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Světlý Ležák 12% – Pivovar Kout

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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85 Commenti

  1. Possibile trovare in uno dei templi della birra artigianale italiana (l’Open Baladin di Roma) uno splendido esemplare di Pils ceca? La risposta è sì, da quando tra le spine del bancone è arrivato un ex enfant prodige (ormai molto ex e poco prodige) del movimento nazionale. E’ da attribuire a lui la scoperta di questo birrificio ceco, che produce birre chiaramente in stile, di ottimo livello. Tra tutte spicca la Světlý Ležák 12%, assimilabile alle migliori interpretazioni mai assaggiate di Bohemian Pils. Ecco, provare una vera pils boema è un’esperienza che ti riconcilia col mondo e che ti fa capire che i maestri dello stile sono sempre i cechi – in barba ai risultati dei concorsi internazionali 😛

  2. Tentai di tessere una trama per farla partecipare allo scorso Pils Pride ma invano, a quel tempo si erano appena mossi per la distribuzione italiana. Felice di vederla finalmente in giro: gran birra.

  3. il discorso è diverso:
    Non voglio levare il merito a chi, appassionato e competente, si prodiga per portare una birra di non facile reperibilità.

    Ma questa si tratta di una birra famosa nello stile, che comunque si conosce.

  4. Ha ragione Indastria, di scoperta c’è ben poco. I complimenti vanno fatti all’importatore. Comunque questo è un classico caso di snobbismo da geek. Se alla spina c’era la Three Floyds Dreadnaught Imperial IPA (la seconda birra su ratebeer tra le double ipa) c’era una sommossa popolare. Io mi “accontento” di una grande Pils Boema…

    Saluti

  5. Luca invece non è sempre così.

    Personalmente la dreadnaught la posso bere anche a casa avendola, ma lo stesso passerò all’open perché si tratta IMO di una ottima bira.

  6. @ Indastria

    Appunto! Ti sei prodigato per avere una boccia di Dreadnaught, ma non hai cercato prima la seconda birra per stile tra le pils boeme. Ci può stare eh! ognuno ha i suoi gusti. Ma un giro e ed un ritorno alla “normalità” di Praga fa sempre bene.

  7. @INDASTRIA
    Io non conosco a memoria le classifiche di Ratebeer, come il 99% dei consumatori di birra, per fortuna. E può essere la prima, l’ultima o non apparire per niente su RB, non me ne frega nulla. Prodigarsi per portare una birra del genere in un locale è una scoperta, non spulciarsi le classifiche di un sito di rating, a mio parere

  8. Si finisce sempre a criticare chi tira in ballo RB o le sue classifiche. O lanciare frecciate contro la Dreadnaught perché è la seconda migliore DIPA al mondo e quindi dev’essere per forza una roba da stupidi geek. Nessuno, mi pare, abbia detto che la Světlý Ležák sia una robetta. Anzi… io non sono di Roma e mi dispiace dover attendere un po’ prima di ritornare la prossima volta, posto che riuscirò a trovarla ancora attaccata. E complimenti a chi l’ha portata.
    Solo che, diciamo, in quanto bohemian pilsener è abbastanza famosa. Tutto qui.
    Allora, perché RB o BA non vengono visti semplicemente come siti utili da un punto di vista dell’informazione? EurHop – e non si tratta di una critica – va bene e RB no perché il secondo ha le classifiche, i rating e quant’altro? Io non vi capisco proprio…

  9. Ma se Andrea ha parlato di scoperta nel senso che *lui* non la conosceva, nessuno gli verrà a dire, né lo penserà di certo, che è un ignorante. Non io, quanto meno, e nemmeno INDASTRIA. Di scoperte se ne fanno ogni giorno, e vale per chiunque. Da chi beve la Nastro Azzurro sulla pizza al geek più incallito.
    Se invece il discorso è che si tratta di una novità brassicola in generale, allora non è proprio così… era una precisazione, e non bisogna per forza passare per cacacazzi. 😉

  10. @Patrick
    No Patrick, il discorso è diverso. Qui si fanno le pulci a ogni singola affermazione, opponendo discorsi di cui fatico a capire il senso. Si obietta una mia frase, che voleva essere un omaggio a chi, con la sua competenza e voglia (pari a quella di tanti altri che lavorano in pub romani e italiani), permette di bere grandi birre, facendo riferimento alle classifiche di Ratebeer. Avrei capito se mi si rispondeva che la Kout si può trovare in altri posti a Roma o in Italia, ma tirare in ballo RB che senso ha? A meno che non si voglia fare gli spacconi del caso, allora lì sarebbe tutto più comprensibile…

    Non sono stato io a tirare fuori i siti di rating a sproposito, questo spero sia chiaro. Probabilmente se avessi citato una birra presente in qualche altro pub capitolino, più simpatico a Indastria, quest’ultimo non si sarebbe sentito in dovere di intervenire. Io sono contento di poter bere una grande pils ceca senza neanche sapere quale posizione occupi su ratebeer, da ciò che leggo concludo che qualcun altro è contento del contrario…

  11. Sì continua ad attaccare ratebeer per partito preso. Il mio era solo un esempio però.

    Di certo le fonti non mancano riguardo quella birra e le pilsner boeme in generale. basta chiedere pure a qualche beone (geek o meno) che è stato in repubblica ceca se proprio si ritiene anche google troppo poco da appassionati.

  12. io non l’ho affatto letta come fosse una novità brassicola mondiale e non vedo come una persona in buona fede possa leggerla in questo modo vedendo uno stemma con scritto 1736. l’ho letta come una novità personale, una novità per la piazza di Roma, una novità per l’Italia, una novità intesa come qualcosa di buono e di semblice in mezzo ad una falange di novità che vogliono stupire

    pensare sempre alla novità come al primo che prende il fazzoletto in rubabandiera mi fa accapponare la pelle

    e uno può giustamente fregarsene dei giudizi dei Ratebeerian, e per me è una novità se Giaguarino mi dice che ‘sta pils è buona, quello che dice Ungstrup e compagnia briscola

  13. (continua, correggi se vuoi Andrea) quello che dice Ungstrup e compagnia briscola può al limite mettermi la pulce nell’orecchio, se proprio vado a leggerli

  14. Di certo non stavo criticando, in questa occasione, il lavoro dell’open . Che evidentemente ha acquistato come collaboratore davvero un appassionato di valore e competente.

    non ho locali “amici” per partito preso; forse a differenza di altri.

  15. @INDASTRIA
    E siamo a due, anzi tre
    Se vuoi lanciare frecciatine, specifica di chi parli, tanto tranquillo che qui si può scrivere liberamente, sempre nei limiti della correttezza. Ad esempio in questo caso potrei pensare che tu ce l’abbia con me e a quel punto avrei piacere di conoscere le tue ragioni.

  16. @Andrea

    Magari la tua frase l’abbiamo interpretata male, magari ci si poteva esprimere meglio, ma non è questo il punto.
    È che noto sempre una forte forma di pregiudizio nei confronti di RateBeer. Perché dovrebbe essere stato tirato in ballo a sproposito? Per di più nel momento in cui una posizione in classifica altissima di una birra, nel suo stile, coincide con i giudizi positivi che ne hai dato tu e nella capacità di Giaguarino (che chissà, magari l’aveva pure consultato il sito…) di averla riconosciuta come un ottimo prodotto tanto da portarla all’Open…
    Boh, magari mi sbaglierò. Ma un simile atteggiamento, sinceramente, sa di compagnia del tressette che si oppone a quella della briscola… 😀

  17. @patrick

    1. questo post parla della recensione di una birra non di ratebeer che non c’azzecca niente qua
    2. INDASTRIA e non altri per primo ha tirato in ballo ratebeer come giudice supremo del significato semantico della parola novità
    3. a me per esempio non era nemmeno passato per la testa che fosse un news (ma lo avete letto o no il 1736 dello stemma?)
    4. tu e lui avete probabilmente frainteso il senso
    5. o forse no

    in ogni caso: non si fa prima a dire “ok, ci siamo sbagliati” e rimandare a post più adeguati l’eterna polemica? tanto lo sappiamo già che ci sono posizioni molto differenti

  18. Guarda… se conosco INDASTRIA, credo che l’unica cosa che volesse dire era “non so in che termini sia davvero una novità perché la birra è già famosa”… e non “non so in che termini sia davvero una novità perché la birra è già famosa *siccome sta scritto su RB*”. Perché, ripeto, RB è un sito come un altro per fare informazione. E proprio in virtù delle posizioni molto differenti tra i commentatori di Cronache, ho modo di credere che se lui avesse citato un’altra fonte invece che il famigerato sito, be’, gli animi non si sarebbero scaldati…

  19. Ragazzi, qua c’è tutto il senso del ridicolo del momento che stiamo vivendo…Conoscendo sia Patrick che Indastria come ragazzi appassionati e intelligenti, anch’io convengo ad una frase sfortunata, del resto Ratebeer è un sito molto utile (al quale parecchie volte ho fatto affidamento nel mio lavoro), ma magari non andava tirato in ballo in questo proposito.

    E’ sconcertante che proprio appena uscito il post mi sono posto la questione su quello che qualcuno avrebbe pensato sulla scelta di una birra “desueta”, e così è accaduto…e su questo non ci piove. Sul perchè Claudio ce l’abbia col Turco (spero di aver intuito male), ho una mia idea, spero che non sia inerente anche qui alla realtà perchè altrimenti la degenerazione è più ampia di quello che credevo (mi aiutate col congiuntivo? Grazie.)

    Su 30 interventi sulla Kout Pils c’è da meditare parecchio, sono solidale con le palle piene di qualcuno

  20. Per chiudere il discorso, Patrick io non ce l’ho con RB, che per certi aspetti – e l’ho scritto più volte – è uno strumento utilissimo, quasi indispensabile. Per di più in questi commenti non ho criticato il sito in sè, ma l’idea di prenderlo a bibbia della conoscenza birraria nel caso specifico. Se l’obiezione fosse stata: “ma come scoperta, ne parlano tutti i siti e i blog italiani e stranieri” sarei stato d’accordo, ma che una seconda posizione in classifica di stile su un sito – per quanto conosciuto in certi ambiti – sia abbastanza per fare le pulci alle mie affermazioni, mi sembra assolutamente senza senso. Per di più qui intendevo scoperta commerciale, intuizione “pubbara”, mettetela come volete.

    Indastria, io sto ancora aspettando che spieghi le tue due frecciatine presenti qui tra i tuoi commenti… ripeto che non vorrei che fossero indirizzate a me

    Giaguarino è da sempre troppo vecchio per essere considerato un guru

  21. Ratebeer per il bevitore medio è come Youporn per chi strozza l’anguilla.
    Mostra l’impossibile e convince subliminalmente gli addicted che la realtà sul web sia più interessante di quella per strada.

  22. A me questi discorsi hanno un po’ rotto.
    Si possono amare tanto i classici quanto birre di non facile reperibilità. Mi viene in mente la finale dei Mondiali di quest’anno, passata bevendo sia la Rulles Estivale che la Alesmith IPA. Entrambe, e sottolineo entrambe, dei capolavori.
    Poi è chiaro che certe birre, a chi non riesce a procurarsele, possono risultare astratte, impossibili e paragonabili agli stereotipi del porno.

  23. @Patrick
    No non ho consultato ratebeer, mi fido di chi la vende.

    @Schigi
    ahhahaha Kuaska ha sempre ragione!
    Chi l’ha detto che sono un guru?

    Buone pils a tutti

    Ciao

  24. @Luca
    I classici sono soltanto pils e lager? Le weizen già non vanno bene? E le belga? Fatemi capire…
    Personalmente fa un po’ sorridere una definizione così apodittica di “classico”. In America penso che la Pliny the Elder sia un classico che più non si può, ma giustamente loro sono dei poveri geek e che ne devono capire di birre da strada…
    Allora nei classici ci voglio anche la Peroni.

  25. @Patrick

    aahhaha quanto estremizzi. Chi l’ha detto che i classici sono lager e pils? chi la vuole la peroni?
    Una birra belga con 5-6 anni di vita che utilizza dei luppoli americani per me non è un classico. La saison dupont, per dirne una, è un classico.

  26. @Luca

    Rulles utilizza anche i lieviti d’Orval, ricordiamolo.
    Anzi, prendiamo proprio l’Orval. Quella la possiamo definire classico? Be’, comunque è un altro capolavoro.
    Io poi chiaramente ironizzavo, ma per me si estremizza molto più con i paletti che demarcano il confine tra i classici e i non classici; se una birra diventa velocemente popolare, tanto da meritare di essere citata tra i “must” di un certo paese o stile, perché non ritenerla tale?

  27. @Patrick

    cioè, se faccio una porter con il lievito di Orval allora faccio un classico anche io? e al di là di un fragoroso chissenefrega di sottofondo, mi pare chiara la differenza fra classico e capolavoro

    credo che tu non abbia capito niente del discorso di Bossartiglio. Alesmith IPA è come tu dici una birra di difficile reperibilità, per te, come per un californiano lo è la TipoPils. due birre che al geek di caratura internazionale strapperebbero solo degli sbadigli. il che ti da la caratura dei personaggi

    la dimensione del discorso di Bossartiglio e della perniciosità di un certo approccio la puoi cogliere osservando il numero di raters per la TipoPils (http://www.ratebeer.com/beer/birrificio-italiano-tipopils/11493/), birra che ricordo esiste da appena 15 anni, e la De Molen Kopi Loewak Coffee Stout (http://www.ratebeer.com/beer/de-molen-kopi-loewak-coffee-stout/112585/1/14/), birra one shot inventata l’anno scorso e prodotta col contagoccie che usavo ieri sera con un grosso professionista del caffé per far comprendere che tipologia di fessi navigano certe baie del mondo della birra contemporaneo

  28. aggiungo: il giorno in cui vedrò certi geeks andare in processione a Lurago per assaggiare quella che è una delle pils migliori del mondo comincerò a considerarli dei veri appassionati

  29. OT del post ma in linea con:

    “se faccio una porter con il lievito di Orval allora faccio un classico anche io?” abbiamo disponibile un altro classicone qui in negozio fatta con i lieviti di Orval e tenuta da parte per 3 anni oramai…

  30. @SR

    Se mi si viene a dire che la Rulles Estivale non è un classico perché usa luppoli americani e non ha tradizione almeno ventennale, be’, la provocazione sui lieviti d’Orval ci stava tutta.

    Quello che non hai capito tu, e che sto cercando di farvi comprendere, è che la dimensione del geek di caratura internazionale è una sorta di astrazione che vi siete creati nei vostri approcci piuttosto chiusi.
    I compulsivi del rating – gente per altro che ho conosciuto di persona e che ho trovato molto più normale e umile di quel che si possa credere – sono una minima, veramente minima percentuale di un’intera comunità fatta di migliaia di appassionati come noi e che non ha questi preconcetti ridicoli dinnanzi a due siti come RateBeer e BeerAdvocate. Che non sono certo la bibbia, ma neanche lo youporn della birra (che risate).
    Se poi vale l’equazione RateBeer/BeerAdvocate = rater compulsivo, allora mi permetto di dire che dovreste vedere i vostri presupposti.

    Poi, la TipoPils vedo che comunque è stata recensita da gente proveniente da tutto il mondo. Moreover, è la prima German Pilsener (…) in classifica su RateBeer. Allora qual è il problema, vi rode che la De Molen Kopi Loewak abbia 6 recensioni più della TipoPils? Okay, le imperial stout vanno di moda, specie quando usano caffè pregiati. E quindi?

  31. @Patrick

    io concordo sul fatto che non sia un classico ad esempio. e non sono nemmeno sicuro sia più un capolavoro visto che negli ultimi sporadici assaggi di questi anni mi pare meno interessante delle prime cotte che vidi arrivare in Italia

    il punto su RB è l’influenza e l’introduzione di un metodo di consumo da safari. forse tu non lo vedi, ma a Roma dietro al bancone pare piuttosto evidente a quanto si dice, per non dire se ti fai un viaggetto nella West Coast e provi a parlare con i proprietari di qualche beershop

    a te piace questa cultura della birra? ottimo. a me fa cagare e cerco di trasmettere a chi legge l’importanza del piacere di bere un bicchiere di birra fine a se stesso. questo non perché sia proibito cercare qualcosa di nuovo, ma il passo per diventare maniaci è più breve di quello che si pensa

    a me non rode niente. mi viene molta pena. pena prima di tutto per una manica di imbecilli che corre dietro ad un’imperial fatta col Kopi Luwak senza nemmeno avere idea di come sia il Kopi Luwak, facendo un torto prima che al mondo della birra a quello del caffé. e ci godrei come un pazzo (e non lo escludo) sapendo che Menno ci ha messo dentro il Lavazza Rossa (e li sfido a riconoscerlo). il prossimo passo sarà la Oyster Stout fatta col beluga iraniano… senza un minimo rispetto per le materie prime, per la loro rarità, per il loro costo. è la stessa logica delle bottiglie di acqua minerale a 50 euro fatte in cristallo da qualche designer. poi mi viene pena, profonda pena, per “appassionati” che corrono dietro ad un ogni nuova trovata modaiola senza nemmeno trovare un attimo per andare a cercare gemme birrarie che non sono mainstream. e non mi dire che RB e BA non sono tutti così (ovvio, mica saranno tutti dei malati, ci mancherebbe). i due link che ti ho postato per me tagliano la testa al toro e dicono tutto delle derive di un certo approccio. se a te non dicono niente e hai bisogno di chiederlo, pazienza

  32. @SR

    Secondo te l’orda di ragazzini che infesta pub e beer-shop romani alla ricerca dell’ultima IPA più amara possibile è frutto di RateBeer? Secondo me è figlia della deficienza, e sono due cose abbastanza diverse.

    Io comincio a pensare che molta gente parla (male) di un’intera comunità non conoscendola affatto.
    Recentemente, su un noto forum nostrano ho sentito dire che gli americani non sono come noi italiani, che evitano di accapigliarsi e usano toni molto più distensivi. Questo paragone è stato fatto – nota a margine – per buttarmi merda addosso, ma lasciamo perdere. Ora, neanche la settimana scorsa seguivo una discussione su BeerAdvocate nella quale un tizio, difendendo il concetto, sosteneva che una Rogue Dead Guy Ale era come la Pliny the Elder nel gusto; la risposta più carina che ho letto, tra quelle che gli hanno rivolto, è stata “non è questione di opinione soggettiva, è il tuo palato ad essere oggettivamente sbagliato”.
    Cosa c’entra quest’esempio? Che nella testa di tante persone si è ormai formata un’opinione assolutamente stereotipata di RateBeer, BeerAdvocate, la birra americana, l’appassionato americano e via dicendo. Punto.
    Non nego l’esistenza di consumatori con un approccio da safari. Fermo restando che trattarli come da appestati contagiosi fa un po’ sorridere, è vero che esistono… ma sono una minoranza assoluta. Il resto, sono appassionati di paesi diversi dalle culture diverse. Se poi le si vuole banalizzare in un certo modo, fate pure, ma per me equivale a chiudersi nell’orticello e suonarsela e cantarsela.

    P.S.: assaggiai la Kopi Loewak di De Molen e la trovai ottima. Mi sono esaltato perché è fatta col Kopi Loewak? No, per niente. Ero semplicemente curioso di berla, come non vedo l’ora di provare la Světlý Ležák 12 se riuscirò a trovarla ancora disponibile.
    C’è tutta la differenza del mondo tra correre dietro ad ogni nuova trovata modaiola e sentirsi stimolati dalla ricerca dell’esperienza del nuovo (o del vecchio).

  33. @SR

    secondo me c’è una correlazione nemmeno tanto lasca, anche se non immediatamente diretta

    ti faccio una domanda: secondo te perché è stato usato il Kopi Luwak e non un Sidamo, uno Yierga, un Santos, un Colombia Supremo, ecc.? forse perché non essendo Mikkeller non gli è venuto in mente che poteva fare la Imperial Coffe Stout Series e così impallinare più allocchi?

    cmq se davano del pistola a quello che trovava uguale Pliny e Dead Guy, avevano ragione…

    io non dico che siano la maggioranza. dico che sono un mercato. che rischia di guastare il restante mercato. ed avendo avuto la possibilità di fare beerhunting negli States, ti dico che al di là della battaglia culturale non si tratta solo di stereotipi

  34. hahah è troppo vera la questione dei pischellacci romani in cerca della Ipa più estrema possibile,ma questo perchè noi romani siamo coatti! 😛

  35. una cosa che mi incuriosisce delle statistiche di ratebeer è la dittatura dei gradi,le top 50 birre sono tutte Imperial Stout/Ipa Quadrupel,Barley Wine a parte qualcosa a fermentazione spontanea

  36. @patrick: Rulles non usa lieviti Orval, è una leggenda dovuta al fatto di un esperimento che Gregory fece qualche anno fa. E’ ovvio che in un paese di grossa tradizione come il Belgio definire Rulles un classico è come affiancare Lavezzi a Maradona, giustamente Luca riprende la Dupont…Un “classico” non è certo sinonimo di beverinità paragonato alle pigne da 27 gradi.
    Pliny the Elder non è un classico, è un Capolavoro che ha fatto scuola.
    Ratebeer è un sito UTILISSIMO e non và demonizzato, ovviamente diventa ridicolo quando invece di recensire birre si recensiscono locali, e così Macche, Birfud, 4:20 e altri hanno il doppio delle recensioni di Akkurat o de Heeren, locali che a storia(e non solo) ci cagano in petto…Lì diventa RIDICOLO, come i 100 che ci molla “capoccetta” o i 38 di “marisol” e così via, che annullano quanto di buono hanno fatto questi locali negli ultimi anni, cioè si diventa ridicoli…Ma se usato per le birre può essere utile, e sul fatto delle IRS o IPA O DIPA o BBIDIPA ai primi posti, quello è frutto della deficienza (come dice Patrick) dove sguazzano “birrai” che non sanno cucinà manco un piatto de pasta, pronti a prendervi per il culo…Anche se ovviamente parecchie di quelle birre in cima alla classifica sono CAPOLAVORI, se hai un pò di “storia” dietro (interpretabile in molti modi, famose a capì…) sai riconoscere chi ti prende per il culo e chi no.

  37. @Patrick: senza polemica (ti apprezzo molto come appassionato, lo sai), io ho visto in luoghi adibiti a “settore ratebeerians” orde di danesi o scandinavi in generale di età media bassissima, trincarsi 15 birre in assaggio in minuti brevissimi, con lo scopo principale di arrivare ai famosi 10000 ratings…secondo te quanto ne capisce il palato dopo tre, quettro assaggi di pigne asfaltatrici??? e tutto questo non fa gioco al mercato??? Diciotto versioni diverse di una birra di successo non fa mercato??? Soprattutto se chi la fa non sa cucinare un piatto di pasta (e ci risiamo).
    Io conosco molti raters, da anni, e molti di essi sono SERI, ovviamente seguo molto le loro opinioni su Ratebeer, ma ti posso assicurare che sono la minoranza…

  38. Ho conosciuto un po di raters di birre (e poi locali) proprio qui in negozio e devo dire che ho notato una ricerca spasmodica di qualcosa di mai visto per raggiungere forse il numero di voti su ratebeer…
    Poi secondo me ha ragione papà colonna quando dice dei voti tutti italiani sui locali:
    Almeno qui a roma, mi son ritrovato anche io a stare dietro a gente chemagari ci ha dato voti alti perchè li trattiamo bene (come trattiamo tutti) e magari una volta abbiamo offerto una birra o cibo, o perchè magari il gestore di un altro posto gli sta sul cavolo. E questo per dire che cmq lavoriamo bene (e celo possiamo anche dire) da almeno 3 anni e mezzo come beershop, e locali di mescita che lavorano bene SEMPRE e c’hanno birre della madonna SEMPRE dovrebbero avere la dicitura NON VOTABILE!!! Pensa che c’è pure gente che dice, quel locale li non mi piace perchè fuori mano e da un voto basso, ma dimme te se è un parametro verosimile…
    Un altro punto che spesso manca nelle votazioni de sti siti imho è la bevibilità, mi spiego meglio. Ho notato che i raters come diceva sempre colonna bevono amanetta ma dopo un po il gusto è quasi devestato. Ma soprattutto quanto bevono? Qui in engozio ho offerto 3 rurale terzo miglio, erano 20 la birra è avanzata…ma siamo sicuri che se po votà una birra bevendone 10 cl?
    La cosidettà bevibilità di alcune, si può misurare così? O se una birra diventa stucchevole o imbevibile dopo i 25cl lo verremmo mai a sapere?
    Boh vanno presi sempre con le dovute cautele…
    Poi la gente segue tutte le mode, ora si aprla di birre ma pure il resto che seguono…
    io spezzerei una lancia (in faccia) a favore dei birrifici, d’atronde loro cosa fanno? Le birre per venderle…fanno una linea “seria” e una linea cazzarona…se trovano i cazzaroni chele comprano, perchè no?
    Le birre vanno bevute per essere giudicate. io poi bevo tutto ericerco sempre le birre nuove, ma alcune sono da assaggio, 10 cl e via e non

  39. ma infatti il punto cruciale è proprio il termine “Rating”,qua non si tratta più solo di discutere una birra ma di assegnare un voto,un numero,che vale molto a quanto pare sotto questo punto di vista.Il discorso di Mirko riguardo la bevibilità(che sono sicuro che è un concetto più ampio di quanto si possa pensare)è quel valore aggiunto che nel rating non esiste,in fondo il gusto è un senso che nei principi basilari funziona come gli altri,a regà ma 18.000 rating significa che te sei bevuto 18 mila bire?cioè non so se me spiego,io con tasting di 10cl ce faccio ciufoli!pensate solo che nella gare di degustazione di vini i competitori fanno una dieta strettissima per “neutralizzare”il palato,figurati se do retta a uno che se beve quattro birrenon solo) e poi per finire un barley wine e perlopiù lo recensisce,.guarda Mirko riguardo ai birrifici ce ne sono però alcuni che hanno una produzione devastante,vedi mikkeller e de molen,fanno molte birre eccellenti,altre molte lo sono di meno,sono esperimenti certo però innegabilmente fomentano il fenomeno del beer geek(una birra di mikkeller porta addirittura questo nome).

  40. @mirko: ti dico, il Macche a dicembre 2009 aveva 38 recensioni, cioè quando siamo stati il pub n.1 del 2010, e i rating partivano dal 2006…ora ne abbiamo 98 (!), contro i 45 del de Heeren, 50 di Ebenezer e 70 di Akkurat, e recensori come Martin Thibault, Gazza Prescott, Crosling e Knut Albert, hanno lasciato il posto a Mirtilla, Capoccetta, guzguz e Minetta che non hanno birre recensite ma si segnano appositamente al sito per votare i locali, come fosse Antidoto.org (senza togliere nulla ai suddetti recensori, ma cercate di capire il senso…). Io credo che proprio il primo posto del Macche abbia scatenato un malinteso sull’uso del sito, per non dir di peggio…Amici di amici di amici che votano e sparano minchiate, anche positive, ma sempre minchiate per o contro i locali…Bah…
    I raters, quelli veri, sono BEN ALTRA COSA, si lanciano nelle recensioni più idiote, dalla peroni alla cosa più sconosciuta del pianeta, perchè tutto fa numero. La maggior parte di loro ambisce direttamente al numero 10000 e non a farsi una propria cultura, gran parte delle eccezioni sono quelli venuti per il RBGS** che rappresentavano anche una parte “pulita” del sito. Prendi proprio il tuo locale: 32 recensioni 4 sono estere (3 del sopracitato RBGSF*** e uno è il canadese Gloglouburp), poi partono i soliti Carmilla, Nuncecredo, ecc. ecc. 0 birre recensite e 11/12 locali, quanto basta per far valere il voto…Ma tu, da gestore di locale, ne sei contento??? ma non credi che da un annetto a sta parte la cosa sia degenerata?
    Ma che Ratebeer rialza l’economia di un locale?
    Sulla vendita di qualche birra lo fa eccome, ecco perchè molti birrai si lanciano in operazioni apposite, perchè nei paesi scandinavi il consumo delle suddette birre è abbastanza per far fuori la loro limitata produzione (e non parlo di Mikkeller, lui è un “progetto” non un birrificio o tanto meno un birraio), la richiesta americana fa il resto, ed è più facile fare breccia sul mercato con un prodotto che “stupisce”, è ovvio…anche il palato più troglodita ne viene colpito. Demonizzare Ratebeer o le birre “estreme” è però errato, perchè si fanno fuori anche quelli che invece lavorano bene.
    Continuo a dire che se la Kout pils ha scatenato tutto questo, trattasi di malattia pura (e io sono il primo), rimane il fatto che Open, al di là della “fama ratebeeriana” della suddetta pils, ha fatto una scelta del genere, và premiato. Cioè, discutere sulla “scoperta” (secondo voi quanta gente che và a Open ha mai provato quella birra?) è alquanto demenziale, qua si parla di mercato, di percezione che la gente comune ha di questo, non delle cantine di noi nerdoni della birra (casa di Tyrser è il miglior locale d’Italia). Madò come siamo ridotti male…Io fossi il Turco manderei tutti a cagare e mi sparerei una Nastro a gargarozzella mentre vado a escort, fa molto più figo.

  41. Tanto perchè non ho niente da fare, volevo riappuntare Patrick, cito: “Quello che non hai capito tu, e che sto cercando di farvi comprendere, è che la dimensione del geek di caratura internazionale è una sorta di astrazione che vi siete creati nei vostri approcci piuttosto chiusi.” SR e Luca sono ormai “vecchi” e obsoleti nel mondo della birra, ti posso assicurare che loro conoscono MOLTO bene il mondo dei Ratebeerians, come del resto io che ci combatto (piacevolmente) da almeno 6/7 anni, grazie a quelli che ci portava il buon Mike Murphy…Capito quando parlo di STORIA???
    Non è un appunto polemico (rivolto a Patrick che come ripeto, stimo molto), ma è una dovuta critica nel fare attenzione nella presunzione di conoscere qualcosa.

  42. @Colonna

    grazie, in effetti dopo la figura del Vecchio Publican era tempo di creare anche quella del Vecchio Appassionato… 😉

    @mirko e patrizio

    sul giudizio mancante circa la beverinità mi inchino, anzi mi metto a pelle di leopardo. e dico a patrizio che non è vero che nel giudicare un birra non si tiene conto delle beverinità. anzi, io lo trovo uno dei parametri più importanti ed è una delle cose che ho imparato da chi ha incominciato prima di me, ricordo i tempi in cui Bertinotti si gettava nella mischia e metteva sempre l’accento su quello. ovviamente, come ogni fenomeno misurato attraverso il giudizio di un essere umano, è un parametro che ha una parte di soggettività. ed ovviamente la beverinità va sempre valutata in quello che il buon Kuaska definisce “il territorio gustativo di una birra”. ma è fondamentale e credo che mirko abbia colto il nocciolo fondamentale dei gusti che si affermano con la cultura del rater

    credo nessuno lo abbia compreso (sempre che vengano letti i miei polpettoni) ma nell’articolo suoi ruoli scritto per la rivista MoBI sostengo esatatmente quanto dice mirko sui birrai: se gliele comprano, fanno benissimo. io farei di ben peggio per scucire denaro. solo che al momento per il birra il denaro più che altro lo spendo

  43. un momento,io parlavo nello specifico di ratebeer,ovvio che la bevibilità è un fattore fondamentale,sennò non è birra,mi riferivo a tutte le componenti di cui anche Colonna disquisiva poco sopra che non sono poi così reatizzabili ad esempio in un 10 cl di squalsivoglia stile che pero a quanto pare sembrano essare sufficienti per un rating completo,e non mi voglio neanche addentrare nelle dinamiche webvirali che siti del genere possono ed effettivamente scaturiscono,è come youtube,più un elemento ha un valore di quotazione e più viene focalizzato aldilà poi dalla effettiva qualità dello stesso,già il fatto che ratebeer mi dice”allora patrizio ti consigliamo di assaggiare una delle birre che stanno nella top50,non ne hai recensita neanche una!””mi fa capire che meccanismo si instaura,in fondo è una modus operandi dei giorni nostri,è verissimo che non possiamo dare tutte le colpe a siti del genere per delle strane dinamiche muscolari e quantitative con cui abbiamo a che fare,ma è altrettanto vero che qualche colpa ce l’ha,ma è normale,inevitabile,siamo esseri pensanti e coscenziosi dobbiamo livellare noi le derive psichiche,e cmq posso dire che io conosco persone che agiscono con la mentalità ioassaggiopiùrobbadetequindispaccoerculo…

  44. @Patrizio

    scusami ma a metà ti ho clamorosamente perso… Joyce ti fa una pippa 🙂

    cmq ad un concorso il fatto di fare rating a 50 birre a sessione non è una scelta, è un compromesso. l’unico possibile, altrimenti non fai il concorso. ma non è la situazione ideale, motivo per cui per me valgono più i giudizi singoli e ponderati di persone autorevoli e stimate. pensare che c’è gente che per “diletto” in un giorno è in grado di valutarne magari 80, ti da la dimensione dell’approccio, di certi personaggi, del valore dei loro giudizi

    una volta ho letto da qualche parte Schigi che sosteneva che per giudicare bene un vino hai bisogno di berne almeno una bottiglia. con gli anni ho capito che aveva ragione…

  45. @colonna e gli altri:
    “Ma tu, da gestore di locale, ne sei contento? ma non credi che da un annetto a sta parte la cosa sia degenerata? Ma che Ratebeer rialza l’economia di un locale?”

    Direi:
    No
    Si
    No

    Io non son contento se i voti si danno così tanto x far piacere ad un amico, perchè detto sinceramente io lo so già da solo che siamo un ottimo beershop, con una buona selezione e buoni prezzi…il voto dell’amico porta solo “cattiva” luce se fatto a cavolo. Mi spiace infatti un paio di 100 che abbiamo con commento “Mirko è un grande” e basta. Ma che significato c’ha? Beeradvocate se non erro esige un tot di battute per scrivere commenti su birre ed esige l’inglese forse scoraggerebbe i più se messo su ratebeer.
    Penso pure che le votazioni ben fatte dagli “indigeni” potrebbero aiutare i provenienti da fuori…anche una votazione di un ragazzo di firenze magari potrebbe aiutare un altro di milano a scegliere. Ma qui in Italia si sa se no si fa così non è Italia e questo dispiace molto. Cmq ho letto dei commenti di alcuni raters stranieri ed anche quelli detto sinceramente mi lasciano perplesso…Penso poi che ratebeer con i suoi voti a noi non cambia niente come fatturato. Forse un pub si, ma spesso mi pare d’aver capito che bevono pure aggratise…Non so noi andiamo avanti con o senza ratebeeriani, anzi spesso io lo consiglio per vedere dove sono locali fuori roma, per i viaggi per vedere lo storico dei birrifici. Poi di co sempre assaggiate…certo che se penso a 10cl di weisse e come è stata versata mi vengono i brividi…oltre a vedere un paio di raters bere a canna fuori dal negozio 😛
    Ma so altre storie, vado a mette a posto.
    Ciao M.

  46. @mirko

    RB al momento in Italia credo abbia influenza sul fatturato di 4 o 5 locali romani come affluenza e forse un po’ di più come scelta nella selezione di birre per gli aficionados, e forse, in modo quasi insignificante, su un paio di locali a Milano. questo perché a Roma per turismo ci gira un sacco di gente. e perché l’italiano medio che ama la buona birra (senza sbroccare come noi tutti) RB sa manco cos’è

    questo non vuol dire che le cose non cambieranno fra x anni. ovvio che la potenziale influenza RB la effettuerà sempre e solo su noi fanatici, quindi il tutto è legato all’aumento dei fanatici. non è un caso che nei paesi nordici la cosa crei business (leggevo che il 40% della produzione di Brewdog finisce nei paesi nordici, dove peralto le birre alcoliche hanno una tassazione pesantissima), mentre in paesi dove il consumo è tradizionale e conviviale tipo UK o Germania passi inosservata o quasi. noi, che siamo un giovane paese di bevitori di birra che sta vedendo affacciarsi la massa al prodotto di qualità, dobbiamo scegliere se indirizzare la massa alle birre del Lambrate oppure a quelle di Mikkeller. ovvio che c’è spazio per entrambi, ma la spasmodia crea l’effetto Ambercrombie per capirci… io mi stappo pure una Nogne, ma vorrei stapparla con lo stesso spirito di una Terzo Miglio per capirci

    come dicevo le cose possono cambiare. negli USA ovviamente la stragrande maggioranza del fatturato i birrifici lo fanno con le “birre da bere” (che per loro sono Pale Ale e IPA) e ai pub vedi mandrie di assetati con in mano quello. ma c’è un evidente mercato anche per le birre safari ed i suoi cacciatori. beershop che si sfregano le mani ad ogni cartone di birra strarara che viene polverizzata nel giro di un paio di pomeriggi a 15 USD la mezza (o la 0.375). gente che ha in esposizione maturazioni in legno che manco i più integralisti raters nostrani hanno segnate sul taccuino, proposte a CENTINAIA di USD manco fosse Yquem… birre dell’Indiana mai sentite in cassaforte, pinguini nucleari a oltre 100 USD… e si gli dici che secondo te tutto questo è una stronzata gli appare il $ nelle pupille e ti dicono “ma scherzi? dovrebbero farne una al giorno di birre nuove e assurde, le vendo come il pane, c’è gente che fa 100ina di miglia per averle (ed io ci faccio pacco di soldi e posso cambiare il mio BMW da 150,000 USD che ho fatto elaborare spendendo altri 50,000 USD con un bel Ferrari – n.d.r.)”

    forse il tizio con cui ho parlato era parzialmente un banfone, ma mi diceva che prima di aprire il suo beershop di SD ne aveva uno a … (forse Pittsburg, ma un posto vale l’altro) e che dopo averlo portato al successo grazie a questa politica l’aveva venduto per qualche milione di dollari….

  47. @mirko: Beeradvocate non se lo in***la nessuno, forse perchè non ci sono classifiche…e infatti su Beeradvocate (che molti ritengono più attendibile proprio perchè meno modaiolo) le nostre recensioni rappresentano almeno la realtà in quanto a numeri. Se devo essere recensito da capoccetta, che si iscrive apposta su Ratebeer per scrivermi “a beve dar mejo”, sinceramente mi leggo Pubderoma.com, gradisco ovviamente di più gente che conosco (come sosteneva SR) come buoni degustatori e di cui mi fido, a tal punto che faccio riferimento a loro in parecchie birre su quel sito.
    Non si possono avere 100 RECENSIONI, non posso avere 60 recensioni più di un luogo di culto come il De Heeren, non è credibile e ti posso assicurare che molti di loro me l’hanno fatto notare, diventa controproducente. Persantitàdivina, Ratebeer non è Antidoto Mirko!!! Nessuno di loro ha la pretesa di bere grats, mica è il Gambero o L’Espresso, ma con molti di loro (Don Tse, Martin Thibault, Dave Szweikowsi…) puoi passare un pomeriggio divertentissimo e costruttivo…Andarti a cercare il rater “preferito” è una cosa che fanno molti, come molti scartano a priori locali con molte recensioni indigene, perchè un conto è quando te la fa il rater italiano con 1000 recensioni di birre (Flulijn), un conto è quando te la fa uno con 0 birre recensite e 20 locali…NON E’ CREDIBILE e non dà soddisfazione…Se hai un locale che si becca due 60 da due ratebeerians e 20 100 dai capoccetta di turno, mi pare un auto presa per il c*lo, perchè (come dice SR) in Italia nessuno se caga Ratebeer…A parte qualche “Marisol” romano.
    Sulla svolta commerciale dei locali, sinceramente: 1) non aumenta il fatturato, uno straniero che ti arriva al giorno non smuove nulla. 2) Aprire voce su una classifica che tutti ignoravano ha generato molto interesse intorno, lì può averci dato un vantaggio commerciale. Perchè credi che abbia fatto tanto casino con quella cosa??? So commerciante o pettino le bambole? La conseguenza è che Ratebeer è andato sotto occhio di molti, con i fatti che ti sono davanti. 3) ti porta ad aver voce in capitolo sulle acquisizioni estere, è un pò un lasciapassare… Ma se “Tufellaro” mi da 100 e mi fa aumentare in classifica mi fa solo danno, ok?. 4) avere un CESSO di locale preso a buffo con i soldi di un lavoro all’Ikea grazie a 4 precedenti fallimenti in 3 anni e vederlo in cima a una classifica internazionale, è un grossa soddisfazione.

    Con 10cl di birra puoi capire molto, soprattutto col palato sgombro, non devo farmi una pinta o aspettare di farmela spillare bene per sapere se fa cagare o meno…Ed è ovvio che una Tipopils o una Rodersch avranno parecchie difficoltà ad affermarsi a fronte di Imperial Stout o Barley Wine, è come già detto questione di “shock” sul palato…a dire che una IRS è buona con malti tostati e sentori di caffè è buono pure mio nonno morto, che “shocchi” e faccia molto più “figo” di una Tipopils è indubbio. Però io il birraio lo vedo dalle sue session, dalle birre nude e crude che mi fanno vedere se lui non è un cazzaro, così anche il degustatore, successivamente andremo ad analizzare anche gli esperimenti vari

  48. @SR Chissà se il tizio fosse un banfone (c*zzaro?), ma comunque rende bene l’idea di demenza che vive il mondo della birra, meglio per lui ovviamente. Io preferisco tenermi quello che mi da il cassetto giornaliero (che è la soddisfazione più grossa), chiedere 40 bleuri per la Eylembosch ’84 me fa venì da ride dalla vergogna…però l’ho fatto…Me sa che ho chiesto di più l’ultima volta 😉
    Comunque anche i “classici” come Cantillon, de Dolle, 3F, si sono adeguati, non sganciano più nulla di vecchio manco a pagarli oro!

  49. @ SR & Colonna: sono d’accordo su tutto! 😀
    Se le discussioni se fanno in modo pacato (magari non nel post della birra ceca) ci si diverte e scambia opinioni costruttive.
    Sul fatto che “Persantitàdivina, Ratebeer non è Antidoto Mirko!!!” ce lo so tranquillo 😀
    Come dicevano Indastria e Eric va preso sempre per quello che è Ratebeer, ma va consultato.
    Vabbè comunque il riconoscimento pubblico fa sempre piacere a tutti, anche se già sai che lavori in maniera corretta. Alla fine dico sempre che uno appasioanto di birre serie va sempre a provare tutto, locali, beershop ristoranti finchè può e valuta lui stesso. Chi c’ha la fadina penale pulita sta sempre tranquillo (de sti tempi un esempio coì calza poco)!

  50. @Colonna

    corretto. banfone è un termine mi sa prettamente nordico traducibile con cazzaro

    temo che il personaggio di SD peraltro (un caratterista della birra veramente da pelle d’oca) cazzaro non lo fosse affatto. spediva a peso d’oro birre nella 5th Av. di NY o a qualche avvocato in Svizzera, gente che dire 100$ o 1000$ gli cambia niente. a parte una sfilza di birre da urlo, sullo scaffale più alto c’erano esposte prodotti allucinanti con prezzi da incubo (e qualità non pervenuta). se sei un buon birraio americano che fai per emergere: lavoro di fino due anni per creare una Pils (o una IPA) equilibrata, goduriosa, complessa, con lunga shelf life o ti butti sulla moda e cerchi di entrare in un certo giro dove poi il tuo nome comincia ad essere sulla bocca di tutti? a me pare un aborto, è un po’ come se il primo qualsiasi che si mette a fare Barolo dopo 3 anni venga venerato come Giacomo Conterno

    cmq da tutto ‘sto cinema ho capito una sola cosa: IL VERO RESPONSABILE DEL DILAGARE DI QUESTA EPIDEMIA IN ITALIA SEI TU!!!! 🙂

    @mirko

    …oggi è stata piuma 😉

  51. @ Colonna: ma se appena uno entra al macche vede riprodotta la classifica di ratebeer con tanto di maglia celebrativa, è ovvio che poi è portato a iscriversi e a votare il locale. Poi io sinceramente sono d’accordo con Akkurat, de heeren, de molen, moeder, ma non credo che te, Alex e Polli sfiguriate là in mezzo. Io conosco amici dall’Olanda e dalla Germania e quando sono stati al 4:20 hanno detto di non aver mai visto niente di simile. Con questo non voglio dire che lì da loro non ci siano posti straordinari, ma che pure il 4:20 come il tuo locale o il bq sono locali non comuni e fuori dall’ordinario nel panorama europeo. Poi probabilmente in quella classifica meriterebbero di starci altri diecimila locali altrettanto fighi, ma me pare che voi pure non state a rubbà niente.

  52. @nikita: ti quoto in pieno, sinceramente ho sempre pensato he spezziamo le reni a tutti ;-)…La maglia (goliarica del resto) è simbolo di grossa soddisfazione e regalo a tutti i prtecipanti alla festa celebrativa, penso che ci si arrivi al fatto che trattasi di un sito internazionale e non di un fan club. Quindi è vero che è colpa nostra 😉
    La cosa bella è che con parecchi di quei locali (o quasi) sono nate collaborazioni straordinarie e soprattutto stima reciproca. Comunque ne abbiamo parlato abbastanza e ti ringrazio per i complimenti!

    @Mirko: occhio che non appena si scaglierà la scure di Mikkeller su di loro, rischi di trovarti chicche da e-bay non indifferenti, svuotiamogli le scorte!!!

  53. Finalmente si parla di una vera Pils ed il discorso vira su ratebeer, che tristezza.

    @SR
    La Tipopils non è una vera Pils, per vera Pils intendo la Bohemian Pils. Chiaramente con Bohemian non si indica il luogo di produzione, ma la provenienza degli ingredienti e dei metodi.
    La Tipopils pur essendo un’ottima birra, che per me sta in testa nelle produzioni Italiane, è un’ottima Lager o quello che qualcuno definisce Bavarian Pils, che poi non vuol dire niente visto che Pils è in Boemia. Insomma Lager più luppolate che ricordano da lontano le vere Pils. La Tipopils, non ha nemmeno uno degli ingredienti delle vere Pils e non segue la lavorazione delle vere Pils. Resta comunque la migliore birra artigianale Italiana, che io abbia mai provato, Pils a parte naturalmente.

    Molto intelligentemente Arioli la chiamata Tipopils e non Pils. Affermare che è una delle migliori Pils al mondo, denota tutta l’ignoranza che c’è nel nostro Paese riguardo a questo stile. Basta farsi un giro in Rep. Ceca per provare Pils stratosferiche sia industriali, sia artigianali, che altro che Tipopils. Questo senza nulla togliere a questo vanto della produzione artigianale Italiana. CIAO.

  54. la tipopils è per l’esattezza categorizzabile come una kellerpils(come è stato fatto all’EBS dove ha vinto anche un bronzo), questa è a mio avviso una giusta distinzione per denominare due stili che hanno un profilo gustativo differente dovuto fondamentalmente al processo di filtrazione,ho assaggiato più volte pils di kout e ovviamente tante volte la tipopils,ovviamente possono assomigliarsi in qualcosa,gli ingredienti sono simili ma sono birre diverse,fantastiche entrambe,la prima è tradizionale,eccezionale a mio avviso,come mangiare una buonissima pizza margherita(cosa rara)!
    la tipopils è un interpretazione personale grandiosa di questo stile ma è un altra cosa,fantastica a pari livello secondo me,me ne berrei a secchiate,non c’è derby senza Tipopils! 😀

  55. @Cerevisia

    mi spieghi perché mi hai quotato per questo ennesimo pistolotto sulle Pils? czz c’entra con quello che ho scritto io e con quelli con cui interloquivo, leggi da qualche parte io che affermo che la TipoPils è una BAVARIAN pils canonica?

    premesso che a me delle tua battaglia sull’origine delle Pils, la provenienza degli ingredienti come elemento fondante di uno stile, le Pils scure, la supremazia Ceca e compagnia cantante non me ne frega una mazza, ti preannuncio che in caso di tua risposta sullo stessa tema mi sfilo che non ho voglia di imprestarti le mie gonadi, ne hai già tritate abbastanza…

  56. @ SR

    aggiungo: il giorno in cui vedrò certi geeks andare in processione a Lurago per assaggiare quella che è una delle pils migliori del mondo comincerò a considerarli dei veri appassionati

    Al numero 41 questo l’hai scritto tu.

    L’offerta è allettante ma a gonadi sono apposto grazie. Non c’è nessuna battaglia mia riguardo alle Pils, è solo che in un Paese dove si svolge un Pils Pride, dove non è presente nemmeno una vera Pils, forse è bene ricordare che questo stile è in realtà diverso a come lo si replica normalmente in Italia.

    Tant’è che poi quando arriva una vera Pils ci si ricorda che è pure buona. In Rep. Ceca ci sono 300 produttori di questa birra e la qualità media è questa, a parte le grandi fabbriche orma da tempo acquisite dalle multinazionali del settore.

    Da notare anche in etichetta non viene riportato Pils, ma Světly Lezàk (chiara maturata) dovuto alla legge Ceca che proibisce l’uso dei termini Pils, Pilsner, Pilsener riservati alla sola Urquell.

    Ti ho solo fatto notare un errore, come fai diverse volte anche tu nei blog degli altri. Ora non ti scaldare come Dellacuerva, fai come gli hai consigliato: ammetti l’errore. Sbagliamo tutti, no? Solo che alcuni finiscono nell’angolo della vergogna………CIAO.

  57. @ Patrizio

    Quoto ciò che scrivi. Le differenze produttive non risiedono però nella filtrazione, ma nella decozione multipla (maggiore estrazione di destrine) eseguita dai Cechi in luogo della normale infusione. Ingredienti a parte naturalmente. CIAO.

  58. @Cerevisia

    si può uscire per una volta dal sacro argomenti degli stili, inserire nell’orecchio mezzo litro di nafta e mettere in moto una volta tanto il cervello e provare a capire di cosa stavo parlando? cioè di ratebeer e non di aderenza agli stili?

    cos’avrei dovuto scrivere secondo te? “aggiungo: il giorno in cui vedrò certi geeks andare in processione a Lurago per assaggiare quella che è una delle migliori birre dorate di bassa fermentazione che ricordano una pils bavarese se non fosse che l’amaro è più pronunciato e viene fatto il dry hopping del mondo comincerò a considerarli dei veri appassionati”?

    io naturalmente sbaglio come tutti e a differenza di molti non ho problemi ad ammetterlo quando capita. ma tanto per farti fare l’ennesima, fra le innumerabili, figura di merda, nel ringraziarti per avermi fatto notare che la Tipopils non è una pils canonica ti prego di verificare un commento a questo post fatto giusto una settimanella fa

    http://www.labussoladellabirra.it/tesori-nella-stiva/fiere/119-ibf-torino-la-nostra-visita.html

    tanti auguri per la tua prossima attività, soprattutto al tuo socio. brinderemo con una Pils scura quando parti

  59. Bastava scrivere Lager, non era difficile.
    Giusto che il dry hopping non si esegue sulle Pils, per il semplice fatto che il vero SAAZ nelle sue molteplici varianti, sapientemente miscelate, da profili aromatici complessi, senza la necessità del DH. Scusate se insisto con vera Pils e vero SAAZ, ma in Italia solitamente viene commercializzato SAAZ con provenienza UK.

    Il mio cervello non funziona a nafta, sarà ecologico? Forse solo tecnologia più aggiornata.
    Strano perché io sono il più vecchio dei due.

    Sapientemente dribbli sulle Pils scure, ma non è che se le Pils, nel loro Paese, le chiamano Světly Lezàk o Lager (Budwaiser ad es.), magari le Pils Scure le chiamano Tmavé Pivo e tu non lo sai?

    Grazie per gli auguri, se concretizzo t’invito per brindare con una Tmavé Pivo e magari anche una Rezavé. CIAO.

    • Sta storia delle pils scure fa comunque veramente ridere.. manco loro le chiamano così, Tmavè Pivo vuol semplicemente dire “birra scura” di certo non “pils scura”.. Po’, visto che proprio te hai sempre rotto le scatole con la storia che “Pils” è solo la Urquell (vero, ma solo in Rep. Ceca..) per cosa devi continuare co sta storia?? Sei meglio te di loro che non le chiami semplicemente “scure”? (Tmavé Pivo o, al massimo per quelle più alcoliche, Tmavé speciální pivo.. niente di più che non “Birra scura speciale”.. ma che te lo dico a fare a te che col Ceco siete culo e camicia….)

      A presto! Mauro

      • SPdrum della serie a volte ritornano
        Tmavé Pivo vuol dire birra scura, così anche Světly Lezàk vuol dire chiara maturata. Ti sembra che queste denominazioni stiano ad indicare una qualche tipologia? Ti sembra possibile che in un Paese di così radicata ed antica tradizione birraria, siano così indietro da ignorare la tipologia prodotta e questo per tutti i 300 produttori della Rep. Ceca, a parte la Urquell?

        Ho già spiegato varie volte ed anche a te, che in Rep. Ceca per legge la denominazione Pils, Pilsner, Pilsener è riservata purtroppo unicamente alla Urquell. I produttori si sono quindi dovuti inventare dei termini per indicare al meglio la tipologia prodotta, senza di fatto poterla riportare esplicitamente.

        Da qui i suddetti termini che in pratica non vogliono dire niente. C’è anche chi come Budweiser scrive in etichetta Lager, che non è del tutto errato, visto che le Pils sono di fatto Lager, ma nemmeno del tutto corretto e a mio parere anzi riduttivo. Ho anche spiegato più volte , che come riportato in vari libri, la storia della scoperta della Pils, ad opera di Josef Groll è avvenuta nel tentativo, dello stesso, di produrre una Lager, con l’unica variabile dell’impiego d’ingredienti Cechi.

        In pratica la vera differenza tra Lager e Pils è di fatto la provenienza degli ingredienti. Questo non è un mio parere, ma un pezzo di storia birraria riportata da diversi testi. Quindi se, non solo in Rep. Ceca, ma ovunque nel mondo, produco una Dark Lager con ingredienti Cechi, ottengo di fatto una Pils scura, vista appunto la differenza spiegata poc’anzi.

        Avendo importato diversi marchi di Tmavé e Světle pivo, oltre all’aver fatto apprendistato in diverse fabbriche e birrifici in Rep. Ceca ed al fatto che da anni importo materie prime da quel Paese, so per certo che gli ingredienti impiegati per la produzione delle Tmavé Pivo sono Cechi, sia i malti, sia i luppoli, nonché il lievito e naturalmente l’acqua.

        Avendo poi lavorato con decine di mastri birrai Cechi ed avendo prodotto migliaia di hl di Tmavé Pivo, abbiamo sempre chiamato quella birra Pils Scura, che è poi la stessa denominazione che si trova sui semilavorati dedicati a questo tipo di birra, prodotti sempre in Moravia.

        Come ho invitato altri, invito anche te a provare un’ottima Dark Lager tedesca come la Konstritzer e poi a provare una qualsiasi Tmavé pivo e poi dirmi se sono appartenenti alla medesima tipologia. Esistono poi anche le Rezavé Pivo, letteralmente birre arrugginite, che sono le Pils Ambrate.

        Per fare un esempio pratico e tangibile al birrificio Last Out, mio cliente, hanno prodotto per anni Pils, Pils ambrata e Pils scura e così le denominavano e vendevano. Queste erano prodotte da un mastro birraio Ceco, tale Jirka Mazal, che oltre ad aver lavorato anni per diversi birrifici ad es. Litovel, è stato per anni docente alla scuola del malto e della birra di Praga. Ma forse per voi acculturati in materia fa ridere anche questo.
        PS. Ma che fine hai fatto, ti sei fatto ibernare in una Ice Beer? O ti sei dato totalmente alla batteria? CIAO.

        • scusa la domanda che ti può sembrare stupida ma volevo chiederti, vista la tua esperienza sulla birra cosa vuol dire il simbolo 10 o 11 0 12 impressa sul davanti della bottiglia di birra che vendono nella repubblica ceca?

          • Indicano i gradi Plato del mosto a fine cottura. Quindi la percentuale zuccherina nel mosto, prima della fermentazione.

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