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Il Brasile meno conosciuto: tour birrario della città di Ouro Preto (Minas Gerais)

L’associazione tra Brasile e birra non è immediata per la mente europea, eppure parliamo della nazione col più alto consumo di birra nelle Americhe. Qui la cerveja è sacra e da bererigorosamente gelada, tanto che non è raro vedere bottiglie in glacette cilindriche sui tavoli di bar e ristoranti. Sarà pure un consumo estraneo a chi cerca una proposta più forbita, ma è la base culturale su cui questa proposta (che esiste eccome) poggia e in certi casi prospera. Per raccontarla almeno in parte tratteremo di Ouro Preto, una città iconica nello stato del Minas Gerais – storicamente meta dell’immigrazione (anche forzata) di africani ed europei, italiani in particolare. Non a caso la cucina del Minas Gerais è tra le più rinomate della nazione ed è il terzo stato per birrifici in attività (235), dopo San Paolo (410) e Rio Grande do Sul (335).

La birra artigianale nella città di Ouro Preto

Poco più di 70.000 abitanti, patrimonio UNESCO con la sua architettura coloniale e capitale dello stato del Minas Gerais dal 1720 al 1897. Ouro Preto è fatta di luoghi cari ai suoi cittadini e perle nascoste che, come la stessa città, chiedono una maggior attenzione al turista che arriva da lontano e ha in mente solo le spiagge di Rio de Janeiro. Qui la birra artigianale è un esempio lampante del sali-scendi che il settore ha vissuto e sta vivendo in tutto il mondo. Dopo il boom del decennio scorso, sono diversi i locali con la serranda abbassata. In alcuni casi parliamo di chiusure sorprendenti e amareggianti per gli appassionati, arrivate da parte di alcune promesse nella scena come la Cervejaria Acadêmica, che dalle ricerche sui lieviti per la cachaça aveva sviluppato, tra le altre, la ricetta per la IPA Segredo do Professor. In altri casi si tratta di locali semplicemente non  in grado di reggere il confronto altamente selettivo del mercato, che ha favorito birrifici la cui longevità è, per tanti aspetti, meritata. Tra questi c’è la Cervejaria Ouropretana, ormai sinonimo birrario della città e dello stato.

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Cervejaria Ouropretana

Siamo a Rua Benedito Valadares, appena fuori dal centro storico di Ouro Preto. Sembra di entrare nel garage di una delle tante case bianche e azzurre che costeggiano le vie acciottolate della città, ma da queste parti è perfettamente normale. È così l’ingresso per il Bar da Cervejaria Ouropretana (sito web): birrificio che fa del luogo natale la sua identità. Non è però raro trovarci turisti, assieme a gente del posto che, comunque, definisce il bar un buteco gentrificato – con “buteco” in Brasile si intende un luogo alla mano dove mangiare le tipicità di strada, qui proposte in chiave più “ricercata” e, diciamolo pure, dimenticabile. Nonostante il cibo lasci a desiderare, la qualità della proposta brassicola è concreta e tutt’altro che pretenziosa.

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Aperta dal 2011, la Cervejaria Ouropretana ha visto una crescita costante e in linea con l’interesse, sempre maggiore, dell’intero paese verso le birre alternative a quelle dei grandi marchi come Brahma e Skol. Le loro produzioni son disponibili in quasi ogni locale di Ouro Preto come proposta artigianale, mentre la fabbrica vera e propria si trova fuori città, non lontano dall’Armazém Rural, un ristorante che nella sua proposta di piatti e bevande locali include proprio le birre e i distillati dell’Ouropretana.

Le birre di Cervejaria Ouropretana

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L’offerta di Cervejaria Ouropretana prevede al momento 15 birre, che spaziano da Lager a Pilsner, da Porter a Weizen, fino a un paio di IPA aromatizzate al maracujá (il frutto della passione, che tanti italiani pronunciano erroneamente “maracuia”). Qualche cultore può storcere il naso, però qui l’aggiunta di frutti locali nella birra non solo è pratica comune di diversi mastri birrai, ma dà anche un risultato più che apprezzabile nel contesto.

La IPA Maracujá è profumata e beverina, ha un predominante sapore fresco e naturale di frutta, che cela un retrogusto spiccato di luppolo come si vuole da una IPA. L’American IPA, che potremmo considerare sempre più la cartina tornasole di un birrificio (come la marinara o la margherita in pizzeria) è una birra davvero riuscita, dal profumo floreale che anticipa intensissime note agrumate. Facile da bere ma allo stesso tempo complessa, chiude con un amaro spiccato che non annoia mai e invita a ordinare un’altra pinta. Chiudiamo i nostri assaggi con un’altra particolarità locale: la Cafè Lager, bassa fermentazione brassata con l’aggiunta di caffè. Ad accogliere l’olfatto è il profumo leggero del caffè tostato (100% Arabica), che al palato diventa più intenso, con l’acidità dell’Arabica e i sentori luppolati a bilanciare le sensazioni.

Altre mete in città

Cervejaria Ouropretana non è l’unica destinazione birraria di Ouro Preto. In pieno centro storico si trova Republica Cervejeria (pagina Facebook), un locale dove cenare o fare aperitivi con specialità locali di carne, accompagnate da una selezione di oltre 30 birre. Nella famosa piazza Tiratedentes ha sede l’Empório OuroBier: marchio collegato all’omonimo festival di birra artigianale di Ouro Preto, la cui prima edizione si tenne nel 2017. Il locale è apprezzato per il pão de queijo (palline di pane al formaggio brasiliane) e per l’ampia offerta di birre in bottiglia e alla spina. Galpao 89 (sito web) è invece un pub/ristorante lontano dal centro che, nella sua proposta di piatti e bevande, include le realtà più interessanti della scena artigianale mineira, come le birre di Latitude 20 (sito web), un birrificio tra i più promettenti e creativi della città.

Un ultimo appunto. Per raggiungere Ouro Preto c’è una tappa pressoché obbligata nell’attuale capitale Belo Horizonte, quantomeno per lo scalo in aereo. Proprio nell’aeroporto, al ristorante Vila Francisca, non solo è possibile rifocillarsi col meglio del cibo mineiro, ma anche trovare le birre della pluripremiata Cervejaria Wäls (sito web): aperta nel 2000 e pioniera del metodo champenoise nella birrificazione, recentemente adottato anche da realtà italiane come Baladin.

Domenico Raimondo
Domenico Raimondo
Giornalista e copywriter, da pochi anni gestisce il blog di gastronomia e viaggi Menù alla cartina. Colleziona tappi di birra da quando ne ha memoria, ed è appassionato di birra artigianale da quando ha l'età legale per bere. Dopo esperienze in pub e nel produrre birra in casa, ha capito che è meglio la divulgazione, assieme all'ambizione di diventare al più presto beer sommelier. Ha vissuto a Cork, in Irlanda, e ha anche un trascorso come pizzaiolo.

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