Nel corso dell’ultima edizione del Pils Pride, incontrai Agostino Arioli del Birrificio Italiano e, tra le altre cose, discutemmo del suo addio al progetto Strada Ferrata, la distilleria aperta nel 2020 in Brianza. In quell’occasione mi rivelò che, nonostante la sua uscita dall’azienda, aveva mantenuto i diritti sull’Amaro Marasso, uno dei prodotti di Strada Ferrata di cui aveva elaborato personalmente la ricetta. Ingenuamente gli chiesi cosa intendesse farne e mi guardò con una luce furbetta negli occhi, rispondendo con un laconico “Vediamo…”. Dopo poco più di sei mesi la mia domanda ha ricevuto una risposta più completa e articolata di quanto mi aspettassi ed è racchiusa nel marchio Birrificio Italiano Spirits, che è stato presentato alla stampa in un evento ad hoc presso il locale milanese del Birrificio Italiano.
Sotto il nome Birrificio Italiano Spirits (sito web) sono commercializzati i prodotti della nuova avventura di Agostino nel mondo dei distillati. Oltre al già citato Amaro Marasso, troviamo il Capparis, un digestivo salato con capperi salati di Pantelleria che sembra uscito dalla mente di uno chef stellato, il Gin Drytto (45%), realizzato con cinque diverse botaniche, e quattro distillati di birra a marchio Albedo. Della produzione degli spirits non si occupa direttamente il Birrificio Italiano, ma alcuni artigiani di fiducia che li preparano seguendo le ricette fornite da Agostino: nel caso dell’Amaro Marasso, ad esempio, ricorrono al mix di sedici botaniche scelte e testate direttamente da lui.
Albedo
Dopo un’introduzione di stampo narrativo, l’evento di presentazione si è spostato al bancone del locale meneghino per l’inizio della degustazione. I primi assaggi hanno riguardato i prodotti Albedo, che possono essere definiti dei Bierbrand – un nome in lingua tedesca ufficialmente riconosciuto dall’Unione Europea – e sono realizzati distillando un blend di birre del Birrificio Italiano del 2019.
La versione base (40%) è un entry level molto interessante, morbido con l’alcolicità che non graffia in gola. Gli altri tre hanno riposato in tonneaux di Moscato Giallo altoatesino per quattro anni, per poi subire un ulteriore affinamento: un terzo delle bottiglie completa l’invecchiamento nella medesima botte; un terzo finisce in una botte di rhum della Martinica, recuperando le note dolci e calde tipiche del distillato; un terzo infine attraversa un finishing in botti di whisky torbato che rilascia nel prodotto finito note affumicate e legnose. Il termine Albedo indica sia la parte più interna, bianca e spugnosa, della buccia del frutto degli agrumi, sia, nel linguaggio alchemico, una delle fasi della Grande Opera successiva alla nigredo – nome che peraltro ritroviamo nella celebre Dark Lager del Birrificio Italiano.
Amaro Marasso
L’Amaro Marasso (30%), presentato dal payoff “il digestivo col morso”, è davvero come lo ha presentato Agostino: graffiante, con pochissimo zucchero e senza compromessi, assolutamente all’opposto degli amari commerciali. Come accennato le botaniche sono ben sedici e partono dalle radici per arricchirsi di tutte le componenti di una pianta immaginifica: cortecce, bacche e spezie, risalendo fino a foglie e fiori. La ricetta prevede , tra gli altri, l’impiego di pepe rosa, dragoncello e finocchietto, che ingentiliscono il digestivo regalando aromaticità . L’Amaro Marasso può essere bevuto liscio, on the rocks ma anche miscelato nell’Amaricano, una versione dell’Americano preparato con Marasso e vermouth, o in un Massoni con cedrata. In etichetta campeggia un serpente stilizzato rosso mattone, a riprendere le sfumature del liquido contenuto nella bottiglia.
Gin Drytto
Il Gin Drytto (45%) è secco, con una parte di botaniche non aggressiva ma poliedrica e ben amalgamata. La gradazione alcolica è ben celata e per nulla aggressiva e il distillato risulta sicuramente interessante come base per la preparazioni per del gin tonic, a patto di non usare toniche troppo aromatiche che nasconderebbero i suoi profumi. La ricetta prevede il ricorso a cinque botaniche attentamente selezionate: l’immancabile ginepro, ovviamente, insieme ad angelica, coriandolo, combawa (kaffir lime) e pepe nero.
Capparis
Il Capparis (22%) è di tutti il prodotto che mi ha stupido maggiormente. Lo avevo già provato nella versione precedente e sinceramente non mi aveva colpito molto. Nella versione attuale, con un grado alcolico rivisto al ribasso e i sentori di capperi di Pantelleria decisamente più marcati, risulta decisamente più interessante. Rimane comunque un prodotto non scontato, sia per la netta componente salina, sia per il sapore associabile più a un’esperienza culinaria che a una bevanda. Trovo che possa essere molto interessante per gli amanti della sperimentazione in campo di mixology e sono curioso di provare qualche creazione che lo veda protagonista.
Conclusioni
Non c’è che dire, Agostino Arioli anche in questa veste ritrovata di alchimista tira fuori il suo carattere di sperimentatore, mostrando lo stesso piglio che lo ha portato al successo internazionale nel mondo della birra artigianale. Sarà interessante verificare come i prodotti del Birrificio Italiano Spirits riusciranno a farsi spazio in un mercato sempre più affollato.