Nelle ultime settimane ho avuto di nuovo il piacere di recarmi in Romagna, approfittando del tempo libero dagli impegni lavorativi per fare una visita a qualche pub della zona che proponga birra artigianale. A differenza di quanto accaduto nel 2021, questa volta mi sono concentrato sull’entroterra forlivese, dove ho avuto il piacere di riscontrare la presenza di interessanti realtà operative nell’ambito della birra artigianale, che hanno come denominatore comune l’essere dei punti di riferimento e di incontro nelle rispettive zone. Diversamente dalle altre volte, però, non ho potuto prescindere dall’utilizzo dell’automobile.
In 20 minuti scarsi da Forlì, si arriva al Beer Street, pub ubicato a Forlimpopoli (FC), situato accanto il castello, sede del Comune, e a pochi passi da piazza Antonio Fratti. Parzialmente situato sotto una loggia seicentesca, il Beer Street presenta uno spazio esterno con vista sul castello ove sono posizionati dei tavolini ben distanziati con una trentina di sedute, mentre nell’unica sala interna, oltre ad altre quindici sedute, campeggia un bancone comodo e vivibile dove possono trovare posto dieci persone. Ho subito notato come il Beer Street non sia incentrato solo sulla birra artigianale, ma offra anche vini, superalcolici e qualche cocktail, scelta a mio avviso azzeccata per un posto che è un vero e proprio punto di ritrovo a Forlimpopoli. La selezione alla spina è piuttosto ampia ed equilibrata e spazia tra Mastino, Porta Bruciata, Lambrate, Altotevere e Busa dei Briganti, le referenze dei quali sono disponibili anche nell’unico frigo posto sullo stesso lato dell’entrata.
Venendo alle bevute, ho optato per la 1291 di Mastino (5,0%), Bohemian Pils con luppoli Magnum, Tettnang, Mittelfruh e Saphir, che si è rivelata il solito porto sicuro, per poi proseguire con la Fa Balà L’Oeucc di Lambrate (5,8%), risultata soddisfacente: una DDH IPA contraddistinta da sentori di mango, pesca, frutto della passione e ananas, di cui ho apprezzato una carbonazione sufficiente, un corpo medio e un ingresso in bocca subito caratterizzato dalla nota rustica data dalla segale che perdura lungo la bevuta, senza mai essere troppo invadente o sovrastante le note fruttate che ricalcano quelle nasali. Il finale vira più sulla secchezza che sugli aspetti amaricanti. Dopo aver ringraziato Luca, Alessandro e Raffaele per la grande ospitalità, mi sono diretto verso Meldola (FC), distante circa 15 minuti di auto, ove si trova il KGB, l’unico pub del paese.
L’unica sala del KGB, contenente una quindicina di sedute, si distingue immediatamente per i molteplici cimeli musicali, quali libri in tema di musica rock, locandine di concerti dello stesso tenore di cui il locale è letteralmente tappezzato e una chitarra elettrica. È presente altresì un gradevole spazio esterno con circa trenta posti. Il bancone, sufficientemente spazioso e vivibile, si trova sul lato destro della sala, mentre l’impianto a muro presenta 8 spine e una pompa ove è possibile scegliere tra referenze di Styles, Buxton, Dupont, Bonavena, Northern Monk e Mukkeller. Nonostante un frigo ben fornito di referenze tra le quali spiccano De Dolle e Cantillon, come quasi sempre accade la mia attenzione si è concentrata sull’offerta alla spina.
Ho bevuto la Bitterfly di Styles (4,5%), una Best Bitter luppolata con East Kent Golding e Target, che si presenta con un colore sui toni rossastri e una schiuma compatta e persistente. Al naso presenta note floreali e lievi sfumature agrumate e tostate, per poi stagliarsi nel profilo palatale su sentori di caramello, biscotto, una terrosità non invadente e una nota di tè. Il finale è piuttosto morbido, discretamente secco, con un retrogusto di pane tostato. A voler cercare il pelo nell’uovo, avrei gradito un profilo amaricante leggermente più incisivo nell’intensità. In ogni caso, birra sicuramente soddisfacente. Successivamente, mi sono orientato verso la Hattori Hanzo di Mukkeller (8,3%), che di certo non ha bisogno di presentazioni e di cui rimango ampiamente soddisfatto ogniqualvolta mi capita di berla. Inoltre, non ho potuto far a meno di notare, da un lato, come gli avventori del pub coprano un’ampia fascia di età e, dall’altro, come il locale sia molto frequentato dall’ora dell’aperitivo fino a tarda notte, con ovvie ripercussioni sui volumi di birra venduta. Il tutto, al netto del ringraziamento a Yuri, il publican del KGB, che tra le altre cose si è rivelato uno straordinario padrone di casa, capace di far sentire tutti perfettamente a proprio agio.
La terza e ultima tappa è stata Mazapegul, brewpub distante poco più di 20 minuti di auto dal KGB. La location è davvero notevole, immersa nelle colline, alle porte di Civitella di Romagna. Dall’ampio spazio esterno che conta almeno una cinquantina di sedute, adatto anche ad eventi, è possibile ammirare veramente un bel panorama. L’interno si apre con una grande sala, nella quale a destra ci sono i fermentatori a vista e a sinistra il bancone ove sono presenti numerose referenze, tutte di Mazapegul. Il brewpub, dotato peraltro di un’ottima cucina cha spazia tra pizza, fritti e carne, è munito anche di una seconda sala, ove, oltre a vari tavoli, è presente un punto definibile come un piccolo privé con divani e poltrone. Mi sono accomodato nello spazio esterno con vista sulla vallata e ho ordinato una Curva Mare (4,8%), Session Ipa di colore biondo chiaro, con una schiuma abbastanza compatta scevra da bolle a grana grossa e luppolata con Idaho 7 e Mosaic, che sprigiona al naso note floreali, di pompelmo, frutto della passione e scaldandosi un poco, papaya e pesca. La carbonazione è appropriata, il corpo tendente al leggero, mentre l’ingresso in bocca rivela pompelmo, frutta tropicale e ancora passion fruit, il tutto condito da gradevoli note resinose ed erbacee, che preludono ad un finale con un profilo amaricante di intensità media, perfettamente integrato con il resto dei “momenti” della birra. Sicuramente un prodotto molto soddisfacente, peraltro contraddistinto da una buona persistenza tenendo conto dello stile: non a caso la Curva Mare ha trionfato nella rispettiva categoria nell’ultima edizione di Birra dell’anno. Non nascondo di averne prese altre due, che hanno accompagnato una bella serata in compagnia di Andrea, l’head brewer, e di Gigi, che si occupa del lato commerciale del birrificio Mazapegul, entrambi impagabili quanto a disponibilità e simpatia.
In definitiva, sono rimasto molto soddisfatto di questo tour nell’entroterra forlivese, tutti i posti visitati hanno in comune, oltre a quanto detto all’inizio dell’articolo, ospitalità ed accoglienza, oltre ad una buona offerta birraria che ha superato le mie previsioni. Sicuramente tornerò con piacere, appena mi sarà possibile.