Su Cronache di Birra siamo soliti concentrarci sulla scena birraria italiana, ma non disdegnano di seguire quanto avviene fuori dai confini nazionali, soprattutto in concomitanza con notizie di ampio spessore. Tra le aree di nostro interesse c’è una piccola regione europea che, giustamente, cattura spesso la nostra attenzione: il Pajottenland belga, quel piccolo e leggendario territorio dove ancora oggi è prodotto il Lambic, l’ancestrale birra a fermentazione spontanea. In passato abbiamo rivolto lo sguardo a quella circoscritta parte di mondo per raccontare dei problemi di Cantillon con il riscaldamento globale, della nuova sede di 3 Fonteinen, della partecipazione al Toer de Geuze e altro ancora. Oggi torniamo lì per segnalare qualche interessante novità che ha portato un po’ di fermento in un mondo apparentemente sempre uguale a sé stesso.
Partiamo allora da Oud Beersel, marchio storico ma resuscitato in tempi recenti da due giovani appassionati. Alcuni giorni fa il produttore ha annunciato due nuove creazioni, battezzate Oude Geuze Barrel Selection Oude Pijpen 2017 e Bersalis Sourblend Grand Cru. La prima può essere considerata come una sorta di omaggio alle botti da 650 litri con i quali, in passato, il vino Porto arrivava in Belgio tramite i porti di Bruges e Anversa. Questi contenitori erano chiamati “pijpen” in fiammingo, da cui deriva parte del nome della birra. Alcune di quelle botti furono acquistate dai produttori di Lambic per la fermentazione e la maturazione dei propri prodotti e qualche esemplare è sopravvissuto nella cantina di Oud Beersel. Così la Oude Geuze in questione è un blend di Lambic fermentati nei migliori “pijpen” del birrificio (vecchi tra i 60 e i 120 anni) e invecchiati in media 20 mesi.
La Bersalis Sourblend Grand Cru è invece il frutto dell’incontro tra una birra “normale” e un Lambic, consuetudine che troviamo in altri prodotti belgi (e non solo) come Tuverbol di Loterbol (ex Duysters) o la Reuss di Kerkom. L’anima “ordinaria” della birra è la Bersalis Tripel, uno dei primi prodotti che Oud Beersel mise sul mercato quando il marchio fu rilanciato – all’inizio le fermentazioni spontanee ancora non erano disponibili, necessitando di anni di affinamento. Della parte acida è invece responsabile un Lambic particolarmente deciso e fruttato, selezionato appositamente dal birraio. I risultati di certi esperimenti sono sempre molto intriganti, come confermano gli esempi citati precedentemente.
Sul finire dello scorso anno, invece, fu pubblicata su Belgian Beer Specialists una panoramica su due nuovi produttori di Lambic, dalle storie strettamente legate tra loro, che si sono aggiunti al non certo ampio novero di birrifici di questo tipo. Il primo si chiama Lambiek Fabriek, ha sede a un paio di chilometri di distanza dal nuovo Lambik-o-droom di 3 Fonteinen ed è stato fondato da tre amici: Jo Panneels, Jozef Van Bosstraeten e Stijn Ecker. Sul finire degli anni 2000 i tre iniziarono i loro esperimenti casalinghi di produzione, acquistando Lambic da diversi produttori, miscelandoli insieme e, in alcuni casi, aggiungendo frutta fresca. Dopo alcuni anni di risultati incoraggianti, decisero di compiere il salto nel mondo dei pro, scontrandosi però con due problemi: il prezzo del Lambic, cresciuto sensibilmente, e la difficoltà nell’ottenere da alcuni birrifici il prodotto da maturare e quindi blendare.
Ed è qui che entra in gioco il secondo produttore. Belgoo non è un nome che suonerà inedito ad alcuni di voi: il birrificio è infatti attivo dalla primavera del 2015, sebbene la sua gamma sia sempre stata caratterizzata da birre standard. Il birraio Jo Van Aert, tuttavia, aveva creato saltuariamente dei Lambic presso la non lontana Brouwerij Belle-Vue – siamo ovviamente sempre in pieno Pajottenland – e la sua idea era quella di aggiungere alcune fermentazioni spontanee alla sua produzione. Così le due necessità si incontrarono e i soci di Lambiek Fabriek convinsero Jo Van Aert a installare nel suo birrificio una coolship che avevano costruito anni prima: la vasca fu sistemata nel garage per evitare contaminazioni con le birre base e la collaborazione partì con due produzioni parallele.
Lambiek Fabriek ha in gamma una birra battezzata Brett Elle Oude Geuze, che consiste in un blend di due Lambic della casa invecchiati uno e due anni e “tagliati” con Lambic vecchio di quattro anni proveniente da un altro produttore. È rifermentata sei mesi in bottiglia e brassata con un’alta percentuale di frumento (35%-40%). Per quanto riguarda Belgoo, invece, l’unica uscita (quasi) ufficiale di una sua fermentazione spontanea dovrebbe essere stata quella del Lambic giovane, mentre per la prima Geuze occorrerà pazientare ancora un po’. Nota curiosa a margine: non potendo il birraio posizionare le botti all’interno del birrificio – per gli stessi problemi di contaminazione citati precedentemente – ha deciso di stoccarli in silos refrigerati: una soluzione meno romantica, ma comunque efficace.
Quindi se sarete in Belgio nei prossimi mesi e avrete come obiettivo il Pajottenland – guai a voi se così non fosse! – considerate queste novità che potrebbero aggiungere pepe a uno tra i migliori viaggi birrari che si possano concepire.