Ieri siamo tornati a dare un’occhiata alle nuove birre di due produttori stranieri (Brewdog e Rodenbach), oggi faremo lo stesso ma all’interno dei nostri confini nazionali. Le novità dei produttori italiani continuano a susseguirsi con una certa regolarità, mostrando un costante fermento, sebbene il ritmo sia fisiologicamente meno sostenuto rispetto ai mesi passati. Partiamo allora da Bologna, dove lo scorso 30 settembre, in occasione dell’inaugurazione del nuovo locale Harvest Pub, è stata presentata una nuova birra targata Vecchia Orsa. La creazione si chiama Bender e appartiene al sottovalutato stile delle American Wheat Ale.
Che il lancio della birra sia coinciso con l’apertura del locale non è un caso. L’Harvest Pub nasce infatti dall’idea di Roberto Poppi, birraio di Vecchia Orsa, e Gianfranco Sansolino, ex presidente dell’associazione BrewLab. Situata in via Montello 4/a, la birreria si spera possa rappresentare un valore aggiunto alla scena bolognese, che paradossalmente non è mai stata particolarmente vivace in termini di posti dove bere bene. Tornando invece alla birra, si tratta di una versione abbastanza luppolata dello stile, con dry hopping di Citra. L’amaro è bilanciato dalla morbidezza garantita dal frumento maltato, mentre al naso e al palato risulta piuttosto ruffiana grazie alla varietà di luppolo utilizzata.
Gli Stati Uniti sono anche il paese di riferimento dell’ultima produzione del pugliese Birranova, battezzata Why Not. E’ una birra difficilmente collocabile in uno stile preciso, tanto che per riassumerne le caratteristiche il birrificio l’ha definita una Smoked American IPA. E’ dunque una versione muscolare di una classica IPA, brassata con luppoli d’Oltreoceano e con una percentuale di malto affumicato, che ne definisce la peculiarità più evidente. Ha un contenuto alcolico pari a 5,5%, 40 unità d’amaro ed è disponibile solo in fusto. La scheda sul sito di Birranova parla di un “segreto” racchiuso in questa birra: si potrebbe pensare a un ingrediente aggiuntivo, ma la scheda tecnica cita solo le quattro materie prime fondamentali.
Concludiamo questa breve carrellata con l’ultima nata in casa BSA, birrificio del vercellese sempre molto attivo. Si chiama Funky ed è una classica Porter, presentata lo scorso 8 ottobre in una delle tante serate organizzate dall’azienda. Dettagli sulla Funky? Praticamente ancora nessuno. Qualcuno di voi l’ha assaggiata?
twitter.com/#!/brewLabBO/status/119725413386829825/photo/1
Ciao Andrea, vorrei solo far presente che “Why not” esiste da almeno un anno. Piuttosto negli ultimi mesi ho visto riproposta alla spina la “Weizen” e proposta la “Nova Pils”.
ma come mai si parla dei soliti birrifici?zona bergamo,brescia,vicenza si parla mai?
Sergio parlo dei birrifici di cui riesco a reperire informazioni o che si prendono la briga di inviare comunicati stampa o cose del genere. La mia intenzione è di dare spazio a tutti, ma se molti birrifici non hanno interesse a comunicare le loro novità, è praticamente impossibile conoscerle. O meglio, a farlo sono sempre i soliti, pochi, birrifici “illuminati”.
Andrea hai poi chiesto a Claudio Cerullo delle birre pisane? ciao
Mi sono appena accorto di non averlo ancora fatto! Grazie per il reminder
Ciao
Andrea, non c’è nessun “segreto” negli ingredienti, piuttosto il segreto svelato è un non-segreto: si voleva interndere, che non possiamo farla rientrare in uno stile esistente, quindi il “segreto” per definirla è assaggiarla e farla giudicare al palato.
ps: sono a roma ancora domani sera, beviamo una birra?
Si può fare, ho letto che hai la febbre, ti sei ripresa?
Funky Porter: foto sul my Twitter. Gusto: nella mia bocca.
Va bè dai, ve la riassumo: 6,6 gradi ma io ne sento 5, caffè e liquirizia si distinguono molto bene ma sono ben equilibrati dalla gradazione appunto e il corpo “malto-tostato”.
Bella l’etichetta nera e verde!
Ma della SciliPorter di Dada c’e’ solo l’etichetta (favolosa).