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La Birretta e URBeer: a Roma due nuovi beershop

Roma, città di chiese, fontane e… beershop. E’ incredibile il ritmo forsennato con il quale nella Capitale stanno aprendo negozi dedicati in modo esclusivo alla birra. Che l’Urbe sia diventata  una delle piazze di riferimento per il movimento birrario nazionale è ormai assodato, ma vedere la velocità con cui spuntano attività di questo tipo continua a meravigliarmi e, ovviamente, a rendermi felice. Se consideriamo che fino a circa 5 anni fa la città non poteva vantare neanche un beershop degno di questo nome, si capisce che il trend è impressionante… e la cosa bella è che continuerà a crescere nei prossimi mesi.

Sulle future aperture torneremo dopo, adesso concentriamoci su questi due nuovi punti vendita. Il primo si chiama La Birretta (nome che ricorda il marchio di un birrificio del litorale romano) e ha aperto da circa due mesi in via Donatello 1, zona Flaminio, a due passi dallo stadio omonimo. L’entrata è proprio all’angolo con via Flaminia e si presenta con una porticina che precede alcune scale attraverso le quali accedere all’unica sala del negozio. Il beershop è piccolino e gli spazi angusti, con gli scaffali a riempire il lato più lungo disponibile. Ciononostante la selezione di birre è ben strutturata, seppure ancora numericamente da integrare, e capace di soddisfare tutti i gusti.

I marchi disponibili coprono in modo abbastanza completo i più importanti paesi brassicoli del mondo. Il Belgio è rappresentato da birrifici di fama consolidata, quindi niente chicche particolari, ma tutte produzioni su sui puntare con sicurezza. Non passa inosservata una certa attenzione per i produttori più “moderni”, come Brewdog, Mikkeller e diversi americani. Tra quest’ultimi segnalo un’ampia gamma di Flying Dog, Anchor e qualche birrificio meno diffuso, come Port Brewing. L’Italia al momento è presente solo con qualche prodotto targato Baladin, Birra del Borgo e Revelation Cat, ma a breve questa sezione sarà ampliata da nuovi arrivi, come Barley e Almond ’22.

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Negli scaffali più bassi sono anche presenti (poche) birre di stampo prettamente industriale, che a quanto sembra saranno a breve rimpiazzate da altre artigianali: interessante notare come i prodotti dei microbirrifici non sono più un’alternativa a quelli delle multinazionali, ma un vero e proprio obbligo commerciale. Nonostante la recente apertura, La Birretta è già parecchio frequentato, aspetto confermato dai gruppetti di ragazzi che vi sostano davanti sorseggiando le loro birre – caratteristica ormai consolidata di tutti i beershop di successo di Roma.

urbeerIl secondo negozio si chiama URBeer e ha aperto da circa un mese e mezzo in via Silla 2, in piena zona Prati. Zona che, tra l’altro, vanta già due altri beershop: le “succursali” di Off License e Gradi Plato. Ah, è anche la zona in cui vivo, quindi pensate quanto mi ritengo fortunato nell’essere circondato da tre beershop 😀 . L’entrata dell’URBeer non è molto visibile, perciò aguzzate la vista e cercatela subito dopo l’incrocio con viale Giulio Cesare. Troverete ad aspettarvi una porticina e una scomoda rampa di scale, che vi porterà direttamente al bancone, presieduto da due giovani appassionate.

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Nonostante l’angusto ingresso, il locale all’interno è abbastanza spazioso: si sviluppa a forma di L, con alcuni frigoriferi posizionati qui e lì, pieni di tante buone cose da bere. La selezione copre un gran numero di paesi e presenta prodotti sia di ottima qualità che meno interessanti. Così spulciando le varie proposte, è possibile imbattersi in  De Dolle, Meantime, Brewdog, alcune trappiste, Sierra Nevada, Left Hand, St. Peter’s, ecc. L’Italia al momento è rappresentata solo da alcuni prodotti di Almond ’22.

L’URBeer dispone di un sito web ricco di informazioni, in cui è presente anche una sezione e-commerce per acquistare direttamente le birre on-line. Nonostante la vicinanza con “concorrenti” già ben conosciuti in città, i clienti sembrano non mancare.

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Conclusi i resoconti su La Birretta e URBeer, chiudo riprendendo il discorso sul trend capitolino. Ebbene, sappiate che entro giugno Roma registrarà l’apertura di almeno altri tre beershop, peraltro di alto profilo, di cui vi parlerò a tempo debito. Mica male, che ne dite?

La Birretta Beershop
Via Donatello 1
00196 Roma
06 96841939
[email protected]
Aperto fino alle 22,00

URBeer
Via Silla 2
00192 Roma
06 3236139
www.urbeer.it

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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36 Commenti

  1. Ma quale sarà la cosa che interessa di più i potenziali clienti di questi due nuovi beershop?
    Le scale?
    Le due giovani appassionate al bancone?(questo vedo che ti ha colpito…ormone primaverile in agguato?)
    I prezzi!!I prezzi!!!
    Su questo…il nulla.
    Ma c’era da aspettarsi qualcosa di diverso?
    L’importante è mantenere buoni rapporti con tutti.

  2. @schigi
    Ma ora devi fare il gradasso perché ti ho cancellato qualche commento fuori luogo negli ultimi giorni? Mah…
    Non sono andato col blocchettino a segnarmi tutti i prezzi. Se può essere indicativo, ieri al primo beershop mi sono portato via una Doggie Style a 3,60 euro. O mio dio, adesso che l’ho scritto mi odieranno, vero?

  3. Accidenti che sfiga. Sono passato da poco a Roma e non ne conoscevo l’esistenza. Altro buon motivo per tornare presto nella capitale, che sembra essere sempre più indispensabile nei tour birrai nostrani..

  4. Come ti dicevo qualche giorno fa, da quelle parti siete esposti ad una sovrabbondanza di offerta di superbirre pro capite. Tutto questo nuoce gravemente alla salute e poi si rischia di diventare troppo viziati!

    ..
    ..

    Si, è tutta invidia, è evidente 😛

  5. Fuori luogo per te (che comunque hai il tuo piccolo e triste Opinel dalla parte del manico, se ti senti importante così… 😉 ), ma non ho voglia di discutere di questo.
    Ho memoria zero per queste piccole cose e mi ero quasi dimenticato.
    E’ che leggo un post su 2 nuovi beershop e neanche un accenno (non una lista ) o un’impressione sui prezzi….strano no?
    La linea editoriale è tua, ma dopo un po’ sale la glicemia.

  6. @schigi
    Non credo sia un discorso di glicemia, questo periodo sei mal disposto nei confronti del blog… evidentemente per qualche ragione ora sono io quello da attaccare. Contento tu…
    Sul discorso prezzi… è un elemento che avrei voluto citare, ma ho difficoltà a ricordare i prezzi medi delle birre nei beershop, forse perché consumo soprattutto nei pub. Magari questi due praticano pure bei prezzi e io ho perso un’occasione per sottolinearlo, che ne sai…

  7. @Andrea
    Ho un’idea per te, creare una sorta di “Indice BigMac” [http://snipurl.com/vbr43] per i beershop.
    In pratica decidi un panel di X birre che di solito hanno tutti (tipo ReAle, Punk Ipa, Rochefort 10….) e ti segni i prezzi per vedere se il beershop in questione è allineato al mercato o no. Così a qualcuno non si cariano i denti;-)
    Buon IBF!

    PS
    @SR preventivo
    Non scrivere 50 righe di “economese” per dirmi che ho scritto una vaccata….

  8. A regà, non state tanto a discutere sui prezzi (lo dico io che ne parlo sempre per evidenziare che i prezzi delle birre italiane alla fine faranno la differenza per spostare il mercato su birre di altre nazionalità). Tanto, alla fine, più saranno i beershops e più ci sarà concorrenza tra loro, e magari i prezzi scendono anche di qualche cent. Interessante il discorso che c’è sempre più scelta, peccato che solo a Roma per il momento (per chi non vive lì).

  9. i am hoppy

    Sicuro?
    Di solito fanno cartello a parte rare eccezioni.
    La cosa interessante sarebbe sapere se c’é l’eccezione, non se hanno aperto quattro nuovi beershop.

  10. @schigi
    Infatti ho parlato di cent, non so se hai colto….
    Comunque Schigi, abbiamo sempre la possibilità di scegliere: per quanto mi riguarda compro sempre più alla fonte: produttori, grandi distributori e solo in via residuale beershops (e solo quelli accettabili).

  11. @Tyrser

    anzi, stavo giusto riflettendo se c’era da farci dei soldi. si crea l’indice di inflazione sulla birra romana, lo si pubblica su bloomberg e poi via di strutturati canaglia…

    arrivo tardi ma la pensavo esattamente come Schigi: un gran bel contributo sarebbe un’inchiesta per verificare il livello dei prezzi romani (microcosmo birrario unico in italia) e confrontarli con altre realtà per vedere se la “mano invisibile” (quella di Smith…) funziona o se prevale il cartello oligopolistico (come sospetto). sapere di questi due è interessante per i romani ma il resto d’italia rosica e basta. o forse no, dipende dai prezzi… speriamo nei nuovi gradi plato e nel colonna 😛

  12. mamma mia quanti iniziano ad essere…roma capitale del beershopping? 😀
    Speriamo anche che col tempo l’offerta di birre sia il più diversificata possibile tra i vari negozi

  13. Visto che si parla di prezzi nei beershop… ma ci sono dei microbirrifici che la vendono a prezzo da “outlet” in loco? Perché secondo me è da qui che nasce il problema.
    Mi sembra che i prezzi che sono emersi dalle segnalazioni su MOBI (http://www.movimentobirra.it/prezziexw.aspx) siano poi gli stessi che si trovano nei beer shop: allora si tratta di un prezzo imposto? Riflettiamo su questo…

  14. Mi chiedo, c’era davvero bisogno di due nuovi beer shop a Roma?
    Non so, mi sembra che si cominci un po’ ad esagerare… e non per innescare polemiche, ma viene poi anche naturale chiedersi in cosa si differenzino da quelli già esistenti.

  15. @Patrick
    Mah penso che quello sia un problema che alla fine riguardi solo i gestori, i consumatori non possono che essere felici
    Il bacino è davvero immenso, ogni volta che qualcuno ha pensato a una saturazione dell’offerta (pub, beershop, ecc.) si è dovuto ricredere

  16. ma quanti stra***zo di beershop avete a Roma?

    pure a voi l’ausl chiede l’antibagno e tutte le varie disposizioni sanitare come se metteste su un pizzicagnolo? 🙂

    scusate c’ho sto tarlo in sti giorni per la testa

  17. Be’, Andrea, non so fino a che punto i consumatori possano considerarsi *tutti* felici di questa esplosione dei beer-shop a Roma.
    Mi spiego meglio: sicuramente una copertura più fitta permette ai consumatori di poter scegliere il beer-shop più vicino e comodo per i loro spostamenti. Ma questo magari agevola i romani, e non più di tanto chi viene da fuori – come me, per esempio…
    Il discorso, sollevato da INDASTRIA e schigi, riguarda più l’offerta e i prezzi: se i beer-shop si differenziano tra loro per due-tre birre, o per dieci-venti centesimi a bottiglia, tutto questo prosperare dà adito a conclusioni un po’ tristi. Tipo, che la birra tira (il drappello di ragazzi che sostano davanti a bere è emblematico, e secondo me affatto positivo…) e quindi aprire un beer-shop conviene, senza curarsi di offrire prezzi migliori o un’offerta più variegata del panorama europeo/americano.
    Chiaramente si tratta di speculazioni, ma – oltre ad essere facili in una situazione del genere – fanno riflettere.

    Comunque, a questo punto sono molto curioso per le imminenti aperture di questi beer-shop “di alto profilo”, cui hai accennato… attendo novità! 🙂

  18. Alla grande,
    più beer shop ci sono meglio è!!!!!!!!!!!!!!!!
    a patto però che ci sia il libero mercato e non i tipici cartelli che si trovano nel belpaese.
    Vista la tanta offerta si potrebbe fare delle schede.
    Tipo:
    varietà delle birre offerte
    disponibilità relativa refrigerata
    abbattitore di temperatura
    e poi i prezzi!!!!!!!!!!!!(se tutti hanno più o meno le stesse 50 birre (numero a caso…) più qualche chicca, l’unica vera differenza sta nei prezzi ed in eventuali amicizie.
    Vabbe che se ne devo comprare un paio chissene, ma se ne voglio comprare 5 o 10 le cose iniziano a cambiare.

    Stefano

  19. Non me ne volete, sicuramente è un caso capitato in buonafede, ma “Domus Birrae”?!
    Non era il vecchio sottotitolo del macche?

  20. @ Bink: non la Ausl (come dici te) non chiede l’antibagno, almeno da quel che mi ricordo.
    Per quanto riguarda il resto dei commenti direi che i prezzi (senza fare cartello) mi pare siano sulla linea per quasi tutti i beershop romani. Poi ci sono da fare un paio di consederazioni:

    1. Prezzi: dipende da chi si conosce quando prendi le birre (se non le importi direttamente). Mi riferisco soprattutto alle italiane, i prezzi oscillano dai 7 euro ai 12, la forbice è altissima, ma devo dire che qui a roma per spostarsi da 1 quartiere all’altro ti ci vogliono un paio di euro di benzina e un pomeriggio da buttare se non hai motorino o viaggi in orari incosnueti, quindi alcune volte su una differenza di 20 cent a bottiglia se non ne compri 1 cartone da 24 bottiglie ( e no ncapita spesso) non conviene spostarsi. Per le altre tipologie (americane, tedesche e via dicendo) ci sono grandi distributori e se non ti accordi per bene i prezzi son quelli e basta, quindi l’oscillazione dipende da quanto paghi d’affitto, se hai dei dipendenti e se apri in un quartiere “in” o “turistico”, ma questa penso sia una situazione più da grande città che da provincia. I prezzi secondo me non scenderanno poi di molto aumentando il numero dei beershop…certo che lo potremmo fare un bel cartello :P.

    2. Quoto Patrick quando dice “Il discorso, sollevato da INDASTRIA e schigi, riguarda più l’offerta e i prezzi: se i beer-shop si differenziano tra loro per due-tre birre, o per dieci-venti centesimi a bottiglia, tutto questo prosperare dà adito a conclusioni un po’ tristi. ”

    @ Dottorsqualo quando dici “se tutti hanno più o meno le stesse 50 birre (numero a caso…) più qualche chicca, l’unica vera differenza sta nei prezzi ed in eventuali amicizie” hai preso in pieno il discorso!!!
    Secondo me, la qualità la fa il gestore come in tutti i locali. Mi spiego: se uno sceglie di metter su la Menabrea o la Ceres o altre tipologie fa come gli pare, la scelta su dove andare la fa il consumatore; allora c’è chi sceglie il beershop xchè conviene sui prezzi, chi lo sceglie per le chiacchere con il gestore, chi lo sceglie perchè sotto casa, chi lo sceglie perchè ci va a bere di fuori. Per i prezzi riprendo il punto 1.

    Ao scusate la lungaggine sicuramente alcuni passaggi saranno “oscuri” ma c’è uno scarico di birre da metter su vi saluto Mi.

  21. Azienda Unità Sanitaria Locale si chiama da noi e mi obbliga a fare un antibagno nel quale spostare il lavello che dovrà funzionare a pedale, mannaggia la troia,un altro degli innumerevoli costi che non avevo previsto…

    OT per OT 2 min fà c’erano Turco e Giaguarino su Rai2 🙂

  22. già , dopo il Franzosi, il Carilli ed uno dei Turan che parlavano, qualche immagine di Allo che spillava ed un frame da 5/6 nanosecondi con voi che facevate pubbliche relazioni

  23. @Mirko

    lo so, lo so, vecchia sagoma di un economista industriale… la differenziazione orizzontale è solo una fetta della torta. te avevi in mente la concorrenza monopolistica

    http://it.wikipedia.org/wiki/Concorrenza_monopolistica

    per chi avesse voglia di googlare e documentarsi sul tema, è la spiegazione (nota dagli anni ’30 in letteratura) sul perché le imprese abbiano in generale convenienza a fare le bottiglie fighe, etichette sgargianti, birre con gli ingredienti più improbabili, marchi di qualità, dop, igp, docg, tricchetracche, mao, limpiao, premi ai concorsi, passaggi in botte, 41° alcolici, serie limitate (di prodotti replicabilissimi), ecc. lo so che lo sanno anche i sassi, ma formalizzato fa un’altra impressione e lascia le chiacchere, le accise e compagnia cantante a zero

    e se è vero che per noi appassionati piccole o medie differenze qualitative rendono due prodotti non comparabili (o proprio diversi per esigenze di safari birrario dei vari beer geeks), è vero anche che con gli appassionati non ci fai niente e che il mercato vero è quello che di birra non ci capisce niente. ed ecco che il prodotto diventa totalmente fungibile (sfido un sacco di sapientoni distinguere alla cieca una Affligem da una Moretti… ops!) e la concorrenza monopolistica (ergo prezzi più alti ed extraprofitto per le aziende a scapito dei consumatori e di un mercato più concorrenziale) si realizza grazie agli specchietti per le allodole

    spero di non avervi rotto le balle, ma la concorrenza monopolistica ha luogo di esistere grazie a noi che abbocchiamo come dei boccaloni pagando un extra prezzo per cose che non hanno alcun valore intrinseco. un po’ di informazione scientifica vale più di una tonnellata di chiacchere a ufo, mie comprese

  24. No monopolistica no dai…ci mancherebbe, poi a Roma. Cmq un po di chiacchere serie fanno sempre bene. Interessante anche sto link. E cmq straquoto, almeno per esperienza personale di vendita, che “il mercato vero è quello che di birra non ci capisce niente”. Gli appassionati fanno sempre piacere in visita, ci puoi chiaccherare e scambiare opinioni diverse.
    Vabbè a laurà!
    Ciao.

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