Iniziai a relazionarmi con le competizioni per homebrewer nel 2013, nell’ambito di un concorso locale che si chiamava Brassare Romano (sito web), prima come partecipante, poi come organizzatore. Erano altri tempi, non conoscevo nemmeno il BJCP. Riguardando l’organizzazione con gli occhi di oggi, nonostante fosse considerato all’epoca un concorso organizzato bene, colgo tantissimi errori che oggi mi farebbero rabbrividire. Da quei tempi molto è cambiato nei concorsi di homebrewing in Italia: la maggior parte è gestita molto bene con un livello di organizzazione svizzero e una qualità delle giurie che cresce di anno in anno. Tuttavia non è sempre così e c’è ancora chi si lancia con superficialità combinando dei mezzi macelli, anche se in buona fede. Tante sono le trappole e le insidie che si nascondono dietro l’organizzazione di un concorso per homebrewer, affrontarlo con troppa leggerezza potrebbe portare a risultati deludenti, suscitando frustrazione, sconforto, a volte anche rabbia negli homebrewer che hanno speso soldi e tempo per mandare le proprie creazioni al concorso.
Ho pensato quindi di raccogliere alcune idee che vengono dalla mia esperienza come organizzatore, partecipante e giudice in questo tipo di competizioni. Sperando che possa tornare utile come vademecum per chi è così temerario da volersi lanciarsi in questa impresa.
Come funziona un concorso birrario per homebrewer
A prima vista potrebbe sembrare banale, ma il funzionamento di un concorso non è così immediato. Questo è vero in particolar modo se gli homebrewer possono iscrivere birre in qualsiasi stile, modalità piuttosto comune in quanto permette di accogliere un maggiore numero di partecipanti. Alcuni concorsi limitano gli stili iscrivibili a uno specifico sottoinsieme (ad esempio birre in stili inglesi, birre sotto un certo tasso alcolico e via dicendo), altri – raramente – limitano il tutto a un singolo stile.
In ogni caso, si procede raggruppando le birre per tavoli, ciascuno dei quali è presieduto da due giudici che valuteranno le birre compilando le schede di valutazione (di cui parleremo nel seguito). In alcuni concorsi, al tavolo siedono tre giudici. Se da un lato questo approccio può essere valido per dare un feedback più ampio all’homebrewer, dall’altro presenta alcuni svantaggi. Anzitutto, rende più difficile reperire un numero sufficiente di giudici qualificati; inoltre, può allungare i tempi di giuria dato che mettere d’accordo tre persone sul voto da assegnare a ogni singola birra richiede potenzialmente più tempo rispetto a metterne d’accordo due.
A ciascun tavolo viene associato un “flight” di birre, ovvero una serie di birre che può andare da un minimo di 5-6 (per meno birre non ha senso costituire un singolo tavolo) a un massimo di 10-12 (qualcuno arriva a 15, ma è meglio evitare perché mantenere la lucidità dopo la decima birra risulta piuttosto difficile). Se non si hanno giudici a sufficienza è meglio dividere la giuria in due sessioni (ad esempio una al mattino e una dopo pranzo) con flight da una decina di birre ciascuna, piuttosto che fare un unico flight da 20 birre. La pausa tra le due sessioni deve essere significativa (ad esempio il pranzo), altrimenti finisce che i giudici per sbrigarsi fanno una pausa da 10 minuti, il che non permette di recuperare l’inevitabile affaticamento dovuto agli assaggi in serie.
Al tavolo vengono compilare le schede e viene assegnato un voto a ciascuna birra. Calcolate circa 10 minuti per ogni valutazione, quindi un paio di ore al massimo per un flight da 10-12 birre. In genere da ogni tavolo vengono scelte le prime due birre che passeranno alla fase successiva. È utile comunque stabilire un voto minimo per il passaggio alla finale, in modo da non selezionare in automatico birre che non avrebbero nessuna possibilità di vincere facendo perdere tempo ai giudici (nel caso ad esempio di un tavolo particolarmente sfortunato). Ha senso anche confrontarsi nel caso ci siano tre birre con voti molto alti a uno stesso tavolo, valutando in quel caso insieme ai giudici del tavolo se far passare tre birre anziché due (magari nel frattempo in un altro tavolo ne è passata solo una e il numero di birre totale che passa in finale si riallinea).
Alla finale (che viene chiamata BOS, ovvero Best Of Show) in genere partecipa un giudice per tavolo. Ancora meglio sarebbe far partecipare alla finale giudici che non hanno partecipato ai tavoli precedenti, in modo da non avere condizionamento sulle birre che sono arrivate in finale dai tavoli. Può sembrare assurdo, ma capita anche ai migliori di essere inconsciamente predisposti a “spingere” verso la vittoria le birre che arrivano dal proprio tavolo, per una tendenza innata dell’essere umano a voler confermare le proprie abilità (al mio tavolo c’era la birra migliore, ve lo avevo detto!).
Al BOS l’assaggio viene eseguito consegnando ai giudici tutte le birre in bicchieri affiancati, scrivendo sul bicchiere o sotto ad esso il numero della birra e lo stile. Non si compilano schede e non si assegnano voti, si scartano le birre ritenute peggiori dopo una discussione con gli altri giudici, assegnando man mano le posizioni dall’ultimo al primo posto del BOS.
Particolare attenzione va posta al numero delle birre che arrivano al BOS. Mi è capitato di vedere, e di partecipare, a BOS con oltre 10 birre (ne ho visti anche da 20). Ecco, sarebbe meglio evitare di arrivare a tali numeri. È molto difficile mantenere la lucidità per assegnare un posizionamento a più di 10 birre assaggiandole una di fianco all’altra, in particolare se i giudici vengono dalle eliminatorie con il palato e la mente affaticati. In questo caso si può ricorrere ai mini-BOS, ovvero due BOS che accolgono ciascuno le birre di una metà dei tavoli, selezionandone solo un sottoinsieme da passare al BOS finale, riducendo quindi il numero di birre che arrivano al BOS.
Il BOS è di fondamentale importanza per il concorso: evita di assegnare il podio in base ai soli voti numerici assegnati dai giudici ai vari tavoli, che possono variare sensibilmente da tavolo a tavolo in relazione all’approccio valutativo dei giudici che non sempre è allineato in termini di assegnazione del voto numerico. Per quanto riguarda lo stesso tavolo, comunicate ai due giudici di accordarsi su due voti che non distino più di pochi punti l’uno dall’altro. Nel caso non si trovi accordo, è possibile chiamare al tavolo una il presidente di giuria o un altro giudice con esperienza per dirimere diplomaticamente la questione (succede raramente).
Come organizzare i tavoli
Per concorsi a stile singolo, c’è poco da dire: basta dividere le birre iscritte sui tavoli in modo da avere flight da massimo 10-12 birre. Se lo stile invece è libero, è utile fare qualche ragionamento in più. È difficile – se non impossibile – decidere i tavoli a priori, prima di sapere quali stili sono stati iscritti e quante birre abbiamo in concorso per ogni stile. Questa organizzazione va quindi fatta a posteriori. L’approccio più semplice è assegnare le birre in modalità casuale tra i tavoli, avendo semplicemente cura di suddividerle equamente per grado alcolico, in modo che ciascun tavolo si trovi birre in un range alcolico che va da birre poco alcoliche a birre molto alcoliche. In genere si organizza il flight partendo dalle birre meno alcoliche per servire la più alcolica alla fine.
Altra ipotesi, più complicata da gestire ma anche più divertente, è organizzare i tavoli in base a stili in qualche modo vicini. Ad esempio si potrebbero fare uno o due tavoli per le basse fermentazioni chiare, uno per le birre inglesi, uno per le luppolate e via dicendo. Anche un tavolo di sole birre ad alto grado alcolico può essere interessante, certo in questo caso si deve ridurre il numero di birre al tavolo per non affaticare troppo i giudici. Se il concorso ha molte birre iscritte, si potrebbe pensare di assegnare premi anche a sotto-categorie, come ad esempio la migliore birre inglese, la migliore tedesca e via così.
Calibrarsi o non calibrarsi?
La calibrazione consiste nell’assaggiare una birra insieme a tutta la giuria assegnando i voti alle varie componenti (aspetto, aroma, flavour e così via). Tecnicamente la calibrazione servirebbe ad allineare le valutazioni numeriche dei giudici presenti in giuria, in modo da avere voti omogenei. Nella pratica, però, non serve quasi mai a nulla. Questo perché è impossibile influenzare le tecniche di valutazione di un giudice assaggiando una sola birra. Una volta terminata la valutazione della birra, ogni giudice continuerà ad applicare i propri criteri come ha sempre fatto.
È invece molto più utile un veloce briefing condotto dal presidente di giuria o dall’organizzatore del concorso, dove si illustrano le schede di valutazione utilizzate, il range numerico scelto, i criteri per assegnare voti molto bassi o molto alti (ad esempio il range numerico in cui collocare una birra buona ma fuori stile), spiegare quante birre passano al round successivo e con quale criterio. Questo, sì: è molto utile.
Esiste un caso in cui la calibrazione pre-giuria potrebbe avere un senso: i concorsi monostile. In questo contesto si può prevedere una calibrazione su uno o due esempi classici dello stile (ad esempio una St Bernardus e una Westmalle per un concorso dedicato alle Tripel), mettendo d’accordo la giuria su cosa ci si aspetta di trovare in un determinato stile, quali sono i punti di forza e quali i difetti più comuni.
In ogni caso, non date per scontato che tutti i giudici presenti abbiano familiarità con le schede che avete scelto per la valutazione o con l’intero sistema di valutazione. Spiegate, fatevi fare domande, siate chiari.
Non tutti i concorsi per homebrewer devono essere BJCP, però…
Non mi dilungo sulla spiegazione di cosa sia il BJCP, potete trovare maggiori informazioni qui. Non è ovviamente indispensabile registrare il concorso al BJCP, ma a mio avviso aiuta molto, per diverse ragioni.
Anzitutto, si rientra in un framework di lavoro consolidato, con procedure e schede di valutazione rodate. Il BJCP mette infatti a disposizione un efficace manuale con preziosi consigli per l’organizzazione delle competizioni (link), oltre alle classiche schede BJCP da usare per la valutazione della birra (link), con cui ormai la maggior parte degli homebrewer e dei giudici ha una certa familiarità.
In secondo luogo, se il concorso è registrato BJCP, i giudici BJCP che partecipano alla giuria acquisiscono punti esperienza. Così come chi collabora come steward. Questo invoglia sicuramente i giudici a spostarsi per partecipare alla giuria. In genere infatti non è previsto rimborso spese per i giudici: a meno di casi eccezionali, l’organizzazione offre un pranzo e qualche birra.
Ultimo, ma non meno importante, una volta iscritta la competizione nell’elenco delle “BJCP sanctioned competitions”, il BJCP invia in automatico all’organizzatore la lista dei giudici BJCP italiani con tanto di mail per poterli contattare.
L’iscrizione si effettua in modo immediato compilando questo form e pagando il corrispettivo di 30 dollari. A concorso chiuso l’organizzatore compila un altro form online (l’indirizzo vi verrà inviato) segnalando steward e giudici che hanno partecipato. Non è necessario essere parte del BJCP per organizzare una competizione BJCP.
Se non intendete iscrivere la competizione al BJCP, consiglio comunque di usare le schede BJCP che ormai sono diventate un riferimento per gli homebrewer a livello italiano e mondiale, piuttosto che schede “accroccate” spesso incomprensibili o che addirittura non prevedono altro feedback se non il voto numerico. Gli homebrewer tengono molto al feedback discorsivo che evidenzi difetti e soprattutto spieghi in modo chiaro perché quella birra ha ricevuto una determinata valutazione.
Chiarezza e immediatezza nella comunicazione
Siate chiari. Cercate, il prima possibile, di comunicare chi sono i giudici che parteciperanno alla giuria. È importante essere trasparenti e diretti. Rispondete con cortesia e velocità a qualsiasi richiesta di chiarimento. Siate pazienti (alcuni homebrewer possono mettere a seria prova anche la pazienza di un santo) ma anche rigidi quando serve: se ad esempio la scadenza per l’arrivo della birra è passata, non accettate le birre che arriveranno dopo. Se non ci sono le etichette che avete richiesto, squalificate la birra. Senza troppe discussioni.
Mai sottovalutare la logistica
La location è importante, fondamentale. Deve disporre di un ambiente tranquillo in cui condurre le valutazioni delle birre. Attenzione alle giurie che si tengono nei festival, verificate di avere una saletta a parte o uno spazio dedicato lontano dalla confusione (e dalle cucine) dove posizionare i tavoli della giuria.
Calcolate bene gli spazi per mantenere le birre refrigerate. Serviranno circa 3 bottiglie per birra, se si iscrivono 60 persone arriverete a dover conservare in frigo 180 bottiglie. Tenete conto che in meda un frigo con vetrina ne tiene circa 70-80 (ovviamente in posizione verticale, mai tenerle sdraiate!). Meglio mettere un limite alle iscrizioni, chiudendole quando viene raggiunto. Importante ovviamente comunicarlo prima. Questo per evitare di trovarvi con 300 bottiglie che non sapete dove tenere.
Scegliere location attraenti invoglia sia i giudici che gli homebrewer a partecipare alla giornata del concorso, creando un ambiente dinamico e un’occasione per incontrarsi e scambiare birre e opinioni. Se organizzate il concorso nel paesino del nonno a 200 km dalla più vicina stazione dei treni, rischiate di fare la giuria con il cugino di mio cugino che una volta ha bevuto la birra fatta in casa dello zio aromatizzata ai cachi. Tenetene conto.
I corrieri e le spedizioni sono uno strazio. Preparatevi a passare intere giornate a spacchettare scatoloni pieni di carta, plastica, pluriball, pannolini per bambini. Individuate un indirizzo a cui sia sempre presente qualcuno, perché altrimenti inizierete ad essere bombardati dalle chiamate dei corrieri e degli homebrewer infuriati che non sanno dove siano finite le loro birre.
Se non avete abbastanza bicchieri di vetro, usate quelli di plastica trasparente. È meglio avere bicchieri puliti in plastica piuttosto che usare lo stesso bicchiere in vetro “autosciacquato” e mezzo sporco per valutare birre diverse (mi è capitato anche questo).
Organizzare bene le informazioni
Non è facile organizzare bene tutti i dati in un formato facilmente consultabile e compilabile. I voti sono tanti, le birre anche, ci sono conti da fare per valutare il voto medio del tavolo e per selezionare le birre che passano ai BOS. Un bell’Excel si presta bene allo scopo, cercate di organizzarlo prima o di farvi aiutare se non siete pratici. Esistono anche programmi appositi per gestire i concorsi, alcuni anche gratuiti, ma specialmente questi ultimi non sono facili da installare e gestire, meglio un bell’Excel.
Fate sempre backup di tutto, fate continuamente double-check dei voti (anche sulla somma dei voti delle singole voci che fanno i giudici, a volte sono sbagliate). Non c’è niente di peggio del rendersi conto all’ultimo minuto di aver perso qualche scheda, aver sbagliato le somme, aver invertito le righe o proclamato vincitrice la birra sbagliata. Verrete massacrati, e a ragione. Meglio non bere prima o durante la gestione della giuria, fatelo dopo quando tutto sarà chiuso. Serve lucidità.
Per archiviare le schede potete usare la app di Google Drive che da una foto della scheda fatta con il cellulare crea al volo il pdf e lo archivia online. Comodo e facile.
La scelta della giuria
Inutile specificarlo, ma la qualità della giuria è fondamentale per la buona riuscita di un concorso. Non è facile scegliere i giudici se non si ha un po’ di esperienza. Il pool dei giudici BJCP è sicuramente un buon punto di partenza, sebbene ci siano diversi livelli e abilità nell’ambito del BJCP, almeno si ha la garanzia che chi è giudice BJCP abbia superato un qualche esame (il che non è automaticamente garanzia assoluta sulla qualità delle schede che produrrà il giudice, ma è un punto di partenza).
Attenti alla gente che si auto-attribuisce dei titoli, cercate di verificare. Per dire, un Beer Sommelier che viene dalla Doemens Academy tedesca è una cosa, un autoproclamato Beer Sommelier che ha seguito il corso online dello zio di mio cugino è tutt’altro. Verificate sempre i titoli, dove possibile. Capita anche che qualcuno si spacci per BJCP e non lo sia, fatevi dare la matricola. Esistono anche giudici bravissimi senza specifici titoli, per individuarli magari chiedete consiglio a qualche giudice o altro organizzatore che ha già organizzato concorsi.
In ogni caso, valutate le schede che il giudice compila e come si comporta. Anche un’occhiata veloce alle schede o il parere di un altro giudice del tavolo può aiutarvi a capire. Non abbiate paura a non richiamare giudici che non avete reputato all’altezza, anzi: fatene una missione. Solo giurie di alto livello, questo dovrebbe essere l’obiettivo di tutti. Questo non vuol dire non dare spazio a giudici volenterosi ma con poca esperienza, al contrario: date loro ampio spazio, magari affiancandoli a un giudice con esperienza. Saranno loro i giudici del futuro!
L’invio delle schede di feedabck
Ormai i concorsi per homebrewer hanno standard altissimi. Il podio va comunicato in tempo reale, poco dopo la fine della giuria. O comunque in giornata. La classifica completa entro il giorno successivo. Le schede inviate via mail entro qualche giorno.
Questi sono i tempi che ormai ci si aspetta, andare oltre vi metterà fuori standard. Con un po’ di organizzazione si riesce comunque a fare tutto senza grandi problemi. Riducendo il numero massimo delle birre iscritte si riduce anche la complessità della gestione, valutate bene questo aspetto. Lasciare il numero aperto oppure, peggio ancora, chiudere le iscrizioni all’improvviso, può generare problemi, incomprensioni e frustrazione. Meglio partire con numeri bassi e un’ottima gestione, piuttosto che fare il botto con 200 birre iscritte e impantanarsi con numeri ballerini, schede monche, birre perse, classifiche sbagliate.