Per il birrificio trappista Westvleteren cade un altro tabù. Dopo essere stati costretti a etichettare le loro bottiglie, ora i monaci dell’abbazia belga di Sint Sixtus hanno deciso di rendere disponibili le proprie birre nei negozi di alcolici dei Paesi Bassi. Si tratta di una misura sperimentale della durata di un anno, con la quale i religiosi di Westvleteren vogliono smantellare il mercato secondario attivo in Olanda. Fino a oggi, infatti, acquistare le birre del birrificio trappista era piuttosto complicato: occorreva prenotarsi online, recarsi personalmente al monastero e ritirare al massimo una cassa da 24 bottiglie. La difficoltà nel reperimento delle bottiglie e l’oggettivo livello qualitativo delle birre hanno alimentato un mercato nero fortemente speculativo, con prezzi da capogiro. È un fenomeno presente in tutto il mondo (o almeno in Europa), ma che nei Paesi Bassi ha raggiunto una dimensione non più trascurabile.
Le prime birre di Westvleteren dovrebbero raggiungere i supermercati olandesi entro la metà di giugno. Non saranno usate le famose casse di legno del birrificio, bensì il distributore si occuperà di confezionarle in scatole di cartone, ognuna delle quali conterrà un mix delle tre birre di Westvleteren: 12, 8 e Blond. Secondo gli accordi, il distributore assume l’impegno di verificare che le vendite siano destinate esclusivamente a consumatori privati, escludendo quindi catering, ecommerce o altri negozi, e senza l’applicazione di ricarichi speculativi. Il negozio che non rispetterà questi criteri sarà escluso dalle future forniture, che avverranno a cadenza regolare. L’accordo riguarda circa 240.000 bottiglie e ovviamente sarà valido solo nei Paesi Bassi. In Belgio rimarrà tutto uguale a prima, con le regole in vigore fino a oggi.