Qualche post fa riportavo gli eventi birrari che si sovrapporranno proprio in concomitanza con il primo maggio. Tra questi, tuttavia, ho dimenticato di citare l’inaugurazione ufficiale della prima birreria Open d’Italia, quella cioè di Santa Vittoria d’Alba (CN). Non si tratterà tuttavia di un debutto vero e proprio, in quanto una pre-inaugurazione già si è tenuta lo scorso 19 aprile. Personalmente ero impegnato in altre questioni birrarie, ma visti i commenti che si sono succeduti su queste frequenze in riferimento all’argomento in oggetto, mi sembrava interessante riportare cosa è successo il passato fine settimana…
Dai resoconti e dalle foto apparse su Fermento Birra e sul blog del birrificio La Piazza, l’Open “numero zero” sembra un locale davvero interessante, che si distingue subito per una notevole attenzione ai particolari e all’atmosfera generale. La famosa (e controversa) “scaffalatura delle birre artigianali italiane” sembra l’elemento centrale della birreria, non solo a livello architettonico. Per il resto non possono passare inosservati i giochi di luce, l’arredamento ricercato, gli ampi spazi.
In generale si ha la sensazione di un locale molto raffinato, quindi in contrapposizione con il tradizionale concetto di pub. Teo Musso aveva parlato di una nuova concezione di birreria, e in effetti il primo Open sembra definire un punto di discontinuità con le abitudini degli appassionati. Come fatto notare sul forum di MoBI, rimangono delle perplessità sul fatto che, in un contesto del genere, la birra artigianale possa realmente affrancarsi da quel profilo elitario che ha acquisito in Italia. Se il progetto Open – come affermato – prevede il ritorno della birra a un livello più popolare, l’ambientazione sembra andare in direzione opposta. Come fatto notare, tuttavia, la cartina di tornasole in questo senso sarà il prezzo delle birre… il livello di accessibilità per il consumatore dipenderà in ultima istanza da quanti euro dovrà sborsare per bere questa o quella bottiglia.
Ripeto che queste mie conclusioni non arrivano da un’esperienza diretta, ma da resoconti letti qui e lì in rete. A questo punto attendo ancora con maggiore ansia l’apertura dell’Open di Roma, dove sicuramente sarò presente sin dall’inaugurazione. Se qualcuno di voi ha già visitato la prima incarnazione di questo progetto, un suo parere sarebbe davvero interessante…
come volevasi dimostrare.
un posto da fighetti.
in barba alla birra ad un livelo piu popolare.
mc open altro che birra artigianale!
Comunque Teo ha acquistato dai birrifici a prezzi più bassi del solito, cosa voglia dire non lo so, anzi non entro nel merito,ma certamente chi è entrato nel progetto qualche sacrificio di prezzo l’ha fatto.
@Paolo scusa, ma allora le dichiarazioni dei birrai con le vesti stracciate del tipo “a meno di così non possiamo”?
Poi, magicamente, i tre euro al litro sono possibili?
Per Andrea. Solo complimenti per equilibrio e chiarezza.
Non credo che chi vende poche migliaia di bottiglie abbia guadagnato, poi se i volumi aumentano…..
TEO MUSSO E’ UN GRANDE …..QUANDO LO SI CRITICA E’ SOLO INVIDIA!! IL 19 MAGGIO TEO MUSSO SARA’ A OGGIONO (LECCO) PER UNA SERATA DI DEGUSTAZIONE!!! PRESSO CAMPIDORI SELCTION!!!!!! E VAIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Quindi un birrificio che diventa fornitore di Open, ora come ora, investe/scommette sul futuro.
Perchè su questo treno lanciato non si può non salire…sperando magari nel 2012 di essere tra i fortunati che birrificheranno per un mese sulla Fifth Avenue…quanti ricordi e sogni si intrecciano…scorre davanti una vita…le pentole…i concorsi da homebrewer…le prime birre fatte assaggiare ai parenti… e ora…Roma…Big Apple…driinnnn!!!!!
Sveglia… devi riconsegnare il completino bianco con la mascherina.
Mi piace stare ai fatti, e i fatti sono quelli che ho citato, in maniera velata, perchè sono strategie e scelte di altri e penso siano un pò riservate. Sul futuro non ipotizzo nulla e dissento da quanto dici, ognuno segue le strategie commerciali che ritiene vantaggiose, sia Teo che personalmente stimo moltissimo sia chi decide di essere presente in Open con le proprie birre, che è adulto e vaccinato per scegliere . Poi i giudizi li darò sulle birre, e sul locale quando lo vedrò.
Paolo… io so anche le cifre, ma se volevi essere riservato sulle strategie commerciali altrui , avresti dovuto omettere di sciorinare in pubblico il fatto che “Teo ha acquistato dai birrifici a prezzi più bassi del solito”…”chi è entrato nel progetto qualche sacrificio di prezzo l’ha fatto”…”Non credo che chi vende poche migliaia di bottiglie abbia guadagnato”.
Ti ringrazio per lo sciorinare, del resto è una tua specialità , e il discorso è generico perchè non mi va di dire oltre, non penso di aver svelato nessun segreto.
Facciamo una prova.
Matilde, sapevi che Open compra le birre sottocosto?
no ma me lo sentivo che sarebbe stato così.
il problema è che ci sono birrai che pur di essere considerati dal re calano le braghe.
poi pontificano che le loro birre sono fatte con chissà quale maestria e che i prezzi non possono calare e sono già in difficoltà etc. etc.
sapevo però che open avrebbe scelto tra quelle con 4 o 5 stelle da guida slow food.
però a me risulta che alcuni birrifici che hanno birre con queste caratteristiche non sono nemmeno stati interpellati.
quindi ci sono stelle e stelle.
magari perchè non gliele avrebbero date. o magari perchè avrebbero rotto le scatole.
comunque il marketing è sempre il marketing.
d’altra parte la quinta strada è comunque una strada.
certo che questa somiglia più a viale zara!
mc open è sempre più mc open.
Mah Matilde, le varie posizioni espresse su queste pagine sono chiare. Secondo me per ogni “filiale” alla fine conterrà molto chi siederà nella stanza dei bottoni
sarà .
intanto metto su ebay le mie borsette da passeggio.
magari a qualcuno potrebbero servire.
A parte che come si è detto, senza i numeri e senza essere stati al locale non si può sapere “l’effetto che fa”… non mi sembra un segreto che all’aumentare della quantità acquista il prezzo unitario cali. Che si tratti di birra o di palline da tennis, di Teo Musso o del salumiere dietro casa.
Ma poi siamo sicuri che “salire su questo treno” equivalga in qualche modo a vendersi l’anima ? E’ un modo molto invitante per diffondere il proprio prodotto. Certo, subordinato alle scelte commerciale di un altro.. ma non mi sembra molto diverso dall’affidarsi ad un distributore…
allora vendo anche i miei sandali tacco 12.
Quelli no, mi fai impazzire quando gli indossi.
Previsionare il successo o meno del locale Open n.0 necessita di analizzare più variabili, la quali hanno valori specifici nel contesto langarolo, e braidese/albese in particolare. (si è capito? sono della zona!)
Quali sono queste variabili? Bè sono quelle che portano a quantificare o a terghettizare (ho italianizzato la parola target) i potenziali clienti del locale.
Il nodo è: quali persone Teo Musso e Alleati intendono far entrare nel locale Open n.0 ?
Questo aspetto pare chiaro, l’intento del progetto Open è quello di avvicinare, e nel tempo convincere e apassionare, la gente alla birra artigianale, di qualità , e perché no, nostrana!
Dove entra in gioco il marketing? Dove, come in un contesto attuale (di tempo e di luogo), le persone ed i giovani in particolare, sono abituati ad andare nei locali per motivi diversi da quelli di bere una buona birra.
Il motivo per l’appunto è la non cultura della birra artigianale che, nonostante la crescita, ancora manca in molti. Per farvi un esempio, io spesso sono costretto ad uscire da solo per andare a bere una birra nei birrifici che ho più o meno vicino a casa.
Il progetto dichiarato dell’Open è proprio quello di predicare questa cultura e sicuramente ha i mezzi per farlo, anzi è l’unico in grado perché non ci sono altri locali che al loro interno hanno decine di birre artigianali italiane da proporre.
Per convincere un consumatore come me a varcare la porta dell’Open non c’è bisogno di marketing, perché sono io che ringrazio di aver fatto un locale così, ma quando si tratta di attirare persone nuove ecco che il marketing, anche in un ambiente come quello meno avvezzo dei birrifici e dei birrai, ha bisogno di lavorare, e parecchio, quindi ecco il lavoro sui prezzi, sulla scenografia del locale, sulle luci,..su tutto che possa avvicinare persone.
Di qui la dicotomia di giudizi sul progetto: il supporto da parte di chi concentra i propri pensieri sul fatto che nascerà un locale che servirà tante buone birre artigianali, e lo sprezzo da parte di chi invece in questo progetto vede il rischio di cambiare un ambiente fatto oggi di tanta sostanza in favore di tanta immagine e per assecondare magari piccole economie di scala e lucro.
Nella speranza che in un modo o in un altro i veri appassionati di birra artigianale crescano, se davvero questo progetto ha richiesto sacrifici economici a i brewers italiani che hanno aderito (o che hanno potuto farlo), allora un augurio che questo progetto abbia successo e cresca,
così, magari, anch’io prima o poi avrò qualche amico appassionato in più che abbia voglia di uscire per andare a bere una buona birra 😉
@matilde
che vuol dire locale per fighetti? E’ nuovo, deve già perdere i pezzi? Volevi i tavoloni tutti “incisi”, dai…A me piace, l’ho visto ora, finito, come l’avevo visto mesi fa, vuoto, feci anche un post su cosa potesse essere Open Baladin. Sicuramente funzionerà . Alla V strada c’é ancora tempo. Volete il n° della Avenue? Naaa..
>Il progetto dichiarato dell’Open è proprio quello di predicare questa cultura e
>sicuramente ha i mezzi per farlo, anzi è l’unico in grado perché non ci sono altri locali
>che al loro interno hanno decine di birre artigianali italiane da proporre.
per fare cultura birraria non è necessario avere solo birre italiane. Ci sono molti locali che lo fanno con birre italiane E straniere e (anche se sono ancora pochi, purtroppo) o fanno molto bene
vero?! bene a sapersi! grazie della correzione.
Io non ne conosco, ma se ci sono elenchi più o meno ufficiali fatemi sapere perché non mi esimerò dal visitarli all’occasione!
(ps. cmq io mi riferivo in particolare al contesto langarolo)
@davide bertinotti
Cosa pensi del progetto open ?
Ciao
ogni azione che aumenti la visibilità e disponibilità di birre di qualità è positiva. Temo comunque che rimanga una azione troppo limitata per essere “risolutiva”, anche nel medio periodo.
Da consumatore preferirei più birre di qualità nei baretti sotto casa… rispetto ad una ventina di open aperti in tutta italia
all’inaugurazione c’ero, ma ho fatto anche pretso ad andarmene. è un marchio, è un business, è un franchising… terribile!
ed è pure maleducazione: non si è mai sentito dire che ad un’inagurazione si debba pagare per bere… oltretutto se ad inaugurare è proprio un birrificio!
@ margherita
scusa eh, ma forse hai le idee un poco confuse su cos’é un”franchising”, come fai a dire questo? E’ o non è il primo locale? Cosa sai come saranno gli altri. Certo che è un marchio e cosa dovrebbe essere? E comunque fino ad una certa ora c’era una persona all’ingresso che distribuiva biglietti per le consumazioni. Gratis. Mesi fa ero ad una inaugurazione di un locale più o meno simile, tutto gratis, bene dopo due ore era colmo di “zombi-idrovore”, fatto sta che non hanno più servito NESSUNA consumazione.Capita, capita.
Margherita e Loris… ma eravamo a tre inaugurazioni diverse? C’ero alla sera del 19 e ho bevuto tutta la Open che volevo senza pagare nulla e senza dover dare nessun biglietto per le consumazioni.
In ogni caso anch’io quella sera non mi son trovato molto bene, per il fatto che l’evento era sponsorizzato direttamente sul sito, mi sono presentato lì senza avvertire nessuno, all’ora che più o meno veniva indicata, ed era tutto già pieno di persone (prevalentemente “vips”) che erano lì da ora di pranzo. Peraltro ho chiesto se potevo avere qualcosa da mangiare (erano le 19.30 – 20) e mi è stato risposto tipo “no, abbiamo finito tutto.. ehm, ce l’hai l’invito?” e io “no, ho letto sul sito, avete mandato la newsletter per mail, sono venuto” e quindi niente. Peraltro avevo mandato giorni prima una mail chiedendo se si poteva mangiare, nessuna risposta. Però vabbè, sono inconvenienti che possono capitare, per quanto spiacevoli.
In ogni caso, sono andato venerdì sera al locale, qui: http://www.movimentobirra.it/forum/forum_posts.asp?TID=527&PN=1 un mini-resoconto con tanto di prezzi.
ciao!
sergio
Ma il 19 aprile era una pre-inaugurazione “riservata” più o meno ad altri birrai (io c’ero per altri motivi) che nel pomeriggio hanno fatto una cotta a Piozzo e poi tutti a Cinzano per una bevuta. La cucina manco era aperta. Io e Margherita ci riferivamo alla inaugurazione di domenica primo maggio.
Ciao
Ah, scusate non avevo capito bene.
Beh, “riservata”, era ben pubblicizzata sul sito e nella newsletter (che non credo arrivi solo ai birrai, sennò non so perchè arrivi anche a me)…
marketing oscuro!
Ah, ah, se non c’é qualcosa di oscuro non siam contenti.
[…] al mondo della birra artigianale in Italia? Il quesito nasce dalla lettura di post (sopratutto commenti) molto interessanti sui vari blog di appassionati di birra e dai diversi thread sul forum di […]
Sono andato all’Open.
Il loocale è molto bello, curato.
Però a dir la verità 3.50€ per 25cl di birra Open non è il prezzo sotto la media prospettato (o promesso, dipende) e al momento non vale la formula 33(birrifici) x 3(birre per birrificio) + 1(Open) = 100 birre artigianali: lista delle birre alla mano mi paiono 24 i birrifici attuali.
Sono andato solo ieri per la prima volta, non ho avuto occasione prima, la clientela era numerosa ma non so in quale percentuale fosse lì per pura passione per la birra e quanti per la novità del locale. Io forse ero l’unico che ordinata una bottiglia l’ho studiata non meno di quanto ho cercato di assaporarmi ciò ceh ho bevuto (per la cronaca una Amber Shock)
Speriamo che questa scenografia offerta dall’Open sia cmq un buon mezzo per appassionare gli italiani(vedi anche il prox Open n.1 a Roma), o perlomeno i langaroli attaccati ad una storia vinicola come quasi nessun’altra zona d’Italia, all’arte brassicola, che non diventi solo una nuova moda che avvicini soprattutto i più abbienti quella di bere la birra artigianale e che la birra Open, fedele al suo nome, sappia diventare di tutti anche per il prezzo, cosa che al momento (soggettivamente) non è.