Il nostro viaggio verso la Cornovaglia birraria inizia a Londra, nella stazione di Paddington, da dove, sin dal 1854, partono i treni diretti verso il sud ovest dell’Inghilterra. La meta è proprio la famosa penisola, ovvero l’ultima delle contee britanniche che si getta nell’oceano Atlantico. Giunti a destinazione, la prima tappa è la vivace e colorata Bristol. Per affrontare un’inaspettata temperatura di 29° C ci rechiamo subito ad esplorare quello che viene definito il “Triangolo delle Beermuda”, cioè quella porzione di King Street compresa tra tre locali rinomati per servire birra craft: Small Bar, The Beer Emporium e The Famous Royal Navy Volunteer.
Decidiamo di entrare nel The Beer Emporium e qui – con sorpresa – ci accoglie il manager del locale, che si chiama Marco ed è italiano. Il locale è un’antico deposito navale di rum e si trova nel seminterrato, con una splendida volta a botte in mattoni rossi. Sgrano gli occhi alla vista di una batteria di 24 spillatori equamente distribuiti tra keg e cask. Marco è entusiasta e sorseggiando la Smac my brew up del birrificio Arbor Ales ci racconta la sua avventura del mondo della birra che lo ha portato dalla Calabria fino a Bristol. Con passione ci mostra la cold cellar e ci spiega la complessa arte di aprire, condizionare e servire (correttamente!) la birra dai cask.
Il sud ovest dell’Inghilterra (in particolare il Somerset e il Devon) è un territorio famoso per la produzione di sidro di mele e quindi non potevo perdere l’occasione di fare una degustazione presso The Stable (sito web) che propone l’assaggio di cinque tipologie di sidro spillate da innumerevoli bag in box dietro il bancone. Aromi di vino, cuoio, fieno – spesso pungenti! – si sprigionano da queste varietà di sidro, servite a temperatura ambiente e pochissimo carbonate.
A bordo di un rumoroso treno giallo proseguiamo il viaggio verso ovest, fermandoci nella piccola Newton Abbot per andare a visitare Tuckers Maltings (sito web), un’azienda che produce malto situata nei pressi della stazione. Ad aspettarci troviamo Andy che ci accompagna nella visita dei meandri di una delle poche malterie a pavimento dell’Inghilterra. L’aria è pregna di odore di malto, polvere e fatica; i macchinari (tuttora perfettamente funzionanti!), i solai e le scale sono tutti in legno e risalenti ai primi del novecento. Andy con modestia mi dice una frase che descrive emblematicamente il suo lavoro “I try to keep this building in one piece”… sorrido. Davanti a me cinque tonnellate di orzo stanno buttando le radichette sparpagliate sul pavimento per essere poi tostate dopo qualche giorno.
Poco più a sud facciamo tappa al piccolo villaggio di Totnes dove i mastri birrai Mat e Jacek della New Lion Brewery (sito web) ci raccontano cosa significhi produrre birra per una comunità rurale del sud dell’inghilterra, in cui l’innovazione è vista con diffidenza e i consumatori sono molto legati alla tradizione. Qui siamo lontani dalle stravaganti mode brassicole delle grandi città , ma ci spiegano che tuttavia c’è spazio per alcuni loro piccoli progetti con realtà agricole locali per condividere materie prime e fare sperimentazioni birrarie. Assaggio la loro premiata Totnes Stout e una summer ale aromatizzata con tè Earl Grey.
Il viaggo prosegue e ci fermiamo un paio di giorni a Saint Austell per visitare i famosi giardini di Eden Project. Ma questa cittadina è famosa anche per una delle realtà brassicole più grandi del sud ovest dell’Inghilterra: la Saint Austell Brewery (sito web). Fondata nel 1851 da Walter Hicks, attualmente rimane un birrificio totalmente di proprietà della famiglia, che è arrivato a produrre ad oggi 1.146.600.000 pinte. Nel nuovissimo Visitor Center, oltre a un museo sulla storia del birrificio, c’è la possibilità di visitare l’impianto, imparare come si produce la birra e degustare decine (!) delle loro birre prodotte. Possiedono anche un impianto pilota con cui i mastri birrai testano i nuovi luppoli e provano nuove ricette, permettendo di assaggiare le loro creazioni presso la tap room.
Fine della corsa: la ferrovia termina a Penzance dove troviamo la Cornish Crown Brewery (sito web), situata su una verde collina che domina la baia di St. Michael’s Mount. Di recente ha aperto una tap room in centro città con una caratteristica innovativa: tutti gli avventori sono liberi di mangiare il cibo portato da casa mentre bevono le birre alla spina. Lo scopo? Stimolare l’aggregazione sociale di un piccolo villaggio rurale ai margini della Gran Bretagna. Io mi unisco alla causa e trangugio una session ale di loro produzione. L’ultima tappa del viaggio ci porta St. Ives, ameno porticciolo di mare dove voraci gabbiani rubano i coni gelato ai turisti. Fate un salto alla St. Ives Brewery (sito web) che possiede un elegante brewhouse cafè, in una posizione strategica per godere di un bel panorama sulla cittadina.
È giunto il momento di risalire sul treno e affrontare il lungo viaggio di ritorno, che si conclude là dove è cominciato: Londra. Beh qui il panorama delle birre craft è immenso e non si sa da che punto iniziare ad abbordare questa gigantesca nave. Nel dubbio, lontano dal chiasso e dalla frenesia della city, mi reco al Jerusalem Tavern di proprietà del birrificio St. Peter’s. Afferro una Old Style Porter ed è subito sera.
c’era anche Skinners e il mitico Blue Anchor, dove si dice che si brassi dal 15.mo secolo con birre inusuali come la Spingo e la Bragget Ale al miele… il birraio mi ha fatto accedere in cotta alla vasca in pietra dove ammostano, sembrava di vedere il nome della rosa…