Ormai è chiaro a tutti: la birra sta vivendo un periodo di difficoltà e in particolare quella artigianale non tira più come prima. Il momento non è drammatico ma sicuramente complesso, e impone nuove sfide a molti operatori del settore. In questo contesto scoprire che c’è ancora spazio per progetti di dimensioni ragguardevoli è confortante, indipendentemente da come evolveranno in futuro. Un esempio arriva da Fiumicino, a due passi da Roma, dove un gruppo di imprenditori locali ha rilevato uno dei siti produttivi più grandi d’Italia per lanciare il proprio marchio brassicolo. Parliamo del Birrificio Primo, realtà che nasce dalle ceneri di Birradamare. Sì proprio lo storico birrificio del litorale romano, che esattamente sette anni fa fu acquistato dalla multinazionale americana Molson Coors. Il Birrificio Primo è pronto a partire, ma intanto è già attivo il suo locale romano, situato in zona San Lorenzo e battezzato semplicemente Primo. È lì che ieri abbiamo incontrato Andrea Angelini, Luca Moretti e Lisa Morbiato, tre dei protagonisti di questo nuovo progetto.
La storia di Birradamare
Per raccontare il Birrificio Primo bisogna necessariamente fare un passo indietro e partire dalla storia di Birradamare. Tutto iniziò nel 2004, quando sul lungomare di Ostia aprì il brewpub BOA, acronimo di Birrificio Ostiense Artigianale per un simpatico gioco di parole. Era un’epoca pionieristica per Roma e dintorni e i produttori si potevano contare sulle dita di una mano. Il BOA era un locale ampio e piacevole, con un bell’impianto a vista e una produzione di discreto livello incentrata sulle basse fermentazioni (Pils e Schwarz di buona fattura). Fu senza dubbio una felice intuizione dei soci Massimo Salvatori ed Elio Miceli, come quelle che seguirono negli anni successivi.
Nel 2010 la prima svolta: Birradamare aprì il suo sito produttivo nella vicina Fiumicino, aumentando e diversificando la produzione. Il nome Birradamare soppiantò BOA e furono registrati alcuni marchi destinati a ottenere molto successo: ‘Na Birretta, che si diffuse in maniera piuttosto capillare nel canale horeca di Roma e dintorni, e Birra Roma, che ottenne ottimi risultati sui mercati stranieri. Nel 2012 Birradamare divenne birrificio agricolo e, come accennato, nel 2017 arrivò il clamoroso passaggio a Molson Coors, che acquistò il 100% delle quote societarie. Fu il terzo birrificio artigianale italiano ceduto a una multinazionale dopo i casi Birra del Borgo e Birrificio del Ducato, avvenuti pochi mesi prima.
Il periodo sotto il controllo del colosso americano fu piuttosto travagliato per Birradamare, nonostante gli importanti investimenti in nuovi macchinari e l’implementazione di diversi protocolli di processo. Dopo solo due anni Salvatori e Miceli uscirono dalla società per “divergenze di scopo e di posizionamento”, mentre le previsioni sul futuro del marchio si facevano sempre più fosche. Nel 2021 fu dismessa la parte logistica e distributiva dell’azienda e ad aprile 2023 Molson Coors decise di abbandonare definitivamente Birradamare: fu licenziata praticamente tutta la forza lavoro tra produzione, confezionamento e amministrazione. L’avventura di Birradamare era arrivata al capolinea.
La nascita del Birrificio Primo
Dopo i licenziamenti per lo stabilimento di Birradamare si è aperto un periodo di stallo, che si è concluso con la nascita del Birrificio Primo. I soci del neonato marchio hanno infatti rilevato l’intero sito produttivo, compreso l’impianto dotato di una sala cottura da 30 hl e una cantina da 700 hl. Sono numeri ragguardevoli per qualsiasi birrificio artigianale italiano, ma ancora di più per un progetto completamente inedito. Dietro questa nuova avventura c’è quindi una visione quanto mai ambiziosa, ma anche assennata. Solo il futuro potrà dirci se sarà stata corretta, ma l’impressione parlando con Andrea Angelucci (uno dei soci) è che ogni mossa sia stata soppesata sì con passione, ma anche con cautela e con previsioni strategiche piuttosto solide.
La produzione del Birrificio Primo dovrebbe cominciare tra qualche settimana, il tempo di smarcare le ultime incombenze burocratiche. Inizialmente la gamma sarà numericamente limitata e incentrata su tipologie molto standard, con luppolate e basse fermentazioni in primis. Poi l’idea è di portare avanti collaborazioni con diversi birrifici di Roma e dintorni, grazie ai buoni rapporti instaurati nell’ambiente. Il birraio sarà Riccardo Pagliaro, già responsabile di produzione proprio in Birradamare. L’impianto sarà utilizzato anche nell’ambito del contoterzismo e nell’eventuale produzione di linee destinate alla gdo e all’horeca. Al momento la brand identity è ancora in fase di sviluppo e si baserà sui pilastri di Birrificio Primo, veicolati anche attraverso il suo nome: un marchio moderno, legato al territorio e alla passione dei suoi soci.
Il locale Primo a San Lorenzo
Sebbene il Birrificio Primo non abbia ancora cominciato a produrre, da circa un mese è già attivo il suo locale a Roma, che come spiegato si chiama Primo. È stato ricavato negli spazi dove nel 2018 aprì San Lorenzo Beer Lab, che aveva tra i suoi promotori proprio Birradamare. Il locale ebbe vita breve (anche a causa della pandemia) e negli ultimi tempi era passato di mano, fino a chiudere totalmente. I soci di Primo – che sono gli stessi del Birrificio Primo, più altri investitori – hanno trasformato gli spazi in un locale dal gusto post industriale, molto curato nei dettagli e di sicuro effetto scenografico. Il grande bancone in metallo ospita l’impianto di spillatura diviso in due gruppi da sei colonnine ciascuno, dove al momento è possibile trovare una selezione ragionata di birre artigianali italiane e straniere (Birrificio Italiano, Bibibir, Beerbliotek, Torre Mozza, Rulles). A regime l’offerta sarà ovviamente quella del Birrificio Primo.
Grande attenzione è riposta alla cucina, con un menu incentrato su due pilastri: pizza romana e smash burger, accompagnati da una vasta scelta di fritti (crocchette ripiene, supplì, chicken strips). In alternativa sono disponibili secondi piatti cotti a bassa temperatura, mentre l’offerta beverage è completata da una drink list e una selezione di 80 vini, principalmente naturali. La cucina è di ottimo livello per un locale birrario e tutto è realizzato in casa, compreso il pane per gli hamburger. In sala, tra gli altri, ci sono Luca Moretti e Lisa Morbiato, due dei soci di Primo. In termini di atmosfera Primo si discosta decisamente dall’impronta di tanti locali di San Lorenzo, che è un quartiere sostanzialmente universitario, proponendo un ambiente ricercato per chi in zona è in cerca di una destinazione diversa dal solito.