Come forse saprete, nella giornata di ieri è arrivata la notizia che la tanto attesa riduzione delle accise per i birrifici artigianali è finalmente realtà. Ad annunciarlo, tra gli altri, è stata la stessa Unionbirrai sulla sua pagina Facebook, cioè l’associazione di categoria che per anni si è battuta su questo tema affinché fosse adottata una disciplina fiscale più equa nei confronti delle esigenze dei piccoli produttori indipendenti. Se siete lettori abituali di Cronache di Birra, saprete che abbiamo approfondito l’argomento in diverse occasioni, fino all’approvazione della Legge di Bilancio dello scorso dicembre, che ha sancito questa importante novità per tutto il comparto artigianale. Perché allora abbiamo dovuto attendere fino a oggi per brindare alla riduzione delle accise? E quali effetti avrà la disposizione sul futuro della birra in Italia? Vediamolo insieme.
La firma del ministro Tria
Come accennato, la riduzione delle accise per i piccoli birrifici indipendenti era prevista tra le norme della Legge di Bilancio approvata sul finire del 2018. Affinché però diventasse operativa era necessario un decreto ministeriale che, secondo una circolare dell’Agenzia delle Entrate, sarebbe dovuto essere ratificato entro la fine di febbraio 2019. Ingenuo chi ha pensato – come il sottoscritto – che la scadenza fosse tassativa! In effetti i primi due mesi dell’anno se ne sono andati senza novità sostanziali, tanto che nell’ambiente aveva cominciato a sollevarsi qualche malumore e non poche preoccupazioni. La vicenda si è trascinata ancora per diverse settimane finché ieri è finalmente arrivata la svolta: il ministro Tria ha firmato il tanto agognato decreto, rendendo concreta l’importante riduzione delle accise per i microbirrifici italiani.
Cosa prevede il provvedimento e a chi si applica
Il provvedimento, che entrerà in vigore a partire dal primo luglio 2019, prevede una riduzione delle accise del 40% per tutti i birrifici italiani che rientrano nella definizione legislativa di birra artigianale e che non producono più di 10.000 hl annui. Oltre a non superare la suddetta soglia, quindi, un birrificio per godere dell’agevolazione fiscale deve garantire due parametri fondamentali: indipendenza societaria da qualsiasi birrificio industriale e assenza di pastorizzazione e microfiltrazione nel processo produttivo. Se consideriamo i birrifici indipendenti attivi in Italia, rientrano nei criteri previsti dalla nuova disciplina delle accise la quasi totalità delle fattispecie. È perciò un provvedimento destinato a cambiare le abitudini dell’intero comparto artigianale.
Come siamo arrivati al provvedimento
Inutile ripercorrere tutta la genesi del provvedimento, che abbiamo ricostruito in passato con dovizia di particolari. In questa sede basti ricordare che da anni Unionbirrai sostiene la necessità di formulare una disciplina delle accise diversificata per i piccoli produttori artigianali, che si trovano a operare con metodologie e processi che inevitabilmente li rendono diversi dai grandi birrifici. In particolare Unionbirrai ha sempre preso a modello la direttiva europea che impone una disciplina a scaglioni delle imposte di fabbricazione, modulate in base alle dimensioni delle aziende. Il provvedimento realizza solo in parte questa idea – non prevede scaglioni, ma uno sconto sotto una certa soglia – ma comunque permette ai birrifici artigianali di godere di un regime più equo. Ricordo che la misura contenuta nella Legge di Bilancio è una fusione tra due distinti emendamenti aventi come prime firmatarie rispettivamente Chiara Gagnarli (M5S) e Barbara Saltamartini (Lega).
Quali effetti produrrà il provvedimento
I birrifici rientranti nella fattispecie prevista dalla legge potranno risparmiare circa 20 centesimi di euro per ogni litro di birra prodotta. In media significa ottenere un “tesoretto” di circa 10-15.000 euro l’anno, che di certo non rappresentano briciole considerando che il segmento artigianale è costituito quasi esclusivamente da aziende di dimensioni minuscole. Di contro però – e qui brucerò le speranze di molti – è impossibile attendersi un abbassamento dei prezzi della birra artigianale, almeno nel breve e medio periodo. Quelle cifre permetteranno però ai produttori di investire in personale e macchinari e dunque di migliorare e aumentare la produzione. La speranza è che questa novità attivi un circolo virtuoso che permetta a tutto il settore di crescere velocemente e che porti diversi vantaggi nel lungo termine, tra cui anche la riduzione del prezzo per il consumatore finale.
Ovviamente, il prezzo della birra al consumatore finale, non cala di un centesimo!
La riduzione delle tasse è un beneficio per il produttore, in particolar modo considerando gli scarsi volumi prodotti dalla media del settore.
In passato, molti dichiaravano, che l’alto costo al litro della birra in Italia fosse dato dal valore delle accise.
Questo è valido solo in minima parte, in quanto erode la possibilità di fare investimenti e quindi di crescere, di sicuro non incide direttamente.
La speranza è che questi margini vengano reinvestiti in attrezzature migliori ed in un controllo qualità degno di questo nome.
Tranquillo Andrea, non bruci nessuna speranza, non mi sono mai aspettato che i birrifici prendano in considerazione l’ipotesi di diminuire il prezzo delle loro birre esattamente della percentuale di riduzione delle accise: eppure dovrebbe essere così! infatti, questa imposta grava già totalmente sull’ultimo della fila, cioè su chi la acquista ed i prezzi che ci sono in giro sono esagerati. Mi auguro anch’io che questa novità possa portare dei miglioramenti nella qualità, perché ce n’è molto bisogno. Comunque, per evitare tutti questi problemi, la birra continuo a farla da me…