Con oggi comincia ufficialmente la stagione estiva e non appena le condizioni meteorologiche torneranno decenti, i telegiornali si affretteranno a suggerirci di bere tanta acqua e mangiare tanta frutta. Poiché noi all’acqua preferiamo altri liquidi (uno in particolare), non ci rimane che ragionare sulla frutta e caso vuole che questo ingrediente è spesso utilizzato per “aromatizzare” birre dalle ricette poco ortodosse – a parte quelle appartenenti a pochi stili ben precisi. Il loro impiego ha varie finalità, ma una delle più interessanti è la capacità di aumentare il potere dissetante della birra, un aspetto che potrebbe rivelarsi prezioso soprattutto nelle prossime settimane. Per offrirvi un valido antidoto al caldo, ecco allora le produzioni italiane che ricorrono a questo particolare escamotage. L’elenco è costruito partendo da una serie di frutti tipici dell’estate.
Albicocche
Nonostante siano un frutto estivo molto diffuso, le albicocche non si trovano facilmente nelle ricette brassicole. Una delle creazioni italiane più recenti ad averle impiegate è stata la Z di Extraomnes, che sebbene presenti una leggera acidità, difficilmente si può considerare una birra estiva a causa del suo elevatissimo tenore alcolico (12,3%). Molto più “anziana” è la Cocca di Mamma (5,5%) di Scarampola, già conosciuta in passato col nome di Bircocca e prodotta con il 30% di albicocche di Valleggia: una ricetta pensata proprio come ammazza sete. In forma di marmellata il frutto è stato utilizzato da Stavio e Pork’n’Roll per la loro Apricot en Regalia, realizzata a fine 2013 e che difficilmente sarà riproposta.
Ciliegie
Le ciliegie sono tra i frutti più utilizzati in assoluto nell’arte brassicola internazionale, tanto che esiste persino uno specifico stile a fermentazione spontanea identificato con lo stesso nome (Kriek). Anche in Italia sono usate in lungo e largo e gli esempi sono molteplici: dalla Scires del Birrificio Italiano (ciliegie di Vignola) alla Mama Kriek di Baladin (griotte), dalla Prunus di Birra del Borgo (ciliege su base Duchessa) alla Saison de l’Ouvrier Griotta di Loverbeer (griotte), dalla Bloody Mario di Retorto (varietà piacentina) alla Cherry Lady di Foglie d’Erba (ciliege e lamponi delle Dolomiti). Spesso, ma non è obbligatorio, queste birre si distinguono per una certa acidità.
Fichi
A differenza delle ciliegie, molto raro è l’impiego di fichi nella birra. La Fich di Valscura è una delle poche fattispecie, realizzata con concentrato di fico moro friulano aggiunto in bollitura, mentre la Primatia di Birranova utilizza il cotto di fichi, prodotto tradizionale pugliese. Curiosamente è più diffuso, ma non di molto, l’impiego dei fichi d’India. Il caso più celebre è probabilmente quello della Figu Morisca del Birrificio di Cagliari, ma abbiamo altri esempi: la Kaleidoscope di Toccalmatto realizzata insieme a Evil Twin e la Indica di Irias. Non ho considerato le ricette che ricorrono a fichi secchi, perché chiaramente sono produzioni più indicate ai mesi invernali.
Fragole
Poco diffuso è anche l’impiego di fragole, sebbene negli ultimi tempi abbiamo assistito ad alcuni interessanti esperimenti. La Fragus di Birra del Borgo dedica il suo nome al frutto, mentre la Folie à Deux, realizzata da Montegioco e Toccalmatto, utilizza fragole profumate di Tortona (presidio Slow Food). Ancora Toccalmatto ha usato le fragole per la sua Saison battezzata Made of Tears, stile da cui è partito anche il Birrificio Castelli Romani per la sua Fraison (fragole di Labico da coltivazione biodinamica). Quasi sempre birre di questo tipo sono leggere e rinfrescanti, perfette per l’estate.
Lamponi
Così come le ciliege, anche i lamponi hanno una lunga storia d’amore con l’arte brassicola internazionale. In Italia questo frutto è stato sperimentato da tanti birrifici e in modo assai diverso: in ordine sparso incontriamo la Rubus di Birra del Borgo, la Rosa di Via Priula, la Pink di MOA, la Dhu It nata dalla collaborazione tra Fyne Ales, Foglie d’Erba e Croce di Malto, la Lunatica di Birra dell’Eremo, la Frambueza di A Magara, la Frambozschella del Ducato, la Dr. Caligari di Toccalmatto. Sicuramente ne dimentico tante altre, ma per citarle tutte occorrerebbe un post intero.
Pesche
Quando si pensa a birra italiana e pesche, il primo prodotto che viene in mente è la straordinaria Quarta Runa di Montegioco, brassata con l’aggiunta di pesche di Volpedo. A parte la creazione di Riccardo Franzosi, le birre che fanno ricorso a questo frutto non sono tantissime: a me l’unica alternativa che viene in mente è l’Ideale di Vecchia Orsa, ma se mi sfugge qualcosa potete integrare nella sezione dei commenti.
Altri frutti estivi
Loverbeer utilizza susine damaschine (Ramasin) per la sua Beerbrugna, una fermentazione mista rinfrescante nonostante il tenore alcolico non indifferente (6,2%). Montegioco si conferma un birrificio specializzato nell’uso della frutta con la sua Draco, evoluzione della Demon Hunter alla quale viene aggiunta una purea di mirtilli; qui con il contenuto alcolico saliamo ancora raggiungendo la doppia cifra (11%). Per tornare su produzioni dissetanti dobbiamo chiamare in causa la Sister Bitch di Toccalmatto, che si spinge a usare il frutto probabilmente più estivo in assoluto: il cocomero.
Frutta esotica
C’è poi l’ampia categoria della frutta esotica, che da noi è disponibile praticamente tutto l’anno ma che spesso associamo alla stagione estiva. Interessante è l’esperimento di Eastside, che ha usato il cocco per la sua Sixheaven, mentre per restare nell’ambito laziale bisogna segnalare la 41° Parallelo del Pontino, che impiega kiwi locale. Infine citiamo la Guld di Extraomnes, aromatizzata al mango.
Se siete amanti delle birre aromatizzate alla frutta, avrete dunque modo di rinfrescarvi nel modo migliore. Buona estate 2016 a tutti, ma soprattutto buone bevute!
Per quanto concerne l’utilizzo delle pesche come ingrediente, Pressius: http://www.terrantiga.org/prodotto/pressius-la-birra-alle-pesche-di-san-sperate/
Il birrificio “il Chiostro” produce due fruit beer molto interessanti: la Sorba con utilizzo di sorbe irpine e la Morus Migra che prevede in bollitura l’utilizzo di gelsi neri
Il birrificio Crak di Padova in collaborazione con AF brew (birrifico russo) ha prodotto una Fruit Sour IPA con miele e more
http://www.crakbrewery.com/birre/
sarebbe stato interessante sapere anche la base, perchè spesso la discussione e cosa unisco a cosa?
Per quel che riguarda le pesche, a Birra Expo ho provato la Kalaveras di Terre d’Acquaviva