Da qualche settimana siamo entrati in quel periodo dell’anno in cui sulle testate sportive si legge quasi esclusivamente di calciomercato. Noi non vogliamo essere da meno, ma invece di lanciare ipotesi sull’arrivo di Di Maria alla Juventus o sulle probabilità di vedere la coppia Lukaku – Dybala in neroazzurro, preferiamo concentrarci su birrai e birrifici. Negli ultimi giorni infatti sono state annunciate delle novità nei team di alcuni birrifici italiani e, sebbene non siano coinvolti nomi roboanti del settore, sono un segnale importante della vitalità del nostro ambiente. Confermano altresì che i microbirrifici italiani sono sempre più strutturati, sin dagli esordi: non solo hanno bisogno di ampliare il proprio staff – e non solo in produzione, poiché oggi l’attività all’interno dei birrifici si è molto diversificata, includendo altre specializzazioni – ma spesso sentono l’esigenza di comunicare all’esterno le loro decisioni.
La notizia forse più importante arriva dal birrificio Busa dei Briganti, che qualche ora fa ha annunciato l’ingresso nel team di Giacomo Pazzi. Classe 1997, Giacomo proviene da Cantina Errante, dove sotto la guida di Tommaso Stettler ha maturato un’importante esperienza in materia di fermentazioni spontanee e acidificazioni naturali. In Busa dei Briganti però si occuperà, almeno per il momento, di produzioni standard, andando a sostituire l’uscente Nicola Lunardi. Una vera rivoluzione dunque per il birrificio dei Colli Euganei, che nel giro di pochissimi mesi ha perso la coppia Eva – Nicola, piazzatasi al secondo posto nell’ultima edizione del premio Birraio emergente. Un’eredità pesante ma anche molto stimolante per Giacomo Pazzi.
Qualche giorno fa il Birrificio della Granda (sito web) ha inviato un comunicato stampa per annunciare l’ingaggio di Fabio Prete, birraio con un’importante esperienza maturata all’estero (Brewdog). Fabio affiancherà Ivano Astesana, head brewer e fondatore dell’azienda, concentrandosi anche nello sviluppo di nuovi progetti grazie al know-how acquisito durante il suo percorso professionale. Le dichiarazioni di Fabio Prete sono molto interessanti, perché sottolineano le differenze che esistono tra le possibilità offerte dal contesto italiano e quelle disponibili all’estero:
Mi sono formato e ho lavorato per anni nel mondo del vino, la cantina è un posto meraviglioso che mi ha dato tanto ma quando ho avuto la necessità di cambiare aria e dedicarmi alla mia grande passione da sempre, ovvero la birra, ho dovuto purtroppo abbandonare l’Italia. Le opportunità qui erano pari a zero, il mondo brassicolo poco sviluppato e senza prospettive, così sono andato all’estero. In Scozia ho subito trovato un ambiente dinamico e all’avanguardia: la tradizione di questo paese non gli ha impedito di sviluppare nuovi concept e scoprire nuove strade. Ho passato un periodo ricco di emozioni sia a livello formativo che professionale, all’estero hai la possibilità di fare carriera e di salire di grado velocemente. Per ragioni personali però un giorno mi sono detto che sarei voluto tornare in Italia e la chiacchierata con Ivano mi ha aperto la porta a una nuova strada di crescita e ritorno alle origini, non vedo l’ora!
C’è un altro birrificio piemontese che recentemente ha annunciato alcune new entry, utilizzando non a caso un linguaggio preso in prestito dal mondo calcistico. Ci riferiamo al giovane De Lab Fermentazioni, che tramite i suoi canali social ha ufficializzato l’assunzione di Enrico Vernè, già passato per produttori importanti come Ofelia, Mister B e Birra Impavida. A quanto si può capire Enrico si dividerà tra la sala cottura e il pub, con un focus sulla miscelazione. Tra i nuovi acquisti è segnalato anche Marco Marengo, fondatore ed ex birraio dello storico birrificio Citabiunda, nonostante fosse stato coinvolto nel progetto De Lab Fermentazioni sin da subito. Anche Marco si dividerà tra produzione e lavoro al pub. L’ultima novità è l’ingresso di Dario Digilio, che però si occuperà della cucina grazie alla sua esperienza nelle preparazioni bbq.
Infine diamo un’occhiata all’estero, perché da qualche settimana Francesco Sottomano è il nuovo birraio di Lough Gill, birrificio di orientamento piuttosto moderno situato a Sligo, in Irlanda. Come Cronache di Birra ci è capitato di seguire il percorso professionale di Francesco sin dai tempi dell’università, quando pubblicò una tesi di laurea in Economia analizzando i mercati della birra industriale e di quella artigianale. Dopo uno stage presso De Prael, ad Amsterdam, trovò lavoro presso il birrificio toscano Brunz, prima di cominciare la sua carriera all’estero. Nel 2016 infatti si trasferì in Irlanda per ricoprire il ruolo di head brewer presso la Carrig Brewing Company di Carrick-on-Shannon, una cittadina di 5.000 anime con il più alto numero di pub a persona di tutto il paese. Quella scelta di vita fu molto importante per la crescita professionale di Francesco e gli permise di “fare carriera”: qualche anno dopo entrò in Brù Brewery (dintorni di Dublino), togliendosi alcune soddisfazioni in concorsi internazionali, firmando una birra in collaborazione con il pugliese Lieviteria e prendendo confidenza con un impianto monstre (per le nostre abitudini) da 70 hl. Poi ad aprile la nuova avventura col già citato birrificio Lough Gill.
Restando a lavorare all’estero Francesco ha compiuto grandi passi avanti nella sua professione, che probabilmente sarebbero stati impossibili in Italia. Al momento ci sono tantissimi giovani birrai italiani nella stessa condizione: sono partiti con una prima esperienza in qualche birrificio straniero ben disposto ad accettare stagisti, ma poi hanno preferito rimanere all’estero. In molti casi non hanno avuto alternativa, perché pur volendo rimpatriare quasi sempre il nostro settore non è minimamente competitivo rispetto a ciò che offrono altre realtà. Alla base ci sono ragioni fisiologiche, sia chiaro, ma probabilmente anche un approccio culturale molto differente. Ad esempio quanti siti di birrifici italiani hanno una sezione Careers come Lough Gill?