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Chi dice donna… dice birra!

Metti un gruppo di amiche, con la stessa passione per la birra artigianale. Aggiungi un parco, un festival birrario e un tavolo all’ombra, con una leggera brezza che fornisce refrigerio. Completa il tutto con un compito dato a casa prima di ritrovarsi all’appuntamento: portare delle birre dal nome di donna, che abbiano una storia da raccontare. Il risultato non può che essere una piacevolissima chiacchierata. E l’articolo che state per leggere.

Innanzitutto le partecipanti. Oltre alla sottoscritta erano presenti: Francesca Morbidelli de La Pinta Medicea, Luana Meola di Birra Perugia, Manila Benedetto, consulente di comunicazione e marketing enogastronomico, Barbara Boero, degustatrice e collaboratrice della guida alle birre d’Italia di Slow Food, Camilla Rodella, publican de Il Punto di Bologna e una presenza d’eccezione che raramente si trova in giro per i festival. Sto parlando di Pernilla Boero, la sorella del più famoso Flavio, responsabile qualità del gruppo Carlsberg. Nonostante sia ben più brava e preparata del fratello, è molto timida e lascia quasi sempre la scena a lui; vi lascio immaginare quindi la gioia di poter avere al nostro tavolo un’esperta come Pernilla.

Syrentum

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Mettiamo in ordine di servizio le birre proposte e partiamo con la prima: Syrenthum del Birrificio Sorrento. 5,5 gradi, con utilizzo di limoni di Sorrento IGP ed una speziatura quasi da Saison, con anice stellato e coriandolo. Una nota amara in sottofondo, che ricorda la parte bianca della scorza di limone e che lascia la sorsata estremamente pulita. A noi però interessa la storia e mentre continuiamo a sorseggiare la birra prende la parola Manila. Nata da una coppia di contadini per intercessione della sirena Partenope, Syrentum era una bellissima fanciulla che andò in sposa al principe della zona e divenne regina molto amata dalla popolazione locale. Rapita dai pirati saraceni, fu liberata dopo che gli abitanti spontaneamente raccolsero i soldi necessari al riscatto e al ritorno a casa della propria regina. Per la cronaca Pernilla è pure un’esperta di storia e mitologia e conosceva perfettamente il mito legato a quella splendida città che oggi conosciamo come Sorrento.

Nuovo bicchiere, nuova birra. Tocca a Lilith di Brùton, birrificio della provincia di Lucca. Una Pale Ale all’italiana, caratterizzata da una forte luppolatura di stampo americano ma non solo. La stessa gradazione della prima birra, ma qui l’alcol si percepisce maggiormente assieme ad una certa astringenza ed una bella nota amara, persistente. Francesca Morbidelli gioca in casa, dato che è una produzione della sua splendida regione e definisce questa birra come un viaggio: inizialmente resinosa, lascia poi spazio al maltato per chiudere quindi con il lungo amaro finale. E mentre noi ci beviamo questa ottima birra, lei racconta la storia di Lilith. La prima compagna di Adamo, nata dalla terra, ripudiata e cacciata dall’Eden perché rifiutò di sottomettersi. Si trasforma in un demone dalle forti connotazioni negative, portatore di morte e distruzione, fino all’Ottocento, in cui il crescente moto di emancipazione portò a rivalutare questa figura come simbolo della lotta al femminile.

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Con un salto temporale importante passiamo alla birra successiva: Okie Matilde, collaboration beer tra Toccalmatto, di Fidenza, e Prairie Artisanal Ales, birrificio statunitense. Una Belgian Ale di 6,2% volutamente brettata con il lievito della Orval. Già dal nome questa birra rimanda agli abitanti dell’Oklahoma (gli Okie) e omaggia Maltilde di Canossa, una figura legata alla fondazione dell’abbazia di Orval, in Belgio. L’anello nuziale smarrito da Matilde sulle rive del fiume e riconsegnatole da un pesce; di qui il nome Orval, valle d’oro, che pare derivare proprio dall’esclamazione di gioia di Matilde. In segno di gratitudine Matilde decise di fondare il monastero, proprio nel punto in cui ritrovò il prezioso anello.

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Okie Matilde stupisce per la morbidezza, molto ben bilanciata e i brettanomyces non conferiscono una spiccata acidità, ma il tutto vira verso un grande equilibrio. Generosamente luppolata e con una bella attenuazione, è una birra che colpisce e non solo per la splendida etichetta.

Chiudiamo la degustazione con Contessa del Birrificio Amiata. American Pale Ale da 7,2 gradi, versata nei bicchieri canticchiando “Sapesse Contessa”, canzone di Paolo Pietrangeli ripresa dai Modena City Ramblers. La storia triste di Gheralda degli Aldobrandeschi e di Adalberto e del loro amore contrastato, che ricorda da vicino la più famosa coppia veronese celebrata da Shakespeare. Una birra dalla luppolatura importante e dai toni erbacei, floreali, come se improvvisamente ci trovassimo in un prato alle pendici del monte Amiata. Una storia triste per una birra che invece spinge alla convivialità e che difatti finisce in fretta. Come la nostra chiacchierata. Ci salutiamo con la speranza di ritrovarci presto; ci sono ancora molte birre con nome e storia di donna che meritano di essere raccontate.

Permettetemi a questo punto di ringraziare, di cuore, tutte le partecipanti. E un grazie particolare a Pernilla, che altri non è che il grande Flavio Boero che si è prestato a questo gioco, con tanto di parrucca “roscia”… e trendy. E che gli dona assai, a detta di tutte noi.

Da sinistra: Barbara Boero, Luana Meola, Francesca Morbidelli, Flavio "Pernilla" Boero e Manila Benedetto
Da sinistra: Barbara Boero, Luana Meola, Francesca Morbidelli, Flavio “Pernilla” Boero e Manila Benedetto
Alessandra Agrestini
Alessandra Agrestini
Bellunese di nascita, bolognese o meglio sanlazzarona d’adozione. Dicono di lei: "Una mente in continuo fermento che si entusiasma quando si parla di birra artigianale. E soprattutto porta sempre da bere ottime birre!". Consulente e divulgatrice birraria freelance, collabora con diverse associazioni per docenze e corsi a tema birrario. È anche giudice internazionale.

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3 Commenti

  1. Bellissimo articolo, complimenti! sono queste storie che mi fanno innamorare ancor di più di una birra sorseggiata e gustata! Un saluto dalla città falcata Trapani. Gianni

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