Il Villaggio della Birra che comincerà domani a mezzogiorno, avrà tra i suoi insigni ospiti anche il belga Joris Pattyn, membro fondatore dell’Objective Bierproevers (associazione nazionale dei consumatori consapevoli di birra), autore di diversi articoli su riviste birrarie belghe, olandesi e americane, collaboratore per la Good Beer Guide del Camra dedicata al Belgio e dal 1991 giurato in un’infinità di prestigiosi concorsi internazionali. Joris affiancherà il nostro Kuaska nei laboratori del fine settimana e sarà il co-conduttore del “talk show” di domenica, che si preannuncia davvero interessante.
Su In.Birrerya trovate un’intervista da non perdere a Joris, il quale parla della birra a 360 gradi, dalle sue prime esperienze con i prodotti artigianali alle personali opinioni sulle nuove normative europee in ambito produttivo. Il passaggio che però ho trovato più interessante è relativo al suo parere sull’attuale situazione italiana. Cito:
Ho bevuto birre italiane che ho considerato di alto livello… molto, molto buone. Ho anche bevuto birre artigianali davvero disastrose… credo che questa ossessione nello sperimentare propria di alcuni birrai italiani abbia superato i limiti… ricordiamoci (e ricordiamo loro) che la birra qualcuno la deve acquistare e bere… il consumatore, secondo me, non deve “vivere” con il pensiero: come sarà stavolta la birra “x”, ha usato meno spezia “y” e un po’ più di “z”… le vedo come seghe mentali… se non cerco una degustazione/bevuta da “hombrewers”.
Affermazioni interessanti, che si riallacciano in particolare a un mio post passato, in cui mi chiedevo se da noi non si stesse sempre più diffondendo la visione della birra come prodotto particolare, realizzato magari con ingredienti “esotici”, rispetto a stili più classici. Nell’occasione il pretesto per la riflessione arrivava da una dichiarazione dell’importatore Don Shelton, fin troppo severa nei confronti della nostra scena brassicola. Ciò che tuttavia impressiona è che, anche in questo caso, le birre italiane sono percepite come eccessivamente bizzarre.
Probabilmente queste perplessità nascono nei confronti di un movimento che non ha mai avuto una cultura birraria alle spalle. I paesi che hanno fatto la storia della birra ci guardano con curiosità, forse con un misto di giusta presunzione e di “timore” nei confronti di una scena che, al di là di tutto, risulta tra le più creative e interessanti tra quelle emergenti in Europa.
Alla luce di queste dichiarazioni sarà ancora più interessante assistere al duetto tra Joris e Kuaska. Che – se l’orario me lo permetterà – potrò assistere di persona. Questa sera infatti preparerò lo zaino e domani mattina partirò alla volta di Buonconvento. La speranza è di passare un fine settimana interessante e piacevole, in compagnia di tanti amici e di buona birra.
Ha in parte ragione… però bisogna anche capire che come nazione che nn ha mai avuto una sua tradizione sarebbe ridicolo tentare di riprodurre fedelmente altri stili. Voglio dire..è come se domani un russo si sveglia e vuole fare il Lambrusco…non ha senso!
ha senso invece che un paese come l’italia cerchi una sua identità birraia ma perchè questo accada è inevitabile un po di sperimentazione…tanto la pils come la fanno alla urquell nn la faremo mai.. (così come il russo non farà mai il lambrusco).
però è anche vero che forse a volte si esagera….