Con l’allentamento delle restrizioni dovute alla pandemia, ho ripreso ad andare in trasferta lavorativa con una certa regolarità, approfittando, una volta terminata le incombenze del caso, del tempo libero per fare una visita a qualche pub della zona che proponga birra artigianale e magari incontrare qualche amico conosciuto in occasione di eventi birrari in Italia e all’estero. Questa volta mi sono dovuto recare in Romagna, a Forlì per l’esattezza, dove in occasione delle visite nei pub ho avuto il piacere di essere in compagnia dell’amico Matteo Selvi, con cui ho già condiviso esperienze di festival birrari e di giuria di concorsi homebrewing Mobi. Distante 50 minuti scarsi di treno regionale da Bologna, Forlì è una città di epoca romana, ha poco meno di 120.000 abitanti e un numero di pub attivi nella birra artigianale piuttosto consistente – quattro quelli da me visitati – con ampie possibilità di effettuare un vero tour a piedi, vista la compattezza della pianta.
In 20 – 25 minuti a piedi, dalla stazione ferroviaria si raggiunge Piazza Aurelio Saffi, la piazza principale della città, e girando per via Diaz dopo pochi metri si raggiunge il BUS Beershop Ufficio Sinistri. Situato sotto i portici, il BUS si distingue subito per i molti riferimenti ai film del celeberrimo personaggio interpretato da Paolo Villaggio, non da ultimo la password per la connessione wi-fi. Il beershop presenta pochi tavoli all’interno, mentre all’esterno sono disponibili una ventina di sedute, 3 frigoriferi abbastanza ben forniti ove balzano all’occhio le produzioni di Cantina Errante e 6 spine a muro dove, nel corso della mia visita, era possibile scegliere tra la Pils di Keesmann, la Marzen di Ritual Lab, la Seta di Rurale, due referenze luppolate di Rebel’s e una di Canediguerra. Personalmente ho optato per la 5th anniversary di Rebel’s, brassata con lievito Vermont e risultata soddisfacente: leggermente torbida, è una birra imperniata al naso su note di ananas, mango e papaya cui segue una carbonazione appropriata, un corpo medio-snello che si staglia su note citriche e speziate, per concludere con un finale secco e moderatamente amaro senza tralasciare una discreta persistenza. Non ho potuto far a meno di notare la presenza di una decina di avventori ai tavoli esterni nonostante fossero ancora le sei del pomeriggio, i quali nella stragrande maggioranza hanno optato per referenze luppolate, e in misura assai minore per la Pils di Keesmann. Nel complesso il BUS è sicuramente un indirizzo con un gradevole spazio esterno, che trovo adatto per il tardo pomeriggio.
Proseguendo su Corso Armando Diaz, e successivamente si via Decio Raggi, si esce dal centro città e in un quarto d’ora si raggiunge il Beer Out. Situato all’interno di un centro commerciale, con buona disponibilità di posti auto, il Beer Out dispone di qualche tavolo all’aperto e di un’unica sala dove campeggia un bel bancone, molto vivibile, in legno lucidato chiaro. L’ impianto a 10 vie offre una bella selezione birraria, curata dall’ottimo Gianni Boscherini. Sempre all’interno mi sono piaciuti i tavoli, dei veri e propri banchi da lavoro con tanto di manovella da tornio, oltre i quali si distingue un frigo in cui era impossibile non notare referenze di Cantillon, Alder, Crak, De Dolle, Orval e Glazen Toren, tra le altre. La mia attenzione è stata comunque attirata dall’offerta alla spina e, dopo qualche minuto di indecisione per via del notevole livello della proposta, ho optato per una Hausbräu di Geyer, una Keller spillata con cura, olfattivamente floreale, con note di cracker e crosta di pane, corpo medio, un finale moderatamente amaro e secco che invoglia i successivi sorsi; in sostanza una bevuta molto soddisfacente. Peraltro, al Beer Out è possibile mangiare gastronomia per lo più fredda con una selezione di carni, salumi, speck e formaggi piuttosto ricercata. Di certo un indirizzo da tener ben presente, ove tornerò con piacere.
Tornando verso il centro, ripercorrendo Corso Diaz e poi costeggiando i Giardini Orselli, si arriva a Piazza Cavour dove è facile notare, per via della forte affluenza sia all’interno che nei tavoli all’estrerno, il BiFor, il locale gestito da alcuni soci del birrificio Liquida. Appena entrati, ci si trova davanti la sala principale con le pareti adornate da disegni e i soffitti affrescati (!), in fondo si nota la cucina parzialmente a vista che propone per lo più hamburger di buona fattura, piatti freddi e sfizi, a sinistra una deliziosa saletta sulle note del rosso da 20 posti circa, perfetta per degustazioni o eventi, anche privati. Sul lato destro invece si staglia il bancone, comodo e vivibile, con un’offerta alla spina che varia tra referenze di Liquida, BiFor (beerfirm che brassa da Liquida) Croce di Malto, Marble, Extraomnes e altri birrifici ospiti, con a pochi passi la cella frigorifera. Sul lato sinistro della sala principale, sono altresì presenti due frigoriferi nei quali fanno bella mostra moltissime lattine di Liquida, fra le quali ho scelto due birre. Ho cominciato con la nuovissima Uber, una Keller con malti Pils, Monaco e Vienna, con qualche aspetto rivedibile al naso, molto più apprezzabile in bocca, tra cereale, cracker, fiori bianchi e con un profilo amaricante piuttosto delicato. Sono poi passato alla Greetings from Oregon, luppolata con Centennial in bollitura e doppio dry hopping con Azacca e Idaho 7 in parti uguali, nella quale si rinvengono al naso note agrumate, di albicocca, di mango, ananas e papaya, che mi ha convinto per l’adeguata carbonazione, la persistenza, il profilo amaricante resinoso/erbaceo molto ben legato con la maltatura ed integrato nel corpo.
Salutati i ragazzi del BiFor e ringraziati per l’ospitalità, mi sono diretto, attraversando il centro città, verso il Barbeer, che rimane su poco distante dal BeerOut (3 min a piedi). Il Barbeer è arredato con legno e mattoncini e non si può fare a meno di notare, da un lato, il lungo bancone sul quale campeggiano una dozzina di spine, con un’offerta per lo più di stampo artigianale, dall’altro, sulle pareti e sulle mensole sovrastanti che percorrono tutto il locale, l’impressionante quantità di bottiglie, bicchieri, fustini, cocci di ceramica, stame, libri e riviste sulla birra. Ho ordinato una Jester Ipa di Buxton, spillata con attenzione, che con il suo amaro terroso ed erbaceo e note di tè si è fatta sufficientemente apprezzare, e dulcis in fundo ho concluso la serata con la Wondernight di Brasseria della Fonte, gentilmente offerta dalla casa: con le sue note speziate, di nocciola, cioccolato e sciroppo d’acero si è rivelata in linea con le aspettative. Anche in questo caso sono contento di poter dire che servizio, accoglienza e disponibilità sono stati encomiabili e magari la prossima volta ordinerò qualcosa dall’allettante offerta food del Barbeer.
In conclusione, personalmente tornerò volentieri a Forlì. Nella specie, l’offerta è sicuramente ampia, grazie a quattro locali che fanno dell’accoglienza e della disponibilità il loro comune denominatore, e aggiungo piuttosto soddisfacente, imperniata per lo più su birrifici nazionali oltre che sul servizio e sulla selezione, circostanza riscontrata in particolare al BeerOut.
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