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Etichette e polemiche: la birra di Putin e le calorie comparative

Sono le etichette di birra l’argomento principe di alcune interessanti notizie arrivate nelle ultime ore. La prima proviene dall’Ucraina e più precisamente dalla città di Lviv, non lontana dal confine polacco: qui il birrificio Pravda ha lanciato sul mercato tre birre “dedicate” ad altrettanti capi di stato, che sicuramente faranno parlare di loro nelle prossime settimane. Per darvi un’idea dei toni utilizzati, considerate che la più sfrontata tra le tre è stata battezzata Putin Huilo, traducibile in italiano con qualcosa di molto vicino a “Putin testa di cazzo”. E l’etichetta non è certo da meno: il Presidente della Russia è rappresentato nudo, seduto su un trono, con in braccio un bambino dalle fattezze di Medvedev, il quale a sua volta gioca con un modellino di aereo – riferimento alla triste vicenda dell’abbattimento del velivolo civile malese nel luglio del 2014.

Al di là dei riferimenti più o meno cruenti, bisogna ammettere che l’etichetta è realizzata con grande maestria e non per niente è opera di uno studio grafico professionale, l’Andriy Yermolenko Art. Come accennato, Putin non è la sola “vittima” del birrificio ucraino, poiché in questa particolare gamma bisogna segnalare altre due produzioni. La Obama Hope raffigura il Presidente degli Stati Uniti seduto su una poltrona di pelle, affiancato da un John McCain vestito con una camicia tradizionale ucraina. La Frau Ribbentrop, invece, ritrae Angela Merkel con due orsi al suo fianco, i quali sventolano una bandiera tedesca e una russa e quest’ultimo ha le zampe coperte di sangue.

Chiaramente tutta l’operazione ha una finalità fortemente commerciale, sebbene Yurko Nazaruk – uno dei soci del birrificio Pravda – cerchi di giustificare la mossa con motivi ben più aulici:

Oggi queste tre persone sono connesse alla situazione dell’Ucraina in un modo molto controverso. Ognuno di loro sta cercando di ritagliarsi uno spazio all’interno della storia del nostro paese. E ci piacerebbe – con l’ausilio di testi e immagini a effetto – di puntare l’attenzione sulle grandi responsabilità che hanno per la crisi dell’Ucraina.

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Le birre dovrebbero essere disponibili presso il locale del birrificio, chiamato Beer Theatre, e altri canali distributivi. Sempre che nel frattempo il caro Putin non si faccia girare le scatole 😛 .

Passando a una notizia meno “leggera” e più tecnica, negli scorsi giorni la Brewers of Europe – una sorta di Unionbirrai a livello europeo – ha proposto di apporre sulle etichette di birra delle informazioni comparative sulle calorie della birra rispetto a quelle di altre bevande alcoliche. In questo modo l’associazione pare voler anticipare l’obbligo di dichiarazione nutrizionale che entrerà in vigore a fine 2016, ma in realtà la mossa sembra più che altro indirizzata a far guadagnare punti alla nostra bevanda in un’ottica di “consumo ragionato”.

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A tal proposito la Brewers of Europe ha pubblicato una tabella che paragona le calorie contenute in 100 ml di diverse bevande. Così si scopre che a parità di quantità, il whisky possiede 245 kcal, il vino rosso 96, il vino bianco 82 e la birra solo 46. Come si può leggere sul sito dell’Ansa, il presidente Pierre-Oliver Bergeron ha così spiegato la novità:

Vogliamo che i consumatori europei conoscano gli ingredienti e le informazioni nutrizionali nella birra, così che possano confrontare i numeri con le altre bevande.

La proposta della Brewers of Europe ha in prima istanza incontrato le aspre critiche di SpiritsEurope, la controparte che riunisce i produttori di distillati. Quest’ultima associazione ha sottolineato come la tabella sia profondamente fuorviante, perché prende in considerazione una quantità non paragonabile di bevande: mentre 100 ml non sono altro che una frazione di un boccale di birra o di un bicchiere di vino, corrispondono a ben tre porzioni di superalcolici – che per inciso sono il massimo consigliabile a un uomo e più di quanto è consigliato a una donna.

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Ma per noi appassionati la tabella rappresenta un grave non sense, poiché sappiamo molto bene che le calorie contenute in una birra dipendono dal tipo di birra. Una delle prime regole che abbiamo imparato è che “ci sono birre che hanno le calorie di un succo d’arancia e birre che valgono come un pranzo di Natale” (cit. Kuaska). Un esempio? Prendete una Doppelbock come la Salvator di Paulaner: ha un totale di calorie praticamente doppio rispetto a una Guinness.

Per questa ragione la proposta della Brewers of Europe appare assolutamente inutile, se non addirittura dannosa perché contraria a una delle più semplici regole di cultura birraria. Ed è proprio con la cultura birraria che bisogna promuovere il consumo di birra, non certo con semplicistiche tabelle nutrizionali.

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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2 Commenti

  1. Penso che questa iniziativa della Brewers of Europe sia molto positiva perché mentre magari un appassionato forse si è posto la domanda il consumatore medio (quindi la maggior parte delle persone) non ci pensa minimamente alle differenze che ci sono tra i vari stili in termini di apporto calorico.
    Solo se sulle etichette ci fossero le informazioni nutrizionali allora potrebbe iniziare a cambiare qualcosa.
    Per quanto riguarda le 46 Kcal era prevedibile che si prendesse come riferimento una birra da 4,5-5,5% alc/vol e del resto ha anche senso.. sicuramente non sono le quadrupel le tipologie più bevute

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