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Udite udite: Cantillon si espande e raddoppia la sua produzione

10357238_786984044686907_2144305302057912792_nIl variegato mondo della birra artigianale vive di usanze e tradizioni, che spesso affondano le loro radici nei secoli. Chiaramente non in modo esclusivo: esistono tantissimi aspetti assai moderni, che paradossalmente godono persino di una maggiore attenzione “mediatica” nell’ambiente. Tuttavia è nei suoi risvolti storici che secondo me la cultura birraria offre il meglio di sé, esprimendo tutta la sua ricchezza di consuetudini con implicazioni a livello sociale, economico e culturale. Il birrificio Cantillon è senz’altro uno degli ultimi esponenti di questo modo antico e romantico di intendere la birra e il suo nome è giustamente avvolto da un’aura di leggenda. Il motivo non risiede tanto nelle sue particolarissime birre a fermentazione spontanea – non è certo l’unico produttore di Lambic del Belgio –  quanto nella natura del suo impianto, che è a tutti gli effetti un museo “vivente” (tanto da apparire come destinazione turistica nelle guide mainstream su Bruxelles). Ecco perché la notizia di una sua espansione acquista una certa importanza.

La novità è stata annunciata venerdì scorso sulla pagina Facebook di Cantillon direttamente da Jean Van Roy (il birraio) e introdotta da una frase eloquente: “Great news, Cantillon is expanding”. Ora i più talebani tra voi staranno già pensando che siamo giunti al capolinea di uno dei miti della birra mondiale, che le birre non saranno più le stesse e che il nome di Cantillon sarà solo un ricordo lontano per gli appassionati. Ma prima di lasciarsi andare a facili allarmismi, chiariamo una cosa: l’impianto di produzione resterà il medesimo di sempre. A livello strutturale l’ampliamento infatti riguarderà solo la cantina, che potrà avvalersi di un nuovo spazio situato a 300 metri dalla famosa sede di Anderlecht.

Nello specifico la prima parte della fase produttiva continuerà ad avvenire nel vecchio edificio, mentre il secondo sarà destinato “semplicemente” alla lunga maturazione delle birre. In particolare – aspetto che per molti rappresenta la chiave del discorso – la “magia” della fermentazione spontanea continuerà ad avvenire nei luoghi di sempre: la vasca di raffreddamento dove il mosto viene “infettato” dai microrganismi presenti nell’aria sarà quella che avrete visto milioni di volte durante i tour guidati all’interno del birrificio. Solo il giorno successivo alla fine della fase di raffreddamento il mosto sarà trasportato nella nuova cantina, dove riposerà per tutto il tempo necessario alla completa maturazione.

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All’inizio però abbiamo parlato di ampliamento del birrificio, quindi è chiaro che cambierà anche qualcos’altro. Il nuovo magazzino permetterà infatti a Cantillon di raggiungere il tanto auspicato raddoppio della capacità produttiva, indispensabile per venire incontro a una crescente domanda nazionale e (soprattutto) estera. Ovviamente questo passaggio potrebbe risultare particolarmente critico per i delicati equilibri di un birrificio del genere, ma Jean ha voluto tranquillizzare tutti sulle modalità con le quali si arriverà all’obiettivo finale. La quantità di birra prodotta, infatti, non raddoppierà improvvisamente, ma sarà raggiunta in quattro anni incrementando la produzione poco alla volta.

Il nuovo spazio sarà a disposizione dal prossimo ottobre (è stato individuato alla fine di una ricerca durata circa un anno), tuttavia il primo incremento di produzione sarà disponibile solo dalla stagione 2016-2017. Chiaramente questo differimento dipende dal lungo tempo che intercorre tra l’inizio della fermentazione e la fine della maturazione (tra i due e i tre anni). Immagino già le speculazioni economiche che verranno fatte sulle prime bottiglie maturate nella nuova location, speculazioni delle quali in passato Cantillon purtoppo è già stato vittima.

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Una curiosità a margine. Non so se è una coincidenza fino in fondo, ma il nuovo edificio che utilizzerà Cantillon in passato era appartenuto alla Brasserie Limbourg, un blender di Lambic operativo negli anni ’60. Evidentemente tradizione chiama tradizione 🙂 .

Che ne pensate della novità? Siete più felici per la futura maggiore disponibilità di Cantillon o preoccupati per l’aumento di produzione? Ma soprattutto: siete anche voi curiosi di sapere come sarà trasportato il mosto da un edificio all’altro?

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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5 Commenti

  1. Avevo già letto della notizia su un’altro sito dove si ponevano le stesse domande in pratica .. Io non sono un grande amante delle geuze/ lambic ma da amante della birra di qualità ne apprezzo senz’altro il romanticismo e la magia che le contraddistinguono .. Non penso che aumentando la produzione nel modo che faranno a Cantillon ne andrà a scadere la qualità del prodotto visto chea famosa vasca rimarrà la stessa etc .. Piuttosto su quest’altro sito americano ( scusate se accenno a questo sito proprio qui )c’era la discussione se cambierà il prezzo delle loro birre negli states visto che sembra che ora si arrivi a pagare fino a 50 dollari e oltre ..

  2. premetto che non conosco la produzione attuale, quindi è difficile giudicare l’aumento…in ogni caso si commenta da sè… cioè se non va ad intaccare la qualità sarà soltanto un bene, almeno le bottiglie saranno reperibili più di quei 2-3 mesi all’anno e, (magari) i prezzi saranno meno oggetto di speculazione. In un momento così ci sta che anche loro si muovano, ma solo un pazzo andrebbe a rovinare quanto costruito nei decenni; poi i maestri sono loro, io mi fido!

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