Bere una birra a fermentazione spontanea è sempre un piacere, ma farlo nel tardo pomeriggio di una bella giornata primaverile è una delle più grandi gioie delle vita. È ciò che ho pensato giovedì scorso, quando ho partecipato all’aperitivo con i prodotti di Oud Beersel organizzato dalla Trattoria Epiro di Roma in collaborazione con il distributore Domus Birrae. Per gli appassionati di Lambic e suoi derivati il nome Oud Beersel non suonerà certo sconosciuto, essendo uno di quei marchi che rientrano nel novero dei produttori tradizionali di birre a fermentazione spontanea. Ovviamente stiamo parlando di Belgio e più precisamente della zona del Pajottenland, di cui la città di Beersel è la capitale immaginaria. Non è dunque un caso che il nome del luogo appaia anche in quello di questo birrificio, dove effettivamente sorge.
Per chi non lo sapesse il Lambic e in generale le birre a fermentazione spontanea rappresentano una nicchia produttiva straordinaria, che esula dalla classica distinzione tra alte e basse fermentazioni. Qui infatti non è il birraio a inoculare il lievito, ma la fermentazione avviene naturalmente, grazie ai microrganismi presenti nell’ambiente e di cui il Pajottenland può vantare un mix unico al mondo. Anche i meno esperti tra voi avranno capito che si tratta di una tecnica produttiva strettamente legata alle consuetudini brassicole di altre epoche: corrisponde infatti al modo più antico di fare la birra, implicando perciò meccanismi delicati e tempi di produzione molto più lunghi della norma.
Come la maggior parte dei produttori orientati in modo radicale alla tradizione, anche Oud Beersel ha avuto un’evoluzione a dir poco tortuosa. Fondato addirittura nel 1882 da Henri Vandervelden, per più di un secolo operò come un classico birrificio belga a conduzione familiare. I problemi sopraggiunsero all’inizio del XXI secolo, quando, dopo il ritiro di Henri Vandervelden II, non ci fu nessuno disposto a subentrare nella gestione dell’azienda. Nel 2002 il birrificio Oud Beersel chiuse i battenti e la sue birre tradizionali rischiarono di scomparire per sempre.
Il destino sembrava segnato, ma come capita talvolta nel mondo di una birra, qualcuno decise di salvaguardare le tradizioni brassicole della propria zona. L’ancora di salvezza arrivò da Gert Christiaens e Roland De Bus, che nel 2005 rilevarono l’azienda, riaprirono il birrificio e iniziarono a lavorare per riportare in auge il nome di Oud Beersel. Inizialmente Gert e Roland si concentrarono sulla linea Bersalis ad alta fermentazione, mentre due anni dopo tornarono sul mercato le fermentazioni spontanee di Oud Beersel: era il 16 marzo del 2007 e gli appassionati belgi e di tutto il mondo poterono bere nuovamente la Oude Geuze e la Oude Kriek. Il resto è storia recente: premi in diverse competizioni internazionali, ampliamento del birrificio (ma sempre salvaguardando le tradizioni), crescita lenta ma costante.
All’aperitivo da Epiro ha partecipato Gert Christiaens in persona, che tra l’altro parla ottimamente italiano. Con sé ha portato diverse fermentazioni spontanee di sua produzione: Lambic piatto, Oude Geuze, Oude Kriek, Framboise e due birre appartenenti a un progetto parallelo, sul quale tornerò più avanti. Era disponibile all’assaggio anche la Bersalis Tripel, ma chiaramente l’attenzione dei partecipanti era per le creazioni acide, soprattutto in un momento in cui a Roma birre di questo genere stanno incontrando una popolarità crescente tra il pubblico.
Tutte le birre di Oud Beersel sono davvero ottime e in generale caratterizzate da una buona morbidezza, che tuttavia non sacrifica una spiccata acidità. Lambic, Gueuze e Kriek sono da consigliare a tutti gli amanti delle birre acide, che possono in questo modo allargare i propri orizzonti oltre i soliti produttori reperibili in Italia. L’unica che mi ha lasciato un po’ perplesso è la Framboise, che probabilmente nell’ottica di ridurre l’inevitabile asprezza, presenta una componente dolce poco armonica e troppo evidente. Per il resto siamo al cospetto di un eccellente produttore di fermentazioni spontanee.
Alle quattro birre sopra descritte bisogna aggiungere la Bzart Oude Geuze e la Bzart Oude Kriek. Il progetto Bzart nasce in collaborazione con l’esperto Luc Dirkx e un viticoltore della regione del Limburgo e si concretizza in fermentazioni spontanee realizzate con metodo champenoise. Il risultato è una sorta di anello di congiunzione tra il Lambic e lo Champagne, in cui la birra è brassata col metodo tradizionale ma al momento dell’imbottigliamento è prevista un’aggiunta di lieviti di Champagne. I due mondi si incontrano in maniera incredibile e danno vita a birre acide di un’eleganza spaventosa: sia la Bzart Oude Geuze che la Bzart Oude Kriek sono in grado di ammaliare con la loro incredibile armonia (e siamo al cospetto di fermentazioni spontanee, non dimentichiamolo). Nel secondo caso l’eleganza generale è in grado di esaltare la componente fruttata, regalando aromi intensi e al contempo estremamente puliti.
Non so quanto conosciate il birrificio Oud Beersel, ma se siete appassionati di birre acide il mio consiglio è di non lasciarvi sfuggire le sue birre. L’azienda mostra quali risultati si possono realizzare con la passione: Gert è una persona discreta, ma quando racconta la sua avventura comunica tutto l’amore che nutre per la birra e per le tradizioni brassicole della sua terra. L’assaggio dei prodotti di Oud Beersel è stata una bella esperienza, anche perché accompagnato dalle splendide creazioni della cucina di Epiro. Ovviamente le birre saranno presto disponibili a Roma e nel resto d’Italia, mentre a seguire dovrebbero essere reperibili i primi fusti di Oude Geuze e Oude Kriek (e forse anche qualche altra sorpresa).