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La presentazione dei risultati dell'indagine sui consumatori di birra artigianale

Foto: La Pinta Medicea
Un momento della presentazione a Pianeta Birra (foto La Pinta Medicea)

Se siete lettori assidui di Cronache di Birra, saprete che al recente Pianeta Birra ho avuto la possibilità – offertami da Unionbirrai – di presentare in anteprima i risultati della passata indagine sui consumatori di birra artigianale, un’iniziativa che ho ideato e promosso su queste pagine nel novembre del 2009. Il questionario su cui si basava lo studio poneva ai partecipanti una serie di domande, attraverso le quali rilevare le caratteristiche del consumatore medio di birra artigianale.

Prima di tutto, abbiamo il video della presentazione! Era una cosa che in molti si auspicavano, ma che non avevo preso minimamente in considerazione. Invece ho scoperto che il buon Davide Arzarello di MySobry si è preso la briga di filmare tutto l’intervento e lo ha messo on-line, rendendolo disponibile a chiunque. Non posso che ringraziare di cuore Davide, che mi ha fatto questo grande regalo.

I video li trovate in fondo a questo post, prima però mi interessa precisare alcune cose. Innanzitutto, dalla lettura di questi dati vi accorgerete che molte delle convinzioni relative al consumatore di birra artigianale sono infondate. I risultati in diversi casi smontano certezze date per assodate, mostrando dinamiche spesso inaspettate. Un esempio su tutti: a differenza di quanto ci si aspetterebbe, il prezzo non è considerato il freno più importante all’acquisto di birra artigianale, superato – anche se di un soffio – dalla reperibilità. Non parliamo poi dell’incostanza della qualità, il disincentivo principale solo per l’8% dei partecipanti.

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Queste sorprese si spiegano soprattutto con la discrepanza di vedute che esiste tra gli appassionati e gli addetti ai lavori e i consumatori “normali”, che spesso bevono birra artigianale solo occasionalmente. Per questo motivo, ad esempio, la qualità può essere un problema solo per chi è un consumatore assiduo (o per chi ha le competenze per valutarla), ma non per chi acquista di tanto in tanto una bottiglia di qualche microbirrificio italiano.

A sostegno di questa tesi, troviamo conferme in una particolare domanda, che indaga la “fedeltà” alla birra artigianale. Con questo quesito ho cercato di capire se il partecipante beveva solo birra artigianale, soprattutto birra artigianale e talvolta industriale, in egual misura o soprattutto industriale e talvolta artigianale. Ebbene, appena il 18% dei partecipanti beve solo birra artigianale, e questo nonostante il presente blog sia quasi esclusivamente monotematico. Inoltre ben il 42% dei partecipanti non predilige espressamente birra artigianale.

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Questi dati fanno riflettere, perché dimostrano l’esistenza di un vasto “sottobosco” di consumatori silenziosi, che hanno peculiarità quasi mai considerate da chi opera nel settore. La comunità della birra artigianale in Italia, intesa come l’insieme di personaggi pubblici, appassionati e professionisti, è alla fine una piccola realtà in confronto alla “massa” (termine forse improprio) di coloro che bevono birra di qualità. E’ un dato che dovremmo sempre tenere in considerazione.

Chiusa l’introduzione, lascio spazio ai video. Ovviamente questo post non sostituisce la futura pubblicazione di un documento in cui presenterò tutti i risultati in modo approfondito. I dati saranno integrati da una serie di ulteriori possibili letture, emerse dai confronti avuti con alcuni dei presenti alla relazione di Pianeta Birra.

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Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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9 Commenti

  1. Ciao Andrea, a PB ho avuto modo di ascoltarti solo nella fase conclusiva del tuo intervento ma purtroppo era complicato gestire tutti gli appuntamenti della manifestazione che erano spesso in contemporanea, oltre a quello di dover stare nello stand.Cmq volevo dirti che trovo di grande importanza la ricerca da te effettuata e trovo molto interessanti alcuni dati emersi. Secondo me infatti siamo abituati a farci un’ idea delle cose perchè leggiamo i blog e seguiamo il pensiero di chi scrive, ma come spesso accade, nel sottobosco silenzioso del consumatore non comunicatore le cose vanno diversamente.E questo secondo me è l’ aspetto importante della ricerca da te promossa e che può essere utile agli addetti ai lavori.

  2. @Andrea
    “La comunità della birra artigianale in Italia, intesa come l’insieme di personaggi pubblici, appassionati e professionisti, è alla fine una piccola realtà..”

    Siamo i soliti quattro gatti, sempre ed ovunque, purtroppo…
    Il problema è che la “massa”, oltre a non conoscere “la nostra piccola comunità”, non gli interessa una cippa delle nostre “lotte” che portano solo a distruggerci l’uno con l’altro, siamo sempre i soliti italiani campanilisti, individualisti ed invidiosi.
    D’altro canto “la massa” beve la birra artigianale solo per moda, poichè manca di una “cultura della birra” che non gli permette di riconoscere i difetti, in primis, poi le materie prime etc.
    Ringrazio ancora Lorenzo per avermi illuminato 11 anni fa al Mulligan’s 🙂 e Flavio Boero per avermi introdotto nel mondo delle “puzze” :-))
    Nel mio piccolo cerco di trasmettere quel poco che ho appreso e il tanto che ancora ho da conoscere.
    Comunque fino a quando un cliente non riconosce una birra infetta e se la ingolla tranquillamente senza dire nulla al gestore del pub sarà tutto inutile..

  3. @Bilbo
    Condivido in parte, secondo me non è una moda, non si può pretendere di fare cultura in dieci anni, occorre molto tempo.La gente compra perchè vede in questo prodotto una valida alternativa alla birra industriale e forse anche perchè è un voler bere bene, magari meno ma meglio.
    Riconoscere le materie prime?mica siamo sommelier..nel vino credo che pur avendo un pubblico molto più numeroso, siano il 2/3% quelli in grado di distinguere il tipo di uve selezionate e non mi pare ci si scandalizzi per questo, perchè dovremmo farlo nella birra?
    Per il resto io non ho questa concezione pessimistica del movimento, ma forse un giorno mi sveglierò e ammetterò di non aver capito niente…

  4. @Gennaro
    “…Riconoscere le materie prime?mica siamo sommelier..”

    Non volevo dire questo, ma almeno sapere cosa sono e perchè si usano determinati tipi di malti, luppoli e lieviti!!!

  5. Complimenti Andrea per l’ottimo lavoro e grazie per la presentazione a Pianeta Birra.
    Uno dei dati che più mi aveva colpito era che il pub non è, a detta del tuo campione, il luogo di consumo più importante..se ne parla anche in un altro tuo post, a me sembra un dato estremamente significativo, che da un ulteriore impulso ad una serie di azioni da mettere in campo come produttori: se ne è già parlato a Rimini, ci sentiremo presto ancora sull’argomento.

  6. Complimenti Andrea per la tua indagine, che ci rende tutti ancora più consapevoli del mondo delle birre artigianali. Uno dei dati (tra tanti) a mio avviso rilevante, per noi che amiamo le birre artigianali, e che dovrebbe far riflettere i produttori, è quello che dimostra che, dopo un pò di escursioni in birre “stravaganti”, si tende a tornare agli stili classici (“semplicità, leggerezza, beverinità della birra”).
    Infine, credo che comunque il problema dei prezzi, anche se inferiore alla reperibilità delle birre artigianali, resti tutto (e in qualche caso stia anche aumentando in maniera preoccupante).

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