Da ormai diversi anni accogliamo con soddisfazione i dati provenienti dal mercato della birra in Italia, la cui costante crescita รจ stata appena scalfita dalla pandemia, prima di tornare sui livelli pre-Covid giร a partire dal 2021. ร da quasi un decennio che i consumi stanno aumentando a ritmo impressionante, tanto che rispetto ad allora ogni italiano beve in media all’anno otto litri e mezzo in piรน di birra. L’ultimo Annual Report di Assobirra, presentato lo scorso maggio, ha registrato ulteriori record, ma nell’entusiasmo con cui furono presentati i dati non passarono inosservate alcune dichiarazioni del presidente Pratolongo, che accennรฒ a numeri non proprio confortanti per il primo trimestre del 2023. Quella preoccupazione ora รจ stata confermata dal comunicato che la stessa Assobirra ha lanciato per commentare la prima parte dell’anno in corso, che per il mercato birrario รจ stata decisamente negativa: bisogna infatti incassare un pesante calo in termini di vendite ed esportazioni, che presumibilmente comporterร serie ripercussioni per tutto il settore.
Entrando nel dettaglio, i primi otto mesi del 2023 hanno registrato una contrazione delle vendite pari al 6,6% rispetto allo stesso periodo del 2022. I primi due trimestri dell’anno hanno invece rivelato che l’export รจ diminuito del 7,4% rispetto alla prima metร dell’anno precedente. Chiaramente sono due voci statistiche di primaria importanza per la salute del settore, ma a rendere tutto piรน allarmante sono i numeri, perchรฉ parliamo di una flessione molto evidente. ร impossibile infatti non pensare che, a fronte di cifre cosรฌ clamorose, anche le altre voci statistiche non seguiranno lo stesso trend. Il 2023 rischia dunque di essere ricordato – ma ormai siamo ben oltre le ipotesi – come un annus horribilis per la birra in Italia, con la prospettiva che il settore non solo debba accusare una brusca frenata rispetto all’entusiasmante cavalcata degli ultimi tempi, ma che finisca per bruciare gran parte dei risultati ottenuti nel recente passato. Su questo concorda la stessa Assobirra, che prevede un 2023 con il segno negativo “che peserร sulle tasche di tutti gli attori del comparto interrompendo bruscamente la ripresa del 2022 riconquistata con grandi sacrifici dopo i tempi bui del periodo di emergenza da Covid-19”.
Secondo l’associazione a frenare l’andamento della birra nel nostro paese รจ l’aumento generalizzato dei prezzi per il consumatore finale, a cui si aggiunge quello dei costi di produzione. A tal proposito Assobirra elenca alcuni dati che stanno pesando sull’attivitร dei birrifici: vetro +40% (2022) e +20% (2023), malto d’orzo +44%, mais +39%, alluminio +20%. Anche il cambiamento climatico ci sta mettendo del suo, poichรฉ l’innalzamento delle temperature compromette la qualitร e dunque la disponibilitร delle forniture di malto e luppolo, con pesanti ripercussioni sull’intera filiera brassicola.
Per scongiurare gli effetti di questo pericoloso andamento sarebbe opportuno trovare un supporto da parte delle istituzioni. Assobirra cura gli interessi dei suoi associati (principalmente multinazionali del settore) e dunque pone l’accento sulle accise, chiedendone una riduzione limitata. Ricordiamo infatti che la birra in Italia รจ l’unica bevanda da pasto soggetta a imposte di produzione (per il vino ad esempio sono azzerate), peraltro anche piuttosto alte. Il discorso tuttavia riguarda anche la birra artigianale, che attualmente puรฒ godere di una disciplina agevolata ma temporanea: essa infatti non รจ strutturale, ma limitata all’applicazione dell’attuale legge di bilancio (grazie al decreto Milleproroghe). In altre parole dal 1ยฐ gennaio 2024 c’รจ il rischio concreto di tornare alla gestione delle accise precedente al 2022, scongiurabile in due modi: sperare in un’ulteriore proroga, come avvenuto lo scorso febbraio, oppure – meglio ancora – trasformare l’intervento in una misura definitiva. In Italia si preferisce andare avanti con proroghe piuttosto che con riforme, quindi la seconda soluzione sarebbe un piccolo miracolo. Per quanto riguarda la prima, invece, le apparentemente ridotte disponibilitร economiche per la prossima finanziaria non lasciano certo tranquilli.
Ecco allora le dichiarazioni di Alfredo Pratolongo, che negli scorsi giorni ha commentato questi preoccupanti dati:
Con un mercato birrario italiano giร in forte contrazione, tornare ad aumentare le tasse sarebbe incoerente e controproducente per tutta la filiera brassicola, a partire dallโagricoltura, passando per produzione, logistica, grande distribuzione e ristorazione, per arrivare infine ai consumatori. ร quindi importante che il Governo prosegua nel cammino intrapreso fermando gli aumenti previsti e proseguendo il percorso di riduzione, limitando cosรฌ anche ripercussioni sui costi e prezzi nella filiera che porterebbero ulteriori riduzioni di volumi.
II settore birrario, che ha investito in innovazione oltre 250 milioni negli ultimi quattro anni, sta inoltre perdendo la propria competitivitร rispetto allโestero, dove diversi Paesi pagano accise anche quattro volte inferiori alle nostre, come nel caso della Germania. Uno stimolo fiscale avrebbe il merito di rendere piรน competitivi gli operatori italiani sui mercati internazionali, dove la birra si sta affermando come un altro pregiato prodotto del Made in Italy. Per garantire competitivitร e occupazione chiediamo al Governo di utilizzare la leva fiscale inserendo nella prossima Legge di Bilancio un calendario di riduzioni delle accise per il prossimo triennio – finalmente strutturale – per ridare slancio a un comparto fiore allโocchiello dellโeconomia italiana.
Il 2023 รจ stato un anno difficile per molti, ma i dati di questi giorni lo rendono particolarmente nefasto per il settore birrario italiano. L’auspicio, praticamente inutile, รจ di riuscire a recuperare qualcosa nei mesi restanti, sperando che al calo di vendite ed export non si accompagni anche una brusca frenata nei consumi. E che soprattutto sia solo un momento di passaggio prima della (ennesima) ripartenza.