Percorrere un itinerario in bicicletta tra diverse mete birrarie regala sempre grandi soddisfazioni, in Italia quanto all’estero. Di recente ne ho avuto conferma in Catalogna, dove ho pianificato un tour tra le destinazioni brassicole di Barcellona e dei suoi dintorni. Comincerò questo report di viaggio con un’affermazione che farà storcere il naso sia agli appassionati di birra che a quelli di bici: Barcellona e i suoi dintorni mi sono (forse) piaciuti più di Bruxelles sia dal punto di vista brassicolo che da quello ciclistico. Quando ho pianificato il viaggio mi sono concentrato nella ricerca di locali che producessero birra direttamente, quindi eviterò di citare posti famosi come BierCab, Cocovail o Ale&Hop.
Già il primo impatto con la città è positivo, poiché dall’aeroporto parte una ciclabile che porta direttamente in centro. Tuttavia decido di compiere una deviazione per visitare Tibidado Brewing (sito web) che, nonostante sulla carta sia ancora chiuso, mi ospita per un paio di birrette. Mentre sorseggio la Rodamons, una Session Ipa che colpisce per il naso intenso con note citriche e fruttate, passeggio per il locale. Su un lato si staglia l’impianto di produzione a vista, da cui spiccano i 16 fermentatori, dall’altra le spine dalle quali ci si può servire da soli. È proprio questa la peculiarità del locale: all’ingresso si riceve una card con cui attivare le spine, dalle quali ci si riempie il bicchiere autonomamente, e pagare il valore di quanto effettivamente erogato. Si tratta di un’opzione molto interessante per chi vuole assaggiare diversi prodotti o vuole semplicemente provare il gusto di spillarsi la propria bevanda. Finisco la Lost in the Forest, una IPA moderna di stampo americano con luppolo Centennial che porta sentori di pompelmo, e procedo per la città.
Il mio secondo stop è la tap room di Maresme Brewery (sito web), situata in città nel quartiere El Raval (il birrificio si trova pochi chilometri fuori da Barcellona). Il locale vanta 16 spine e una lista di birre a bassa e alta fermentazione con una predilezione per la famiglia delle IPA, oltre a diverse Stout. Spizzico una classica tortilla di patate che accompagno con la Maresme #2, una Marzen molto ben fatta. La peculiarità di questa produzione, così come della “sorella” Maresme #1, è che per ogni birra venduta vengono donati 5 centesimi ad associazioni senza scopo di lucro che i clienti possono segnalare sul sito. La mia seconda bevuta è la Tropical (un nome, una garanzia), American Pale Ale fortemente caratterizzata dal luppolo (varietà Rakau e Citra) che le dona profumi di frutta gialla e un deciso tono resinoso.
La sera torno al quartiere El Raval e visito il Ølgod Brewpub (sito web), che nella sua tap list di 20 spine offre sia le birre della casa (che vengono brassate in parte con luppoli di produzione propria) , sia quelle di altri produttori spagnoli. Provo la The Unionist, una English Porter con il tostato ben in vista che rimanda al caffè e una nota acidula piacevole che rende il sorso pulito, e a seguire la 37 Up, un’American Pale Wheat che al naso si contraddistingue per note luppolate decisamente “American” e in bocca mostra una leggera acidità e un amaro lungo ma non aggressivo.
Il giorno seguente punto verso sud e dopo qualche chilometro di pianura lungomare, all’altezza del Port de la Ginestra, imbocco la Carretera del Rat-Penat, una delle mete più apprezzate dai ciclisti locali sia per la bellezza del panorama che per la difficoltà della scalata. Sono soli 6,1 chilometri con una pendenza media del 9.4%, ma che raggiunge punte del 23%; per fortuna lo stupendo panorama di macchia mediterranea con vista sul mare che si apre durante il percorso aiuta ad affrontare le salite.
Arrivato a La Plana Novella, imbocco una bellissima sterrata che mi porta quasi fino a Vilanova i la Geltrù. E’ uno di quei casi in cui si può affermare che le fatiche sono ripagate, perché il piccolo locale che mi trovo davanti mi fa subito venire gli occhi a cuore. Associació Singlot (pagina Instagram) mi lascia senza parole: è un piccolo pub gestito da Pepe (importatore in Spagna di Birrificio Italiano, Cà del Brado e Mastino), dove si respira un’atmosfera più che familiare. Càpito nella giornata “spicy” in cui i clienti possono portare le loro creazioni più piccanti (siano cibi, olii o peperoncini) e condividerli con gli altri avventori. Nonostante io non sia un neofita del piccante, la mia lingua e le mie mucose intestinali vengono messe a dura prova, ma il pane con le creme spalmabili fatte in casa (tra tutte quella salata di cachi) e i formaggi, che da soli varrebbero la fatica di pedalare fino a lì, mi aiutano a combattere gli effetti della capsaicina. Per quanto riguarda le birre tento l’abbinamento prima con la Huxley, una Best Bitter di REFU Fábrica Alternativa perfettamente in stile (malto Maris Otter e luppolo Fuggle), poi la con la 105, la Czech Pils del birrificio Baias che trovo perfetta con il menù piccante.
Mi piange il cuore a dover ripartire, questo è il locale che vorresti avere sotto casa (e che forse è meglio non ci sia) ma la giornata è lunga, altre birre e altri chilometri mi aspettano. La prossima meta, non molto distante, è la tap room del birrificio Wylie (sito web) a Sant Pere de Ribes. Vengo accolto da Grahame, l’head brewer, Reinaldo, il general manager, e Matteo, il birraio italiano che lavora oramai qua da 2 anni. Dopo un assaggio di Decadencia Moral, Tropical Milk Stout con mango, guava, cocco e passion fruit, lo staff mi guida alla visita della zona destinata alla produzione. L’impianto è stato trasferito in questo locale a marzo 2022 al fine di ampliare la produzione, che nel frattempo è raddoppiata e oggi arriva a 55 hl all’anno, in aggiunta alle birre realizzate per conto terzi. Ho l’occasione di assaggiare direttamente dal fermentatore quella brassata in collaborazione con il birrificio La Sitgeana (sito web), una Stout chiaramente ancora “acerba” ma molto promettente, che appena pronta subirà un passaggio in botte per qualche mese. Mi intrattengo ancora un po’ al bancone e, per rimanere leggero e lucido in vista del rientro col buio, opto per la Ollie que tal? (medaglia d’oro al Campeonato Nacional de Cervezas), una Session IPA con un corpo snello e leggero e decisamente carica di profumi e sapori.
Rientro a Barcellona percorrendo la C31, una statale a picco sul mare che mi ricorda la parte ligure della via Aurelia: peccato che il sole sia già calato e non riesca a godere del panorama. Entrato in città mi fermo da Blacklab brewhouse and kitchen (sito web), un brewpub attivo dal 2014, e mentre ascolto la musica dal vivo bevo prima la Eddie, una English Pale Ale con decise note maltate di biscotto e miele di castagno e una carbonazione leggera che aiuta la bevuta, e poi, su consiglio della cameriera, ordino la loro best seller: la Claudia, una West Coast IPA caratterizzata da un bouquet di frutta e agrumi con amaro lungo ma non tagliente. Chiudo la giornata con 130 chilometri percorsi, +1300 metri di dislivello e diverse birrette interessanti.