibile al tema, se vuoi estendiamo il discorso al movimento italiano dove ci sono birrifici che fanno 40K ettolitri all’anno, che hanno un comune la cui agricoltura è stata convertita in ragione delle esigenze del birrificio e praticano prezzi al litro osceni ed ingiustificati dato che il break even point lo dovrebbero aver raggiunto e superato. Proprio tu che ti scagli contro i birrifici agricoli ignori che già ci sono e lottano insieme a te? Ti faccio troppo intelligente per ignorare la situazione.

        @AndreaFLB:Non vedo perché dovrei declinarti le mie generalità, sei forse un pubblico ufficiale?

        • Pretendere che il proprio interlocutore sia una persona vera e non un fake è sacrosanto.
          Posso garantire che Andrea non è un fake.

          • Garantire che è una persona che ha il coraggio di metterci la faccia sarebbe difficile…

          • Ho scritto un’altra cosa. Se vuole mantenere l’anonimato affari suoi, per me l’importante è che non sia utilizzato in modo strumentale. Ovvio che chi “ci mette la faccia” guadagna maggiore credibilità, ma io non posso obbligare chi vuole fare diversamente

        • Andrea…..io non mi scaglio …non faccio guerre di religione…..io faccio semplicemente notare che i Birrifici Agricoli sono un’anomalia solo Italiana….e come tale serve solo per prendere soldi pubblici….quindi ….io pago le tasse ..parte di queste tasse vanno a miei concorrenti che poi mi fanno concorrenza ….. questa per me è una cosa grave!
          E’ quella che si chiama con linguaggio euroburocratico una distorsione alla libera concorrenza (Monti docet..).
          Poi per i prezzi io sono libero di fare quello che voglio proprio perchè non siamo in uno stato Bolscevico (almeno quello….)…Io faccio dei prezzi in linea con quelli che il mio mercato di riferimento “crea” ed è in grado di tenere. So di essere l’obiettivo privilegiato di qualche sceriffuccio di provincia…ma questo non mi interessa per nulla….
          Però la verità è che i prezzi alti non sono una “colpa” dei Microbirrifici cattivi …derivano dal nostro sistema distributivo…… i margini maggiori li hanno i Publican….e gli operatori Commerciali terminali….non è un caso che ti ho detto di andarti a comprare una Heineken a 12 Euro al litro…..
          Io credo che il futuro sarà per chi saprà fare di conto e chi farà qualità costante…sostanzialmente per chi avrà più professionalità…
          Assisto attualmente ad una grandissima confusione sul mercato sia per Birrifici che stanno scatenando una ridicola guerra solo sui prezzi (offrendo qualità a volte scadenti) … sia per importatori che stanno importando di tutto senza rispetto alcuno sia per le regole che per le leggi….
          Poi se alcuni miei colleghi hanno tentazioni suicide….io non ci posso fare nulla…..sicuramente io cercherò di non seguirli…..

          • Rispondevo a te per rispondere a Franco, visto che ti eri agganciato a un mio commento. Sull’assurda anomalia dei birrifici agricoli siamo d’accordo. Sui prezzi forse non lo saremo mai, ma non intendo riaprire il discorso in questa sede. Comunque a differenza tua vedo che questa “guerra sui prezzi” è supportata anche dalla qualità.

          • Bruno, ovviamente come tu sei libero di fare i prezzi che ti fare anche gli altri sono liberi di scrivere che sono o meno inadeguati

            però per cortesia, non vendiamo fumo sulla rete distributiva. per i pub ci marcino alla grande lo sanno tutti. ma vuoi farci credere che una base di Toccalmatto ed una di Brewfist o Rurale costano la stessa cifra al litro? suvvia, quel minimo di onestà intellettuale… e come dice Andrea, la qualità, se la sai riconoscere, la trovi senza grossi problemi

          • @ Bruno Perdonami ma a me risulta che di birrifici agricoli ne esistano anche al di fuori dei nostri confini nazionali (alcuni distribuiti anche in Italia). La mia opinione sugli stessi è piuttosto negativa, sopratutto nel momento in cui creano una distorsione nel mercato attraverso il recepimento di fondi pubblici. Tuttavia in discussione qui vi è altro, l’argomento principe è il neonato consorzio (che sembrerebbe permeato a parole di tante buone intenzioni e perfettamente coerente con lo stile di Leonardo per ciò che riguarda il suo “manifesto”). Nel momento in cui si parla di disciplinari già inizio a rizzare le orecchie, memore del fatto (per i più curiosi sulla mia identità, sono un consumatore di birre artigianali da quasi 10 anni e da 4 opero nel settore enogastronomico) che i disciplinari valgono la carta su cui stanno scritti se ad essi non si abbina il concetto di qualità. Cosa intendo per qualità? Per esempio che i birrifici in questione (chi più chi meno, nessuno escluso) riescano a mantenere uno standard qualitativo costante (durante tutto l’arco dell’anno non per 6 mesi al massimo), che la smettano con la menata della territorialità (che a meno di non essere in paesi con una tradizione brassicola più importante e solida della nostra non ha senso di esistere) e si concentrino magari sul fare birre esenti da difetti (per esempio che non siano ancora da far maturare in bottiglia). Per ciò che riguarda i prezzi non mi trovi in accordo (forse perché ciascuno di noi parla in base alla propria ottica). Ho idea (e ti pregherei di non prenderla come una critica personale poiché non lo è) che molti si siano buttati in questo mercato con un filo di approssimazione (allettati dal trend positivo dello stesso) e con mezzi insufficenti. In un qualunque modello economico di investimento su di un birrificio solitamente un impianto minimo per poter fare qualcosa di interessante si aggira sui 5k litri (per poter raggiungere il break eaven point), purtroppo un tale investimento è particolarmente oneroso e molti partono con impianti da 1000/1200 litri (quando si è fortunati, ci sono casi, neanche rari, di birrifici che hanno aperto con impianti da 300) che risultano inadeguati da li a poco qualora il birrificio abbia il successo che gli si augura. Raggiunte economie di scala è impossibile che il prezzo al litro aumenti nella maniera vertiginosa in cui è aumentato negli ultimi anni. Attenzione nessuno pretende che la birra la si regali ma che la si venda al giusto prezzo si. Per fare un esempio (non vincolante ma esplicativo) se vado a comprare la Reale Extra in distribuzione me la mettono a 7.5 euro più iva la 0.75 (prezzi di listino, perciò non svelo nulla di nuovo) ora per avere un margine di guadagno a quanto la devo mettere??? E quanti clienti saranno disposti a comprarla a quel prezzo???? Se per venderla dovessi metterla a 10 euro faccio prima a non prenderla, consapevole della perdita di una fetta di mercato, ne convieni????

            @ Livingstone: chi di dovere sa chi sono e non vedo come declinare le mie generalità mi potrebbe rendere più o meno credibile agli occhi tuoi o di altri. Visto che ti reputo una persona intelligente valuta oggettivamente ciò che dico e (se del caso) contestami i punti in cui ritieni sia in errore. Del resto mi sembra che anche tu scrivi dietro uno pseudonimo e non mi risuta che nessuno ti abbia mai contestato di metterci o meno la faccia (che nel mio caso è il mio nome). Nessuno mi paga per scrivere qui o altrove (visto che questo è il dubbio che credo abbiano molti di voi), del resto credo lo stesso Andrea Turco possa testimoniare come scriva piuttosto di raramente e solo qualora ritenga di aver qualcosa da dire.

          • x Andrea…..sono d’accordo quasi su tutto quello che hai affermato dai disciplinari al resto…..

            x SR …..RIBADISCO…..ognuno è libero di fare quello che vuole ….se uno si vuole suicidare dal punto di vista economico è libero di farlo…..
            Non è che un Birrificio Artigianale che vende la birra a meno di un Birrificio Industriale sia automaticamente da seguire…….secondo me è sintomo di scarsa Visione/Gestione Commerciale…….ed un pericoloso esempio per gli altri…
            Anche un Birrifico artigianale da 20.000 Hl/anno è sempre piccolo paragonato ad altri similari stranieri…….e non ha economie di scala…te lo dice uno che ha gestito un paio di fabbrichette da 1,5 Milioni di Hl x anno……..

            Nei costi di gestione non ci sono solamente i costi diretti……….e in Italia i costi fissi ed i costi “Occulti” ti uccidono…..

            Quando vedo che una birra Industriale (in fusto) similare costa 3,5 Euro al litro ed un birrificio artigianale la vende a 2,8 Euro al litro …secondo me sbaglia ! Dura minga…… ed è anche immorale per mancanza di rispetto verso il grande culo che si deve fare tutti i santi giorni…. non regge mica….. poi se te vuoi spendere poco Ti dovresti fare la domanda su perchè questo differenziale di prezzo all’origine non viene scontato affatto sul mercato ……ma viene ovviamente incamerato dal Publican/Esercente…punto e basta…….
            Quindi è una cazzata!

            Una pinta di birra continua a costare dai 5 ai 6 euro …..sia che venga pagata 1 Euro al Litro che 5 Euro al litro………

            Ricci fai quello che ti pare …..però ti pregherei di non rompere le balle solo al sottoscritto ma guarda anche a quello che succede intorno a te….
            Io faccio il mio lavoro senza andare a scassare le balle a tutti….e se vendo è perchè ho dei prezzi allineati con la qualità del mio prodotto…
            Mi sono abbastanza scassato di questo interventismo solo contro Toccalmatto…..stai percorrendo un terreno minato…..
            Prendila pure come una minaccia…… 🙂

      • caro Bruno, io interloquisco con chi trovo sul web. siccome te sei un prezzemolino peggio di me, ti becchi le lavate di capo. oppure pensi di poter andare sul web solo fare marketing, fare filippiche contro le cose che ti danneggiano e cazzeggiare con qualche triste battuta sulla gnocca?

        e risparmizcelo il moralismo sul birraio che vende sottocosto senza rispettare sé stesso. se sono tutti così pirla e non sanno fare i conti, di che ti preoccupi?

        e ti consiglio di allineare sempre la qualità dei fusti al prezzo che richiedi. ma sempre sempre. anche nei festival di provincia di secondo piano. anche a Sartirana, per capirci… ci siamo capiti vero? e come vedi, non ce l’ho poi troppo con te come tu pensi, perché so anche sorvolare

        • Ricci….le tue lavate di capo mi fanno il solletico…sia perchè non ho bulbi capillari sia perchè le tue parole contano meno di nulla……
          I birrai che leggono capiscono cosa sto dicendo….di te non interessa nulla a nessuno…..

          • se di quello che scrivo non ti interessa, cosa mi rispondi a fare? non ti curar di me ma passa oltre, no? tanto non scrivo né per te, né per i birrai, quindi il disinteresse è reciproco

            invece dalla tua risposta rosicata da castoro temo che essere pescato a fare lo svuotafusti a 5 euro al litro un pochetto ti bruci

        • Ricci….ognuno ha una dose personale di autolesionismo….la mia la impiego con te……
          Svuotafusti a 5 euro al litro …stai dicendo una serie inqualificabile di minchiate….non è che puoi continuare a dire sempre quello che ti pare…..

          Comunque se vuoi approfondire il Tema Sartirana non ci sono problemi….per me si è trattato di una perdita di denaro e per Allo di una perdita di tempo….cosa vuoi che ti dica altro….Te sei monocorde…..vai a simpatie e basta…..

          • il fatto che tu abbia perso del denaro non giustifica il servizio di fusti non al top, visto l’obolo richiesto

            e ahimé, io non dico minchiate, mi limito a riportare quelle riferitemi dai tuoi collaboratori al limite…

            ps: per essere uno che non è interessato a quanto scrivo ne secerni parecchia di bile

  11. Caro Andrea io penso sia lecito chiedersi quali siano i vantaggi del creare l’associazione, e sono lecite le domande di SR e Amarillo.
    Altrettanto lecito è il vostro diritto di cercare finanziamenti ed agevolazioni per il vostro lavoro imprenditoriale.
    Un’associazione poi serve anche per confrontarsi, far crescere il livello medio dei partecipanti ma è chiaro che è un corollario rispetto alle questioni poste prima sui possibili finanaziamenti e sui vantaggi fiscali.

    Io mantenendo la mia posizione esterna alla vicenda volevo spezzare una lancia per
    La Zia Ale, che mi è piaciuta parecchio, soprattutto la parte aromatica, banana e pesca a gogò, ma ben amalgamate, in un insieme di grande bevibilità, maltosità e morbidezza. I vegetali aggiunti sono percepibili alla prima sniffata..insomma tanta personalità complimenti!

    • Il discorso e’ che quando si parla di soldi molti degli “artigianali” si indignano perche’ vogliono apparire come dei benefattori della qualita’ e dell’umanita’ o dei soggetti che mirano a una economia di pura sussistenza. Mentre in una societa’ capitalistica, che ci piaccia o no, il soldo ha una certa rilevanza e, considerato anche il costo d’impresa in italia, cercare finanziamenti e’ del tutto lecito, considerato che molti di quelli europei vanno persi per incapacita’. Quindi questo associarsi per goliardia o divertimento e per lo piu’ contro i propri interessi monetari a me puzza di ipocrisia. Aggiungendo che LdV non è certo un fesso ma nemmeno un’educanda… Se e’ un investimento a medio e lungo termine senza ritorno immediato tanto di cappello, bravi, visto che tutti si muovono tatticamente, ma passare per i don ciotti della birra italiana per favore evitate, squalifica anche il vostro lavoro.

  12. Ieri ho avuto modo di provare “La Zia Ale” da Palatium.
    Certo che mi sarei aspettato un po’ di più professionalità dal personale e una maggiore conoscenza del prodotto. Agli avventori veniva proposto di bere (cito) “una birra fatta con prodotti tipici del Lazio da un birrificio di BORGO DI ROSE (???)”.
    Ammazza che informazioni, tralasciamo per un attimo che non conoscano la ricetta (almeno questa era l’impressione), ma cavolo almeno sapere che il paese si chiama Borgorose e non Borgo di Rose (che è in provincia di Rieti, regione Lazio a quanto pare). Per quanto riguarda la degustazione, il cameriere aveva la stessa dimestichezza nel versare la birra che avrei io nel nuoto sincronizzato. Praticamente ha riempito il calice (mi sarei aspettato il teku invece del balloon) con 4 dita di schiuma e se n’è andato. Poi ad un tavolo vicino lo ha riempito fino all’orlo ed è stato prontamente rimproverato per averne versata troppa. La bottiglia era quella da 0,75 utilizzata da Birra del Borgo per chi volesse saperlo, ma questo credo sia assolutamente un caso. Il piattino di accompagnamento era passabile.

    Per quanto riguarda la birra, da non esperto devo dire che mi sarei aspettato peggio, invece mi è sembrato un prodotto riuscito, un’ottima Ale dai profumi davvero insoliti, almeno questo sono riuscito a capire dalla 0,01 di birra che avevo nel bicchiere.
    Dovrò sicuramente riprovarla.
    Sicuramente per apprezzare il tutto al meglio sarebbe stato bene prenotarsi per il laboratorio tenuto al secondo piano del locale.

  13. Certo Riccardo pur dichiarandosi non esperto di sentenza ne spara….mi spiace questo servizio poco accurato, il responsabile del Palatium Paolo Latini è un vero professionista e ha qualche birra in carta. La Zia Ale ha una gasatura un pò eccessiva in questa prima cotta fatta e questo secondo me ha reso più difficile il servizio…per camerieri non esperti che avrebbero dovuto adattarsi a questo particolare.

    Comunque ai laboratori avremo fatto 75 persone..in 2 sere, completamente pieni , ma un posto per Riccardo l’avremmo fatto uscire…con l’auspicio di reincontrarti…

    • Se questa per te è una sentenza il problema è solo tuo. Ho solo riportato la mia testimonianza, di un consumatore che ha pagato per assaggiare una birra e di fatto gli è toccato un bicchiere di schiuma.
      Sulla qualità della birra non mi sono espresso, mi sono limitato a dire che mi è sembrato un buon prodotto perché non ho le nozioni per un’analisi più approfondita.
      Ho anche detto che sarebbe stato utilissimo seguire il laboratorio per apprezzare al meglio tutto.

      Quindi vorrei capire perché “te rode” così tanto e dov’è che avrei sparato una sentenza. Mi aspettavo un altro tipo di servizio, è un problema questo? Ma guarda tu.

  14. Non mi rode, semplicemente a volte basta dire ad un cameriere di girare il bicchiere e versare lentamente ed il castello si trasforma in monocamera.

    Ovviamente hai tutto il diritto di lamentarti del servizio che evidentemente è stato poco efficiente, io ho però davanti agli occhi però un cameriere che serviva malissimo martedì 14 alle 18, e che invece mercoledì 15 alle 19 era diventato bravo ed efficiente. Avrei potuto fare il supponente e deriderlo , invece in genere scelgo strade diverse.

    A volte basta poco per ottenere quello che si vuole…anche l’umiltà

    • Beh magari il cameriere lo dovrebbe sapere di suo come versare una birra, non credo sia compito dell’avventore istruirlo a riguardo. Del resto il cameriere è pagaro per offrire un servizio e il cliente paga per riceverlo, certo si potrebbe discutere della “moda” di proporre birre artigianali senza avere i mezzi o le conoscenze adeguati. L’errore non sta nel cameriere che versa male la birra, ma in chi lo avrebbe dovuto formare per offrire un servizio decente.

  15. Perdonami Paolo (mi permetto di darti del tu), tu mettiti nei panni di un consumatore che si sta avvicinando alla birra artigianale (e credo che sia il mio caso, perché in 2/3 anni non si può certo dire di essere un conoscitore). Magari vorresti avere delle informazioni un po’ più precise, vorresti sapere cosa stai bevendo e almeno che venga versato in quantità giuste (non abbondanti, giuste). Anche perché l’intento di eventi come questo dovrebbe essere quello di far conoscere la birra artigianale.
    Non parlo di tecnicismi, semplicemente quelle nozioni base che possono stimolare l’interesse. Se fossi stato una persona capitata lì per caso, non mi sarebbe rimasto nulla, semplicemente avrei fatto un aperitivo diverso dal solito.

    Non vorrei passare come uno che critica Palatium comunque. Anzi, ci ero stato già diverse volte e Martedì mi sono soffermato alcuni minuti a parlare con il responsabile del Cesanese di Affile, un vino delle mie parti. Forse proprio per questo mi ero fatto delle aspettative diverse. Come detto, avrei dovuto prenotarmi per il laboratorio.

  16. Okay Riccardo è chiaro che hai ragione a lamentarti, la mia osservazione era riferita al fatto che avendo conosciuto Paolo Latini e lo staff ho avuto modo di apprezzare la loro professionalità. Conoscono a fondo il mondo del vino ( Paolo sicuramente) e dei prodotti tipici e di qualità. Senz’altro conoscono poco le birre , in carta un mese fa avevano Turan, hanno avuto Birra del Borgo e per un periodo limitato Mr. Malto ( possono avere per indirizzo del locale solo prodotti regionali).

    Il posto è molto bello in via Frattina e penso la scelta di organizzare degli eventi al Palatium per queste caratteristiche è stata vincente.
    Poi è chiaro che si paga un pò d’inesperienza.
    Tra l’altro, e volutamente non entro nel dettaglio, le difficoltà organizzative, quando ci sono tanti enti pubblici in mezzo e che spesso comandano sono enormi, ed in questo calderone c’entra l’attività di comunicazione legata a La Zia Ale ( anche qui capisco le tue osservazioni) e penso sia un assolutao miracolo per un posto così gestito avere un direttore competente.

    • Sulla scelta della location hai perfettamente ragione: mai posto poteva essere più azzeccato. Io difatti ero entrato con i migliori propositi, di Palatium mi piace praticamente tutto, come dici tu c’è sempre il problema dell’ente pubblico che li frena molto (ad esempio mancano alcune etichette perché i titolari delle cantine non ci stanno ad aspettare le scadenze statali per essere pagati).
      Anzi, vista la posizione e la grande quantità di clienti “di passaggio” (molti turisti che magari non torneranno mai più), hanno uno standard qualitativo ottimo a prezzi giusti (ovvero medi-alti). Potrebbero rifilare cibi surgelati a chiunque, tanto di turisti da fare fessi ne passano a centinaia, eppure non lo fanno.

      In merito al caso specifico de “La Zia Ale” l’impressione è stata di una cosa un po’ arrangiata, ma pazienza. Ripeto che sicuramente il laboratorio avrebbe colmato tutte le lacune e a quel punto avrebbe avuto tutto più senso.
      Comunque domani ci torno 🙂 Se non altro per riprovare la birra che in fin dei conti era la cosa che mi interessava!

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